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SIDDHARTA di Herman Hesse
Il libro è principalmente basato sulla vita di questo ragazzo: Siddharta. Già il nome che l'autore gli dà, ne dovrebbe far capire la psiche; infatti, Siddharta in tedesco, (der Suchende) vuol dire colui che cerca, vale a dire un uomo che non sia accontenta della superficie delle cose, ma che vuole cercare, ragionanado, ogni aspetto profondo della vita.
In questo libro, quasi tutti i personaggi sono persone che cercano l'Assoluto ed alla fine lo trovano in loro stessi.
Il personaggio principale, appunto Siddharta, è collocato nell'ambiente favoloso e pittoresco dell'India, in quei tempi brulicante di predicatori, profeti e monaci mendicanti.
Siddharta è descritto come un bellissimo ragazzo, alto, forte, snello; i suoi occhi e i suoi capelli, così neri e lucenti, ma anche la sua fronte così luminosa, fanno innamorare tutte le giovani figlie dei Brahmini[1].
Ma quello che più adorava la sua cara voce, il suo passo e il garbo perefetto dei movimenti, il suo spirito, i suoi alti e generosi pensieri era il suo caro amico Govinda. Egli sapeva che Siddharta non sarebbe diventato un semplice Brahmino, bensì un dio, il prediletto, il magnifico, insomma il Buddha.
Ma anche se tutti lo amavano e lo adoravano, egli non si piaceva, non era contento di se stesso e soprattutto non era contento di quello che aveva 'trovato' fino ad allora.
Per spiegare meglio la sua personalità, dovrò raccontarvi, a grandi tracce, la sua vita così com' è descritta nel libro.
Proprio perché era insoddisfatto della sua spiritualità, decise di partire ed andare dai Samana, egli, infatti, voleva scoprire la fonte originaria nel prprio IO, e impadronirsene.
Arrivato dai Samana egli si propose una sola meta: doveva diventare vuoto, vuoto di desideri, vuoto di sogni, vuoto di gioia e di dolore; infatti, riuscì a digiunare per ben ventotto giorni ed a non provare più nessun sentimento verso una donna, raggiungere cioè il Nirvana[2].
Essendo una persona sempre in cerca, Siddharta anche avendo imparato molto dai Samana, decise di lasciarli per andare da Gotama, un uomo considerato Sublime, beato, il Buddha.
Arrivato da lui anche qui restò poco perché dai discorsi del Sublime capì che per essere completo non doveva più cercare il suo IO, bensì il suo non-IO. Da quel momento in poi, infatti, non cercò più di isolarsi da tutti i vari piaceri terreni per mezzo di inutili mezzi quali la spersonificazione o il digiuno, ma fece l'esatto contrario: scoprì il piacere dell'amore per mezzo di una bellissima cortigiana, Kamala, diventò mercante e per molti anni visse una vita segnata da vari lussi, quali vestiti eleganti e giochi d'azzardo.
In questi anni, infatti, Siddharta era molto cambiato: dal povero monaco, vestito di stracci tutto impolverato e scompigliato che si faceva apprezzare per le sue misere qualità, ora era diventato un illustre signore sempre profumato e vestito di tutto punto.
Un giorno però, ebbe un'illuminazione, capì che quello che stava facendo era sbagliato e così lasciò il mondo dei piaceri ed iniziò ad errare per il bosco, era molto depresso voleva quasi dar fine alla sua vita, quando, però, sentì la voce del fiume, il sacro Om, che gli diede la forza di andare avanti.
Da quel momento in poi, non seguì più nessuna dottrina decise solo di sentire tutte le voci che gli mandava sia la natura, sia il proprio io.
Diventò un uomo molto saggio e capì che non è importante ciò che si dice o ciò che si insegna ad altri, bensì ciò che si fa.
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