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"Le rouge et le noir"
Stendhal
Mi è sembrato giusto iniziare una recensione su 'Il rosso e il nero' con una citazione, in quanto Stendhal (pseudonimo di Henry Beyle) ne antepone una ad ogni capitolo del suo romanzo. E questa in particolare è quella che lo apre.
Non a caso. Perché "un romanzo è uno specchio che portiamo con noi lungo una strada. Ora riflette l'azzurro dei cieli, ora il fango dei pantani" e il suo unico vero soggetto è la verità. 'Il rosso e il nero', sottotitolato "cronaca del 1830", offre un mondo; scritto nello stesso periodo in cui è ambientato, prende spunto da un fatto di cronaca (il processo contro il seminarista Antoine Berthet) non per riproporne la vita, ma per crearne una nuova presentata in ogni minima sfaccettatura. E tutto attraverso gli occhi di Julien Sorel, il protagonista, un giovane provinciale, figlio di un carpentiere. Ma se modesta è la sua origine, non lo è affatto la sua personalità. Julien è un giovane brillante, intelligente, consapevole del suo genio, ammiratore folle di Napoleone e soprattutto ambizioso. Ma il desiderio di gloria deve scontrarsi con i suoi tempi e, non potendo più aspirare al successo nella carriera militare, lo cerca in quella ecclesiastica, armato dell'' ipocrisia, legge dura e inevitabile nella società in cui vive. Da qui il titolo: il "Rosso" del sangue, del coraggio, dell'età napoleonica, il "Nero" delle tenebre della restaurazione, del potere ipocrita del clero, della morte.
La storia di Julien inizia quando entra come precettore nella casa del signor De Renal, sindaco della sua cittadina e, preda di un sentimento fatto di sfrenata ambizione, ma anche di passione profonda e autentica, ne seduce la moglie. Scoperto, è costretto a lasciare la città e ad entrare in seminario. Grazie all'intercessione del direttore, l'abate Pirard, riesca a diventare segretario del marchese La Mole e si trasferisce a Parigi.
In quei salotti, la sua anima geniale e appassionata si innalza con facilità e suscita l'interesse di Mathilde, figlia del marchese, bellissima e intelligente, annoiata dalla grettezza e falsità dei suoi pretendenti. Julien e Mathilde diventano amanti, avvolti in una passione malata di rivalsa sociale, al limite tra amore e odio. Mathilde, in attesa di un figlio, ottiene dal padre il consenso alle nozze, ma il marchese chiede a Madame De Renal informazioni su Julien. Questa, costretta dal suo confessore, lo denuncia come un cinico arrivista. Julien, venutolo a sapere, preso dall'impulso della vendetta, le spara con l'intento di ucciderla e viene condannato a morte. Nei suoi ultimi giorni, viene confortato dalla sua vittima, rimasta soltanto lievemente ferita, e rinasce l'amore profondo che legava i due, libero questa volta da ogni ipocrisia. Julien affronta serenamente la morte senza mai scendere a compromessi.
Dall'annuncio della condanna le parole scorrono veloci, i capitoli si susseguono senza più citazioni, scarni ed essenziali, ma pieni di passione e serenità. Pagine ancora più belle perché la morte non c'è: Julien sta per morire, la sua testa sta per cadere e, subito dopo, quella testa è nel grembo inconsolato di Mathilde. Tre giorni dopo l'esecuzione, muore anche la signora De Renal.
Julien è un personaggio in cerca d'autore. È una personalità forte e geniale, consapevole di se stessa, che si afferma anche nella sua miseria: è ipocrita, falso, opportunista, ma solamente perché ritiene necessario esserlo. Infatti, è capace di rinunciare a tutte le sue finzioni per ubbidire alla sua natura vera e profonda, alle sue passioni e ai suoi sentimenti. L'amore travolgente ci appare come la manifestazione più intensa della vita: è un'esigenza della ragione oltre che del cuore.
Julien non è un personaggio facile da amare con le sue ipocrisie, le sue menzogne e le sue mezze verità. Ma è un'anima appassionata capace di gesti folli, noncurante della ragione e schiavo del cuore. La sua follia lo rende indimenticabile.
Intorno a lui, due donne, apparentemente impotenti di fronte a Julien, ma in realtà autrici della sua esistenza. Due donne completamente diverse: la signora De Renal, semplice e fortemente religiosa, devota ai suoi figli e ai suoi doveri, inconsapevole di cosa fosse l'amore prima dell'arrivo di Julien; Mathilde, aristocratica ed estremamente intelligente, annoiata dalla società del suo tempo e desiderosa di nascere nel 1500, quando le passioni dominavano l'esistenza.
L'altro personaggio fondamentale del libro è il narratore, onnisciente e partecipe delle vicende anche a livello emotivo, che parla al lettore nello stesso modo in cui comunica ai personaggi. È lui, è Stendhal che ci propone la sua concezione particolare della vita: in preda alle passioni perché dev'essere intensa, dominata da quest'io, questa personalità fortissima tesa al raggiungimento della felicità e senza scrupolo alcuno, che si scontra con la realtà, ma che, anche morente, riesce unico vincitore. E s'innalza: su quella religione falsa fatta solo di potere, sulla grettezza degli aristocratici, sulla grossolanità dei provinciali.s'innalza e diventa irraggiungibile.
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