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Lucano
Il proemio dell'opera di Lucano è caratterizzato dall'elogio a Nerone; sono inoltre denunciate le cause della guerra civile, e vi sono anche i ritratti di Cesare e Pompeo.
Fonti:
Tito Livio
Asinio Pollione Sulle guerre civili impostazione filo-repubblicana
Seneca il Retore nonno di Lucano
Le opere sono perdute, quindi non sappiamo con quanta fedeltà Lucano si accosti ai suoi modelli; in alcuni casi sono individuabili le chiare modificazioni e deformazioni dei fatti storici, che l'autore apporta in funzione delle sue esigenze artistiche: in qualche caso, per questo motivo, l'opera non può essere considerata del tutto attendibile.
Lucano elimina completamente dal poema l'intervento delle divinità tradizionali: l'ira degli dei è l'elemento che muove le azioni dell'Iliade, dell'Odissea e dell'Eneide, e qui al contrario, sono del tutto assenti le riunioni degli dei. La vicenda narrata è storica, ma i poemi epici antichi mescolano fatti divini e storia, quindi trasfigurano in termini mitici e letterari la storia di Roma: Lucano abolisce l'elemento mitologico, ma recupera il meraviglioso per mezzo di sogni, profezie e arti magiche. La sua è una posizione innovativa: già i contemporanei rimproverano a Lucano di aver prodotto un'opera dall'aspetto più storico che epico (Petronio).
Nell'opera:
rinuncia all'apparato mitologico
prescinde dal tipico intreccio del poema tradizionale
sceglie un tema nuovo rispetto alla tradizione precedente: molti latini avevano parlato di fatti storici (Nevio, Ennio, Cicerone, Virgilio, Livio), ma con l'intento di celebrare Roma e le sue grandi personalità. Lucano invece sceglie di narrare un evento funesto, racconta della caduta rovinosa della libertas repubblicana, che coincide con il termine della grande gloria di Roma. Il tema centrale è una sconfitta, non un trionfo ma una catastrofe: Lucano racconta gli eventi per condannare, non celebrare e l'unico autore cui si rifà è Sallustio.
Il poeta si rivolge ai cittadini, e sottolinea l'eccezionalità del conflitto perché coloro che combattono sono un suocero con il cognato: questo particolare rende la sfumatura delle tragedie, perché l'uomo qui racconta degli scontri all'interno della stessa famiglia. L'atmosfera è tragica, v'è un senso d'ineluttabilità, c'è la sensazione dell'impossibilità della salvezza. L'impressione di scelleratezza non è dissipata neanche dall'elogio di Nerone: nel proemio le guerre civili hanno permesso la fine della libertas. C'è da notare che il proemio non rispecchia il vero pensiero dell'autore.
Gli argomenti del genere epico in questo caso, non possono essere elevati. Fra tutti gli episodi che si possono raccontare, viene trattata con frequenza la morte ( amor mortis) che prende uno spazio più ampio di quello richiesto. C'è un gusto per il macabro che si ritrova anche in quest'autore.
La narrazione è selettiva, perché alle volte sono riassunte delle parti storicamente importanti, soffermandosi invece su eventi che hanno una particolare intensità drammatica. Lucano alle volte, fa sfoggio d'erudizione; i discorsi sono molto utilizzati. Egli interviene spesso a commentare, quindi in questo si nota l'impostazione soggettiva dell'opera.
Ideologia
Lucano è fondamentalmente uno stoico, però l'opera è caratterizzata da un pessimismo piuttosto accentuato, che contrasta con il trionfalismo del filone epico storico, è contrasta anche con l'ideologia stoica stessa, dove tutto era visto in un'ottica provvidenziale.
L'autore afferma il dominio del Fato, ma non arriva all'accettazione di un destino provvidenziale, quindi manca l'amor Fati dello stoicismo. Egli afferma invece che il destino ha voluto la fine della libertas, la vittoria di Cesare ha portato empietà e scelleratezza. Fra le cause della guerra, Lucano ricorda l'invida fatorum series dove il Fato è ostile nei confronti degli uomini. L'invidia degli dei è un topos greco, ma tutto ciò contrasta con la teoria stoica della provvidenza; Lucano arriva alla denuncia contro l'ingiustizia e contro la crudeltà divina, perciò quest'autore è "uno stoico che ha perso la fede". Nell'assenza di provvidenzialismo si stacca dal modello di Virgilio (antitesi in forma e sostanza).
Personaggi
Il carattere dell'opera è negativo, ciò che si racconta non ha nessuna valenza positiva, non ci sono degli eroi: la Farsalia è un poema senza eroe.
Cesare è il genio del male del poema, ha una furia distruttiva che lo spinge a sovvertire ogni legge umana e divina per raggiungere i suoi scopi. Lucano definisce Cesare secondo i tratti del sovversivo di Sallustio: è energia indomita che tende al male, è un furor che volge al male. Ci sono poi l'ira, la superbia, la crudeltà, l'arroganza, tipici del tiranno. Lucano sottolinea l'empietà nei confronti della patria e degli dei. Si contrappone a Cesare il Pius Eneas; di fronte a Cesare v'è prima Pompeo, e dopo la sua morte, Catone.
Pompeo è visto come diffusore della libertas, definito ombra di un grande nome, guerriero abbandonato dalla fortuna. Non è un personaggio pienamente positivo, perché in caso di vittoria anch'egli non avrebbe saputo resistere alla forza del dominio assoluto. Però c'è un'evoluzione in positivo del personaggio, perché la sua sorte si evolve come quella della Res Publica: più ci si rende conto che la Res Publica è verso la sconfitta, più aumentano i tratti patetici. La statura morale cresce quando ci si avvicina alla fine, anche perché attraverso la sofferenza, Pompeo acquista una sempre più profonda consapevolezza del suo destino sventurato. Egli appare come la principale vittima del Fato avverso alla Res Publica.
Catone è l'unico personaggio positivo dell'opera, anche se diventa protagonista solo dopo la morte di Pompeo; è il campione della legalità repubblicana, esprime i valori della virtus, ed egli come Lucano, sostiene che non esista la divinità provvidenziale: è così attribuita agli dei la sconfitta dei valori politici. Catone è capace di rovesciare i giudizi del Fato, appare superiore agli dei perché essi hanno voluto la vittoria del male, mentre lui è un sostenitore del bene.
Stile
C'è il gusto per le sententie, per il concettismo. Il tono è alto, enfatico, magniloquente, compare a tratti il gusto per il macabro.
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