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PRESENTAZIONE DEL ROMANZO
IL ROSSO E IL NERO
di STENDHAL
L'autore de "Il rosso e il nero", Stendhal, pseudonimo di Henry Beyle, nacque a Grendole, in Francia, nel 1783, da una ricca famiglia.
Da giovane, si trasferì a Parigi e nel 1800 raggiunse l'armata napoleonica in Italia, ma fu costretto ad abbandonarla nel 1821, poiché sospettato di cospirazione contro l'Austria dopo la caduta di Napoleone.
Dopo la rivoluzione del 1830, tornò in Italia come console francese, ebbe modo di viaggiare molto e di scrivere. Morì a Parigi nel 1842.
L'opera "Il rosso e il nero", fu scritta nel 1830 per denunciare la sconfitta di un umile individuo, il protagonista, Julien Sorel ad opera dell'alta società.
La vicenda ha origine nei primi anni dell'800, in un paesino di provincia francese, Verrieres, dove il figlio di un modesto carpentiere, Julien Sorel, disprezzato e ritenuto un fannullone dalla sua famiglia, viene assunto come precettore per i tre figli dell'allora Sindaco del paese, il signor De Renal.
Julien entra subito nelle simpatie dei tre bambini, ai quali insegna anche il latino, sebbene i suoi atteggiamenti sono ritenuti non adeguati ad un ragazzo di umili origini come lui. Forse per questo motivo ha un particolare fascino sulle donne e la moglie del sindaco ha una relazione segreta con lui.
A causa della malattia del figlio più piccolo, Stanislas, la signora De Renal è presa da molti rimorsi di coscienza e la considera quasi una punizione divina per la relazione "clandestina" con Julien. Ad aumentare l'instabilità del loro rapporto giunge anche una lettera anonima, la quale informa il sindaco della relazione tra la moglie e il precettore.
Julien parte allora per il seminario Bensaçon, nel quale però non si sente a proprio agio, poiché non ha una vocazione ecclesiastica. Viene notato dal marchese de La Mole, stupito della grande abilità dell'ex precettore nel saper recitare a memoria pagine della Bibbia.
Decide quindi di assumerlo come suo segretario, introducendolo anche nella "alta società parigina" dalla quale il protagonista rimarrà molto deluso poiché non se l'aspettava così corrotta e cospiratrice.
La seconda parte del libro ha inizio con la storia d'amore tra Julien e la figlia del marchese de la Mole, Mathilde. Inizialmente è quest'ultima ad infatuarsi di Julien, che poi cede alle avances di Mathilde e dà avvio ad una storia d'amore dapprima clandestina, poi svelata al signor de la Mole dopo la scoperta di essere incinta di Mathilde. Il marchese non è affatto contento dell'accaduto, ma acconsente al matrimonio fra i due.
Nel frattempo giunge a La Mole una lettera della signora de Renal, che lo informa di diffidare da Julien, poiché per avere più importanza nella società approfitta delle debolezze delle donne di famiglie ricche e le seduce.
Julien parte per Verrieres armato di una pistola e assetato di vendetta, irrompe in chiesa durante una funzione religiosa e spara due volte alla signora De Renal. Ella viene colpita alla spalla in modo non grave, ma Julien è comunque condannato a morte. Durante la sua prigionia, viene visitato da entrambe le amanti, ma sembra gradire maggiormente le visite della signora De Renal.
Venne per lui il triste giorno dell'esecuzione, che volle ritardare di due mesi ricorrendo in appello. Dopo aver fatto giurare alla signora De Renal di non tentare il suicidio e di aver cura del suo unico figlio avuto da Mathilde, che una volta dopo la sua morte la madre avrebbe sicuramente abbandonato, fu decapitato.
Mathilde baciò la sua testa come molti anni prima una sua antenata aveva fatto con Boniface de La Mole, che aveva vissuto un'esperienza simile alla loro, la signora De Renal morì invece alcuni giorni dopo, abbracciando i propri figli.
Il tema predominante dell'opera è la "differenza di casta" tra i vari appartenenti ad una società. Al protagonista accade, per un fortunato caso, di essere elevato ai massimi livelli della società del suo tempo, dalla quale però verrà improvvisamente sconfitto, proprio perché, secondo la mentalità del tempo, all'umile figlio di un carpentiere non era permesso diventare ricco ed importante, qualsiasi fossero le sue effettive capacità.
L'autore inserisce nella storia molti monologhi interiori e soliloqui, lasciando molto spazio a riflessioni ed impressioni personali.
Il racconto è arricchito da considerazioni sulla politica e sul modo di vivere della Francia ottocentesca.
Il linguaggio utilizzato è semplice e lineare, le descrizioni sono molto particolareggiate e a volte risultano un po' troppo dispersive, ma nel complesso il modo dell'autore di fare il "quadro della situazione" è di facile comprensione.
Nell'opera si manifesta efficacemente la mentalità di quell'epoca, in cui gli appartenenti alle classi più agiate guardavano con disprezzo i più umili e poveri.
L'autore interviene personalmente nel racconto della vicenda, con impressioni e giudizi personali, instaurando così un rapporto quasi confidenziale con il lettore.
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