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Leggi anche appunti:La struttura L'isola di Arturo, Elsa MoranteLa struttura Titolo: L'isola di Arturo Autore: Elsa Morante (Roma 1912-1985) Edizione: Le RomantismeLe Romantisme Le romantisme est un vaste mouvement de sensibilité et d'idées Italo calvino racconta l' orlando furioso di italo calvinoITALO CALVINO RACCONTA L' ORLANDO FURIOSO di ITALO CALVINO ITALO CALVINO: |
Vita Cominciò a comporre intorno al
Leopardi fu essenzialmente un lirico incline a esplorare se stesso e a
sviluppare una sua storia interiore e quindi non fece parlare molto personaggi
diversi da lui. E questo perchè in quegli anni Leopardi e altri lirici avevano
intrapreso una strada che portava a una concezione nuova dell'arte, non più
legata ad un contesto generale e universalizzato, espressione di comportamento
sociale, ma come libero sfogo degli stati d'animo individuali, appunto nella
loro individualità irripetibile. Tale concezione nuova era legata agli aspetti
di fondo dell'età: il venire meno dell'aristocrazia; il prevalere dei modi
borghesi di concepire arte e vita; la necessità di esprimere i diritti
dell'individuo contro i fatti che potessero comprimerlo; il ripiegarsi su se
stesso dell'uomo, tutto preso da 'una morsa di cose più grandi di
lui'. Così come il romanzo si affermava come genere atto a cantare
l'epopea morale e sociale del mondo borghese, la lirica celebrava i dirirtti
dell'individuo, la sua vita interiore, la ribellione contro una societàò che
non gli permetteva sempre di espandersi liberamente.
Quindi la biografia è molto importante per un lirico ed in Leopardi essa si
fonde con l'arte. La vita del Leopardi va divisa in momenti diversi, in ognuno
dei quali è presente una fase dello sviluppo intellettuale e sentimentale del
poeta stesso e un momento della sua opera. Anche nei luoghi, biografia e lirica
si fondono, specie per quanto riguarda Recanati ('il natìo borgo
selvaggio'), dove Leopardi visse la maggior parte della sua vita. Ma i
luoghi in cui visse furono normalissimi, quindi fu la sua immensa potenza
lirica a trasfigurarli in miti poetici altissimi, tanto che sembra quasi che
senza quei luoghi sia impossibile comprendere il Leopardi.
Rapporto vita-opera L'ambiente familiare giovanile fu affettivamente
povero, la madre era severa e presa totalmente da problemi pecuniari. La
cultura di Giacomo era vastissima, lo studio 'matto e
disperatissimo', è interessato da ogni cosa.
Ha una prima fase, cosiddetta di erudizione, in cui compone due opere
importanti: Storia dell'astronomia, che riflette il suo amore per le stelle,
Saggio sopra gli errori popolari degli antichi (un'opera dall'ispirazione
illuminista, contro l'ignoranza e le superstizioni del popolo).
Compie traduzioni importanti e studi filologici.
Nel 1819 vive una profonda crisi e si avvicina alla poesia. Conosce un purista,
Pietro Giordani, che lo spinge ad uscire dall'ambiente chiuso in cui vive.
Conosce l'amore, platonico e idealizzato, per una cugina. Passa dalla poesia
dell'immaginazione a quella del sentimento.
Nella polemica fra classici e romantici, si schiera coi classici, considerando
il romanticismo gusto eccessivo dell'orrido.
Compone due canzoni, All'Italia e Sopra il monumento di Dante,
che esprimono un amore sentimentale verso la patria, letterario più che
politicamente attivo. influenzato da Petrarca, esalta il passato e disprezza il
presente.
La ragione, mettendo a nudo il reale, scopre il lato doloroso di esso (in Alla
primavera, il credere alle favole diventa motivo di felicità).
Durante la crisi matura la sua concezione pessimistica della vita, influenzata
dalle esperienze personali e compie il distacco dalla fede religiosa.
Intraprende un deludente viaggio a Roma, facendogli sperimentare il penoso
scollamento fra sogno e realtà, che continuerà anche in altri tentativi di
'fuga', seguiti da ritorni a Recanati.
Conobbe difficoltà economiche e altri amori, che sfociarono in una
demitizzazione della donna (Aspasia).
Fece una sola raccolta di Canti; essi vennero però divisi per contenuto e
forma:
1) dieci canzoni civili (Angelo Mai, Primavera, All'Italia);
2) primi idilli (Infinito, Alla luna);
3) il Passero solitario rappresenta
il passaggio dai primi idilli ai grandi idilli;
4) 1823-24: le Operette morali e poi il ritorno alla poesia con altri
canti (grandi idilli, per distinguerli dai primi: A Silvia ecc.)
Canzoni
Ispirate da fatti occasionali o da esperienze familiari, vi troviamo
due tendenze:
a) civile;
b) sentimentale.
Leopardi è alla ricerca di una sua personale forma espressiva. Dopo l'incontro
col Giordani, Leopardi sembra prendere parte alla vita politica presente, anche
se mai, oltre a non partecipare direttamente alla vita politica, dimostra un
ideale di patria. Insiste molto, specie in Angelo Mai, sul contrasto fra il
passato, esaltato e il presente, condannato (Angelo Mai con le sue scoperte
filologiche fa rivivere i tempi gloriosi del Rinascimento, le opere di Dante e
Petrarca, Ariosto, Tasso e Alfieri).
Arriva all'amara conclusione che è inutile la lotta.
Zibaldone. Fu composto fra il luglio del 1817 e il dicembre
del 1832. Su questo scartafaccio lasciato inedito sta tutto il lavorìo di
sistemazione del pensiero del Leopardi. Contiene un grandissimo numero di
pensieri, appunti, ricordi, osservazioni, note, conversazioni e discussioni. Si
tratta di filosofia, letteratura, politica, uomo, nazioni, universo. Sono
considerazioni poi liberissime e senza preoccupazioni, come di tale che
scriveva di giorno in giorno per se stesso e non per gli altri.
Libro moderno, ancor oggi la sua lettura è fonte inesauribile di stimoli e
riflessioni.
Idilli Vennero pubblicati nel 1826. Si tratta di sei
liriche: L'Infinito; La sera del dì di festa; Alla luna;
Il sogno; Lo spavento notturno; La vita solitaria.
Il titolo, desunto da Mosco, era adoperato nel senso greco di quadretto.
Cadono, negli Idilli, le costruzioni artificiose della canzone, con le
sue strofe tutte uguali e le sue rime ripetute e subentrano gli endecasillabi
sciolti. Cadono i temi occasionali, desunti dalla storia o da vicende esterne e
subentrano temi o occasioni interiori, scaturiti da situazioni quotidiane. E
scompaiono i ricordi e i richiami di cultura, l'erudizione accumulata con tanta
fatica e resta solo il succo di quel tanto sapere, la lezione della vanità
delle cose.
L'infinito. E' il primo
di quei componimenti che il poeta pubblicò nel 1825 col nome di Idilli.
L'idillio leopardiano si distingue profondamente da quello della tradizione;
non è più un quadretto bucolico, un componimento piacevole di ispirazione
pastorale, ma l'espressione poetica di un'avventura interiore, di un moto dello
spirito, nato dalla contemplazione nuova ed attonita dei un aspetto della
Natura o della rinnovata capacità di sentire e vedere.
Che l'idillio leopardiano sia trasferito tutto nel soggetto e
Gli elementi esteriori si riducono ad un colle, ad una siepe che limita
l'orizzonte, ad uno stormire di fronde. Ma da questi motivi, quale
contemplazione stupita dell'infinito, quali sillabe eterne.
Sulla cima di un colle una siepe impedisce allo sguardo la vista di una grande
parte dell'orizzonte. Ma quello che è ostacolo alla vista degli occhi diviene
stimolo alla visione interiore, all'immaginazione del poeta. E sorgono dentro
di lui gli interminati spazi del cielo e i sovrumani silenzi e la profondissima
quiete del vuoto e quasi il cuore del poeta si spaura e ritrae da quel nulla. E
da quella voce il poeta è ricondotto alle cose finite e al confronto di esse
con l'eterno, al pensiero delle morte stagioni e della stagione presente, così
viva, così reale, con i suoi rumori intorno al poeta, eppure destinata a
disperdersi, a svanire, inafferrabile anzi e sparente nell'atto stesso che
trascorre.
La ricerca logica dell'infinito si conclude nel Leopardi con uno
'scacco'. Se il breve canto termina con una punta di dolcezza, ciò
avviene solo perchè il Leopardi rinuncia all'indagine e dove la ragione
fallisce, il recupero avviene tramite l'abbandono a uno stato sentimentale, o
meglio di natura mistico-religiosa.
La sera del dì di festa.
Il primo motivo poetico dell'idillio è il vagheggiamento di una quieta notte
lunare. Emerge chiaramente in tutto l'idillio il pessimismo di Leopardi.
Il secondo motivo poetico che si può rilevare è quello del canto notturno che
si disperde nella campagna e muore poco a poco, allontanandosi.. Un idillio,
anche questo, che reca con sè il senso della fugacità, del trapassare e
spegnersi di ogni vaghezza. Un idillio cui si accompagna la rimembranza, cioè
la capacità di rinvenire nelle contemplazioni attuali gli stupori, gli incanti
e le malinconie degli anni passati.
Alla luna. L'idillio è tutt'uno, in ogni sillaba, con la rimembranza, cioè con il ricordo delle contemplazioni passate. Il poeta contempla la luna dalla cima del monte Tabor e ricorda che allo stesso modo saliva a contemplarla l'anno precedente e che il volto dell'astro appariva nebuloso e tremulo attraverso le sue lacrime; nè minori o diverse sono oggi le sue pene. Eppure come dolce e gradito è negli anni giovanili il ricordo di ogni cosa passata ancora che triste e che l'affanno continui.
Operette morali.
Nel
Negli anni successivi al 1824, ner aggiunse alle venti già scritte altre cinque
operette, scritte in epoche diverse.
Dialogo della Natura e di un Islandese. Vi compare per la prima volta, condotto sino all'estremo delle sue
conclusioni, il 'pessimismo cosmico' di Leopardi.
La Natura non è più considerata la 'madre benigna' degli esseri
viventi; i colpevoli non sono più gli uomini che hanno deviato volontariamente
dalle leggi naturali, ma
Cantico del gallo silvestre. Leopardi si ricollega ad alcune tracce di una sperduta leggenda di
derivazione biblica. Immagine l'esistenza di un immenso gallo selvatico, che
risiede fra il cielo e la terra e finge di aver ritrovato una cartapecora
antica, in cui sono riprodotte le parole che il gallo rivolge agli uomini ad
ogni rinnovarsi del giorno. A ogni alba il gallo spinge gli uomini a svegliarsi
e a riprendere il peso doloroso della vita e li assicura che verrà un giorno in
cui potranno giacere immobili per sempre nella quiete del sonno; l'universo
intero precipiterà infine nel buoi, prima che nessuno abbia potuto comprendere
le ragioni della sua esistenza, l'arcano mirabile e spaventoso della vita.
L'invenzione del gallo silvestre testimonia di quel gusto del bizzarro, del
peregrino, dell'umoresco che informa le Operette; ma la materia è
senza dubbio fra le più dolenti e severe del Leopardi.
Dialogo di Tristano e di un Amico. Il poeta si difende dall'accusa di aver formulato le sue teorie pessimistiche in conseguenza dei mali fisici. Sul finire del dialogo, il poeta si distacca da ogni accento polemico ed esprime l'infelicità del proprio animo e il proprio desiderio di morte
Dialogo di Plotino e di Porfirio. Il poeta finge di riprodurre i discorsi che il filosofo Plotino tenne
al discepolo Porfirio per distoglierlo dall'idea del suicidio; scrive alcune
fra le righe più malinconiche e dolci del suo libro.
Il suicidio può anche apparire conforme al pessimismo leopardiano,
giustificato, un gesto di natura eroica, di ribellione o di sfida; tuttavia
contrasta con le voci più intime e segrete dell'animo, con quel senso profondo
che ci lega ai nostri compagni, alla nostra sorte di uomini. Plotino non
confuta le osservazioni teoriche del discepolo, ma parla mosso da quel senso
dell'animo che vuole la collegazione fraterna, il rispetto e la pietà dei
propri simili.
Grandi Idilli Comprendono: A Silvia, Le
ricordanze, Il sabato del villaggio, La quiete dopo la
tempesta, Il passero solitario, Canto di un pastore errante
dell'Asia. A Silvia. Alle origini
della lirica sta il ricordo di Teresa Fattorini, la figlia del cocchiere di
casa Leopardi, morta ancor giovane, di mal sottile, nel 1818. Teresa, qui,
diventa Silvia, cioè una fanciulla che si affaccia lla giovinezza nei
medesimi anni in cui la fiducia arrideva al cuore del poeta. Le ricordanze.
L'inizio è dato dal nascere nel poeta di uno stato d'animo idillico, dallo
stupore di rivedere rinascere in se stesso la capacità antica e perduta di
contemplare i cieli e le stelle, le immagini che durante gli anni della
fanciullezza avevano parlato così spesso al suo cuore. Non gli diceva il
cuore che sarebbe stato dannato a consumare a Recanati, fra gente zotica, la
sua giovinezza. il tempo giovanile vola più caro della fama e dell'alloro.
Frattanto, dalla torre, sorge il suono dell'orologio. Il poeta viene portato
nuovamente alla passata fanciullezza, trascorsa fra le mura paterne. Rievoca
le speranze giovanili e Nerina, una dolce ragazza amata dal poeta. Canto notturno di un pastore errante dell'Asia. Leopardi apprese, da alcune note di un viaggiatore russo, che molti
kirghisi avevano l'abitudine di passare le notti seduti su una pietra a
contemplare la luna, improvvisando parole assai tristi. Da questa notizia
l'ispirazione per il Canto notturno di un pastore errante dell'Asia,
in cui il poeta immagina che il pastore si rivolga direttamente alla luna e
la interroghi circa il significato dell'esistenza, il dolore universale, lo
scopo e le ragioni dell'universo. Il canto riflette un certo gusto
dell'esotico, tipico del Romanticismo.. Leopardi dimostra di non avercela coi
genitori per averlo messo al mondo, ma con La quiete dopo la tempesta. Il poeta, rinverdito e come snebbiato dalla pioggia, descrive il senso di gioia che è nel villaggio dopo la tempesta, quell'alacrità che subentra nell'animo di tutti i viventi, che è nelle cose medesime, quella maggiore nettezza di colori e di forme. La quiete dopo il temporale simboleggia la quiete dopo un dolore temporaneo: in fondo, quel poco di piacere di cui fruiscono gli uomini non deriva che dalla fine di un dolore; la morte, che porrà fine ad ogni male, è dunque, per l'uomo, il bene più grande. Il sabato del villaggio. Si ricollega alla Quiete. Entrambi gli idilli furono
composti nel settembre del Il passero solitario. Serve da prefazione agli idilli. Il canto è diviso in tre strofe, la prima e la seconda in cui si traccia il confronto fra il passero solitario e il poeta; la terza invece, in cui vengono indicate le differenze. Come il passero vive solitario e, pensoso, contempla il tripudio dei compagni e canta in disparte dall'alto della torre, così il poeta, mentre il paese è in festa, esce solitario alla campagna e rimanda ad altro tempo giochi e diletti. Ma, giunto alla fine della sua vita, il passero non si dorrà della sua solitudine, essa deriva dall'istinto, è frutto della natura; diversamente il poeta rimpiangerà di aver gettato il tempo migliore e si volgerà senza conforto al passato.
Ciclo di Aspasia Gli ultimi componimenti di Leopardi si
presentano un po' diversi dai precedenti: la riflessione e il ragionamento
prevalgono sulla rappresentazione del paesaggio. Il poeta evidenzia un animo
più combattivo e più energico. Alcuni di questi componimenti vanno sotto il
nome di Ciclo di Aspasia, legato all'ultimo amore di Leopardi, A se stesso. Emerge quell'accento virile con il quale il poeta scaccia ogni moto dell'animo e invita se stesso a non palpitare più, a cessare la disperazione medesima. Poetica leopardiana o dell'idillio Leopardi accetta la proposta di Madame de Stael
di leggere gli autori stranieri, ma non di imitarli. Egli rivolge un invito a
leggere gli antichi. Leopardi sottolinea il sentimento. L'idillio è per lui
l'espressione dei moti del suo animo. C'è il rifiuto della mitologia e della
bella immagine. Vago, indeterminato, infinito sono i principi di Leopardi.
Non ci deve essere scientificità. Una condizione della poesia è la
rimembranza, perchè il ricordo sfuma i contorni, dilata i termini reali e
concreti. La poesia di Leopardi è intrisa di Romanticismo. La poesia nasce
dal sentimento (poetica idillica). I dati costitutivi della poesia di
Leopardi sono: Leopardi e il suo tempo. Il pensiero di Leopardi. |
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