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SCHEDA DI LETTURA
Autore: Italo Calvino
Titolo: Il sentiero dei nidi di ragno
Editore: Garzanti
Anno
Ambiente: La vicenda è ambientata in Liguria, fra Sanremo e i monti, durante la Resistenza, ma il libro è privo di riferimenti spazio temporali ben precisi, per non perdere la connotazione quasi fiabesca del romanzo.
Struttura: La narrazione è effettuata in terza persona, ma il punto di vista è interno, è quello di Pin, un bambino; tutto il romanzo è quindi caratterizzato dall'esposizione degli avvenimenti in cui Pin è implicato ma anche dei suoi pensieri, delle sue sensazioni, delle sue emozioni; il risultato è molto particolare, dando una luce diversa ad ogni aspetto della vicenda. Un discorso a parte va fatto per il nono capitolo, quasi totalmente occupato dalle riflessioni di Kim.
Linguaggio: Il linguaggio è semplice, è quello dei pensieri di un bambino, ma non certo banale; naturalmente il registro cambia durante "l'intermezzo teorico" del commissario Kim.
Contenuto: Il protagonista, Pin, ragazzino fratello di una prostituta, non è un bambino come tutti gli altri: ama stare coi grandi all'osteria, prenderli in giro, cantare con loro; un giorno, incitato proprio dagli uomini dell'osteria, ruba la pistola a un tedesco "ospite" di sua sorella e la nasconde in un posto che conosce solo lui "il posto dove fanno il nido i ragni"; in seguito viene catturato e torturato dai nazifascisti, ma riesce a fuggire e ad unirsi alla banda del Dritto il distaccamento partigiano che riunisce gli sbandati, i derelitti, gli svitati che hanno deciso di unirsi alla Resistenza; con loro Pin ritorna a sentirsi a suo agio, come all'osteria, può ricominciare a giocare coi grandi, a prenderli in giro, a cantare per loro, finché, dopo una battaglia alla quale non ha partecipato, scappa dal distaccamento e ritorna in città, per punire la sorella, spia in combutta coi nazifascisti, riprendersi la sua pistola e mostrare a Cugino, suo compagno partigiano, "il posto dove fanno il nido i ragni".
Livello ideologico: Lo "spazio teorico" del romanzo è espresso nel nono capitolo, per bocca del commissario Kim: Calvino non condivide le descrizioni agiografiche e di parte che vedono nella Resistenza un mito da non toccare, una rivoluzione politica, una distinzione fra buoni e cattivi; il commissario Kim, infatti, riconosce che spesso partigiani e fascisti furono animati dallo stesso furore, tanto che molti cambiarono parte nel corso della guerra civile; ma a dividere i primi dai secondi sta il giudizio irrevocabile della storia: infatti, benché molti combattano da una parte o dall'altra per gli stessi motivi, una parte ha ragione, l'altra ha torto, una parte lotta per la libertà, l'altra per la schiavitù, una parte lotta per la costruzione di mondo nuovo, l'altra per la conservazione del vecchio. Calvino quindi ha voluto costruire un affresco della Resistenza il più anticonformista possibile, descrivendo i partigiani più disgraziati e privi di coscienza politica o di classe che si possano immaginare, ribaltando le visioni ideologiche ma ribadendo l'immenso valore della Resistenza.
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