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Anno(prima edizione):1840
Tipologia dell'opera:romanzo
Non sempre sono detti i nomi dei paesi in cui si svolge la vicenda o i nomi dei paesi da cui provengono i vari personaggi, anzi, alcune volte viene detto che il narratore stesso si rifiuta di nominarli.Sappiamo comunque che la vicenda ha inizio la sera del giorno sette novembre 1628, quando due bravi fermano Don Abbondio intimandogli di non celebrare il matrimonio tra Renzo e Lucia. Il nome del paesello non viene detto,ma viene fornita una poetica e suggestiva descrizione del luogo in cui accade la vicenda: <<Quel ramo del lago di Como,che volge a Mezzogiorno,tra due catene non interrotte di monti,tutto a seni e a golfi,a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli>>;<<Il lembo estremo,tagliato dalle foci dei torrenti,è quasi tutto ghiaia e ciottolosi;il resto,campi e vigne,sparse di terre,ville,di casali;in qualche parte boschi,che si prolungano su per la montagna.>>
Viene descritta minuziosamente anche la valle su cui domina l'Innominato : <<Il castello dell'Innominato era a cavaliere di una valle angusta e uggiosa,sulla cima di un poggio che sporge in fuori da un'aspra giogaia di monti,ed è,non si saprebbe dire bene,se congiunto ad essa o separatone,da un mucchio di massi e di dirupi,e da un andirivieni di tane e precipizi.Quella che guarda a valle è la sola praticabile,un pendio piuttosto erto,ma uguale e continuato a prati in alto,nelle falde a campi,sparsi qua e là di cosucce.Il fondo è un letto di ghiaia e ciottoloni,dove scorre un rigagnolo o torrentaccio,secondo la stagione;il resto è schegge e macigni,erte e ripide,senza strada e nude,meno qualche cespuglio.>>
C'è anche una descrizione del lazzaretto (riportata <<se,per caso,questa storia capitasse nelle mani di qualcheduno che non lo conosce.>>),un luogo dove vennero radunati tutti gli accattoni,dove sarebbero stati mantenuti e curati a spese del pubblico,pur contro il parere della Sanità,la quale credeva che,unendo tutte le persone,sarebbe cresciuto il pericolo di un'epidemia,che loro cercavano di allontanare .Viene anche fatto notare che per metterlo in funzione non furono rispettate tutte le leggi sanitarie.Il suo aspetto è: <<un recinto quadrilatero e quasi quadrato,fuori dalla città,a sinistra della porta detta orientale.I due lati maggiori sono lunghi cinquecento passi;gli altri due forse quindici meno>>.Diviso in piccole stanze,se ne contano circa duecentottantotto.
La Monaca di Monza
Lucia e Agnese,dopo essere fuggite dal loro paese,si rifugiano nel convento della Monaca.Nel paese ella viene chiamata Signora,pur non essendo né la badessa,né la priora,ma una semplice monaca..Il barocciaio dice alle due donne che ella <<è della costola di Adamo,e i suoi del tempo antico erano gente grande,venuta di Spagna >> e che il nome deriva dal fatto che nel monastero non hanno mai avuto una persona simile.
Viene presentata come una vittima rassegnata,che non vuole accettare la propria condizione,ma che non sa o non vuole fare nulla per cambiarla.
Aspetto
Il suo aspetto dimostra circa venticinque anni,e fa a prima vista un'impressione di bellezza, definita <<sbattuta e sfiorita,quasi scomposta>>.Indossa un velo nero,sospeso e stirato orizzontalmente sulla testa,discosto dal viso,sotto di esso una bianca benda di lino cinge una fronte altrettanto pallida,mentre un'altra benda a pieghe circonda il viso e termina sotto il mento,stendendosi sul petto a coprire lo scollo di un saio nero.
Le guance pallidissime scendono con un contorno delicato,ma alterato da una lenta estenuazione.Le labbra,appena tinte d'un roseo sbiadito,spiccano nel viso per i loro moti vivi,pieni di espressione e di mistero.La grandezza della persona compare sfigurata dalle mosse repentine,irregolari o troppo risolute della monaca.Nel vestire c'è qualcosa di studiato e di negletto,che annuncia la singolarità della persona,dalla benda esce una ciocca di capelli neri,che dimostra dimenticanza o disprezzo per la regola secondo cui i capelli devono essere portati corti.
Storia
Figlia di un principe,la cui abitudine era di destinare al chiostro tutti i cadetti per lasciare intatto al primogenito l'intero patrimonio,il suo destino era quindi già stato deciso prima ancora della sua nascita..Quando nacque il padre volle imporle un nome che richiamava l'idea del monastero,chiamandola perciò Gertrude. I primi regali che ricevette furono bambole vestite da monaca,e tutte le volte che volevano farle un complimento dicevano "Che madre badessa!". Il destino che le sarebbe toccato era sottointeso,e nessuno mai le disse chiaramente "Tu devi farti monaca."
A sei anni viene collocata al convento,dove,sentendo i discorsi delle compagne su nozze,pranzi, festini,vestiti e carrozze,comincia a pensare che nessuno poteva metterle il velo in capo senza il suo consenso,che anche lei avrebbe potuto sposarsi,abitare in un palazzo e godersi il mondo,se lo avesse voluto,e infatti lo voleva.
Era legge che una giovane non potesse diventare monaca prima che fosse accertato che lo divenisse per sua libera scelta.Al fine di indurla a scrivere quella supplica,le dissero che era solo una formalità,destinata a non avere efficacia.Con tutto ciò,la supplica venne scritta,ma Gertrude si penti di averlo fatto ancor prima che tale supplica giungesse al suo destino, pentendosi poi successivamente di essersi pentita.
Secondo un'altra legge secondo la quale la ragazza dovesse trascorrere almeno un mese fuori dal convento. Gertrude venne condotta nella casa paterna,dove cominciò a pensare come poter cambiare le decisioni prese.
In casa però i parenti erano seri,tristi e burberi con lei,senza dire il perché.Si vedeva soltanto che la trattavano come una rea,come un'indegna.Ad ogni annuncio di visita doveva salire all'ultimo piano,per chiudersi con alcune vecchie donne di servizio.
Notò però un paggio,diverso dagli altri,che le portava rispetto e una mattina fu sorpresa da una cameriera mentre piegava alla sfuggita una lettera.Dopo un breve litigio,la carta rimase nelle mani della cameriera,e da quelle passò in quelle del padre.
Fu così obbligata a rimanere chiusa nella sua stanza,sotto la guardia della donna che aveva scoperto la lettera,mentre il paggio fu subito sfrattato e minacciato di non fiatare sulla faccenda.
Dopo quattro o cinque giorni di prigionia scrisse una lunga lettera al padre,implorando il perdono e mostrandosi pronta a tutto ciò che potesse piacere a chi doveva accordarlo.
A leggere quella lettera,il padre vide la possibilità di realizzare i suoi progetti.Quando venne annunciato alla famiglia che aveva deciso di prendere il velo,madre e figlio esclamarono in coro
"Brava!Bene!",abbracciandola uno dopo l'altra.
Per tutto il resto della giornate non ebbe più un attimo di pace,le occupazioni si succedevano l'una dopo l'altra.Durante la cena incontrò alcuni parenti pronti a congratularsi con lei per la scelta,mentre veniva trattato come una principessa e i complimenti fioccavano da tutte le parti.
Diventò così monaca.Uno dei privilegi che le vennero concessi fu di abitare in un quartiere a parte.Situato vicino alla casa di un giovane,Egidio <<scellerato di professione>> (della quale poi diventa succube e complice : incapace di rifiutare,lo aiuterà a rapire Lucia).Un giorno litigò furiosamente con una conversa,che le disse che sapevo della sua tresca con Egidio e che avrebbe parlato.Nei giorni seguenti la conversa scomparve,assassinata da Egidio in accordo con Gertrude,che cominciò ben presto a esserne ossessionata : <<Quante volte avrebbe voluto vedersela dinanzi viva e reale,piuttosto che averla sempre fissa nel pensiero,piuttosto che dover trovarsi,giorno e notte,in compagnia di quella forma vana,terribile,impassibile!>>
Ruolo
Gertrude viene coinvolta nel rapimento di Lucia dal vicino di casa Egidio,uno dei maggiori compagni di scelleratezze dell' Innominato.Ella finge di dover parlare urgentemente con una persona e prega Lucia di andarla a chiamare,siccome non vuole che si sappia che è lei a mandarlo a chiamare. Lucia obbedisce,ma appena uscita dal convento viene rapita dai bravi.
Alla fine Lucia scopre dalla vedova del lazzeretto che la Monaca,caduta in sospetto di aver commesso terribili fatti,era stata portata in un monastero di Milano,dove si era accusata,e che ora la sua vita era un supplizio volontario.
Fra' Cristoforo
Aspetto
E' un uomo più vicino ai sessant'anni che ai cinquanta.Ha il capo raso,salvo per la piccola corona di capelli che vi gira intorno,secondo il rito dei frati cappuccini,la barba lunga e bianca e due occhi incavati per lo più chianti a terra,ma capaci di folgorare le persone con vivacità repentina.
Storia
Il nome di battesimo era Lodovico ed era figlio di un mercante che ,negli ultimi anni di vita, si era trovato assai ben fornito di beni e aveva rinunciato al traffico,aveva cominciato a vivere da signore.
Egli aveva contratto abitudini signorili che lo avevano abituato ad essere trattato con molto rispetto,ma quando volle mischiarsi con i principali della sua città,trovò un modo di fare molto diverso da quello a cui era abituato,e comprese che avrebbe dovuto fare affidamento sulla sua pazienza,la sua capacità di sottomettersi e di sopportare.Ma un comportamento del genere non si accordava né con la sua educazione,né con la sua natura.
La sua indole era insieme onesta e violenta,e sentiva un sincero orrore per le angherie e i soprusi.Prendeva spesso le parti di un debole sopraffatto,si intrometteva in litigi tirandosi così addosso molti problemi e così a poco a poco comincio a essere visto come un protettore dei più deboli.
Un giorno,camminando per le vie della città accompagnato da due bravi e da un tale Cristoforo,al quale dava spesso un salario per vivere e tirare su la numerosa famiglia,vide spuntare da lontano una persona,arrogante e soverchiatore di professione,seguito da quattro bravi.
Lodovico camminava con il fianco destro che strisciava contro il muro,cosa che secondo una consuetudine,gli dava diritto di non staccarsi dal detto muro per far passare qualcun'altro,ma l'altro pretendeva che questo diritto spettasse a lui.
Ne segue una lotta in cui Cristoforo perde la vita : Lodovico non aveva mai sparso sangue e l'impressione che ricevette dal vedere un uomo morto per lui gli mostrò sentimenti ancora sconosciuti.
Dopo avere chiesto perdono alla famiglia dell'uomo egli decide di diventare frate.Appena compiuta la cerimonia di vestizione,fu mandato a fare il suo noviziato a sessanta miglia lontano.
Ruolo
Quando Fra Cristoforo viene a conoscenza di ciò che è successo a Renzo e Lucia,subito promette di aiutarli a risolvere i loro problemi.
Per prima cosa decide di recarsi al castello di Don Rodrigo per parlare con cui e cercare di dissuaderlo.Qui ha una accesa conversazione con il signorotto,al termine della quale viene cacciato dal castello (<<Escimi di tra i piedi,villano temerario,poltrone incappucciato!>>)
Mentre sta per uscire riceve una promessa di aiuto da un servitore di Don Rodrigo,grazie al quale scopre che egli ha deciso di far rapire Lucia.Informate le due donne,decide di far lasciare loro il paese e di mandarle in un posto più sicuro,al convento della monaca di Monza.
Viene però fatto trasferire in un convento di Rimini dal potente conte Attilio,perente di Don Rodrigo.
Per tutto lo svolgimento della vicenda egli non si mosse da Rimini,ma quando la peste scoppiò egli pensò che era l'occasione per fare ciò che aveva sempre desiderato,ovvero dare la sua vita per il prossimo.Chiese così di essere mandato a Milano,e dato che vi era un gran bisogno di aiuto venne esaudito.Appena arrivato lì,cominciò a lavorare nel lazzeretto.Ed è proprio lì che Renzo lo ritrova,notando quanto era cambiato :il portamento curvo e stentato,il viso scarno e smorto,un carne rotta e cadente e la voce fioca e cupa.Egli lo aiuta e ritrovare Lucia e scioglie il voto che la giovane aveva fatto alla Madonna durante il rapimento.
Più tardi Lucia viene a sapere dagli altri cappuccini che Fra' Cristoforo è morto di peste.
Federigo Borromeo
Aspetto
Il suo portamento è naturalmente composto,quasi involontariamente maestoso,non incurvato né impigrito dagli anni,ha gli occhi gravi e vivaci,la fronte serena e pensierosa.Appare impeccabile nel suo aspetto <<sereno e rasserenante>>,testimonianza di una perfetta armonia interiore.
Storia
Nato nel 1564,fu uno di quegli uomini che sono rari sa trovare in qualunque epoca.La sua vita viene paragonata a <<un ruscello che,scaturito limpido dalla roccia,senza ristagnare né intorbidarsi mai,in un lungo corso per diversi terreni,va limpido a gettarsi nel fiume>>
Uomo dotto e intelligente,la sua vita è caratterizzata dal costante rifiuto degli agi e dei privilegi,al quale si affianca il desiderio di fare del bene agli altri.
Nel 1580 decise di prendere l'abito,e poco dopo entrò nel collegio di Pavia,fondato dal cugino Carlo,dove cominciò a insegnare la dottrina cristiana ai più rozzi e derelitti del popolo e a visitare ,servire,consolare e soccorrere gli infermi.
Dopo aver a lungo indugiato decide di accettare la proposta di diventare Arcivescovo di Milano.
Tra le sue opere anche la fondazione della Biblioteca Ambrosiana.Per realizzare questo progetto mandò otto uomini,tra i più dotti e colti che aveva trovato,in giro per l'Italia,la Francia,la Spagna,la Germania,le Fiandre,la Grecia,il Libano e Gerusalemme,riuscendo così a radunare tremila libri stampati e quattordicimila manoscritti.
Ruolo
E' colui che porta a compimento la conversione religiosa dell'Innominato e organizza la liberazione di Lucia dal castello del Signore.
Durante la peste Federigo dimostra che non vive soltanto di parole: aiuta infatti i bisognosi durante la carestia (usando tutti i suoi mezzi,rendendo più rigido il risparmio,usando fondi destinati ad altre iniziative);dando utili consigli al primo insorgere della peste (scrivendo ai parrochi dei paesi si ammonire il popolo dell'importanza di comunicare ogni possibile contagio e di consegnare ogni cosa che poteva essere infetta) e aiuta i bisognosi nel momento più critico della peste (visitava i lazzeretti,per dare consolazione agli infermi,per portare ogni possibile soccorso.)
Episodi salienti (avvenimenti storici)
La guerra del Monferrato scoppia per la successione agli stati del duca Vincenzo Gonzaga.Alla sua morte era infatti chiamato in linea di successione Carlo Gonzaga,capo di un ramo cadetto trapiantato in Francia,dove possedeva i ducati di Nevers e di Rhétel e che era entrato in possesso di Mantova e del Monferrato.La corte di Madrid voleva ad ogni costo escludere da quei due feudi il nuovo principe,e per farlo aveva bisogno di una ragione,si dichiarò sostenitrice di quelli che pretendevano di avere su Mantova un altro Gonzaga, Ferrante,principe di Guastalla;sul Monferrato Carlo Emanuele I,duca di Savoia e Margherita Gonzaga,duchessa vedova di Lorena.Don Gonzalo aveva conclusa con il duca di Savoia un trattato di invasione e di divisione del Monferrato e ne aveva poi ottenuto la ratificazione del conte duca,facendogli credere molto agevole l'acquisto di Casale,il punto più difeso dal Re di Spagna.Protestava però,in nome di questo,di non voler occupare il paese,se non a titolo di deposito,fino alla sentenza dell'imperatore,il quale intanto aveva negato l'investitura al nuovo duca e gli aveva intimato di lasciare a lui in sequestro gi stati controversi,per decidere una volta sentite le parti chi fosse di dovere.Cosa alla quale il Nevers non si era voluto piegare.
Nel periodo in cui si svolge la vicenda,Milano era sotto il governo di don Gonzalo Fernandez de Cordova,che comandava l'assedio di Casale del Monferrato e aveva perciò lasciato il potere a Antonio Ferrer,pure lui spagnolo.Egli fissò la meta del pane al prezzo che sarebbe stato giusto se si fosse venduto a trentatre lire il moggio,anche se ora si vendeva fino a ottanta,scatenando così l' ira dei fornai..I decurioni informarono per lettera don Gonzalo,occupato nelle faccende della guerra,che nominò una giunta alla quale conferì il potere di stabilire il prezzo del pane.I deputati si radunarono e convinti che non ci fosse nulla altro da fare,rincararono il pane.I fornai respirarono,ma il popolo imbestialì.
La sera dopo il suo arrivo Renzo assiste infatti a una delle rivolte del popolo,che prendono d'assalto un forno in una strada chiamata la Corsia de' Servi.
A causa dei raccolti scarsi che si erano avuti negli ultimi due anni,la città fu impoverita dalla carestia: a ogni passo botteghe chiuse,fabbriche in gran parte deserte,le strade un corso incessante di miserie,un soggiorno continuo di patimenti.Gli accattoni di mestiere sono ormai confusi in una nuova moltitudine,costretti a litigare per l'elemosina con persona da cui un giorno l'avevano ricevuta,garzoni e giovani di bottega licenziati,padroni i quali il cessare l'attività li aveva portati al fallimento e alla rovina,tutti <<smunti,spossati,rabbrividiti dal freddo e dalla fame nei panni logori e scarsi>>.
Viene deciso di sistemare tutti gli accattoni nel lazzeretto,per essere mantenuti e curati a spese del pubblico.Quando finalmente i campi cominciano a imbiondire,cessò la carestia: la mortalità.scemando di giorno in giorno,si trascinò fino alla fine dell'autunno.Era sul finire quando comparve un nuovo flagello:la peste,portata dai lanzichenecchi.
Il contagio dilaga rapidamente e non si trovano soluzioni.I decurioni decidono di chiedere al cardinale arcivescovo di fare una processione solenne,portando per la città il corpo di San Carlo.
Il prelato rifiuta,per molte ragioni.Gli dispiaceva la fiducia in quel mezzo arbitrario, temendone il fallimento e inoltre il radunarsi di tanta gente poteva aumentare lo spandersi del contagio.
Alla fine comunque la processione viene fatta :passa per tutti i quartieri della città e il giorno seguente le morti crescono.
Proprio il giorno in cui Renzo arriva al lazzeretto per cercare Lucia inizia a piovere :in pochi giorni l' acqua porta via il contagio
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