Luigi Pirandello: un figlio del Caos
Io son figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realtà,
perché sono nato in una nostra campagna, che trovasi presso ad un intricato
bosco denominato, in forma dialettale, Càvusu dagli abitanti di Girgenti,
corruzione dialettale del genuino e antico vocabolo greco
Χάος'.»
Così si definiva. Luigi Pirandello
non su soltanto quel narratore e quel drammaturgo che sappiamo, ma fu anche
dotato di una sorprendente coscienza critica e autocritica, come dimastrano i
suoi numerosi interventi sulla letteratura contemporanea e vari saggi critici.
Nel saggio L'umorismo (1908), scritto quando egli aveva già dato
parecchie prove della sua qualità di narratore, Pirandello ci dà una chiave di
lettura della sua opera quando dichiara che essa nasce in lui dal «sentimento
del contrario» e chiarisce che con questa definizione si deve intendere la
capacità o meglio la vocazione a cogliere i molteplici e contrastanti aspetti
della realtà, a scinderne e isolarne le varie e contraddittorie componenti, ad
andare al di là di ciò che in un primo momento cade sotto i nostri sensi; la
realtà è quindi tante cose, tante (e contraddittorie) realtà nello stesso
tempo. Come nella narrativa, così nel teatro Pirandello disarticola le
strutture tradizionali: nei drammi in cui egli attua l'avanguardistica tecnica
del 'teatro nel teatro', crolla una convenzione sulla quale da sempre
il teatro si era retto. La sua poetica si basa su alcuni nuclei concettuali,
fra cui il vitalismo e il caos della vita. Il vitalismo è la tesi secondo cui
la vita non è mai statica nè omogenea, ma consiste in un'incessante
trasformazione da uno stato all'altro. Nella vita e nel suo flusso eterno,
Pirandello avverte da un lato disordine, csualità e caos, dall'altro percepisce
disgregazione e frammentazione. Ciò comporta un radicale relativismo
conoscitivo: ognuno ha la sua verità, che nasce dal suo modo soggettivo di
vedere le cose; da ciò deriva un'inevitabile incomunicabilità tra gli uomini,
dato che ciascuno fa riferimento alla realtà come gli appare non sapendo come
sia per gli altri, accrescendo così il
senso di solitudine dell'uomo, che scopre di non essere nessuno. Nell'opera
umoristica invece, la riflessione giudica il sentimento, analizzandolo e
scomponendolo. Il dato caratterizzante dell'umorismo è il sentimento del
contrario, che permette di cogliere il carattere molteplice e contraddittorio
della realtà e di vederla sotto diverse prospettive contemporaneamente; accanto
al comico è sempre presente il tragico, dal quale non può mai essere separato.
Egli inoltre non considera autentici i rapporti sociali, rifiuta le forme e le
ipocrisie imposte dalla società; il pessimismo dell'autore è palese anche nelle
sue opere, dove i personaggi sono sempre posti in situazione paradossali,
svelando così la contrddittorietà dell'esistenza umana. In questo senso si
spiega la sua adesione al fascismo, che è una partecipazione opportunistica e
rispecchia il suo modo di intendere la politica. La crisi delle certezze,
presente sia sotto forma filosofica che letteraria nelle opere di Pirandello,
trova piena espressione nel problema riguardante l'identità dell'uomo. La
novità dell'opera dello scrittore e la sua visione tragica della vita derivano
da una concezione dell'esistenza vista come caos inspiegabile: se l'universo è
una realtà dominata dal caso, trasversalmente l'uomo stesso è una realtà
cangiante, che muta in ogni situazione sociale, composta da instabili frammenti
di identità. Luigi Pirandello sembra voler dimostrare che
il caos predomina sui progetti, nobili e meno nobili, e sulle aspirazioni,
legittime o inconfessabili, di tutti.
Nel microcosmo della famiglia come nel macrocosmo della politica; negli
ambienti dell'aristocrazia come in quelli della borghesia e della plebe,
persino (caos=pazzia) a livello della fisiologia e dei sentimenti. Unico
ordine, unico "disegno" che possiede una possibilità di concretizzarsi è uno
stato di disordine incontrollabile in cui gli spiriti, per quanto nobili,
vengono trascinati nella polvere, i migliori propositi hanno esiti devastanti e
i desideri più innocenti e puri sfociano nella follia.