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Scheda di fine lettura
Dati bibliografici:
Autore: Lucio Mastronardi.
Titolo: Il maestro di Vigevano.
Luogo di edizione: Torino.
Editore: Einaudi.
Data di edizione: Prima edizione: 1963.
Diciassettesima edizione: 2006
Presentazione: Giovanni Tesio.
Prezzo: 11.50€
Genere: Romanzo.
Breve presentazione dell’autore: Mastronardi, Lucio (Vigevano, Pavia 1930-1979), scrittore italiano. Fu per molti anni maestro elementare. Le sue doti di scrittore furono scoperte da Elio Vittorini, che lo incoraggiò e nel 1959 pubblicò su 'Il Menabò' la sua opera d'esordio, Il calzolaio di Vigevano, stampata in volume con alcune aggiunte nel 1962. Con uno stile violentemente espressionistico e una lingua ibrida, che mescola italiano e dialetto pavese, il romanzo esplora la realtà in trasformazione della provincia degli anni Cinquanta, mettendone a nudo la mediocrità e la grettezza morale. Nel 1962 venne pubblicato anche il secondo romanzo, Il maestro di Vigevano, in cui l'aggressività dell'autore pare assumere un fondamento autobiografico che risulta invece svanito, assieme alla tensione linguistica delle precedenti prove, nel terzo romanzo, Il meridionale di Vigevano (1964). Nel 1977, due anni prima del suicidio di Mastronardi, la trilogia venne raccolta nel volume Gente di Vigevano insieme con i racconti A casa tua ridono (1971) e L'assicuratore (1975).
Breve riassunto della vicenda:
Al centro della vicenda le difficoltà economiche e le frustrazioni di un maestro nella provincia lombarda degli anni del boom economico. Il maestro di Vigevano riesce a tirare alla fine del mese grazie alle lezioni private, ma la moglie lo spinge a lasciare il lavoro per investire il denaro della liquidazione in una fabbrichetta di scarpe. Per soddisfare le ambizioni della moglie, il maestro, anche se controvoglia, finisce per tradire la sua “missione” e trasformandosi innaturalmente in un “padroncino”.
Arriva a modificare totalmente la sua vita che è funestata da eventi negativi: la morte di un figlio appena nato; la scoperta del tradimento della moglie; la delazione alla polizia tributaria dei suoi affari aziendali da parte di un collega di scuola, con il quale il maestro si è incautamente confidato.
Infine, la moglie muore, ma dopo avergli confessato che Rino non è figlio suo. Quest’ultima rivelazione dà il colpo di grazia al maestro Mombelli che sul ragazzo aveva risposto tutte le proprie speranze di emancipazione culturale e sociale attraverso l’impegno e lo studio. Rino, infatti, finirà in riformatorio. Il maestro Mombelli, invece, rimasto completamente solo, ritroverà, tuttavia, la forza per risollevarsi e tornare all’insegnamento, recuperando il posto che gli è congeniale.
Presentazione e analisi dei personaggi: Da un esame attento dei vari personaggi che popolano il romanzo, notiamo che Antonio Mombelli appare subito un perdente, destinato, come un personaggio della tragedia classica, ad una sorte amara e ineluttabile. Egli avverte il peso di un’esistenza difficile e monotona e anziché cercare una soluzione, un rimedio, si rifugia ancor più nelle sue piccole abitudini, divenute per lui irrinunciabili.
Ada, sua moglie, è una donna fredda, distaccata, interessata soltanto alla prospettiva di un cambiamento e pur di conseguire il proprio scopo e aprire un’impresa, non esita a negare al marito persino un po’ d’intimità.
Fra le figure complementari, emerge quella del direttore scolastico, dipinto come un insopportabile burocrate, compiaciuto del proprio potere e felice di tiranneggiare i suoi sottoposti, a cui rivolge continui e pretestuosi rimproveri. L’uomo fa volentieri sfoggio del suo latino, ripetendo spesso: 'Quieta non movere, mota quietare', attardandosi, per altro, in futili disquisizioni lessicali.
Gli insegnanti, da parte loro, insoddisfatti del proprio salario e dell’indegno trattamento ricevuto, sembrano assolutamente incapaci di reagire. Mormorano, si lamentano, ma non osano sollevare la testa. Fa da sfondo all’intera vicenda la schiera degli imprenditori, tratteggiati come individui rivolti esclusivamente al proprio arricchimento.
Ambientazione: La vicenda si svolge interamente a Vigevano, tipica città della provincia lombarda, dove prospera una piccola borghesia ambiziosa, arrivista, conservatrice e pettegola. La vita della cittadina si svolge sempre uguale, monotona, e gli unici interessi degli abitanti sono la ricchezza e l’affermazione personale, da ottenersi con ogni mezzo, anche a scapito degli altri, tanto che la grettezza e l’invidia spingono ad atti indegni.
Il protagonista, un maestro, si muove e lavora in una scuola elementare; dove, come a un’alta missione si dovrebbe mirare alla educazione dei giovani. In realtà è un luogo in cui gli insegnanti, frustrati e delusi nelle loro aspettative, sono interessati anch’essi soltanto al denaro e ai “passaggi di livello”, che dovrebbero consentire loro uno stipendio più decoroso e quindi uno stile di vita più consono alla loro posizione di educatori, invece schiacciati dai doveri di un insegnamento sempre uguale e senza stimoli. Nella scuola, come nel mondo esterno, valgono le leggi del denaro, per cui gli insegnanti resi gretti dal desiderio di possesso, puniscono solo i ragazzi più umili, deridendoli per la loro povertà. In questo modo anche nella scuola si ripresentano in piccolo le ingiustizie della vita reale.
Tecniche narrative: Il narratore interno, se da un lato ci permette di capire le sfumature della personalità del protagonista, dall’altro è un filtro che ci impedisce la piena comprensione dei caratteri dei personaggi, i quali sono visti soltanto dal punto di vista dello scrittore, il quale non comprende i sentimenti e i moti dell’animo di chi lo circonda, ma si limita a riportare nel suo racconto i fatti dall’esterno. La struttura è caratterizzata da un plurilinguismo che intreccia e sovrappone forme letterarie, dialetti vari, gerghi e registri diversi.
Una caratteristica della narrazione è di non procedere con continuità lungo l’asse del tempo, ma di attuare alcune ellissi, che permettono al narratore di mettere in rilievo e di narrare solo gli avvenimenti significativi che riguardano lo svolgimento della narrazione.
Stile e scelte linguistiche: lessico quotidiano e poco ricercato. Il registro è informale e l’intreccio molto semplice.
Tematiche trattate dall’opera: Lo sviluppo dell’industria e la vita familiare si intrecciano a tal punto da dipendere l’una dall’altra. Il desiderio diffuso del facile guadagno influenza talmente la vita del personaggio da modificarla totalmente. Il mondo provinciale è ritratto nella sua grettezza morale e nella mediocrità con cui le trasformazioni economiche e sociali, di vita, di costume e di idee, sono vissute nell’atmosfera confusa degli anni ’50/’60.
Intenzioni dell’autore: Mombelli, uno dei tanti maestri di scuola elementare, vive a Vigevano, piccolo paesino travolto dal boom economico. Mastronardi sa quanto sia difficile vivere in questo periodo se non si sta a passo con i tempi. Questa difficoltà ha cercato di trasmetterla con successo ai lettori. La figura di Mombelli può essere riassunta in quella di uno dei tanti uomini che legati alle loro abitudini, alle loro tradizioni, al loro stile di vita vedeno radicalmente mutare tutto ciò, non per loro volere ma per una serie di circostanze che li travolgono con impeto.
Citazioni dal testo: «Il maestro è un mi… E’ un mi…», il maestro chiama gli alunni a completare la frase. «Il maestro è un mi… E’ un mi…» . «E’ un missile!», rispondono i ragazzi in coro, con la loro ingenua sfrontatezza. E il maestro strabuzza gli occhi: «E’ un missionario! E’ un missionario!».
Giudizio personale sull’opera: Libro doloroso e cupo, eppure comico e grottesco allo stesso tempo. Leggendo il libro sin dalle prime pagine, anche un lettore non troppo esperto intuisce che nel libro sono presenti una serie azioni che ne anticipano altre di gran lunga molto più importanti. Il più eclatante di tutti emerge subito dopo poche pagine dove in un film al cinema Mombelli vede il suo futuro e il suo destino. La storia vista dal maestro sul grande schermo sarà uguale se non molto simile alla sua vita.
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