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L'ermetismo
Nell'ambito del Decadentismo la corrente poetica più significativa, nella quale il rinnovamento del linguaggio, svincolato dagli schemi ideali e formali tradizionali, si realizza nella forma più consapevole e matura, è l'Ermetismo, definito anche come poesia pura o poesia ermetica.
E' una poesia oscura, difficile da comprendere.
Secondo alcuni studiosi l'Ermetismo, destinato a dominare il mondo letterario nel periodo tra le due guerre, si presenta in Italia per la prima volta nel 1916 con la poesia di Ungaretti il porto sepolto.
Compito della poesia è portare alla luce l'essenza segreta del reale, scoprendo i lati più nascosti dell'animo umano e delle cose, e testimoniare la sofferenza esistenziale.
La poesia ermetica interpreta una condizione spirituale del tutto nuova, legata alle vicende storiche del nostro Paese ed esprime il disagio dell'uomo di fronte ai notevoli cambiamenti della società. Il senso di solitudine in un mondo ostile, l'angoscia che deriva dal non comprendere il significato della vita, l'impossibilità di stabilire un rapporto armonioso con l'Universo e con le persone sono i temi centrali dell'Ermetismo.Di qui la ricerca della parola essenziale, il tentativo di concentrare in poche, scarne parole tutto quanto si vuole esprimere, eliminando ogni elemento decorativo.
La metrica tradizionale è superata, con il trionfo del verso libero; la punteggiatura talvolta viene abolita o ridotta al minimo.
I poeti ricorrono all'uso della metafora, della sinestesia, dell'analogia per rendere più carichi di significati i loro messaggi.
La poesia è sentita come un valore assoluto, in quanto costituisce l'unica possibilità di conoscenza della realtà, una conoscenza non razionale, ma realizzata attraverso sensazioni e stati d'animo, espressi mediante brevi intuizioni, fulminee folgorazioni.
Rappresenta l'inquieta sensibilità moderna.
Nelle opere di Pirandello e di Svevo troviamo rappresentata la solitudine dell'uomo moderno, che ha perduto la fede nei valori della società romantica e positivistica e non ha più certezze, in un mondo sconvolto dalle guerre e umiliato dalle dittature.
Fanno parte di questo periodo anche alcuni poeti quali Ungaretti, che cercava il valore di ogni singola parola, Salvatore Quasimodo, che scrive versi con parole pure e contenenti problemi umani e Eugenio Montale con le sue poesie che rispecchiano la faticosa vita ricca di insidie come i cocci di vetro sulle mura delle case.
Di Ungaretti abbiamo trattato le seguenti poesie:
-Il porto sepolto;
-Una colomba;
-Mattina;
-Fratelli;
-San Martino del Carso;
-Soldati.
Di Quasimodo abbiamo trattato le seguenti poesie:
-Ed è subito sera;
-Alle fronde dei salici;
-Uomo del mio tempo.
Di Montale abbiamo trattato le seguenti poesie:
-Meriggiare pallido e assorto;
-Spesso il male di vivere.
Luigi Pirandello
Pirandello era un drammaturgo e narratore italiano nato ad Agrigento nel 1867.
Laureatosi a Bonn nel 1891 si diede all'insegnamento, occupando dal 1897 al 1922 la cattedra di stilistica e poi di letteratura italiana a Roma.
Fu colpito da lutti e penose vicende familiari le quali concorsero a determinare la concezione pessimistica dell'esistenza che informò l'opera dello scrittore.
La misura narrativa congeniale a Pirandello fu quella della novella, spesso breve, talvolta ampia.
Nelle sue novelle egli dipinge la straordinaria ricchezza di casi umani, ambientati in Sicilia o a Roma, non senza aperture sul mondo popolare, paesano, di contadini, di minatori, ma con una prevalenza di quadri del mondo borghese da cui Pirandello proveniva e in mezzo al quale viveva dopo il trasferimento nella capitale: un mondo di impiegati, di professori descritti con minuzia e felicità espressiva, in chiave ora umoristica, ora accorata e tragica, ma sempre coerente con la concezione del mondo propria dello scrittore.
Al teatro Pirandello si dedicò quando era ormai cinquantenne, trovando in esso il mezzo congeniale per esprimere la sua vena dialettica e nel quale lascia prorompere una sofferta angoscia e un'umana pietà, già evidenti nelle novelle.
Lavori principali di Pirandello sono "L'uomo dal fiore in bocca", " La patente" e "La giara!".
In questi suoi brani si vede il male di vivere nelle persone.
L'uomo dal fiore in bocca parla di un uomo giovane che ha scoperto di avere un tumore in bocca e che non può sopravvivere; questo uomo, quindi, voleva godersi la vita e ogni istante e ogni piccola cosa .
Guardava ad esempio la commessa che impacchettava i regali perché, dopo aver saputo che doveva morire voleva guardare tutte le cose che non aveva visto prima.
La patente parla invece di un uomo ritenuto dall'ignoranza della gente iettatore.
La sua vita venne appunto resa impossibile dalle credenze della gente e anche la sua famiglia non viveva meglio.
Allora lui chiese a il suo avvocato di dargli la "Patente di iettatore" in modo da poter riuscire a vivere.
La giara parla di un borghese che ha rotto la sua giara nuova e chiama un riparatore per aggiustarla.
Questo maldestramente si chiude dentro la giara dalla quale non può più uscire.
La storia termina con la rottura della giara e la perdita di danaro da parte del borghese.
Italo Svevo
Italo Svevo è lo pseudonimo dello scrittore italiano Ettore Schmitz nato a Trieste nel 1861.
Di padre austriaco e di madre italiana, il giovane studia alla scuola israelita di trieste quindi in Germania dove si appassiona alla letteratura tedesca e scopre i grandi romanzieri russi tradotti in tedesco. Non riceve un'istruzione umanistica e, nella sua formazione da autodidatta, non risparmia incursioni nel terreno scientifico.
La sua complessa e inquieta personalità, volta all'indagine dei recessi della coscienza, si manifestò già nei primi romanzi, che passarono inosservati, spingendo lo scrittore a un lungo periodo di silenzio.
Deluso dalla fredda accoglienza che la critica aveva riservato a senilità, egli decise di allontanarsi dall'attività di scrittore per seguire gli affari dell'azienda di famiglia di sua moglie, livia Veneziani.
L'amicizia con Joyce e lo studio delle scoperte di Freud, in particolare della nozione di inconscio, riportarono Svevo alla scrittura e maturarono il nuovo romanzo La coscienza di Zeno (1922), che impose in europa, e solo con molto ritardo in Italia, il nome dello scrittore ed è opera di fondamentale importanza per la narrativa europea del primo Novecento. Infatti, a differenza di Pirandello e di D'Annunzio, la cui fama europea arrivò a confermare il successo raccolto in patria, Svevo fu amato e conosciuto all'estero prima che nel nostro paese.
Nell'opera di Svevo il bisogno di trattare la scoperta dell'inconscio è particolarmente evidente.
I protagonisti dei suoi romanzi sono uomini diversi da quelli che il romanzo tradizionale aveva presentato: sono dei perdenti, degli uomini inetti e "incapaci alla vita".
Ma è con Zeno che Svevo dipinge la sua analisi psicologica fin nel profondo per rintracciare, non una spiegazione ai comportamenti del protagonista, quanto la conferma della fondamentale instabilità dell'io, vera incurabile "malattia" dell'uomo moderno.
Anche tecnicamente Svevo si conferma un grande innovatore: nei suoi romanzi la realtà viene descritta e investigata a partire da un'esperienza interiore e questo fa sì che il tempo, l'evoluzione dei fatti, la ricostruzione del contesto diventino variabili soggettive e non più presupposti oggettivi del narratore letterario.
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