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Pirandello




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PIRANDELLO


Adesione al fascismo:

Pirandello fu sostenuto e finanziato dal regime fascista nonostante il fascismo predicasse dei valori indiscutibili (la forza, la superiorità), mentre Pirandello mettesse in dubbio ogni certezza del vivere. Egli aderì al fascismo probabilmente per provocazione e vendetta nei confronti di un gruppo di intellettuali liberali oppure perché lo vedeva come uno spiraglio di rivoluzione. Inoltre, proprio in quel periodo, successivo alle avanguardie, tutte le letterature seguono un ritorno all'ordine, che per molti scrittori significa anche rinunciare alla vita politica. Successivamente Pirandello se ne pentirà, tanto da rinunciare alla casa offertagli da fascismo e ai funerali di stato.


Lo stile:

Pirandello, pur non conoscendo Freud, leggeva le opere di uno psicologo francese, autore di "Alterazione della personalità", secondo cui l'uomo è una presenza simultanea di varie persone. Da qui deriva il rovesciamento del modo tradizionale di fare arte e la poetica dell'umorismo, caratterizzata da disorganicità, scomposizione e contraddizione. Pirandello ha un atteggiamento meno analitico, distrugge i miti dell'arte tradizionale e i protagonisti delle sue opere sono degli anti-eroi. Lo stesso autore invita il lettore ad essere diffidente (v. "La coscienza di Zeno" di Svevo) e discute se il proprio romanzo è verosimile o meno (nell'arte tradizionale l'autore assicurava il lettore della verosimiglianza). Tutto ciò non spinge il lettore ad immedesimarsi, ma a stare distaccato.


I temi principali:

La forma, con cui si intende ciò che la gente dice che siamo, ciò che ci plasma dall'esterno, e la vita, con cui si intende qualcosa che sta dentro ciascuno di noi e non ha alcuno schema, ma è un flusso continuo di volubilità. L'unica possibilità d'uscita è la morte o la pazzia.

Lo specchio, il doppio, la pazzia.


Le fasi delle opere di Pirandello:

Periodo vicino al verismo/naturalismo.

Narrativa umoristica.

Stagione teatrale.

Opere surreali.


La narrativa umoristica:

Il saggio intitolato "L'umorismo" spiega il concetto di umorismo secondo Pirandello. Egli distingue comicità, con cui si intende l'avvertimento del contrario, da umorismo, con cui si intende il sentimento del contrario (non si riesce più a ridere di una cosa, dopo che se ne è capito il dramma che nasconde).

T75 (pag.348)


Differenze tra le opere del '90 e "Il fu Mattia Pascal":

Negli anni '90 gli scrittori si ribellano al passato, ma lo fanno come chi debba distruggere e ricostruire qualcosa, prendendo coscienza della loro novità.

"L'esclusa" è già un libro nuovo (v. "Una vita di Svevo"), anche se ai contemporanei non sembrava un libro nuovo, perché ha ancora la struttura dei romanzi veristi, ciò che cambia è la psicologia, il modo di vedere la vita.

"Il fu Mattia Pascal" è veramente un libro nuovo, perché anche la struttura è diversa. In romanzi come "Il fu Mattia Pascal" e "Uno, nessuno e centomila" si assiste all'alternanza del soliloquio e del dialogo con il pubblico. I fallimenti di Mattia Pascal sono:

Fallimento della beffa erotica.

Fallimento del tentativo di darsi una nuova vita.

Fallimento del ritorno in paese.

Mentre i romanzi tradizionali sono romanzi di formazione, in cui il protagonista si educa alla vita, qui Mattia Pascal arriva alla scelta di non vivere (il romanzo non ha nemmeno una lezione).

Aspetto stilistico → E' un romanzo soliloquio costituito da un lungo monologo interiore, che conferisce espressività ad un linguaggio "incolore".

Aspetto tematico → E' ambientato in due grandi città: Milano e Roma. Milano è il luogo dove per la prima volta appaiono i tram elettrici e da qui Pirandello trae spunto per affrontare il tema del progresso, in cui non crede perché ha reso la città sempre più invivibile. Roma, non più vista come una città sacra, è stata uccisa dalla modernità ed è definita "da acquasantiera a portacenere".


Altre opere:

L'esclusa → Pirandello, influenzato da Capuana, affronta in "L'esclusa" il tema della famiglia nel meridione. Inizialmente il romanzo aveva per titolo il nome della protagonista, poi l'autore lo cambia per porre l'accento la sua condizione (è la storia di una donna accusata ingiustamente dal marito di tradimento).

Si gira → L'opera è una metafora dell'intellettuale nella società industriale, dove il protagonista, un operatore, ad un certo punto diventa muto, simbolo che l'intellettuale è destinato ad un unico gesto meccanico fino ad arrivare a dover solo osservare gli altri che credono di vivere. Secondo Pirandello la macchina impedisce agli uomini di realizzarsi, tanto che le persone si stanno trasformando in personaggi (v. contrapposizione vita/forma).

I vecchi e i giovani → L'opera tratta la storia italiana tra Sicilia e Roma all'epoca degli scandali romani e rappresenta il fallimento dei vecchi e dei giovani. Oscilla tra il romanzo storico e la prospettiva umoristica.


Il teatro:

Il teatro pirandelliano, a differenza di quello dannunziano, ebbe un gran successo sia in Italia sia all'estero e le sue opere furono rappresentate anche durante la vita dell'autore (non solo dopo la sua morte, come avviene di solito). Pirandello cambia il modo di concepire il teatro, che ora mira ad evitare il coinvolgimento emotivo; il pubblico mostrò inizialmente una certa diffidenza, perché gli attori "tradiscono" l'autore. I principi fondamentali del teatro pirandelliano sono:

Autonomia del personaggio rispetto all'autore.

Dissacrare il momento artistico mediante l'arte stessa.

Pirandello mette, infatti, al centro della scena i personaggi, mentre l'intreccio diventa secondario; non si limita a rappresentare una scena, ma contesta il teatro attraverso il teatro ponendo l'accento sull'elemento artificioso (mostrando, ad esempio, la scena), sulla maschera e l'invito agli spettatori di diffidare di ciò che vedono (v. "Sei personaggi in cerca d'autore"). Questa tecnica in letteratura è definita costruzione an en abime (in abisso).

Già le prime opere di Pirandello presentavano elementi teatrali, come "Il fu Mattia Pascal", ma poi scrisse vere e proprie opere per il teatro:

Così è se vi pare → E' un giallo senza soluzione che mette in evidenza il relativismo pirandelliano mettendo in dubbio le stesse categorie di verità e identità

Il piacere dell'onestà      

Hanno per protagonisti due ragionatori, il teatro di Pirandello è, infatti, definito

Il gioco delle parti teatro cerebrale, in cui anche i sentimenti sono razionalizzati.

"Sei personaggi in cerca d'autore" fa parte della trilogia definita "Teatro nel teatro" oltre a "Ciascuno a modo suo" e "Questa sera si recita a soggetto". Con questa trilogia Pirandello raggiunge gli obiettivi teorici che si era preposto: l'autonomia dei personaggi è spinta al massimo, l'autore non c'è e di conseguenza non c'è nemmeno un significato della scena, ma tanti significati quanti sono i personaggi. La novità di "Sei personaggi in cerca d'autore" sta nel modo in cui Pirandello immagina il dramma, organizzato in tre piani in conflitto tra loro:

I fatti accaduti in passato.

I personaggi presenti che interpretano in modi diversi i fatti passati.

La storia interpretata dagli attori.

Manca, quindi, un'organizzazione che dia un significato complessivo all'opera. Il tragico non sta nella vicenda (Pirandello ha infatti scelto fatti estremi come il suicidio, la prostituzione, ecc.), ma nell'impossibilità di capire il significato del dramma. Secondo un'altra interpretazione "Sei personaggi in cerca d'autore" potrebbe essere una critica del momento storico: la mancanza dell'autore simbolizza la mancanza d'identità dell'uomo nell'Europa del '900. L'opera risulterebbe così una critica a tutte quelle culture d'identità (v. Mussolini o D'Annunzio).


Enrico IV:

Apparentemente "Enrico IV" è una tragedia (ambientata a corte, linguaggio tipico della tragedia, rispetto delle unità aristoteliche), in realtà il re non è altro che un borghese dominato dai sentimenti della follia, gelosia e vendetta. Il vero dramma sta nella necessità del protagonista di recitare la follia (tipica condizione dell'estraneo, dell'escluso), dato che gli permette di vivere, ma allo stesso tempo di stare fuori dalle convenzioni.


Novelle per un anno:

Pirandello ha lavorato alla novellistica per tutta la sua vita, ma è nel 1922 che riorganizza tutti i libri di novelle nella raccolta "Novelle per un anno" (comprende 24 volumi per 15 novelle ciascuno, per un totale di 360 novelle che equivale all'incirca ai giorni di un anno). La suddivisione delle novelle in questo modo sembrerebbe indicare che c'è un ordine, in realtà non si conosce ancora il criterio secondo cui le ha disposte e l'unico criterio è la mancanza di criterio. Nella raccolta mescola racconti antichi e recenti, racconti di ambientazione romana e siciliana.

L'ultima novella è intitolata "Una giornata" e non è casuale che dia il nome all'ultima sezione della raccolta dato che tutte le altre avevano il titolo della prima. In "Una giornata" predomina il tema del tempo. Narra le vicende di un uomo gettato fuori dal treno in una stazione sconosciuta, dove però tutti lo conoscono. Questa estraneità agli altri alla fine diventa estraneità a se stesso: davanti allo specchio non si riconosce e gli appare davanti in un vortice tutta la sua vita e i sui figli, che vede dapprima bambini, poi adulti e infine anziani.

Dal momento che è impossibile trovare un ordine nella raccolta, le novelle sono classificate per temi:

Aspetto espressionistico → Non è soltanto la tendenza alla violenza del linguaggio, ma anche quella alla ritrattistica (descrizione dei difetti e indugio sul particolare). Ad esempio, nella conclusione di "La mosca" Pirandello una tecnica quasi cinematografica (zoomata): concentra l'attenzione su particolari minuscoli e li isola dal contesto (le zampe della mosca che si sfregano arrivano ad assumere un aspetto pauroso e sinistro). Lo scopo dello scrittore è quello di scardinare le nostre certezze.

Paesaggio → Mentre nel mondo classico l'uomo viveva in perfetta armonia con la natura, nel mondo romantico si assiste alla rottura di quest'armonia, portata a compimento nel '900. Con Pirandello viene meno la corrispondenza natura/uomo e anima/paesaggio, tanto che ironizza il tentativo dei personaggi di trovare conforto nella natura (v. "Il male della luna").

Rapporto nichilismo/ricerca della verità → Pirandello non può essere considerato un vero e proprio nichilista, perché i nichilisti escludono che esista una verità, mentre Pirandello intende la verità come qualcosa di instabile, relativo, ma tuttavia esistente. Pirandello, pur rifiutando il dogmatismo, non rinuncia alla ricerca della verità, intesa come il conflitto delle diverse interpretazioni. Non esiste, quindi, una verità assoluta, ma esistono tante verità in relazione alla condizione storica e all'interpretazione dei vari gruppi sociali.

Struttura formale → Le novelle presentano una gran varietà di strutture: epistolare, dialogica, in terza persona, in seconda persona singolare o plurale (questa struttura poliedrica sottolinea la ricerca della verità).

"Ciascuno a modo" suo è una novella straordinaria per l'innovazione: la fusione tra pubblico e attori. Ad un certo punto della scena, due persone si alzano dal pubblico e vanno sul palco affermando che quella recitata è la loro storia, in questo modo non si capisce più dove inizia e dove finisce la finzione. Si possono individuare tre livelli di rappresentazione:

Finzione teatrale sul palco.

Vita reale che irrompe sul palco

Rappresentazione simultanea dei due livelli precedenti.

Questi tre livello portano alla divisione tra pubblico reale e pubblico falso e alla mancanza del terzo atto per interruzione della vita sulla scena. In conclusione, per Pirandello l'arte si identifica con la vita.

I tre livelli sono presenti anche in "Questa sera si recita a soggetto". L'opera vuole criticare il ruolo del regista tedesco autoritario. Qui gli attori si ribellano al regista: ora si comportano come personaggi di un'opera, ora come attori che discutono con il regista e il passaggio è molto brusco. Il regista, quindi, per Pirandello deve avere una funzione tecnica e gli unici artisti devono essere gli attori.

L'ultimo Pirandello teatrale è surrealista, in cui troviamo molto spazio dato al tema onirico (inteso come fuga dalla realtà). La poetica umoristica e succeduta, quindi, da quella lirico-simbolista. Nel panismo pirandelliano l'artista vi si immerge quasi per perdersi, mentre da quello dannunziano l'esteta ne esce rafforzato. Il lettore è un protagonista esattamente come i personaggi (Lector in fabula). Di questa fase fanno parte "La nuova colonia", "Lazzaro" e "I giganti della montagna" che trattano di maghi e spiriti in una nuova dimensione di oggetti simbolici. Da "I giganti della montagna" emerge che l'arte, nel momento in cui scende a patti con la realtà, muore (Ilse, la protagonista, viene infatti uccisa).













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