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Pirandello. Il pensiero




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Pirandello. Il pensiero


Per quanto riguarda il suo pensiero si rifà ad Henri Bergson e fa parte del filone vitalistico. Infatti Pirandello dice che la vita è un eterno divenire poiché il movimento vitale è eterno. La vita è una continua trasformazione da uno stato ad un altro quindi è un continuo divenire.[Sta facendo  riferimento ad Epicuro attraverso le fonti dell'autore latino Tito Lucrezio Caro.Epicuro è un filosofo dell'antica Grecia che operò circa nel 300 a.C. La sua dottrina mirava al raggiungimento del piacere e cosa importante continua la teoria degli atomi di Democrito(altro filosofo dell'antica Grecia) sostenendo che dalla disgregazione e dall'aggregazione degli atomi si può dare vita ad un'altra materia]. Per Luigi la vita può essere paragonata ad un "magma incandescente" di una vulcano che scorre, è un "fluido morbido" in cui si staccano parti degli elementi che danno vita alla "Forma". La Forma nasce dalla vita, ma nel momento in cui il magma si irrigidisce la vita in questa forma è morta.

Noi siamo Forma per Pirandello, noi tendiamo a cristallizzarci in forma individuale, però non siamo solo noi ad attribuirci la Forma ma sono anche gli altri ad attribuirci la Forma. Il problema nasce dal fatto che la forma che noi ci attribuiamo non coincide con quella che gli altri ci affibbiano. Quindi noi crediamo di essere 1 ma siamo 100.000 e di conseguenza non siamo nessuno. Pirandello ci dice che queste forme sono le "MASCHERE" imposte da noi stessi e dal contesto sociale. Questa teoria si chiama "TERORIA DELLA FRAMMENTAZIONE DELL'IO".

Questo concetto è tipico della società novecentesca in cui c'è il naufragio delle certezze, nel senso che si affermano e si diffondono tutto una serie di tendenze che cercano di "frammentare" e "spersonalizzare" l'essere umano (Per esempio nascono le metropoli dove l'uomo non conta più niente).

In questo contesto elabora della sua della sua FRAMMENTAZIONE DELL'IO che procura nei suoi personaggi smarrimento e conseguente dolore, in quanto la consapevolezza di non essere nessuno crea angoscia e solitudine.

Dal momento in cui viviamo sempre con una maschere Pirandello crea una metafora e dice che la società è come un'enorme "pupazzata" (termine siciliano, usato nel teatro siciliano) e quindi la vita è una grande rappresentazione scenica e drammatica poichè i "pupi" sono delle "marionette" che sono utilizzate in teatro. Fa in modo che l'uomo nel recitare la sua parte sia inevitabile e solo e che nella società non esista solo la maschera ma anche la "TRAPPOLA" che è una forma che imprigiona e blocca l'uomo non lasciandolo vivere libero. La trappola può essere rappresentata prima dalla famiglia, poi dal lavoro e così via.

Questo perché accade? Perché siamo chiamati necessariamente a fare delle cose necessarie che ci portano ad assumere una maschera.

C'è la possibilità di sfuggire a tutto ciò? No se si resta nella NORMALITA', perché l'unica via di fuga dalla trappola è LA FOLLIA,L'IRRAZIONALE.

Infatti il "folle" è colui che non rispetta le regole e quindi per Pirandello è colui che in realtà vive meglio; il folle vive a contatto diretto con quel concetto di "vitalismo" che viene bloccato dalle regole.

Ecco perché troviamo il concetto di follia nelle opere di Pirandello. Scrive un dramma ENRICO IV improntato sulla follia, infatti il protagonista diviene folle e poi rinsanisce, ma continua a fingere di essere folle poiché il pazzo è colui che guarda dall'alto il mondo comune, è l'ESTRANEO alla vita, un FORESTIERO della vita che giunge dall'esterno. Lo definisce cosi perché il folle è colui che ha capito il "gioco". Quindi per Pirandello il folle è il più sano dei sani. Questa ideologia porta ad un altro elemento del suo pensiero: IL RELATIVISMO CONOSCITIVO.

Per Pirandello Io sono due persone diverse, quindi Io non sono conoscibile in maniera oggettiva proprio perché la realtà che ci circonda è POLIVALENTE, MULTIFORME, quindi non è possibile avere una conoscenza oggettiva ma solo un relativismo gnoseologico

CONCETTO DI UMORISMO: Per capire a pieno il pensiero di Pirandello bisogna far riferimento ad un saggio che ha scritto L'UMORISMO.

L'Umorismo è diviso in due parti: 1 storica in cui l'autore analizza le varie manifestazioni del concetto di Umorismo. Egli paragona l'umorismo ad una divinità GIANO (divinità dell'antica Roma che aveva 2 facce una rappresentate la guerra e l'altra la pace, e il tempio di questa divinità stava aperto nei periodi di guerra) quindi ci dice che l'umorismo è caratterizzato dal SENTIMENTO DEL CONTRARIO e dall'AVVERTIMENTO DEL CONTRARIO.

Ci fa un esempio di una donna anziana che si veste in maniera molto giovanile.

1 reazione: Avvertimento del contrario, il comico con una parte comica ci fa SORRIDERE però dall'avversione del contrario passiamo al sentimento del contrario. Quest' umorismo non è una comicità "grassa" poichè il sorriso nasconde in sé la volontà di  non invecchiare, di accettarsi. Questo ci porta a comprendere la verità, è solo cosi che si può capire il vero significato di quel gesto, il vero senso delle cose, attraverso l'umorismo che diventa la CHIAVE DI LETTURA di tutto. L'umorismo è UN ARTE CHE SCOMPONE IL REALE.

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