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Lirica trobadorica e amore




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Lirica trobadorica e amore


I trovatori vivono a corte: nella corte sono anche i giullari.

Diversità di funzioni:

i giullari, definiti da un critico 'professionisti del divertimen=

to' tra le altre attività hanno quella di recitare le poesie compo=

ste dai trovatori

i trovatori sono 'professionisti della poesia': sono definibili co=

sì perché fare poesia è la loro professione, il loro mestiere.

Mestiere è il termine che si ritrova in una poesia di Guglielmo di

Aquitania: "MON METIER"; è un mestiere difficile, che si impara a

fatica e con fatica si esercita. Possono esercitarlo solo coloro

che ad esso si dedicano interamente e che hanno ingegno e cultura (concezione aristocratica della poesia).

Altro termine, usato da Guglielmo, che conferma il senso 'professio=

nale' della poesia è: 'obrador' (MON OBRADOR = il mio laboratorio). Il luogo dove il poeta deve trascorrere quasi interamente le sue giornate, impegnato nel fare versi, è definito 'laboratorio'.

Sono termini che riecheggia anche Dante: nel Purgatorio, presentan=

do il poeta provenzale Arnaldo Daniello, lo definisce 'il miglior fabbro del parlare materno'. Il poeta è visto come un fabbro che laboriosamente, faticosamente forgia e lima i suoi versi.

Amore: i poeti parlano di 'fin amor', amore 'fino', opponendolo al 'falso amore': l'amore 'falso' non è solo quello che s'esaurisce nel desiderio dei sensi, ma anche l'amore che si realizza nel matrimonio.

L'amore fino è extraconiugale. Perché? Secondo il critico inglese Clive Lewis, autore di saggi sul medioevo tra i quali 'L'allegoria

di amore' due fattori determinano la dissociazione dell'amore dal matrimonio:

l'usanza della società feudale nella quale il matrimonio ha ben

poco a che fare con amore: si basa quasi esclusivamente sull'interes

se e ha il carattere di un puro e semplice patto. Marito e moglie so

no uniti da un vincolo giuridico, il patto sancisce il diritto di proprietà del marito sulla donna. La 'adorata madonna' dei poeti è, per il marito, poco più di un oggetto.

la condanna etico-religiosa dell'amore-passione: l'amore che tro=

va sfogo nel soddisfacimento dei sensi, nel possesso fisico della donna, è considerato peccaminoso, e non cessa di esserlo quando quella donna è la moglie legittima.

Si ama quindi la donna dell'altro, la moglie del signore: da qui l'obbligo della segretezza, il dovere di tenere segreto il proprio amore e il nome stesso della donna. La donna è indicata con uno pseudonimo, senhal (senale).


La donna è sempre 'domina', cioè signora, superiore all'amante sia socialmente, sia moralmente: ha tutte le virtù, è bella, è colta,

ha gentilezza e grazia, è 'impareggiabile' (così la definisce Gu=

glielmo di Aquitania) è irraggiungibile.

L'amore perciò è concepito come servizio, 'ligio omaggio': l'amante presta alla donna una totale obbedienza, le è devoto e fedele. Non pretende 'mercede' (ricompensa) per il suo amore, ama anche se non

è amato, può addirittura amare una donna che è ' lontana'.

Sono due situazioni tipiche della poesia trobadorica:

amare non amato (amare desamatr)

amare da lontano (amare de lohn)

La mercede, che pure l'amante non pone come condizione e nemmeno pre

tende, è però da lui desiderata, sperata, attesa e anzi, è proprio questo desiderio, questa attesa che costituisce l'essenza dell'amore 'fino'.

Il desiderio può anche venire soddisfatto: come c'è l'amante che ama non riamato, così c'è l'amante accettato, corrisposto.

Il soddisfacimento del desiderio dà indubbiamente piacere, però non

è a questo piacere che i poeti alludono quando parlano della loro gioia di amare. Sono usate nelle poesie due parole: 'gang' e 'joie'.

'Gang' è il piacere dell'amore appagato

'Joie', che si può considerare una parola-chiave, è di difficile traduzione: la si traduce o con allegrezza o con gioia, termine che peraltro non ne rende interamente il significato. È una gioia particolare, la gioia che l'amante prova proprio nell'amore, per il senso di vitalità, di giovinezza che l'amore gli dà.

'Juvence' (giovinezza) è l'altra parola-chiave: la giovinezza inte=

sa non come una età, ma come una condizione interiore, la vitalità propria dei giovani, la loro disponibilità a darsi, il loro tendere verso il futuro, cioè verso qualcosa che non si sa quando si rag=

giungerà, non si sa neppure se lo si raggiungerà, una condizione quindi di tensione indefinita.

Guglielmo di Aquitania, in una canzone che inizia: ' tanto gioioso imprendo (= prendo) ad amare', tutta costruita sul motivo della gioia, ad un certo punto dice: 'chi ama avrà la vita centuplicata'

e aggiunge che egli vuole amare per ' rinfrescare il cuore e rinno=

vare il corpo di modo che non invecchi'; Bernart de Ventadorn nel=

la 'Canzone di primavera' pone il desiderio amoroso in rapporto con la vitalità della natura.

L'amore dà gioia anche perché spinge l'amante a perfezionarsi, a mi=

gliorare: l'amore quindi come perfezionamento interiore. Dall'amore, dice un poeta, nascono tutte le virtù: l'amore rende buoni i malva=

gi, migliora i buoni, mette l'uomo sulla via del 'ben fare'. Chi si impegna ad amare, non può più agire male, l'amore, secondo Gugliel=

mo di Aquitania, ha un potere 'taumaturgico', rende sani i malati.

L'amore può operare questa 'trasformazione' interiore perché l'aman=

te vuole rendersi degno della donna, elevarsi fino a lei, ottenere

da lei 'pretz e onor'.

Come spiegare questa concezione dell'amore? La risposta è implicita nella definizione di amore come servizio, ligio omaggio.

Nel linguaggio feudale l'omaggio è quello che il vassallo presta al signore della corte: si ha, cioè, quella che viene detto dai criti=

ci la 'metafora feudale', ovvero la trascrizione del rapporto amoro=

so nei termini del rapporto di vassallaggio.

Altri termini confermano questo: mercé, pretz, onor, termini con i quali nel linguaggio feudale s'indica la ricompensa del signore al vassallo che lo ha servito fedelmente, ricompensa rappresentata, al

meno in un primo tempo, dalla concessione di un feudo. L'onore, nel rapporto feudale, è il feudo. Nella poesia mercé, pretz, onor stan=

no ad indicare la 'ricompensa' sperata dall'amante e chiesta per la sua fedeltà e dedizione: la donna, se anche non è tenuta a corri=

spondergli, può però dimostrare di apprezzare colui che la ama, e rendergli onore, l'onore che, ripeto, nel rapporto di vassallaggio

è un bene economico, nel rapporto amoroso assume un valore morale,

è l'onore nel senso in cui lo intendiamo oggi.

Altri elementi riconducibili alla 'metafora feudale':

nella canzone 'Come il ramo del biancospino' di Guglielmo di Aqui=

tania

l'anello che la donna dona all'amante richiama l'anello che il si= gnore donava al vassallo, durante la cerimonia di investitura

il mantello: all'atto dell'investitura il signore copriva, in segno di protezione, con un lembo del mantello il vassallo inginocchiato

a mani giunte

La donna può essere vista come il sostitutivo del signore feudale e

infatti l'appellativo con cui spesso i poeti si rivolgono a lei,

non è quello femminile di donna, ma quello maschile: midons = mio signore.

Al maschile sono molti senhal: es. buon vicino.

Tesi del Kohler: la lirica trobadorica, anzi tutta la letteratura cortese (quindi anche i romanzi) sono il prodotto di un gruppo sociale, quello della piccola nobiltà, costituita dai figli cadetti dei grandi nobili (i feudatari) esclusi dall'eredità del feudo (il feudo passava in eredità solo ai figli maggiori): per vivere i figli cadetti si danno all'esercizio delle armi ed entrano a far parte dell'istituzione della cavalleria. Possono essere armati cavalieri anche i funzionari della corte e i ministeriales (personale di ser=

vizio). Quindi la piccola nobiltà era formata dai cavalieri senza feudo, dai funzionari e dai ministeriales.


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