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Primo Levi: 'Se questo è un uomo' e 'La tregua'
La vita
Primo Levi nacque a Torino nel 1919 da una famiglia di origini
ebree. Egli frequentò il liceo classico
a Torino dove ebbe come insegnanti alcuni antifascisti come Cesare Pavese e
Augusto Monti, ma la sua vocazione era
per studi scientifici e, infatti, tenne i suoi studi universitari alla
facoltà di chimica. Levi riesce a laurearsi a pieni voti nel 1941, nonostante
le difficoltà creategli dalle leggi
razziali emanate nel 1938.Frequentò amici ed ambienti antifascisti, e durante
la guerra si unì ai partigiani sulle montagne della Valle D'Aosta. Alla fine del 1943 venne catturato dalle milizie
fasciste e deportato nel campo di
concentramento di Auschwitz in Polonia. Egli, affidato alla fabbrica di
Monowizt, che fa parte di un sistema di 39 campi, trova la sistemazione di
manovale in una squadra incaricata di
costruire un muro. Grazie alle sue conoscenze in chimica gli poi viene affidato
un lavoro di laboratorio. Rimane ad
Auschwitz fino alla liberazione ad opera dei russi nel gennaio del'45.
Egli, appena fece ritorno a casa, sulla base delle terribili esperienze che
visse nel campo di concentramento
scrisse 'Se questo è un uomo' che all'inizio ebbe un successo
piuttosto limitato per le difficoltà che
incontrò per la sua pubblicazione. Levi riprese la sua attività di chimico, lavorando in un'azienda di vernici.
Proseguì anche a comporre romanzi sui suoi ricordi
di prigionia e sull'olocausto, come 'La tregua' (1963). Il romanzo
racconta il viaggio di ritorno dal campo
di concentramento di Auschiwtz fino a Torino ed ebbe subito un successo internazionale tale da consentire a Levi di
essere riconosciuto come un grande scrittore e consentì a 'Se questo è un uomo' di divenire uno dei romanzi
più letti del dopoguerra.
La tregua' (1963). Il romanzo racconta il viaggio di ritorno dal campo di
concentramento di Auschiwtz fino a Torino ed ebbe subito un successo
internazionale tale da consentire a Levi di essere riconosciuto come un grande
scrittore e consentì a 'Se questo è un uomo' di divenire uno
dei romanzi più letti del dopoguerra.
'Se non ora quando' (1982) descrive il viaggio di un gruppo di partigiani ebrei russi che vanno dalla Bielorussia all'Italia passando per la Palestina.
'I sommersi e i salvati' (1986) l'ultimo libro scritto da Levi che, a distanza di molti anni, analizza le esperienze vissute nel Lager e le responsabilità dei vari personaggi dell'olocausto.
Egli scrisse anche dei libri di tipo scientifico legati alla suoi studi di chimica fra i quali i più importanti sono:
'il sistema periodico' (1975) dove lega ad ogni elemento chimico della tavola periodica una storia spesso di carattere autobiografico
'La chiave a stella' (1978) dove si racconta la vita e il lavoro dell'operaio piemontese Faussone, che gira il mondo per svolgere il suo lavoro di montatore. Nel personaggio, quasi una proiezione dell'autore, spiccano la curiosità intellettuale e un vivo senso della dignità del proprio lavoro.
Levi, in un periodo di depressione ancora tormentato dai
ricordi di Auschiwitz, si uccideva nel 1987 a Torino.
Prefazione storica: il nazismo.
Origini.
Il Nazismo nacque in Germania in seguito alla grave crisi economica e alle tensioni sociali, che erano sorte dopo la sconfitta della I° guerra mondiale. Il trattato Versailles stabilì che la Germania doveva pagare tutti i debiti di guerra e, subire l'occupazione militare francese nel bacino della Ruhr, una delle zone più importanti per l'economia della Germania. Questo portò al tracollo economico con un'inflazione spaventosa e un altissimo numero di disoccupati. Crebbero movimenti di protesta sempre più forti e le potenze occidentali fecero ben poco per controllare la situazione politica tedesca. Dopo le prime tendenze democratiche, infatti, la situazione volse verso sempre più accentuati estremismi di destra e di sinistra e alla rinascita di un nazionalismo sempre più aggressivo con desideri di rivincita sulla Francia e sul trattato di Versailles.
La crisi economica del 1929 aggravò ancora di più la situazione economica della Germania che si stava appena riprendendo e rese ancora più difficile il pagamento dei debiti nonostante fossero stati ridotti.
Ascesa al potere di Hitler.
Il partito Nazista nacque negli anni 20, ma raggiunse un alto numero di seguaci solo dopo il 1930. Era capeggiato da Adolf Hitler, il quale era già stato protagonista di una rivolta d'estrema destra nel 1923 a Monaco di Baviera, che gli procurò solo una leggera condanna. Egli riuscì a sfruttare questi problemi e crearsi consensi sempre più ampi alleandosi con i monarchici conservatori. Hitler accusò il trattato di Versailles e gli ebrei di essere la causa della crisi della Germania, e promuoveva il ritorno di una nazione forte e dominatrice sull'Europa con un 'terzo reich' dopo il sacro Romano Impero e L'Impero tedesco (1871) .
I deboli governi che si susseguivano non erano in grado di fronteggiare l'ascesa di Hitler e del suo partito nazista che aveva una sempre maggiore popolarità. Egli acquistò potere anche grazie all'appoggio dei grandi industriali degli ambienti militari e conservatori che vedevano nel nazismo un modo per contrastare i movimenti socialisti e comunisti che in quel periodo avevano un seguito considerevole. In occasione dell'incendio del Parlamento accusò i comunisti e ottenne l'appoggio dei partiti conservatori. Così dopo le elezioni che videro un successo per i nazisti, Hitler è chiamato da Hindenburg, il presidente della repubblica, un conservatore, a formare il governo nel gennaio del'33. Si trattò di un governo di coalizione tra nazisti ed esponenti conservatori.
Egli raggiunse presto i pieni poteri dittatoriali assumendo tutte le cariche più importanti, anche quella di presidente della repubblica. Non appena al potere instaurò un regime nazista, che ispirandosi al fascismo di Mussolini in Italia, limitava le libertà personali ed eliminava gli oppositori. Furono cancellati la libertà di stampa, di sciopero, tutti gli atri partiti furono messi al bando e tutte le attività furono controllate dal regime. Assunse il titolo di 'Führer' (condottiero), e si sbarazzò anche di alcuni suoi sostenitori come le SA (reparti d'assalto) le squadre armate che, come le 'camicie nere' in Italia, gli avevano permesso di conquistare potere con atti di violenza. Egli instaurò delle milizie militari le SS (schutz staffeln, squadre di protezione) e una polizia segreta di stato (GESTAPO) che direttamente ai suoi comandi dovevano eseguire le più spietate operazioni di 'pulizia' degli oppositori creando un clima di terrore.
Il nazismo alla conquista dell'Europa.
In politica estera Hitler trovò alleati nei regimi autoritari e fascisti come in Italia e Giappone, destò simpatie negli ambienti più conservatori di tutta l'Europa e sostenne il partito nazionalista durante la guerra civile in Spagna. Vennero iniziati grandi lavori pubblici che apparentemente servivano per migliorare l'economia ma in realtà preparavano la Germania ad uno scontro bellico. Le sue intenzioni di creare uno 'spazio vitale' per il popolo tedesco furono sottovalutate dagli altri stati occidentali (Francia ed Inghilterra in particolare). Questi troppo occupati a risollevarsi dalla crisi economica del 1929 erano convinti che un rafforzamento della Germania avrebbe controbilanciato la crescita dell'URSS, sottoposta alla dittatura comunista di Stalin. Hitler poté così compiere annessioni territoriali (l'Austria e la Cecoslovacchia nel 1938) senza trovare grandi ostacoli aggirando i vari trattati di pace. Quando l'intenzione di Hitler di conquistare l'Europa divenne evidente, era ormai troppo tardi per fermare l'avanzata del Terzo Reich e lo scoppio della II° guerra mondiale.
Ideologia: l'antisemitismo
Ciò che caratterizzò di più il nazismo fu il culto della razza ariana che voleva la stirpe germanica dominare e comandare su tutte le altre considerate inferiori, come simbolo della Germania ariana venne adottata la Svastica. Con grandi operazioni di propaganda, organizzate dal ministero di Joseph Goebbels, si esaltarono le masse all'odio razziale e al militarismo più violento. Il culto della razza ariana era impartito fin dalle scuole e anche a livello scientifico si fornivano continue prove della superiorità biologica dei tedeschi. Anche l'organizzazione sociale era improntata all'autoritarismo più assoluto di stampo militare per cui tutti dovevano obbedire al proprio superiore. In ogni fabbrica, organizzazione pubblica c'era un piccolo Führer. Gli ebrei furono al centro di questo odio razziale e subirono le più spietate conseguenze del regime nazista. Essi iniziarono già dal 1933 ad essere esclusi dalla vita pubblica, venivano trasformati nel rifiuto della società, e venne tolto loro ogni diritto. Le leggi di Norimberga, approvate nel 1935, privavano gli ebrei di quasi ogni diritto e libertà: Vennero proibiti i matrimoni misti, le attività commerciali e sottoposti ad azioni di violenza da parte delle SS come nella famosa notte dei cristalli nel mese di novembre del 1938, quando tutti i negozi degli ebrei vennero distrutti e saccheggiati. Col tempo le persecuzioni aumentarono: vennero deportati nei campi di concentramento fino ad arrivare alla 'soluzione finale' cioè all'eliminazione fisica per 'purificare la Germania'.
Durante la guerra l'espansione della Germania nazista sull'Europa portò con sé il suo antisemitismo. Nei territori dell'Europa orientale, dove gli ebrei erano più numerosi, vennero creati nelle città dei ghetti. Qui gli ebrei erano isolati dal resto della città, costretti a portare sugli abiti la Stella di Davide gialla, e a vivere in condizioni di sovraffollamento e denutrizione.
Il più famoso fu il ghetto di Varsavia nel quale scoppiò una rivolta nel 1943 che venne repressa nel sangue dai nazisti: oltre 56.000 ebrei vennero uccisi e il ghetto venne distrutto. Il razzismo e l'antisemitismo tedesco arrivarono anche in Italia dove il regime fascista emanò le leggi razziali nel 1938 che appunto avevano come principale bersaglio proprio gli ebrei che anche qui rimanevano esclusi e discriminati dalla vita pubblica e sociale.
Molti intellettuali, politici e scienziati, riuscirono a scappare verso gli stati più democratici come Inghilterra e Stati Uniti, ma per chi rimaneva ed era un oppositore o un ebreo venne messo a tacere o eliminato. Anche libri, opere artistiche, cinema, musica che in qualche modo contenevano idee contrarie al regime vennero eliminati, tutto doveva essere in regola con l'ideologia del regime.
I campi di concentramento.
L'atrocità del nazismo raggiunse il suo apice nei campi di concentramento dove furono rinchiusi tutti gli oppositori al nazismo, politici, prigionieri di guerra, omosessuali, zingari, oltre agli ebrei. Per questi ultimi fu riservato il trattamento peggiore: in condizioni di vita disperata, sfruttati al limite della resistenza umana.
Nei campi di sterminio furono provate le torture terribili: dagli uomini usati come cavie negli esperimenti scientifici per provare nuove armi, veleni, farmaci per studiare la resistenza al dolore agli stermini di massa nelle camere a gas o nei forni crematoi.
I campi di concentramento erano diffusi in tutta l'Europa sottoposta al dominio tedesco, fra i lager più tristemente famosi ci sono quelli di Auschwizt, Dachau, Buchenwald, Mauthausen. Anche in Italia c'erano dei campi di concentramento: la Risiera di San Sabba e Fossoli.
Solo il bisogno di manodopera per la guerra che si avviava verso una sconfitta per la Germania, li salvò dallo sterminio totale, e in ogni modo alla fine della seconda guerra mondiale ben 6 milioni di ebrei erano stati sterminati dal nazismo.
L'avvento del nazismo e il suo dilagare avrebbe potuto essere
prevenuto, evitando così tutto quello che ne consegui, se la comunità
internazionale si fosse mobilitata prima?
Lager: le testimonianze più famose
Le atrocità commesse nei campi di sterminio ci sono giunte anche grazie alle testimonianze dei sopravvissuti come Primo Levi che hanno contribuito a far luce su un periodo oscuro della nostra storia.
Raccontare è dunque una necessità, una priorità assoluta, ma non è una cosa facile. Perché raccontare quel dramma spaventoso significa entrare in una contraddizione irrisolvibile ma che, pure, bisogna affrontare. Bisogna conservare la memoria di quegli eventi, impedire che vengano cancellati dal tempo, ma trovare le parole per dire tanta violenza, tanta disumanità, è forse impossibile. Le parole dello scrittore, del testimone, non sono mai sufficienti: lasciano al lettore il compito di comprendere fino in fondo con quale angoscia, con quale sofferenza, milioni di uomini, donne e bambini, hanno dovuto subire quel processo di annientamento dell'umano. Oltre a Primo Levi diversi altri autori hanno parlato dei campi di concentramento o delle atrocità dei nazisti fra questi possiamo ricordare alcuni.
L'austriaca Elisa Springer dove nel libro 'il silenzio dei vivi' racconta la sua storia molto simile a quella di Levi. Anch'ella ebrea quando il nazismo arrivò in Austria cercò di scappare prima in Ungheria poi in Italia dove venne però catturata e portata nei campi di concentramento di Auschiwzt e Bergern-Belsen. Anche in questo caso parla delle atrocità dei Lager e del nazismo.
Anna Frank con 'Il diario di Anna Frank', racconta la sua vita di ragazza ebrea olandese durante il periodo dell'occupazione nazista. Costretta a vivere nella clandestinità con la sua famiglia per sfuggire ai rastrellamenti, trova modo di scrivere le sue emozioni in alcune lettere ad un'amica immaginaria. La sua vita in candestinità è descritta fino al tragico epilogo con la cattura da parte dei tedeschi e la morte nel campo di concentramento.
Jona Oberski con 'Anni d'infanzia. Un bambino nei lager' l'autobiografia dell'autore che racconta la sua esperienza dei lager vissuta quando era bambino, circostanza che lo traumatizzò perché oltre agli orrori dei campi di concentramento a un età ancora ingenua e tenera vide morire i suoi genitori.
Aldo Carpi 'Diario di Gusen' (1944-1945) Il Diario di Aldo Carpi nasce direttamente nel Lager di Gusen (che dipendeva da quello di Mauthausen), entro il quale l'autore era riuscito a ritagliarsi una piccolissima speranza di sopravvivenza per via delle sue doti di pittore. In esso Carpi racconta, con la forza dell'immediatezza e l'intensità di una coscienza ricca di umanità, l'esperienza spaventosa del campo di concentramento così come egli la vive giorno per giorno, nell'incertezza d'una precarietà assoluta, costantemente ad un passo dalla morte.
Se questo è un uomo
Trama
Levi scrive questo romanzo appena fa ritorno dal campo di concentramento di Auschwitz in Polonia, narrando tutti gli orrori e le follie che ha visto durante la sua permanenza al Lager.
Il racconto inizia quando l'autore è catturato dalle milizie fasciste nel dicembre del'43 ed avviato temporaneamente nel campo di concentramento di Fossoli, nell'attesa di partire poi per la Polonia.
Tutti i prigionieri erano inconsapevoli di quello che avrebbero incontrato in seguito, ma se ne accorsero ben presto, quando iniziò il viaggio. Tutti i prigionieri furono stipate in vagoni merci in condizioni disumane: senza acqua, cibo e spazio per muoversi. Dopo questo terribile viaggio il treno arrivò ad Auschwitz dove gli uomini furono divisi da donne e bambini e si procedette alla selezione di chi era adatto a lavorare, e di chi era destinato alle camere a gas e ai forni crematoi di Birkenau.
Levi fa notare la beffarda scritta all'ingresso del lager 'il lavoro rende liberi' che gli rimarrà impressa per tutta la vita. Appena arrivati i prigionieri intuiscono in quale inferno sono arrivati: assetati dopo tre giorni senza poter bere sono messi in una stanza con un rubinetto ma non possono bere perché l'acqua è inquinata. Sono cancellate le differenze individuali fra i prigionieri senza troppe spiegazioni: erano rasati, vestiti con casacche lacere tutte uguali e veniva tolto loro anche il nome infatti erano marchiati proprio come il bestiame con un numero indelebile che sarà il loro unico simbolo di riconoscimento. Levi si accorse ben presto delle condizioni del campo: i prigionieri erano spogliati dei loro averi, vestiti con misere casacche nel freddo inverno polacco, dovevano sottostare a ferrei regolamenti a volte anche dal sapore beffardo come fare alla perfezione i letti, rispondere sempre Jawol 'sissignore' e non fare mai domande, che, se non rispettati, portavano a durissime punizioni.
Fra i vari internati del lager, criminali comuni e politici, gli ebrei erano quelli più disprezzati e maltrattati. Ogni giorno erano sottoposti ad un lavoro in condizioni di schiavitù alla fabbrica di Monowitz: senza sosta sotto le percosse dei tedeschi, e soprattutto dei loro Kapos i capi baracche che ,anch'essi prigionieri ma di 'rango superiore', responsabili della disciplina abusavano spesso dei loro potere dando sfogo all'aggressività più feroce per la gioia delle SS. Sostenuti solo da un tozzo di pane e un po' di zuppa i prigionieri vivevano in baracche sovraffollate dove in una cuccetta dovevano dormire più persone; le latrine in condizioni igieniche disumane avevano scritte beffarde che incitavano all'igiene. Solo chi era in salute e sapeva ridurre al minimo lo spreco di forze ed energie poteva sperare di sopravvivere, altrimenti era destinato a morte certa.
I prigionieri sono distrutti come esseri umani, non hanno più nome ma solo un numero e pur di sopravvivere compiono qualunque atto, si deve imparare a rubare e a non essere derubati. Nel lager non c'è spazio per la solidarietà: arrivare vivi il giorno successivo è la cosa più importante per ogni prigioniero, nessuno pensa più al futuro o ha illusioni se quell'inferno finirà o no, non c'è tempo di pensare di riflettere si ciò che si è diventati. Tutto diventa utile nel lager e anche l'oggetto più insignificante può essere fondamentale. Nasce così un commercio di oggetti di ogni genere: fil di ferro per legare le scarpe, razioni di pane in cambio di un cucchiaio.. Nonostante ciò Primo conosce alcune persone con le quali intreccia buoni rapporti e ringrazia di aver avuto amici come Alberto e Lorenzo che lo hanno aiutato a sopravvivere.
Lorenzo in particolare era un muratore italiano che lavorava per un'impresa che aveva trasferito ad Auschwitz e fornisce a Levi per sei mesi piccoli aiuti e conforti senza ricevere nulla in cambio. Egli ricorda anche l'aiuto che i civili della Buna diedero ai prigionieri spesso fu fondamentale per la sopravvivenza
Durante l'estate del 1944 la vita nel lager ha una speranza in più perché circolano voci sulle prime disfatte tedesche e nei prigionieri nasce l'illusione di poter essere liberati prima dell'arrivo dell'inverno. Le speranze andarono deluse è così l'inverno sopraggiunse e con esso selezioni per la camera a gas sempre più frequenti. Levi riesce a superare l'inverno perché grazie alle sue conoscenze in chimica e arruolato in un reparto dove le condizioni erano meno massacranti.
L'autore divide i prigionieri in due categorie: isommersi e i salvati.
I sommersi sono gli inetti, coloro che non sanno adattarsi all'ambiente del lager e soccombono perché eseguono passivamente tutti gli ordini, non mangiano nulla extra-razione, non sanno una parola di tedesco e non riescono quindi a districarsi tra regolamenti e proibizioni.
Appartiene alla categoria dei sommersi la grande maggioranza dei prigionieri, una massa anonima di esseri vuoti, stanchi, indifferenti.
I salvati sono gli individui che Darwin avrebbe definito adatti: i forti, gli astuti, coloro che riescono ad 'aguzzare l'ingegno, indurare la pazienza, tendere la volontà'. Essi cercano di diventare dei Prominenti, perché da un incarico o da una mansione specialistica deriva sempre qualche privilegio e quindi qualche possibilità di sopravvivenza; inoltre sono di solito degli organizzati, nel senso particolare che questa parola assume nel gergo del Lager, cioè escogitano gli espedienti più vari per procurarsi cibo o altri articoli che possano essere cambiati con cibo oppure usati per attutire i disagi. .
Lo stesso Primo Levi è un salvato. Infatti, grazie ad alcune circostanze fortunate, come la ferita al piede e la scarlattina, trascorre due periodi in Ka-Be, al riparo dal freddo, ma soprattutto, grazie alla sua laurea in chimica, è ammesso al Laboratorio chimico come operaio specializzato e può lavorare in condizioni umane. Essere dei salvati, però, non vuol dire essere uomini, vuol dire solo saper escogitare qualcosa per non morire. Questo tema sarà ancora meglio ripreso nell'ultimo romanzo che Levi pubblicherà proprio dal titolo ' I Sommersi e i salvati'
Levi si ammalò di scarlattina nel gennaio 1945 pochi giorni prima dell'arrivo dei russi e questo gli salvò la vita, infatti, tutti i prigionieri sani furono portati via e poi giustiziati per non lasciare testimonianza di ciò che si era compiuto, ma i malati dell'infermeria furono abbandonati al loro destino. Dopo essere sopravvissuti dieci giorni con quel poco che rimaneva nel campo abbandonato, Levi e gli atri superstiti furono trovati dai russi.
Da qui inizia il lungo e tormentato viaggio di ritorno di Levi verso casa che verrà narrato né 'La tregua'
Commento
'Se questo è un uomo' è la dimostrazione di quanto possono arrivare la follia e la crudeltà nell'uomo e di come un individuo possa essere distrutto nella sua identità e dignità . Il titolo del romanzo deriva da una poesia scritta all'inizio del libro, Con questa rivolgendosi a chi queste esperienze non le ha vissute chiede se può essere considerato uomo chi vive in condizioni massacranti, picchiato, costretto a lottare per un pezzo di pane e avere la vita decisa per un 'sì' o un 'no' alle selezioni per le camere a gas. Il titolo però si può estendere anche a chi ha commesso queste atrocità fino all'ultimo su chi non poteva difendersi, pur di seguire le regole di un'ideologia. Non è possibile definire uomo un essere in cui l'odio e la mancanza di dignità arrivino al livello dei lager.
Il linguaggio usato nel romanzo è semplice e immediato le descrizioni sono molto realistiche per trasmettere al lettore ciò che si provava nel Lager in modo diretto.
Penso che questo libro ci debba far riflettere perché i fatti accaduti allora non si debbano mai più ripetere in nessuna parte della Terra, è un monito alla memoria per evitare di sbagliare ancora.
Questa è la poesia 'Se questo è un uomo':
'Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il
viso da voi.'
La Tregua
Trama
La Tregua è il seguito di Se questo è un uomo. Il libro narra il lungo viaggio di ritorno che Primo Levi fece dal campo di concentramento di Auschiwzt in Polonia, fino a Torino attraverso un lungo e tortuoso percorso fra vari paesi europei.
Il romanzo inizia con la liberazione del campo da parte dei russi nel gennaio del 1945. I prigionieri che sono sopravvissuti agli orrori dei lager sono finalmente liberi e potevano tornare ad essere uomini. Durante i primi giorni la confusione è molta e i prigionieri vengono smistati in vari campi di raccolta. Levi conosce molte personaggi ma fra loro se ne ricorda una in particolare: Mordo Nahum, il Greco. L'incontro con lui fu fondamentale. Il Greco, ebreo di Salonicco, è un personaggio il cui ideale di vita si ispira ad un codice anarchico e mercantile fondato su pochi principi fondamentali fra cui 'l'uomo è lupo all'uomo' e 'guerra è sempre' . E' un uomo di mezz'età che aveva vissuto molte avventure e sopravvissuto in varie guerre, era diventato un maestro nell'arte di arrangiarsi e di cavarsela anche nelle situazioni più difficili. L'incontro con il Greco nonostante sia stato breve è ricordato con molto affetto perché i suoi consigli aiutano Levi a tornare vivere dopo l'inferno del Lager.
Il primo luogo dove avviene una lunga sosta fu Katowice, una cittadina poco distante da Cracovia, dove Levi trova ospitalità, grazie all'abilità del Greco, presso un gruppo di Italiani. Levi fa notare di come gli abitanti della città guardano i prigionieri: sanno già tutto degli orrori che avevano subito. Nel campo dove è ospitato, un ex lager trasformato dai russi in un campo di raccolta per persone di varie nazionalità, Primo fa molte conoscenze ed amicizie. Trova occupazione presso l'infermeria dove ottiene il compito di catalogare medicinali e conosce qui Galina una giovane infermiera russa e un gruppetto di Italiani ai quali rimarrà molto legato anche dopo il ritorno a casa. Fra essi ci sono il Colonnello Rovi, Daniele, Leonardo, Cravero, Cesare. Quest'ultimo è un italiano ebreo proveniente anch'egli dal lager di Buna-Monowitz e più precisamente dal campo da dissenteria dove era stato soccorso da Levi durante gli ultimi tragici giorni che precedettero l'arrivo dei Russi.
Tra i due ex compagni di prigionia si stabilisce un'amicizia profonda; di lui l'autore dice che 'era un amico di tutto il mondo, non conosceva l'odio né il disprezzo, furbo e ingenuo, temerario e cauto, molto ignorante, molto innocente, e molto civile'. È Cesare che lo introduce nel mercato nero di Katowice e durante questo periodo di 'imprese commerciali' acquista una relativa serenità.
Viene anche descritto come la vita torna a riprendere dopo la guerra: iniziano attività commerciali, le persone tornano alle loro piccole attività quotidiane, inizia la ricostruzione dei danni bellici e si cerca di dimenticare orrori e drammi appena passati. Nei mesi di permanenza a Katowice tutti seguono l'evolversi della guerra fino al giorno della sua conclusione, l'8 maggio 1945, che è accolto con grandi festeggiamenti, e un sempre più ardente desiderio di far ritorno a casa. Gli italiani partono poco dopo alla volta di Odessa per poi imbarcarsi su una nave che gli avrebbe riportati in Italia. Il viaggio però deve arrestarsi a causa di interruzioni sulla rete ferroviaria danneggiata dalla guerra e così sono inviati al campo di Staryje Doroghi in Bielorussia.
Durante la lunga marcia verso la 'casa rossa' di Staryje Doroghi il gruppo di italiani fa un toccante incontro con gruppo di prigionieri tedeschi. Questi, affamati e distrutti dal lavoro, chiedono un pezzo di pane, tutti rifiutano ad eccezione di Daniele, unico sopravvissuto all'eccidio del ghetto di Venezia, che offe loro il pane ma pretende che questi si inchinino ai suoi piedi.
Il lungo soggiorno a Staryje Doroghi è rilassante e trascorso nell'ozio ma con una crescente malinconia di tornare a casa e rivedere i propri familiari. Incontra per l'ultima volta il Greco, che finalmente può far ritorno a casa, rafforza il legame d'amicizia con i suoi compagni di viaggio
Dopo il lungo stazionamento in quel campo il gruppo di Italiani parte alla volta dell'Italia ma li deve attendere ancora un lungo e snervante viaggio. A causa dei danni causati dalla guerra alle ferrovie il convoglio compie un percorso tortuoso attraverso vari paesi e paesaggi dell'Europa: dalle sconfinate pianure della Russia, alle 'familiari' colline della Romania, alle fertili pianure ungheresi, alle Alpi di Austria e Germania dove arrivando a Monaco non può fare a meno di pensare che tutto era partito da lì. Girando per le vie della città distrutta e incontrando i pochi sopravvissuti vorrebbe fare mille domande ma nessun tedesco osa guardare il gruppo di ex-deportati ebrei. Dopo un mese di viaggio Levi arriva alla tanto sospirata Italia, e il 19 ottobre 1945 a Torino, dove può riabbracciare i suoi cari. Egli resta ancora in contatto con i suoi compagni di viaggio, e con alcuni di questi diviene anche amico.
Levi ha modo di vedere un'Europa distrutta che si sta appena
riprendendo da una lunga guerra che aveva portato innumerevoli drammi, morti e
distruzioni come mai prima nella storia. Le persone spesso colpite dalla
distruzione di tutti i loro averi e dalla perdita dei loro cari tornano a sperare
e ad avere voglia di vivere. Egli arrivato a casa ha ancora i segni indelebili
di ciò che aveva subito e la memorie degli orrori del lager lo tormenteranno
per tutta la vita.
Commento
Con questo romanzo Levi oltre a raccontare la sua personale odissea attraverso l'Europa, ci parla di come i sopravvissuti dei lager siano tornati a vivere dopo che era stato loro cancellato tutto ed erano stati ridotti a larve.
Durante questa odissea c'è chi intraprende la strada del commercio per procurarsi del denaro con il quale sopravvivere e chi ruba; ma nello stesso tempo si mescolano tra di loro, si aiutano l'un con l'altro e si compatiscono: sono così 'tornati ad essere delle persone' con sentimenti, emozioni, desideri, in quanto possono finalmente pensare e riposare.
Più si avvicinano alle proprie terre e più sono assaliti da sentimenti opposti: l'ottimismo e l'angoscia che qualcosa possa impedire loro il rimpatrio e infatti, all'inizio sono increduli del loro arrivo, ma infine riacquistano la loro sicurezza.
Nel romanzo non ci viene descritta sola 'ricostruzione morale' delle una persona, ma anche quella materiale di paesi, case, infrastrutture traffici e commerci di un'Europa distrutta dalla guerra.
Lo stesso autore ci spiega i motivi per cui ha dato al libro il titolo La tregua, nelle pagine conclusive quando rammenta le sensazioni che ha provato con i suoi compagni di viaggio nel momento in cui il treno è entrato in Italia. La tregua è infatti un'odissea, il ritorno inteso come travaglio interiore, lotta contro i ricordi, la ricerca della propria persona, dell'integrità umana calpestata ed avvilita.
Ma la tregua è anche il ritorno alla 'normalità' conquistata e assaporata a poco a poco nel corso di un viaggio di circa cinquemila chilometri in quasi nove mesi: un viaggio di nove mesi per il ritorno alla vita.
Ma il ritorno alla vita sarà sempre dominato dal ricordo indelebile di Auschwitz.
Penso anche che Levi descrivendoci i paesaggi e gli abitanti di un'Europa distrutta voglia anche far ricordare a tutti gli orrori e l'insensatezza della guerra. Questo ci deve far riflettere sulle varie guerra che ancora oggi si stanno combattendo in tutta la Terra che mietono moltissime vittime e sofferenze inutili e spesso passano inosservate.
Inglese
World War II
At Munich in September 1938, the British prime minister Neville Chamberlain and his French counterpart Édouard Daladier bought time with 'appeasement'--betraying
Czechoslovakia and handing the Sudetenland to Hitler. Millions cheered the empty
Pledge they brought back with them: 'Peace for our time.' Within 11 months, Hitler had invaded Poland and World War II had begun.
The Polish crisis precipitated the war. Through the summer of 1939, German propaganda grew more strident, demanding cession to Germany of the city of Gdansk (Danzig) while gradually escalating demands for special rights in, and finally annexation of, the Polish Corridor. As the only nation able to defend Poland was the Soviet Union, a British-French mission in the summer of 1939 began negotiations for a treaty with Joseph Stalin. Poland, however, announced that it wouldn't have permitted Soviet troops to enter Polish territory, even for defending the country against Germany. Hitler put a stop to these negotiations on August 23 when he announced a non-aggression pact with the Soviet Union. On September 1, German troops invaded Poland. Britain and France declared war to Germany on September 3.
The phases of war
From the British perspective World War II fell readily into three distinct phases:
The first, the so-called phony war and the period of German victories in the west, ended with the decision of France on June 18, 1940, to ask for an armistice with Germany.
The second, the heroic phase, when Britain stood alone, began with the battle for survival in the air over the British Isles and ended in the first week of December 1941 with the successful Soviet defence of Moscow after Hitler's attack on June 22 and with the Japanese declaration of war on the United States and the British Empire on December 7.
The third which lasted from December 1941 until Germany's capitulation in May 1945.
Perhaps the most important event of the first phase was the announcement on Sept. 3, 1939, that Churchill would re-enter the government as first lord of the admiralty. Churchill thus was in charge of the Royal Navy on April 9 and 10, 1940, when Hitler without warning overran Denmark and Norway, greatly extending his northern flank and virtually destroying the naval blockade of Germany that had been established at the beginning of the war.
The Norwegian campaign destroyed also the Chamberlain government. The obviously poor planning and the incapacity of the British forces in an area where the Germans were at a serious disadvantage caused a rebellion within the Conservative Party. Thus, on May 10 Churchill was announced as Prime Minister. Chamberlain, to his immense credit, consented to remain in the Cabinet and to control, on Churchill's behalf, the Conservative Party. On the same day, May 10, 1940, the German army struck in the west against The Netherlands, Belgium, and Luxembourg. France held out for just 38 days.
When on June 18 the French government resolved to ask for an armistice, Churchill announced on the radio that Britain would fight on alone; it would be the nation's 'finest hour.' So began the second phase of World War II for Britain. Through August and September 1940, the fate of the nation depended upon 800 fighter aeroplanes, and upon Churchill's resolution, in the terrific bombardment that became the Battle of Britain. In the last six months of 1940, some 23,000 civilians were killed, and yet the nation held on.
The important political lesson of World War II lays in the realisation that a democratic nation, with a centuries-old tradition of individual liberty, could with popular consent be mobilised for a gigantic national effort. The compulsory employment of labour became universal, for both men and women. In 1943 Britain was devoting 54 percent of its gross national product to the war. Medical services were vastly extended. Civilian consumption was reduced to 80 percent of the pre-war level. Yet by and large the political tensions that had accompanied an equally desperate war 25 years before did not appear. Britain was unified in a way it had seldom been. Politics, as opposed to the direction of the war, certainly for the voters, became almost irrelevant. There was some parliamentary criticism of Churchill's leadership, but public approval, measured by repeated opinion polls, hardly wavered. German hostilities in the west ended at midnight on May 8, 1945.
Primo Levi is one of our century's essential voices
Writer and chemist, survivor and witness, Primo Levi was born in Turin, Italy, in 1919. In 1938, his Judaism became a sudden and serious liability. That year, Mussolini's government enacted a series of anti-Semitic regulations that outlawed mixed marriages, expelled Jews from the universities. Despite the so-called racial laws, Levi managed to complete his degree in chemistry at the University of Turin in 1941.
Two years later the Germans captured Levi and took him in Auschiwzt camps. Out of the 650 Italian Jews in his 'shipment,' Levi was one of the 20 who left the camps alive. He attributed his survival to luck, to his skills as a chemist, and to the furtive care packages he received from an interned Italian bricklayer. He also had the paradoxical good luck to be stricken with scarlet fever just as the Germans began to evacuate the Auschwitz complex in January 1945.
Levi returned to Turin, resumed his career as chemist. Yet he felt driven to record his wartime ordeal, and in spare time he composed Survival in Auschwitz. Fantastically enough, his memoir. Survival in Auschwitz finds a wide audience, and today, five decades after its initial appearance, it continues to astonish.
The late-breaking success of his first book inspired Levi to write another. This was The Reawakening, in which he recounted his long, meandering journey home through the chaos of liberated Europe.
Levi published also a series of science-fictional and philosophical vignettes that were later collected in The Sixth Day and The Mirror Maker. In 1977, he retired from chemistry to write full-time.
He wrote The Periodic Table, in this book Levi truly use the elements of Mendeleyev's Periodic Table as jumping-off points for autobiographical episodes.
Auschwitz had left Levi
with indelible scars (some of which grew more visible in his last book, The
Drowned and the Saved). On
April 11, 1987 Levi suicides.
Francese
En 1938 à la conférence de Munich les premiers ministres français Daladier et anglais Chamberlainobtienent d'Hitler et de Mussolini la confirmation que l'expansion térritoriale allemande est finie. Ce n'est pas vrai. La guerre éclate le 1er septembre 1939, le 3 septembre la France et l'Angleterre déclarent guerre à L'Allemagne.
Pendant le premier mois la guerre est tranquille: les allemands sont occupés au nord avec la Norvège et la Danemark. Cette période est apellé la 'drôle de guerre'. Les français pensent que la ligne Maginot une énorme série de fortifications qui couvre la frontière de la Suisse jusqu'à a la belgique découragerà les Allemands. Au mois de mai 1940 les nazis attaquent en rapide succession l'Hollande, la Belgique et la France. La ligne Maginot est tournèe, ci est la 'guerre foudre'. Le 14 juin 1940 les troupes allemandes arrivent à Paris, la France capitule, le gouvernement s'enfuit à Londres. La France est divisée en deux, au Nord la partie occupée directement par les Allemands, au Sud la République collaborationiste de Vichy, dont le maréchal Pétain est le chef. Le générale De Gaulle lance le 18 juin 1940 à la radio de Londres un Appel à la résistance contre les allemands. Il va devenir le chef des Forces Armées de la France libre, alliée avec les Américains et les Anglais. Le gouvenrment collaborationniste se rend responsable de graves crimes, comme la deportation des hébreux français dans les camps de concentrement.
Les gouvernement Laval reste mais il s'agit d'un véritable fantoche dans le mains des nazis. Le 6 juin 1944 les Alliés, et les Français avec eux, débarquent en Normandie, c'est le début de la reconquête. Le 25 août 1944 les troupes françaises délivrent Paris. L'Allemagne capitule le 8 mai 1945.
Auschwitz
Le camp d'Auschwitz. C'était
le camp le plus important du dispositif Allemand. Auschwitz est devenu le
symbole de l'assassinat industriel des Juifs et des Tsiganes Il
regroupait à lui seul, 50 sites avec trois camps principaux :
Auschwitz I
Auschwitz II Birkenau
Auschwitz III Monowitz
Les déportés étaient déplacés régulièrement de l'un à l'autre.Dès 1939, des prisonniers politiques ont été internés à Auschwitz, parmi eux beaucoup d'Allemands anti-nazis et des Polonais. En 1941 des prisonniers Russes furent amenés au camp. 600 ont été gazés au Zyklon B, les premiers assassinats massifs.
Paradoxalement, ce camp à sauvé la vie d'un certain nombre de Juifs vivant aux alentours. Ces Juifs d'Oswiecim (Auschwitz en Allemand), ont construit les batiments. Classés par l'administration comme ' Préposés aux travaux d'installation des camps de la mort ', ces hommes et femmes évitèrent ainsi le sort de leurs homologues. N'oublions jamais que 1 300 000 Juifs sont morts à Auschwitz, sur un total de 1 600 000 assassinats. Et ceci n'est qu'approximatif. En effet, la plupart du temps, les enfants, femmes et hommes descendaient des wagons à bestiaux, pour aller directement à la salle des 'Douches', où le Zyklon B ne laissait aucune chance à qui que ce soit.
Primo Levi est l'une des voix essentielles de notre siècle.
L'auteur et le chimiste, le survivant et le témoin, Primo Levi est né à Turin, Italie, en 1919. En 1938, cependant, son judaisme est devenu une responsabilité soudaine et sérieuse.Cette année, le gouvernement de Mussolini a décrété une série de règlements anti-Semitiques. En dépit des prétendues lois raciales, Levi est parvenu à terminer son degré en chimie à l'université de Turin en 1941.
Deux ans après, quand les Allemands ont envahi l'Italie du nord, Levi s'est sauvé aux montagnes avec des partisans, capturés immédiatement par une troupe de milice fasciste, Levi est déporté dans le camp d'Auschwitz. Il a attribué sa survie à la chance, à ses qualifications en tant que chimiste et à l'aide qu'il a reçu d'un maçon italien interné. Il a également eu la chance paradoxale d'être frappé de scarlatine juste comme les Allemands commençaient à évacuer le complexe d'Auschwitz. Il a survécu, et il a été libéré avec une poignée d'autres détenus malades en janvier1945.
Levi est revenu à Turin, , et a repris sa carrière comme chimiste. Il s'est senti piloté pour enregistrer son épreuve du temps de guerre, et dans le temps disponible il a composé Si ceci est un homme, son mémoire de tous ce qui a vu à Auschwizt . Aujourd'hui, cinq décennies après son aspect initial, il continue à étonner.
Le succès de son premier livre a inspiré la suite . C'était La trêve dans le quel il a raconté son long, voyage de méandre à la maison par le chaos de l'Europe libérée.
Levi a écrit aussi des histoires scientifiques. En 1977 il s'est rétiré de la chimie pour écrire à plein temps, et a gagné une renommée mondiale pendant la décennie suivante avec la traduction en anglais du Tableau périodique. Dans ce livre, Levi a vraiment uni ses deux métiers: en utilisant les éléments de Mendeleyev le Tableau périodique il a parlè des épisodes autobiographiques
Auschwitz a emprimé en Levi des
mémoires indélébiles (dont certains ont crues plus visibles dans son dernier
livre, les noyés et les sauvegardés ). Le 11 avril 1987, après une période de
dépression prolongée, Levi se suicide.
Diritto
La tutela costituzionale del lavoro
Durante i regimi autoritari come il nazismo e il fascismo i diritti dei lavoratori erano assai ridotti. Con il ritorno alla democrazia e l'emanazione della Costituzione nel 1948 si sono voluti tutelare alcuni diritti fondamentali.
Il lavoro è alla base dell'ordinamento della repubblica: 'L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro' Art. 1. Il lavoro è considerato un diritto fondamentale per ogni persona: ' La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto' Art.4. L'articolo 35 è riferito ad una generale tutela del lavoro, e all'aiuto che lo stato deve dare per promuovere il lavoro e preparare professionalmente i lavoratori. Inoltre riconosce il diritto all'emigrazione e tutela il lavoro italiano all'estero.
La costituzione si occupa di tutela del lavoro in particolare dall'articolo 35 al 40, fra questi i più importanti sono: l'articolo 36 che riguarda il diritto alla retribuzione, l'articolo 39 il diritto di sindacato e l'articolo 40 il diritto di sciopero.
La retribuzione deve infatti essere proporzionata alla quantità a alla qualità del lavoro prestato e, sufficiente ad assicurare al lavoratore ed alla sua famiglia un'esistenza libera e dignitosa.
La norma dell'articolo 36 è precettiva questo significa che se il datore di lavoro non rispetta una di queste due norme è costretto a conformarsi alla normativa costituzionale per non incappare in sanzioni giudiziarie.
L'articolo inoltre ribadisce il diritto al riposo settimanale ed ad un periodo di ferie annuali retribuite e affida alla legge il compito di stabilire il massimo orario della giornata lavorativa.
La retribuzione può essere a cottimo, a tempo o mista. La retribuzione a cottimo è determinata in base al numero di prodotti lavorati. Quella a tempo retribuisce il lavoratore in base tempo trascorso al lavoro.
Non meno importanti sono gli articoli 37 e 38 che si occupano della tutela del lavoro femminile e minorile, e del diritto di assistenza per le persone inabili al lavoro:
Geografia
I problemi del lavoro nel Nord e nel Sud del mondo.
La disponibilità e la qualità del lavoro sono uno dei principali fattori che influenzano la distribuzione della popolazione sulla Terra e la sua qualità della vita.
Da sempre le migrazioni dell'uomo sono state causate dalla disponibilità di risorse che una data area offre alla popolazione e dalla capacità che l'uomo stesso ha di sfruttarle per renderle utili creando lavoro. Anche le attuali migrazioni sono causate dalla necessità di un lavoro o di un miglioramento qualitativo del lavoro stesso.
Oggi esiste una profonda differenza fra il lavoro nei paesi del 'Nord del mondo', ricchi e industrializzati e quelli del 'Sud' caratterizzati da povertà e sottosviluppo. Nel primo gruppo di paesi il lavoro e caratterizzato da un'alta tecnologia, da lavoratori sempre più specializzati e preparati professionalmente. Da un benessere abbastanza diffuso e da una legislazione che garantisce e protegge i lavoratori.
In diversi paesi del sud del mondo invece per la maggior parte delle persone il lavoro spesso condotto in condizioni dure e faticose è appena sufficiente alla sopravvivenza, con poche garanzie di protezione sociale da parte dello stato, soprattutto per le parti più deboli della società. L'analfabetismo diffuso, le guerre e i grandi interessi economici non contribuiscono a migliorare la qualità e l'offerta di lavoro in queste zone. Alcuni problemi infine anche se in modo diverso sono comuni a tutto il mondo e affliggono ancora i paesi più sviluppati.
Ci sono diversi indicatori per verificare la qualità, la disponibilità, il grado di sviluppo e i problemi del lavoro in un'area. I più importanti sono: la percentuale di popolazione attiva e la ripartizione dei lavoratori nei tre settori produttivi, fra i problemi spiccano la disoccupazione, lo sfruttamento del lavoro minorile e femminile.
Il primo fattore che influenza il lavoro è la percentuale di popolazione attiva cioè l'insieme della forza lavoro compresa tra i 14 e i 65 anni. Globalmente il tasso di popolazione attiva è del 48%. Nei paesi del nord del mondo questa percentuale è più alta ma tende ad abbassarsi per effetto dell'invecchiamento della popolazione, che in un futuro prossimo potrebbe causare problemi economici per il gran numero di pensionati a carico della società. Nei paesi del terzo mondo la situazione è opposta, nonostante sia molto sfruttato il lavoro minorile, qui il tasso si popolazione attiva è inferiore alla media per una popolazione con un'età media molto giovane a causa del forte incremento demografico.
Un altro fattore è dato della divisione lavoro nei tre settori d'attività: primario, secondario e terziario. Nei paesi sviluppati il terziario occupa un ruolo dominante con oltre il 50% della popolazione impiegata e sono particolarmente sviluppati i servizi avanzati (comunicazioni, informatica, attività di ricerca..) . L'industria che occupa un 25-40% della popolazione sta registrando un calo di addetti a causa di una sempre maggiore automazione e meccanizzazione . L'agricoltura occupa solo una ridottissima quota di popolazione grazie ai progressi dell'automazione.
Nei paesi in via di sviluppo la situazione è molto diversa: qui l'agricoltura occupa ancora una parte considerevole della popolazione, l'industria è ancora in fase di sviluppo e occupa una percentuale di popolazione poco elevata. Il terziario è poco sviluppato e a volte l'alto numero di persone occupate in questo settore è dovuto ad una massiccia presenza di burocrazia statale e grandi apparati militari.
Nei paesi che hanno avuto o hanno un'economia pianificata la situazione è mutevole: i Cina ad esempio abbiamo ancora una prevalenza del settore primario, mentre in Russia e nei paesi dell'Europa orientale è l'industria ad avere un ruolo principale, anche il terziari occupa molti addetti, ma si tratta di un terziario poco produttivo e legato alla burocrazia statale.
La disoccupazione è un fenomeno che colpisce sia i paesi del Nord che del Sud del mondo anche se con aspetti diversi. Nei paesi del Nord del mondo la percentuale di disoccupati varia secondo le fasi di espansione o crisi economica (come nella crisi petrolifera degli anni'70) Molti stati attuano politiche di incentivo all'occupazione e sussidi per i disoccupati per tentare di risolvere questo grave problema. Nei paesi del sud del mondo la disoccupazione colpisce soprattutto le fasce più povere della popolazione ed in particolare i contadini delle aree più improduttive o in via desertificazione o cacciati dall'avanzata delle piantagioni delle multinazionali. Gli stati non fanno molto per migliorare l'economia e aiutare le fasce più deboli della popolazione Oltre alla disoccupazione un fenomeno particolarmente diffuso nei paesi povero è la sottoccupazione cioè lo sfruttamento in nero della manodopera che spesso è attuata con condizioni di lavoro durissime, poche sicurezze e salari al limite della sopravvivenza, facendo ampio ricorso allo sfruttamento del lavoro minorile.
Il lavoro minorile è infatti uno dei più gravi problemi del Sud del mondo, ma anche in parte in alcune aree del Nord. I bambini sono spesso costretti al lavoro per le necessità economiche della famiglia, con salari molto ridotti e in condizioni precarie, svolgendo spesso attività illegali o criminali. Lo sfruttamento arriva fino a forme disumane come la prostituzione minorile o l'uso di bambini soldato durante le guerre. Lo sfruttamento del lavoro dei minori si ripercuote su tutta la società e l'economia dei paesi interessati: essi sono privati della possibilità di istruirsi, contribuendo così a mantenere un alto livello di analfabetismo e poca istruzione che contribuiscono ad aggravare le condizioni di sottosviluppo dei PVS. Un esempio eloquente di sfruttamento del lavoro minorile è dato dalle 'favelas' del Brasile dove i bambini che vivono per le strade di queste sovraffollate baraccopoli sono sfruttati da bande criminali per il commercio di droga o per atti di microcriminalità . Anche in alcuni paesi asiatici come nel Pakistan o nelle regioni del Sud-Est la manodopera minorile è sfruttata, soprattutto nell'industria tessile, per avere prodotti a costi ridotti da vendere sui mercati occidentali ottenendo così alti profitti.
Un altro grave problema del lavoro è la penalizzazione
dell'attività femminile, fenomeno che interessa anche i paesi più sviluppati
anche se in misura minore. Il lavoro delle donne spesso è sotto pagato rispetto
a quello maschile e le donne hanno maggiori difficoltà ad accedere ad alcune
professioni. Ad esempio anche nei paesi più sviluppati le donne sono in
minoranza nel controllo politico e negli organi di governo. Inoltre, in
particolare nei PVS, spetta alle donne un lavoro 'invisibile' come la
cura dei figli, della casa per la mancanza di strutture sociali fornite dallo
stato. In molti stati inoltre manca una legislazione che pone sullo stesso
piano donne e uomini e anzi in alcuni stati (come nei paesi musulmani)
la figura femminile è posta in condizioni di inferiorità ed è la stessa legge
che impone costumi e stili di vita di subordinazione all'uomo.
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