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Tema
"Arcadia"
Il Settecento si presenta come uno dei secoli di maggiore forza intellettuale, in cui si formano le premesse dell'età moderna. Settecento significa anche ritorno alla semplicità e alla natura che sono i temi fondamentali dell'Arcadia.
Nel 1690 un gruppo di 14 intellettuali e scrittori, appartenenti al circolo letterario della regina Cristina di Svezia, in polemica con il "cattivo gusto" barocco fondano a Roma l'Arcadia, un'Accademia letteraria che costituisce per molti aspetti l'espressione più importante della poesia del Settecento.
L'Accademia si impone un rigido codice, e dichiara la sua fedeltà assoluta alla tradizione bucolica. Il nome prescelto per il sodalizio, evocato nel famoso romanzo in versi del napoletano Iacopo Sannazzaro, rinvia al mondo fittizio dell'Arcadia, sede, per la tradizione, di gente semplice e felice. Inoltre, l'abitudine seicentesca al "travestimento" degli intellettuali, fa sì che ciascun accademico assuma il nome di un pastore della letteratura bucolica, acquisendo così un carattere estremamente fittizio. Tutto ciò indica la volontà di "separatezza" e di autonomia di questi letterati. L'Accademia aveva come insegna la siringa (il flauto) di Pan coronata di alloro e pino, e per protettore Gesù Bambino, perché, secondo la tradizione, i pastori furono i primi ad adorarlo.
A dispetto del cerimoniale un po' ridicolo, l'Arcadia ha una funzione importante nella storia della cultura italiana. Innanzi tutto, l'Accademia regola in modo organico quell'orientamento verso la poesia bucolica promosso dal Sannazzaro la cui prima manifestazione si era avuta nel fine 500' con i drammi pastorali. L'Arcadia rappresenta fin dal primo momento un potente strumento di unificazione culturale; essa infatti assorbe l'infinità di accademie preesistenti e le sostituisce con una sola, che si diffonde su tutto il territorio nazionale, attraverso le cosiddette "colonie", favorendo così anche la circolazione delle idee in Italia.
L'Arcadia ha come primo obiettivo quello di gettare le fondamenta di una poetica basata sulla spontaneità dell'ispirazione e capace di esprimere in modo coinciso la naturalezza dei sentimenti. Gli arcadi, inoltre, riconoscono il carattere fantastico della poesia, ma sentono l'esigenza di mediarlo attraverso gli strumenti della razionalità; come afferma Tommaso Ceva, la poesia dev'essere un "sogno fatto alla presenza della ragione".
Quindi, la misura e l'eleganza non sono elementi estetici fini a se stessi, ma è proprio il risultato del programma arcadico, che ha alla base la contrapposizione tra l'utilità e il piacevole. Anche per gli arcadi, infatti, la poesia dev'essere uno strumento piacevole che abbia però il vero come oggetto e scopo. Abbiamo, così, intellettuali e scrittori che lavorano nel presente per un futuro migliore.
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