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La poesia, viene concepita in un periodo molto difficile della vita di Petrarca: la morte di Laura e fa parte, per questo, della sezione del "Canzoniere" dedicata appunto alle rime in morte di Madonna Laura. Dei 366 componimenti la maggior parte sono sonetti e hanno come tema principale l'amore per Laura, che per il Petrarca non è (come possiamo vedere in Dante) il modo per raggiungere la beatitudine, ma ciò che più lo allontana da essa. Anche per questo motivo si può vedere in molti componimenti dell'opera da cui è tratto il sonetto, un continuo oscillare tra il sentimento religioso, debole ma sincero, e l'attaccamento ai beni terreni.
Il componimento è un sonetto, struttura metrica molto usata dall'autore per le sue poesie, di endecasillabi legati da rime che rispettano alla lettera l'assetto di questo tipo di lirica - secondo lo schema ABBA-ABBA-CDE-CDE -
Dal punto di vista sintattico e lessicale troviamo versi composti per lo più da periodi paratattici, con un lessico molto ricercato, ma allo stesso tempo di facile comprensione; si nota una scelta di termini più particolareggiata (riferita al campo semantico della marina) nell'ultima strofa, dove viene paragonata la vita, come molte volte hanno fatto altri poeti, ad un viaggio attraverso il mare.
Il tema principale del sonetto è la vanità della vita, tematica che sorge come diretta conseguenza della perdita della persona amata, e che porta alla tristezza e al senso di smarrimento nelle avversità del poeta (che emerge dall'ultima terzina in modo particolare).
A differenza di altri poeti (come ad esempio Leopardi), Petrarca non vede alcuna soluzione né alcuno spiraglio di felicità e, pur ripensando ai momenti lieti, non riesce a rimanere felice a lungo, perché il suo pensiero volge subito verso il futuro, che immagina burrascoso senza il supporto spirituale di Laura.
Le figure retoriche presenti sono per lo più di posizione (anastrofe e iperbati) [vv. 4 / 5-6 / 10 / 11 / 14]; sono inoltre presenti enjambement ai versi 3-4 / 9-10 / 10-11 / 12-13. Per ciò che concerne le figure retoriche del significato, sono presenti invece quasi solamente metafore (venti = eventi futuri; porto = vecchiaia; lumi = occhi di Laura; ecc.).
Una caratteristica della poetica di Petrarca che si può ritrovare in questa poesia, è il concetto di tempo, che vede Laura morta e il poeta stesso in una situazione in cui immagina il trascorrere del tempo e della vita. Inoltre si nota la soggettività della poesia: l'io del poeta parla della vita e delle sensazioni provate nel viverla come in una sorta di monologo interiore in cui Petrarca non punta a convincere il lettore di alcun fatto, ma valuta amaramente la sua situazione.
La vita fugge e non si arresta nemmeno un'ora, e la morte segue anch'essa senza sosta. E mi tormentano le vicende passate, le presenti e anche le future. E mi rattristano (m'accora) ora da un lato (or quinci) il ricordo (rimembrare), ora dall'altro (or quindi) l'attesa del futuro (l'aspettar), così che in vero, se non fosse ch'io ho pietà di me stesso (in quanto temo la dannazione eterna), sarei già libero da questi pensieri (giacché mi ucciderei). Se il mio cuore rattristato ebbe mai nel passato qualche momento lieto (alcun dolce), questo mi torna alla memoria. Ma poi dall'altra parte (verso il futuro) vedo turbati i venti al mio navigare (vedo il mio futuro burrascoso); vedo tempesta (fortuna) anche nel porto (= nella mia vecchiaia) e ormai stanca la mia mente (nocchier[1]), e rotto l'albero della nave e le sàrtie (=le virtù che aiutavano la mente a non smarrirsi nelle avversità), e vedo spenti i lumi (= gli occhi di Laura) che solevo mirare (= che illuminavano la mia navigazione, la mia vita).
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