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Riforma religiosa e riflessione sulla natura nel rinascimento umanesimo cristiano e riforma protestante




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RIFORMA RELIGIOSA E RIFLESSIONE SULLA NATURA NEL RINASCIMENTO UMANESIMO CRISTIANO E RIFORMA PROTESTANTE

UMANESIMO, RINASCENZA E RIFORMA

Rinnovamento umanistico e riforma religiosa

Non vi è dubbio che i termini di renovatio, restitutio e reformatio rappresentino altrettanta parole chiave per la comprensione dell'età umanistica in tutti i suoi molteplici aspetti. Quei termini non riflettono solo l'atteggiamento del filologo o del dotto impegnato a ricostituire il patrimonio culturale

della classicità, ma più in generale esprimono l'anelito a rinnovare tutti i contesti dell'esperienza umana mediante la loro 'riduzione verso il principio': riportandoli, cioè, alla purezza delle fonti da cui scaturiscono i loro caratteri e valori specifici. Tale programma non poteva non interessare anche l'ambito della vita religiosa, investendo ad un tempo sia i principi dell'organizzazione della vita ecclesiastica, sia le norme del comportamento etico e i criteri dell'interpretazione del divino.

I tentativi di riforma in Italia

In Italia il quadro delle iniziative di rinnovamento religioso presenta all'inizio del '500 aspetti contrastanti, e nel complesso non certo positivi. Ad uno straordinario sviluppo di ricerche e di prospettive assai avanzate sul piano filosofico e culturale non fa riscontro un eguale attitudine a tradurre le esigenze innovative in efficaci programmi di riforma, in grado di incidere sulle realtà collettive ed istituzionali della vita religiosa. Un drammatico esito dell'impresa di Girolamo Savonarola, finito sul rogo per avere sfidato il potere della curia romana e per aver infuso rinnovato ardore civico e repubblicano nel governo di Firenze, sembrò anzi dimostrare ad un'intera generazione l'inutilità degli

v sforzi intesi a ricondurre la Chiesa alla primitiva misura di purezza, povertà e semplicità evangeliche.

La diagnosi di MachiaveIli: decadenza religiosa e 'corruzione' civile

E' significativo il fatto che la gravità della crisi religiosa e spirituale dell ' epoca non sfuggisse ad un attento osservatore del tempo come Machiavel1i: il quale non poteva che lamentare la 'declinazione' degli italiani, il loro 'essere diventati senza religione e cattivi' a motivo degli 'esempi rei di quella corte' tanto influente. A completare il quadro, l'autore dei Discorsi contrapponeva polemicamente alla 'corruzione' d'Italia l'antica bontà' conservatasi nel 'vivere politico e incorrotto' di tante città repubblicane della Germania, ne trascurava di sottolineare il clima di serietà ed impegno etico e religioso ivi instauratosi.



Le istanze religiose dell'umanesimo nordico

Nel '400 il movimento della cosiddetta 'devozione moderna' era giunto ad una concezione non dogmatica e antiscolastica del cristianesimo, incentrata sulla lettura diretta della Scrittura e su un'esperienza più immediata e personale del messaggio evangelico. Ogni aspetto della religione veniva rivolto all'attuazione dell'ideale della 'imitazione di Cristo', delineato in un fortunato libretto intitolato appunto lmitatio Christi e opera probabilmente di Tommaso da Kempis. Dai Paesi Bassi queste idee s'irradiarono per tutta l'Europa settentrionale, influenzando così a fondo I'umanesimo nordico da conferirgli una chiara impronta etica e cristiana. E' dall'incontro di queste aspirazioni di riforma religiosa con gli strumenti critici approntati dalla cultura umanistica che scaturì un atteggiamento intellettuale profondamente interessato alla riscoperta del 'vero'cristiano e al tempo stesso deciso a perseguire l'attuazione di tale riforma anche in polemica con le strutture dell'apparato ecclesiastico.

Martin Lutero: riforma religiosa e interpretazione dell'esistenza


Lutero e la cultura del suo tempo. I temi essenziali della Riforma e il loro rapporto col pensiero umanistico

Un contenuto religioso e filosofico del pensiero di Martin Lutero appare assai legato agli indirizzi del pensiero dominanti nelle università e nei conventi tedeschi. Decisamente avverso agli aspetti più laici e modani della civiltà rinascimentale, Lutero si avvalse d'altra parte dei metodi d'indagine messi a punto dalla critica umanistica per saggiare I'autenticità dei testi e la legittimità delle autorità e delle tradizioni. L'appello alla Scrittura come sola fonte della fede, il richiamo alla responsabilità e all'impegno del singolo nell'interpretazione del messaggio biblico la stessa critica della funzione mediatrice a1Togatasi dalla gerarchia ecclesiastica: sono questi altri temi di riforma, che nel pensiero di Lutero ricevono la loro giustificazione da motivazioni d'ordine religioso, ma che a buon diritto potevano essere visti dai contemporanei come la traduzione d'analoghi principi elaborati dall'umanesimo.

II peccato e la 'natura decaduta'dell'uomo. L'impotenza del libero arbitrio

AI centro del pensiero luterano sta soprattutto la consapevolezza dei guasti provocati dalla caduta del peccato. Per Lutero, l'episodio della colpa d'Adamo comporta non una semplice diminuzione della libertà nel soggetto, bensì il completo annientamento della sua capacità di fare il bene.

II confronto con la 'legge'

In questa situazione, dominata dalla realtà onnipresente della colpa, il confronto con I'ordine normativo espresso dalla 'legge' morale non può che concludersi con la sconfitta dell'uomo. Necessaria per arginare almeno gli effetti più devastanti del peccato originale, la legge contiene in se il germe di un'insanabile contraddizione: quanto più facile appare l'adempimento delle sue singole prescrizioni, tanto più arduo è il 'portare a compimento' la norma nel suo complesso e nel suo significato profondo. Manca a tale scopo, secondo Lutero, un requisito indispensabile: 'un cuore libero, volenteroso, lieto ', cioè un'adesione spontanea e immediata dell'uomo segnato dall'egoismo e dal peccato. Date queste premesse, per Lutero anche le iniziative umane positive e in apparenza



moralmente lodevoli non solo non attenuano, bensì rafforzano la causa prima donde il male promana. Attraverso esse, infatti, 1'uomo decaduto s'illude di acquisire con le sue forze meriti in verità irraggiungibili; la sua coscienza smarrisce la consapevolezza del proprio stato radicalmente imperfetto.

La critica del principio delle 'buone opere' e della prassi delle 'indulgenze'

n cuhnine della concezione mondana del peccato e della redenzione da esso è rappresentato, per Lutero, dal complesso di dottrine riassunte nella tradizione cattolico-romana dalla teoria della salvezza attraverso l'esercizio delle ' buone opere'. Alla base di quella teoria stava, l'idea che la vicenda dell'emendamento dal peccato possa essere regolata da rapporti d'equivalenza, in base ai quali la grazia divina sarebbe conseguita mediante un determinato agire da parte dell'uomo. Secondo Lutero, 10 stesso tentativo di stabilire tale proporzionalità significa ignorare I'alterità assoluta esistente tra l'uomo e Dio. Da questo punto di vista, la ben nota pratica delle ' indulgenze' rappresenta per Lutero I' estrema degenerazione di una concezione nella quale sono andati persi tanto il senso della trascendenza divina, quanto la consapevolezza della gravità del peccato.

Giustizia 'attiva e passiva'. La fede come 'dono' (di Dio) e come 'fiducia' (dell'uomo)

Sostituita alla concezione della 'giustizia attiva' la nozione di una 'giustizia passiva', Lutero ritenne di aver suggerito una via alla salvezza che, mentre ribadiva l'impossibilità per il soggetto di acquisire meriti con le sue forze, al tempo stesso lo sottraeva alla disperazione derivante dalla consapevolezza del peccato. Pilastro di questa concezione è la dottrina della giustificazione mediante la 'sola fede'.

Quest'ultima viene intesa da Lutero non come una mera credenza o assenso ad un formulario dogmatico, bensì come 'dono' gratuito di Dio, nel quale l'uomo deve riporre la sua 'fiducia'. In questa prospettiva, anche le opere discendono come naturale conseguenza dall'adesione convinta del credente al messaggio di salvezza.

'Predestinazione e vocazione'. L'impegno del credente

L'idea che la fede non possa che derivare da un dono gratuito di Dio si congiunge nel pensiero di Lutero con la tesi dell'imperscrutabilità del volere divino. In rapporto al destino degli uomini,

quest'ultimo si esprime in un decreto di 'eterna predestinazione, da cui ha la sua prima origine chi deve o non deve credere, affinche la nostra giustificazione sia tolta dalle nostre mani e posta soltanto nelle mani di Dio'. Questa dottrina costituisce, proprio per la sua radicalità, il solo rimedio atto a sottrarre la volontà umana all'inclinazione del male. Non si deve credere però che questa dipendenza dell'uomo da Dio annulli completamente la figura del primo: che, cioè, la vicenda del predestinato proceda indipendentemente dal proprio impegno. Se, infatti, al fedele è raccomandato di confidare in Dio come fondamento della propria salvezza, questa fede si deve poi tradurre in una testimonianza incessante e totale, in comportamenti anche pratici coerenti in essa. Infine, il credente protestante è portato a considerare ogni suo atto, anche il più umile e materiale, come una 'vocazione' inserita in una dimensione spirituale di tipo universale.




La 'libertà del cristiano' e l'obbedienza. Il duplice volto dell'autonomia della coscienza

La celebre tesi della 'libertà del cristiano' diverrà un potente fattore di emancipazione religiosa, umana e politica. E' pur vero che contro certe interpretazioni radicali ed estensive di alcuni suoi seguaci Lutero ebbe cura di limitare la portata di questa dottrina, riconducendola nei limiti di un'esperienza solo interiore; ed è anche da rilevare che nei confronti della legge morale tale appello alla libertà finiva per risolversi nell'accettazione, questa volta spontanea, delle norme stesse. Va osservato però che tutto ciò modera ma non spegne I'anelito di libertà e di rinnovamento che promana dal messaggio luterano. La tensione che esso stabilisce tra interno e esterno, tra necessità contingenti ed esigenze dello spirito costituirà anzi un potente incentivo alla ricerca di un rapporto più soddisfacente tra queste diverse sfere dell'esperienza. Per quanto riguarda infine l'influsso fIlosofico esercitato dalla dottrina luterana, converrà qui aggiungere che I'addensarsi delle antinomie nella coscienza del credente tende a valorizzare una concezione dell'essere umano come soggetto dinamico, irriducibile ad ogni fissità essenzialistica.

L'umanesimo cristiano di Erasmo / Filologia e filosofia cristiana

Partigiano di un rinnovamento della vita cristiana e dell'organizzazione ecclesiastica che le

riconducesse entrambe al modello offerto dalla predicazione del Nuovo Testamento e dalla pratica della Chiesa primitiva, Erasmo da Rotterdam dedicò gran parte delle sue energie ad un vastissimo lavoro filologico in grado di consentire non solo una migliore conoscenza scientifica dei testi sacri, ma anche una più ampia diffusione presso i' laici ' delle fonti vive della fede, restituite finalmente ai loro significati autentici. n motivo ispiratore di questa immensa fatica risiede non tanto nella passione erudita del dotto, quanto in un forte impegno religioso e morale, che ha il suo fulcro nell'idea di phi/osophia Christi. Erasmo contrappone un ideale di naturalezza e di ragionevolezza, nel quale il motivo umanistico del ritorno alla semplicità e alla autenticità della fede si fonde con l'appello all'ispirazione moralizzatrice del Vangelo. La dottrina che in questo modo Erasmo intende ricostruire risponde ad un' esigenza etica piuttosto che speculativa; ma, entro questi limiti, offre una base solida per un accordo fra le istanze razionali, i precetti religiosi e le potenzialità naturali dell'uomo.

La polemica con Lutero. Libero arbitrio e interpretazione del dogma

Come dunque I 'insegnamento cristiano non annulla, ma semmai reinterpreta e perfeziona quanto di vero e di buono già vi era nel paradigma classico delle humanae /itterae, così neppure I 'ideale della conversione evangelica può essere perseguito per Erasmo senza un ' adeguata valorizzazione di tutte le facoltà dell 'uomo, ferite bensì ma non annientate dal peccato originale. Questo è anche il significato che viene assumendo nel pensiero erasmiano la difesa del ruolo attivo della volontà umana nella collaborazione con la Grazia divina: difesa intrapresa contro Lutero nello scritto Su/libero arbitrio, che infatti susciterà da parte del riformatore una replica violenta, contenuta nell' opuscolo Su/ servo arbitrio. Sulla scena della cristianità ormai divisa si affrontavano due personalità tra loro assai diverse. n dotto fiammingo, pur non approvando le asperità dogmatiche e gli esiti a volte faziosi cui era pervenuta la predicazione luterana, aveva tuttavia mantenuto una posizione di cauto riserbo, motivata non da timore o da esitazione, bensì dalla consapevolezza tanto dei mali da emendare, quanto della gravità delle conseguenze cui avrebbe portato I' ardore dei riformatori. Su un punto, tuttavia, la reazione di Erasmo a Lutero non poteva che essere intransigente: la salvaguardia della libertà, minacciate da una concezione della trascendenza eccessiva ed esasperata. Per contro Lutero ritenne



che la posizione di equilibrio tra umano e divino ricercata con tanta cura dall'umanista finisse per perdersi nelle ambiguità di un fiacco indetem1inismo. .

L' 'Elogio della follia'

E' soprattutto nel celebre Elogio della follia che Erasmo delinea le caratteristiche di uno spirito sereno, tollerante, aperto al confronto ma nemico di ogni eccesso od unilateralità. L 'umanista guarda con indulgenza e comprensione ai miti, le illusioni, le passioni che danno fiducia ed entusiasmo al vivere, ponendo al sommo di queste provvidenziali stultitiae la sublime 'follia ' evangelica della croce, venuta a smentire la miope 'saggezza 'dei dotti. Non bisogna però trascurare, nel testo erasmiano, una distinzione fondamentale: quella tra le forme di 'pazzia' che assecondano la parte migliore delle energie vitali, e altre invece che le pervertono o le irrigidiscono in costruzioni arbitrarie e innaturali. Tali sono per Erasmo le follie cui conducono il sapere e il potere, quando vengono poste al servizio di interessi limitati o di caste privilegiate.

I Contrastanti aspetti della 'fortuna del pensiero erasmiano'

Avvenne che, dopo essersi guadagnate per una breve stagione le simpatie dell' elite colta, la moderazione di Erasmo parve superata dal precipitare degli eventi , specie dopo che le parti in conflitto si furono trincerate entro istituzioni e formulari reciprocamente esclusivi: Tuttavia il messaggio erasmiano, esposto anche in opere più accessibili al pubblico dei non specialisti, non andò disperso. Esso esercitò anzi una sottile, talvolta indiretta, ma sempre profonda influenza sulle tendenze filosofiche e religiose 'liberali' e darà i suoi frutti più significativi in seno a certi dibattiti sei e settecenteschi.





LETTURA

Lutero: la salvezza dell'uomo. La fede e le opere

L'uomo buono fa le opere buone

Perciò sono vere queste due proposizioni: Buone, pie opere non fanno mai un uomo buono e pio; ma un buono, pio uomo fa buone, pie opere. Cattive opere non fanno mai un uomo cattivo; ma un uomo cattivo fa cattive opere. In ogni caso la persona deve essere già buona e pia prima di ogni opera buona, e buone opere seguono e provengono dalla pia, buona persona. Come Cristo dice:' un cattivo albero non porta buoni frutti. Un buon albero non porta cattivi frutti'. Ora è chiaro che i frutti non portano I' albero, e che gli alberi non crescono sui frutti, anzi gli alberi portano i frutti, e i frutti crescono sugli alberi. Come ora gli alberi devono essere prima dei frutti e i frutti non fanno gli alberi nè buoni nè cattivi, ma gli alberi fanno i frutti; così l'uomo deve essere già pio o malvagio nella sua persona prima di fare buone o cattive opere; e le sue opere non 10 rendono buono o malvagio, ma lui

'--' fa buone o cattive le opere. Lo stesso vediamo in tutti i mestieri. Una buona o cattiva casa non fa un buono o cattivo carpentiere; ma un buono o cattivo carpentiere fa una buona o cattiva casa. Non l'opera fa il maestro secondo che è l'opera; ma secondo che è il maestro, così è anche la sua opera. Così è anche delle opere dell'uomo; secondo che egli è credente o miscredente, sono buone o cattive le sue opere. E non è vero il contrario che egli sia pio e credente secondo che sono le sue opere. Le opere, come non rendono credente nessuno, così ancora non 10 fanno pio. Ma la fede, come rende pio. così fa anche buone opere.



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