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"SE QUESTO E' UN UOMO" - PRIMO LEVI
In questo modo ha inizio la storia, che vede protagonisti migliaia di ebrei: la deportazione nei campi di concentramento, l'incombenza della morte, la paura, la rassegnazione, il desiderio di libertà.
A testimonianza di questa tragica esperienza, Primo Levi scrive nel 1946, pubblicando "Se questo è un uomo" nel 1947.
Un ebreo italiano, il 13 dicembre 1943, viene catturato dalla milizia fascista e inviato al campo di smistamento di Fossoli; il 22 febbraio 1944, inizia poi il viaggio in treno verso Auschwitz, dove viene effettuata alla stazione una prima selezione; qui vi è la descrizione di Emilia, una bambina che fece il viaggio verso Auschwitz con Levi : "Così morì Emilia, che aveva tre anni; poiché ai tedeschi appariva palese la necessità storica di mettere a morte i bambini degli ebrei. Emilia, figlia dell'ingegner Aldo Levi di Milano, che era una bambina curiosa, ambiziosa, allegra e intelligente; alla quale, durante il viaggio nel vagone gremito, il padre e la madre erano riusciti a fare il bagno in un mastello di zinco, in acqua tiepida che il degenere macchinista tedesco aveva acconsentito a spillare dalla locomotiva che ci trascinava tutti alla morte".
Accompagnando donne, bambini e anziani incontro alla morte, nelle camere a gas, il viaggio verso il campo prosegue, lasciando una prima sensazione di amarezza e timore, che sicuramente avrebbe lasciato spazio a mille altre simili emozioni. Impauriti ma allo stesso tempo rassegnati, i prigionieri vengono spediti in una "camera vasta e nuda", dove tutti vengono spogliati nudi e rasati.
Con il passare dei giorni, la situazione peggiora notevolmente: ventre gonfio, membra stecchite e piaghe sui piedi; Levi, dopo un incidente sul lavoro viene ricoverato nel cosiddetto "Limbo", ossia in una baracca di riposo, che interrompe i ritmi quotidiani dell' "Inferno".
Trascorre così l'inverno e la primavera e, terminato il freddo e il gelo, adesso la preoccupazione di migliaia di persone è il caldo, i malori estivi. Fortunatamente il nostro protagonista, effettua un esame di chimica, e una volta superato, inizia a lavorare in laboratorio, facendo un salto di qualità nella vita del campo.
Il momento più brutto è quello delle selezioni, poiché tutti per un momento mettono la loro vita a repentaglio; morti ingiuste, inaspettate, violente vengono subite da molti di loro, i quali già da tempo avevano smesso di lottare, attendendo quel momento in cui tutto ciò sarebbe finito. in un modo o nell'altro.
Torna nuovamente l'inverno e Levi, fortunatamente, viene promosso specialista nel Laboratorio Chimico. Ammalato di scarlattina, a gennaio, viene nuovamente ricoverato nel Ka-Be, Reparto Infettivi. Dopo pochi giorni, partono tutti i sani, mentre i malati rimangono nel campo. Purtroppo durante la marcia moriranno tutti, incluso Alberto, il suo migliore amico. Seguono giorni di bombardamenti e di incendi; le torrette sono ormai vuote. i tedesche sono fuggiti.
Levi, insieme ad Arthur e Charles, due malati francesi, cerca di sopravvivere, provvedendo personalmente al cibo, ai medicinali, ai vari accessori e persino ad una stufa; passano in queste condizioni gli ultimi dieci giorni, in cui ormai i pochi sopravvissuti si aggirano nel Lager come " spettri affamati". Il 26 gennaio, i Russi giungono a liberare il campo.
Se questo è un uomo quindi, è una testimonianza della crudeltà dell'uomo; la vita nel Lager, annulla poi, quanto c'è di umano in ciascun prigioniero: tutti non fanno mai domande fingendo sempre di aver capito, lottano quotidianamente con la fame, rubano per sopravvivere a uomini nelle loro stesse condizioni, non hanno scrupoli di fronte al pericolo della morte.ormai avevano i giorni contati.
"Per gli uomini vivi le unità di tempo hanno sempre un valore., ma per noi ore, giorni e mesi si riversavano torpidi dal futuro nel passato., il futuro ci stava davanti grigio e inarticolato, come una barriera invincibile. Per noi, la storia si era fermata".
La quotidiana lotta contro la fame, il freddo, il lavoro lascia ben poco spazio al pensiero. Tutti ormai, assumono le sembianze di bestie, prive di sentimenti, ricordi, emozioni.
L'autore divide i prigionieri in due categorie: i sommersi e i salvati ; i primi, sono coloro che non hanno saputo adattarsi alla vita del Lager, e che, spinti anche da un velo di pessimismo, soccombono, eseguendo passivamente tutti gli ordini, non mangiando nulla fuori dalla normale razione di cibo, non riuscendo a districarsi tra regolamenti e proibizioni. I salvati invece, sono coloro che, pur non rispettando perfettamente le regole del campo, riescono a sfuggire agli occhi di tedeschi e polacchi, escogitando innumerevoli espedienti per rimediare il cibo, o qualsiasi altro articolo utile per sopravvivere; Levi fa parte di questi. Infatti, aiutato dalla fortuna e dotato di astuzia, riesce ad uscire vivo da questo tremendo incubo.
Spesso viene nominato Dante durante la narrazione, e Levi sembra associare il Lager con l'inferno dantesco; la prima giornata nel campo è definita antinferno. Il Lager stesso è invece considerato la casa dei morti, e la nudità dei prigionieri può essere identificata con quella delle anime dei dannati.
Mettendo da parte i particolari sopra citati dell'opera, analizziamo invece il linguaggio e il punto di vista dell'autore.
"Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c'è, e non è pensabile. Nulla più è nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero non capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorranno conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di far sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo rimanga".
Pertanto, ci troviamo di fronte ad uno scrittore che intende mettere in luce tutti <<gli orrori>> di questo tragica esperienza, senza curarsi delle esigenze estetiche.
"Tutti avevamo rubato: alle cucine, alla fabbrica, al campo, insomma agli altri, alla controparte, ma sempre furto era; alcuni, pochi, erano discesi sino a rubare pane al compagno. Avevamo dimenticato non solo il nostro paese e la nostra cultura, ma la famiglia, il passato, il futuro che ci eravamo rappresentato perché, come gli animali, eravamo ristretti al momento presente".
Ritengo tale fatto, solo avendo letto la testimonianza di un uomo ebreo, che ha subito tali violenze, disonorevole per tutto il genere umano. Dove erano finiti i sentimenti, il pudore, la vergogna, la compassione?
Qui, per le condizioni pessime, venivano definiti i prigionieri delle <<bestie>>, ma se ci riflettiamo bene, possiamo adottare lo stesso termine per coloro che, spinti dalla rabbia, dall'odio, hanno sterminato migliaia di persone.
Durante l'analisi del libro, non mi sono soffermata molto sulla descrizione della morte di questi prigionieri, ho preferito citarne solo una, una bambina che era inconsapevole di tutto ciò, e che di conseguenza, come noi tutti alla sua età, senza pensieri sognava una vita fantastica, ricca di felicità, amore e serenità. Venne uccisa nelle camere a gas; e come lei, moltissimi altri bambini, che non avevano nemmeno assaporato il piacere della vita, alcuni neppure avevano conosciuto il mondo.
Questo libro, a mio parere è uno dei capolavori della letteratura, è uno dei tanti pezzi, piccolo ma essenziale, del puzzle che rappresenta la storia; Se questo è un uomo è sicuramente il libro che mi ha colpito di più, pur lasciandomi una sensazione di profonda amarezza.
Sono molto soddisfatta di aver letto quest'opera, perché credo sia fondamentale a livello personale questa esperienza; anche se indiretta..
Mi sono sempre documentata, riguardo questo orribile periodo storico; personalmente, la lettura di questo libro, mi ha aiutato molto di più rispetto agli altri, a capire quali erano le disumane condizioni in cui sono state costrette a vivere, e a morire queste persone.
L'umanità offesa e demolita: è questo il messaggio principale del libro, ed è reso ancor più chiaro, tramite la celebre poesia.
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
LEVI.
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