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SCHEDA DI LETTURA DI "SE QUESTO È UN UOMO"
TITOLO : Se questo è un uomo
AUTORE : Primo Levi
ANNO DI PUBBLICAZIONE : 1958
FABULA ED INTRECCIO : La fabula e l'intreccio coincidono poiché l'autore racconta la sua esperienza nel campo di concentramento dal viaggio fino alla liberazione.
SEQUENZE : Le sequenze sono per la maggior parte descrittive, però sono presenti anche sequenze narrative e poche sequenze dialogiche, quasi sempre in lingua tedesca.
PERSONAGGI : Il romanzo offre una grande varietà di personaggi, talora bravi apparizioni, talora figure a tutto tondo; sostanzialmente si posso dividere in due categorie:
OPPRESSORI : Erano rappresentati dai tedeschi che avevano praticato una politica di razzismo e di eliminazione della razza ebrea a favore di quella ariana. Gli ufficiali e i soldati non vengono descritti nel loro aspetto fisico, sono pochi e si vedono di rado. L'autore li presenta senza un volto e una propria identità, non fornendo elementi caratterizzanti. Gli unici elementi che lo scrittore ci fa presenti riguardano il loro abbigliamento: portavano stivaloni neri e indossavano degli elmetti che non permettevano di vedere i loro occhi e il loro viso.
Primo Levi ne presenta uno in particolare: Pannwitz, in geniere del comando di chimica. Possedeva tutte le caratteristiche del tipico uomo di razza ariana: era magro, biondo, occhi e naso come tutti i tedeschi dovevano avere. Ogni suo gesto sottolineava la convinzione di trovarsi davanti ad una razza che era opportuno sopprimere.
OPPRESSI : Erano i prigionieri del campo. Erano centinaia e centinaia e distinti in tre categorie: i criminali, i politici e gli ebrei; indossavano tutti la stessa divisa a righe, ma questa veniva contraddistinta con dei particolari diversi: dei triangoli verdi per i criminali, rossi per i politici e una stella ebraica, rossa e gialla, per gli ebrei. L'appartenenza ad uno dei tre gruppi determinava anche la condizione di vita all'interno del Lager.
I criminali rappresentavano la "comunità" che meglio vive all'interno del campo: avevano un potere riconosciuto sugli ebrei perché le SS erano in numero esiguo e all'interno del campo non erano molto presenti e godevano di determinati privilegi. Generalmente possedevano una carica, sia pur modesta, e si comportavano con brutalità inaudita. Il termine "politico" si applicava anche a reati come furto e danno di funzionari del Partito, quindi i politici erano criminali comuni mentre quelli veri vivevano in un altro campo.
Gli ebrei rappresentavano il numero più elevato di prigionieri presenti nel Lager; al loro interno era presente un ulteriore suddivisione tra i piccoli numeri e grossi numeri, i primi erano i vecchi del campo, ai quali ognuno portava rispetto; potevano contare su numerose conoscenze e considerarsi dei mercanti di professione all'interno della "Borsa". I grossi numeri erano i nuovi arrivati e, agli occhi degli anziani, si comportavano in modo comico perché non conoscevano ancora le abitudini del Lager. Per riuscire a vivere per un lungo periodo ben presto i comuni Häftling dovevano diventare più spietati e accorti altrimenti in breve tempo si diventava un Muselmänner, termine attraverso il quale i più anziani del campo chiamavano i deboli, i votati alla selezione perché si abbandonavano al ricordo della propria casa, della famiglia, non hanno conoscenze, non se la sanno cavare da soli. Nel Lager ci si trova proprio in questa condizione: essere solo uno conto tutto e tutti in quanto nessuno ti porgeva la mano nel momento de bisogno o necessità, si doveva far affidamento sulla propria coscienza, sulle proprie riserve spirituali, fisiche e pecuniarie per avere maggiori probabilità di sopravvivenza. Un esempio di Muselmann è Null Achtzen. Era un pericolo: non risparmiava le forze per il giorno successivo, eseguiva ogni ordine che gli viene imposto, è per questo motivo nessuno vuole trovarselo come compagno di lavoro.
Raramente ad alcuni ebrei veniva offerta una carica di privilegio: costui diventa odioso e crudele con i prigionieri che gli erano affidati perché sapevano che altrimenti qualcun altro più spietato gli sarebbe subentrato.
Comunque generalmente i comuni Häftling dovevano affidarsi alle proprie forze. Primo Levi presenta a questo proposito quattro prigionieri che, in modi differenti, sono riusciti a sopravvivere.
SCHEPSCHEL: vive in Lager da quattro anni, non è molto robusto e neppure coraggioso o astuto, ma è riuscito a "vivere" attraverso degli spiccioli e saltuari espedienti: riuscendo a procurarsi un po' di "capitale - pane" si fa concedere in affitto i ferri del ciabattino del Block e lavora per conto proprio, oppure va a cantare e ballare davanti alla campana degli operai slovacchi.
ALFRED L.: ingegnere, aveva capito prima degli altri che per ottenere del rispetto e una posizione prominente, che otterrà poi nel Kommando Chimico, non doveva essere trascurata la propria immagine: le mani e il viso erano sempre perfettamente puliti, possedeva una divisa adatta alla propria corporatura e ogni quindici giorni lavava la propria camicia; con i compagni si comportava sempre con la massima cortesia compatibile con il suo egoismo. Il suo era un progetto di lungo periodo perfettamente riuscito, accompagnato però da distaccati rapporti con gli altri.
ELIAS LINDZIN: era un nano, non più alto di un metro e mezzo, con una muscolatura perfetta, ma con una testa sproporzionata rispetto al corpo. Non si conosce il suo passato e neppure la sua età, sa parlare solamente il polacco e l'yiddisch ed è un grande oratore e mimo. È in poco tempo tutti si prodigano a proteggerlo, ed è per questo che non teme le selezioni. È un individuo che meglio può sopravvivere nel Lager: la sua costituzione fisica gli permette di resistere ad ogni lavoro, mentre la sua pazzia gli permette di non abbattersi anche nelle situazioni peggiori.
HENRI: era un ragazzo di 22 anni, intelligentissimo, parlava francese, tedesco, inglese e russo, aveva un'ottima cultura scientifica e classica. I lineamenti del viso e del corpo erano delicati, i suoi occhi sono neri e profondi, non aveva ancora la barba. Il fratello era morto in Buna l'anno precedente e da quel momento aveva reciso ogni vincolo d'affetto. Per sfuggire all'annientamento i metodi da seguire sono tre: l'organizzazione, la pietà, il furto. È l'organizzatore del traffico inglese, ma per commerciare con gli stessi si avvale della pietà: è un sentimento presente nelle coscienze di ognuno di noi e anche in coloro che volevano ucciderli. Avendosi procurato con questo metodo numerosissime conoscenze il ricorso al furto è molto limitato.
Il risultato di questo processo di selezione vide sopravvivere i medici, i sarti, i ciabattini, i musicisti, i cuochi, insomma tutti i prigionieri che, in qualche modo, erano riusciti a conquistarsi una conoscenza o un'amicizia tra le autorità del campo, che venivano chiamate generalmente Prominenz, sostantivo che sta ad indicare i Kapos, i cuochi, gli infermieri, qualche SS. Oltre a queste persone ci sono numerose comparse:
Felsch: un interprete
Diena
Steinlauf
Mischa
Il Galiziano
Templer
David
Walter Bonn: olandese civile, abbastanza colto
Schmulek
Alberto: miglior amico di Primo, ha ventidue anni
Resnyk
Wachsmann: il più debole e maldestro del Kommando
Sigi: di diciassette anni
Jean o Pikolo: ragazzo ben voluto nel Kommando, ha mano libera sui fondi della marmitta del rancio e può stare tutto il giorno vicino alla stufa. Può diventare amico e confidente del Kapo
Stern: transilvano strabico
Lorenzo: uomo libero con cui comunicava Primo. La sua umanità era pura ed incontaminata
Kraus
Clausner compagni di lavoro di Primo Levi
Gounan
Kosman: alsaziano
Arthur e Charles: due francesi, compagni di Primo negli ultimi giorni di Lager
Somogyi: chimico ungherese sulla cinquantina, magro,alto e taciturno
TEMPO : La realtà storica in cui vive l'autore è quella nazifascista della seconda guerra mondiale durante la quale milioni di persone furono deportate nei campi di concentramento. In questo periodo di terrore erano state abolite la libertà di parola e di stampa. Le uniche verità accettate in Germania ed in Italia erano quelle proclamate dai due rispettivi leader dell'epoca: Adolf Hitler e Benito Mussolini. Erano frequenti le insurrezioni di movimenti che erano contrari al governo e che non vi appartenevano Un compito molto importante dei paesi liberatori fu quello di liberare e salvare i superstiti dei campi di concentramento, ormai ridotti ad un numero abbastanza esiguo se si pensa a tutti quelli che furono deportati. Per cinque anni il campo di concentramento di Auschwitz suscitò terrore tra gli abitanti dei paesi occupati dai nazisti durante la seconda guerra mondiale.
Al termine della campagna del settembre 1939 la città di Oswiecim fu annessa al Reich. Nello stesso tempo i nazisti cambiarono il suo nome in Auschwitz. Già verso la fine del 1939 nell'Ufficio del Comando Supremo delle SS e della Polizia a Wroclaw era nata l'idea della creazione di un campo di concentramento. La proposta di creazione di questo campo fu motivata dall'affollamento delle prigioni esistenti in Slesia e dalla necessità di una nuova ondata di arresti di massa tra la popolazione polacca della Slesia e del Governatorato Generale. Il campo di concentramento di Auschwitz fu fondato nel 1940 come luogo di reclusione per i prigionieri politici polacchi. Successivamente i nazisti iniziarono ad usarlo per deportarvi prigionieri provenienti da tutta l'Europa, principalmente ebrei, ma anche sovietici e zingari. Praticamente poi tra i detenuti vi era gente di ogni nazionalità.
Riguardo il treno fa una descrizione molto accurata della struttura dei vagoni, che sono molto stretti, scomodi e non igienici. I deportati sono costretti a viaggiare accalcati senza muoversi. L'odore dei deportati non sembra già più umano perché durante il lungo viaggio essi non hanno modo di lavarsi se non con l'acqua piovana. Il legno è freddo a causa della temperatura molto bassa e della pioggia. I deboli corpi dei deportati infatti sono esposti alle intemperie che non sono altro che un prologo a ciò che dovranno subire.
Del lager di 'Buna' (dal nome di una gomma sintetica che dovrebbe essere prodotta in tale luogo) abbiamo una descrizione molto accurata per la struttura ma anche per il significato che comporta per i detenuti. Sicuramente questo secondo aspetto è il più importante per l'autore e per il lettore. Ogni caratteristica del luogo acquista un significato simbolico per Primo Levi; per esempio il fango, in cui sono costretti a camminare quotidianamente i detenuti, sprofondandoci, è il simbolo della perdita della dignità di uomini. Ma ogni cosa a cui i detenuti sono sottoposti ci fa pensare alla perdita della dignità umana. Per quanto riguarda la spazio reale il campo è suddiviso in questo modo: è composto da baracche (Blocks), ognuna con un compito differente. E' presente un'infermeria, il Ka-be, dove sono ricoverati i malati o i feriti e c'è pure un centro chimico dove Primo andrà a lavorare durante il suo ultimo periodo di prigionia. Nei block più importanti stanno le SS, in quelli meno importanti stavano i detenuti. Ma anche fra i detenuti c'erano delle profonde divisioni, che influivano nella disposizione delle persone nei block. Nelle baracche era un grande problema anche dormire perché le brande erano piccole e perciò più persone dovevano dormire nello stesso letto. L'inconveniente era poi più grave quando il di branda era malato oppure aveva problemi di incontinenza. Non vi erano bagni ed i deportati dovevano arrangiarsi con dei secchi che dovevano poi essere svuotati a turno.
NARRATORE : Il narratore è in prima persona perché è Primo Levi che racconta personalmente la sua esperienza nel Lager.
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