L'IMMIGRAZIONE
La questione
"immigrati" nasce dalla diversa distribuzione della ricchezza nel mondo e dal
diverso tasso d'incremento demografico tra le varie regioni. Il flusso
migratorio è dovuto dalle condizioni disagiate di
molti Paesi del Terzo Mondo, in tanti dei quali, regnano ancora fame, miseria,
analfabetismo e sovraffollamento. Così milioni di persone provenienti dal
Continente africano, dal Sudamerica, dall'Asia, ma anche dai Paesi dell'ex
"socialismo reale", insomma dalle zone della Terra in cui si vive male, si sono
riversate nei Paesi dell'Occidente ricco ed industrializzato, ponendo seri
problemi di ricezione, di convivenza, di lavoro, e scatenando, nella maggior
parte dei casi, reazioni di diffidenza, di ostilità,
di razzismo. Tale situazione, già di per sé difficile, è resa ancora più drammatica
dall'arrivo di "profughi"provenienti da regioni in preda a conflitti politici,
oppure vittime della crisi dei regimi comunisti, successiva alla dissoluzione
dell'Unione Sovietica: pensiamo a Libanesi, Algerini, Palestinesi, Afghani, Turchi, Curdi, Albanesi,
exJugoslavi, Bulgari,
Ungheresi ecc., che vivono già da tempo o sono appena arrivati in Europa
occidentale.
Il fenomeno "immigrazione" nei Paesi più sviluppati, però, non è recente: la
ricerca di condizioni di vita e di lavoro migliori ha da sempre indotto uomini
ed interi gruppi etnici ad abbandonare i luoghi natii per cercare "fortuna" in
altre regioni del proprio Paese o all'estero. In Italia, per esempio, già Paese
di antica emigrazione (pensiamo agli imponenti flussi
migratori nelle Americhe all'inizio di questo secolo), dal secondo dopoguerra
in poi, molti giovani contadini disoccupati del Sud sono stati costretti a
spostarsi nelle città industriali del Nord o nei Paesi dell'Europa centrale, in
particolare in Germania, Svizzera, Belgio ecc. Coloro che adesso, nel nostro
Paese, trattano male gli extracomunitari, dovrebbero pensare, almeno per un
momento, a quante difficoltà tanti loro connazionali o addirittura parenti
hanno incontrato in passato per inserirsi in un Paese che non era il loro: vite
trascorse nella nostalgia, nella miseria, nello sfruttamento, tra la
diffidenza, l'ostilità e i pregiudizi di chi non li accettava o lo faceva con
fastidio.
Volendo soffermarci sulle cause dei flussi migratori che caratterizzano la
nostra epoca, dobbiamo rilevare che, nei Paesi del Terzo Mondo, la popolazione
ha raggiunto tassi d'incremento spropositati, che rendono ancora più difficili
le condizioni di vita. È naturale, quindi, che in molti cerchino "rifugio" nei
Paesi ricchi dell'Occidente, dove lo sviluppo economico ed il declino
demografico hanno creato dei vuoti nel tessuto
produttivo.
Un altro motivo che ha stimolato l'afflusso degli immigrati nei Paesi industrializzati è stato il "sogno del benessere",
alimentato dalla prospettiva di poter godere, in un modo o nell'altro, del
superfluo prodotto dal consumismo occidentale. Lo sviluppo delle
telecomunicazioni ha permesso la diffusione in tutto il mondo, attraverso la
televisione, i giornali e le riviste, d'immagini e notizie relative
a tale tipo di benessere, circoscritto sì a pochi fortunati, ma che in
ogni modo non ha mancato di suscitare aspettative, sogni e desideri in chi era
costretto per il momento a guardare e sperare solamente.
Purtroppo, però, per tantissimi immigrati, la realtà si è rivelata triste ed
amara: le difficoltà d'inserimento sociale, lo sfruttamento ad
opera di tanti datori di lavoro senza scrupoli, l'ostilità dimostrata
nei loro confronti da alcuni abitanti locali hanno fatto sì che molti immigrati
venissero sommersi, rimanendone ai margini, da quello stesso "benessere" che ne
alimentava le aspirazioni/illusioni.
Infine, la fuga dai Paesi d'origine può essere dovuta anche da altri due
fattori: la ricerca di una sicuramente maggiore libertà personale, rispetto
alle condizioni di Paesi dominati da regimi autoritari, e la relativa facilità
di accesso ai Paesi ricchi dovute allo sviluppo dei mezzi di trasporto.