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Pirandello e l'utopia del vero
Luigi Pirandello nasce il 28 Giugno 1867 presso Girgenti (oggi l'odierna Agrigento).La sua famiglia era in buone condizioni economiche, essendo proprietaria di una miniera di zolfo.
Dopo aver trascorso l'infanzia presso il paese natale ,si trasferisce a Roma nel 1892, dove si dedicò completamente alla letteratura.In questo periodo conosce scrittori e intellettuali importanti, come Capuana.Nel 1893 sposa Maria Antonietta Portulano.
Qualche
tempo dopo il matrimonio, la donna manifestò alcuni segni di chiari squilibri
psichici, che si intensificheranno dal
La convivenza con la moglie divenne insostenibile, ma Pirandello prese la decisione di rinchiudere la donna in un istituto psichiatrico solo nel 1919.
Nel periodo della turbolenta relazione, egli sperimentò in prima persona quella sensazione che poi sarebbe diventata il concetto di "trappola familiare", ovvero quel senso di soffocamento e frustrazione che la famiglia provoca.
Come Svevo, egli subì l'umiliante sorte della declassazione sociale, passando da ricco borghese benestante, a una vita da piccolo borghese.Anche questa situazione alimentò in Pirandello il senso di straniamento e alienazione che egli provò nei confronti della società.
Dal 1910 egli comincia a scrivere alcune sceneggiature teatrali, come Lumìe di Sicilia e La morsa.Gli anni 1916 - 1918 sono sicuramente quelli più intensi di attività teatrale, poiché egli scrisse drammi in lingua dialettale, tra i quali Pensaci Giacomino!, Il piacere dell'Onestà ed il giuoco delle parti.
Il teatro pirandelliano incontrò parecchie critiche inizialmente, ma il successo non tardò ad arrivare, soprattutto in ambito estero.
Le situazioni raccontate negli atti teatrali sono quelle che furono tanto care a Svevo, e che Pirandello, appartenente anch'egli alla classe borghese, tratta in modo caratteristico;si ritrovano quindi situazioni familiari in declino, a causa di motivi economici o sentimentali, ed inoltre Pirandello crea i suoi personaggi tracciandone una caratterizzazione a tutto tondo.
I personaggi quindi risultano più marcati dal punto di vista psicologico, ma nello stesso tempo assumono atteggiamenti grotteschi al limite dell'esagerazione:scissi, contraddittori, sdoppiati ed irrigiditi.
Questo tipo di teatro, impegna particolarmente il pubblico, il quale può anche avere l'impressione di trovarsi ad assistere a uno spettacolo surreale, quasi deformato.
Per alimentare questa sensazione, Pirandello , usa un linguaggio molto concitato, a tratti confusionario:doppi sensi, esclamazioni, frasi sottintese erano forme comuni usate dall'autore siciliano.
È possibile suddividere le opere teatrali pirandelliane in 3 parti, la prima riguarda una situazione molto innovativa.Con sei personaggi in cerca d'autore, Pirandello vuole mettere in scena non uno spettacolo, bensì l'impossibilità di rappresentare un dramma.Questo tipo di spettacolo è considerato metateatrale, poiché attraverso l'azione scenica, si discute del teatro stesso.
Successivamente la sua opera si concentra sulla finzione dell'eroe, come avviene nell'Enrico IV, dove un uomo diretto ad una festa in maschera, cade da cavallo restando intrappolato psicologicamente nel personaggio che stava interpretando, ovvero EnricoIV.Dopo una serie di vicissitudini si scopre che egli pur essendo guarito, preferì restare in quei panni fittizi, invece di tornare in una società corrotta e malata.Torna quindi il concetto di Maschera e di scissione personale.Nell'ultima fase teatrale, definita "pirandellismo" l'autore è ormai ridotto a schemi già ampliamente sperimentate.
Per comprendere la profondità del teatro pirandelliano è necessario analizzare attentamente la sua poetica e la visione del mondo.
La concezione della vita pirandelliana coincide con un fluire magmatico dei sentimenti e delle personalità, detto vitalismo.Quando una parte di questo magma si stacca dal flusso principale si stacca e si raffredda, viene creata la personalità individuale, che secondo Pirandello è però un primo sintomo di una personalità morente.
Una volta fissati in una forma individuale, noi ci riconosciamo in essa:Gli altri invece non riconoscono in noi tale forma,ma ne vedono molte, differenti da quella che noi crediamo di indossare.
Queste maschere, come vengono chiamate dall'autore, sono frutto dell'influenza della psicoanalisi che Pirandello aveva conosciuto tramite le teorie dello psicologo Binet che descrisse le alterazioni della personalità.
Questa frantumazione dell'io diventa anche un indebolimento vero e proprio: infatti i personaggi pirandelliani, una volta scoperta l'inconsistenza della propria impersonalità, cadono in uno stato di tristezza e sconforto;da qui il crescente rifiuto della società, e il conseguente rifugiò in a realtà fittizia.
Da questo concetto, Pirandello, elabora anche la figura del forestiero della vita,ovvero di colui che ha compreso il significato del ruolo delle maschere e osserva tutto dall'alto della sua consapevolezza.
Nel variopinto universo pirandelliano emerge anche il cosiddetto "umorismo", una tecnica che tende ad esasperare le figure umane fino a farle diventare quasi delle marionette, il tutto per dimostrare che la realtà non è dominata da un ferreo determinismo naturalistico, bensì da un casualità bizzarra e imprevedibile.
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