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Rivalutazione della genetica a favore del bene comune
Schema:
Introduzione: rivoluzione apportata dal recente sviluppo della biologia
Bioetica
Problema: come affrontare la genetica e la scienza in generale.
Tesi: rinnovare la tradizionale concezione del rapporto uomo-natura.
Rapporto uomo-natura basato sul dominio.
Rapporto uomo-natura basato su una nuova razionalità scientifica che:
è pragmatica, frutto di esigenze etiche della ragione, improntata alla tolleranza e alla chiarezza delle argomentazioni;
si allontana dalle contrapposizioni e dalle affermazioni obsolete;
si rivolge alla scienza come mezzo fondamentale che conduce ad una vita migliore.
Ripropongo la mia tesi: è ora che questa nuova razionalità produca una nuova immagine dell'impresa scientifica.
Conclusione: questa nuova definizione di genetica è già a buon punto, anzi esistono disposizioni e leggi a proposito.
Interlocutore: conferenza di biologi.
Svolgimento
Eccoci, dunque, tutti riuniti a discutere della dolce e cara Dolly, la pecorella nata per clonazione circa un anno fa, e che, lo conferma anche il nome, non si permetterebbe mai di nuocerci; così come la genetica, che certo come nome potrà risultare un poco freddo e sospettoso, ma che, in fondo, ha per obiettivo il solo conseguimento di una migliore e facilitata condizione di vita. Su ciò non sono tutti d'accordo ed è proprio per questo che ci troviamo qui: per trovare un punto d'intesa, una valutazione critica omogenea sui limiti morali della ricerca e degli interventi nel campo della genetica. In altre parole, dobbiamo occuparci di bioetica.
E' proprio per questa vertiginosa rivoluzione apportata dal recente sviluppo della genetica (clonazione, riproduzione assistita, cibi transgenici..) e della gran disputa scatenatasi dai moltissimi contrastanti pareri a riguardo, che è nata questa disciplina.
In questo attuale contesto, come rappresentante dell'umanità del nuovo millennio, mi dichiaro espressamente a favore della genetica, e quindi della scienza in generale, essenzialmente basandomi sulla necessità di un rinnovo della tradizionale concezione del rapporto che, fin dagli albori, lega l'uomo alla natura.
Nel passato questo rapporto uomo-natura era basato sul dominio, quello della natura sull'uomo, il quale non poteva fare altro che accettare le più catastrofiche sciagure (accusandone magari la responsabilità a degli dei che volevano perseguitarli o punirli per un peccato mai commesso), senza mai poter ribellarsi ad essa. Quest'egemonia, inoltre, era rafforzata dalla gratitudine che il genere umano provava per "Madre Natura", che aveva disposto l'ecosistema con una così rigorosa perfezione.
Ora, con questa mia tesi non desidero burlarmi degli antichi, né tantomeno sminuire la bellezza e la fondamentale importanza che riveste la natura nella nostra esistenza (dalla quale, anzi, essa dipende totalmente), ma più semplicemente affermare l'urgenza (visto il periodo in cui viviamo) della costituzione di un legame uomo-natura che si imperni su una nuova razionalità scientifica che mi appresto quindi a definire.
Innanzi tutto è una razionalità prammatica, che tende a subordinare l'interesse teoretico a quello pratico e cioè ad essere orientata verso un valore più che verso uno scopo; è frutto delle esigenze etiche della ragione, improntata alla tolleranza e alla chiarezza delle argomentazioni.
Inoltre, essendo una razionalità del tutto rivoluzionaria, si deve necessariamente allontanare dalle contrapposizioni e dalle affermazioni obsolete quali il continuo scontro tra scienza e fede, il supportare il progresso a scapito del regresso e viceversa, le divergenze tra i sostenitori della conoscenza e quelli dei valori, il rimpiangere una naturalità buona perduta per sempre a fronte di una tecnologia sempre cattiva.
Il fatto è che non si può parlare di tecnologia perfida e sterminatrice, in quanto la biologia, la qualità dell'ambiente, la bioetica del quotidiano, le vecchie e nuove malattie, le sofferenze e le speranze suggeriscono, infatti, di ricercare nelle potenzialità della genetica ciò che può migliorare la nostra condizione di vita. Da qui le ricerche scientifiche e biologiche riguardo a tumori, malattie inguaribili, la possibilità di sfamare tutte le popolazioni mondiali, la facoltà di poter donare la gioia di avere un figlio anche a chi non avrebbe mai potuto provarla, e molto altro.
E' quindi per favorire il bene comune che vi esorto a pensare che è ora che questa nuova razionalità scientifica produca un altrettanto rinnovata immagine dell'impresa scientifica, che da sempre si batte e lavora per noi.
Concludo constatando che comunque in ambito bioetico si è già molto discusso e sono già state stabilite molte disposizioni legislative e sociali che si rinnovano giorno per giorno parallelamente agli sviluppi scientifici. Vorrei infine farvi notare come lo sconcerto prodotto nei primi momenti dalla genetica si sia tramutato in una certa indifferenza fino a divenire quasi del tutto affidamento e come gli stessi biologi e scienziati siano divenuti consapevoli di ciò e di come essi, agendo in modo forse meno razionale ma più ragionevole, tentino di raggiungere il fine ultimo della scienza: il bene degli esseri viventi. Mi auguro che ne seguiate l'esempio. Ora lascio a voi la parola e a chiunque sentisse il bisogno di esporre un parere contrario al mio.
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