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Introduzione :
Chi sono? Da dove vengo? Come sono venute all'esistenza l'universo e la vita e perché? Perché la presenza del male?
Ogni generazione si è posta questa domanda. Sono domande che hanno la loro comune origine nella richiesta di senso che da sempre urge nel cuore dell'uomo: dalla risposta a tali domande, infatti, dipende l'orientamento da imprimere all'esistenza. Infatti, lo scopo più nobile della filosofia, la scienza e anche della religione è appagare il desidero dell'uomo di verità,certezze e senso. In modi e forme differenti, esse mostrano che il desiderio di verità e di senso appartiene alla stessa natura dell'uomo. Se il bisogno che la vita abbia un significato non fosse innato nell'uomo, questa domanda non lo avrebbe tormentato per secoli
Filosofi, scienziati, pensatori e uomini di cultura di tutti i secoli si sono posti gli grandi interrogativi di senso, ciascuno di loro ha fatto la sua ricerca della verità.
Queste domande suonano familiari senza dubbio anche a voi. Anche se l'uomo di oggi ha raggiunto un livello davvero eccezionale di sviluppo tecnico e scientifico, non riesce ancora a rispondere del tutto alle sue inquietanti domande di senso. Il giorno dopo lo sbarco dell'uomo sulla luna fu chiesto al teologo Karl Barth cosa ne pensasse di questo trionfo della tecnologia. La sua risposta fu: "Non risolve nessuno dei problemi che non mi fanno dormire la notte".
Vermont Royster, ex giornalista
del Wall Street Journal, dopo aver riconosciuto la vastità della conoscenza e
delle capacità umane, scrisse: "È sorprendente. Nel contemplare l'uomo stesso,
i suoi dilemmi, il suo posto nell'universo, abbiamo fatto ben poco progresso
dall'inizio del tempo. Ci chiediamo ancora chi siamo e perché siamo e dove
siamo diretti".
Eppure trovare risposte soddisfacenti sarebbe sicuramente determinante.
Un professore psichiatra Viktor Frankl, che conobbe di persona gli orrori del campo
di concentramento di Auschwitz fece questa osservazione nel suo libro "Man's Search for Meaning
-( la ricerca di senso dell'uomo) :"Non c'è nulla al mondo . . . che
possa aiutare una persona a superare bene anche le peggiori condizioni quanto
il sapere che la propria vita ha un senso". Secondo lui, anche la salute
mentale sarebbe legata a questa ricerca di un significato.
Il famoso scienziato Albert Einstein una volta disse: "Chiunque consideri la propria e l'altrui vita priva di significato è non soltanto infelice, ma appena degno di vivere.".
ARTE
Anche se non si e' intellettuali, ciascuno, in un momento o in un altro cerca di dare più significato alla propria esistenza. Magari cercando di vivere una vita più soddisfacente nel privato. Voi avete mai sognato di vivere una vita migliore, magari in un paradiso tropicale, o anche dove vivete adesso? E' un sogno che quasi tutti prima o poi abbiamo fatto.
Nel 1891 l'artista francese Paul Gauguin andò in cerca di una vita del genere nella Polinesia Francese. Andava per lo scopo di godere delle bellezze naturali di quel mondo primitivo e incontaminato ed anche di relazioni umane autentiche, fonte di grande ispirazione per lui. Gauguin sognava un paradiso lontano dove trovare felicità e libertà Ben presto, però, dovette fare i conti con la realtà. La vita dissoluta che aveva condotto in precedenza fu causa di malattie e sofferenze sia per lui che per altri. I suoi talenti artistici non gli permisero di dare maggior luce alle sue domande esistenziali sul destino umano. Sentendo la morte avvicinarsi, dipinse quella che è stata definita una "suprema espressione di vigore artistico". Una monografia su di lui afferma: "Il dipinto abbraccia una gamma di attività umane che racchiude la vita intera, dalla nascita alla morte . . . [Gauguin qui] interpreta la vita come un grande mistero". - Ingo F. Walther, Paul Gauguin 1848-1903-The Primitive Sophisticate.
Gauguin intitolò quel opera "Da dove veniamo? Che cosa siamo? Dove andiamo?
E' una tela di grandi
dimensioni
Ogni elemento del dipinto ha un valore simbolico, che rimanda a qualche aspetto del percorso della vita umana. Alcuni significati simbolici sono evidenti, altri lui stesso rivela nelle sue lettere. Infatti vediamo la nascita, la vita e la morte rappresentate da un bambino , da giovani donne e da una vecchia .
Due figure vestite di porpora scambiano tra sé le proprie riflessioni pensano al loro destino e forse si pongono domande simile a quelle annunciate dal titolo.
Una figura giovane al centro coglie un frutto, il che può rappresentare l'uomo che coglie il frutto prezioso della sua esistenza nel momento più esaltante della propria vita, la giovinezza .
Due gatti accanto al bambino. Una capra bianca.
L'idolo, con le due braccia misteriosamente alzate, sembra indicare l'aldilà. La figura accucciata sembra ascoltare l'idolo ;
Infine ai piedi
della vecchia, un uccello bianco che ha una lucertola nella zampa rappresenta
l'inutilità delle parole come afferma Gauguin stesso in una lettera afferma -
le parole sono vane, inutili, esse non
risolvono i problemi né danno risposte alle angosce della vita. La sua è una
visione piuttosto pessimistica che scaturisce sia delle sofferenze cha affrontò
durante la sua vita come la morte della figlia, la sua salute cagionevole e il
disprezzo che molti nutrivano nei suoi confronti. Fu anche consapevole della corruzione che vede nel
suo tempo è che pervade la società, lo stato ed anche la religione. Lui esprime
questa consapevolezza nel veemente saggio: "
' (I missionari) marcerebbero volentieri (.) con il Vangelo in una mano e il fucile nell'altra : il Vangelo per il loro Dio, il fucile in nome della civiltà occidentale di cui si credono i rappresentanti. Potremmo citare i nomi dei missionari che insistevano con gli ufficiali perché facessero sparare coi cannoni sulle popolazioni che resistevano alla loro influenza. (.) D'altra parte, per convincere i fedeli ad aprire le borse, i missionari hanno accreditato mille leggende stupide o barbare."
'Sotto il
nome di Patria, gli uomini si lacerano per interessi vili, materiali.'
'E quali sono dunque quei sentimenti di giustizia che animano la
legislazione statale, se non sentimenti di interesse ?"
"la criminalità aumenta di giorno in giorno. Non è evidente che il sistema è difettoso e crudele?"
"Esaminando tutte le classi sociali, non sapremmo dire qual è la migliore. In alto la società è più feroce, più avida di guadagni, più ipocrita e meno brutale : è vestita meglio, più seducente e di conseguenza sembra migliore. In basso la società ha gli stessi vizi, ma è più scusabile ; si potrebbe dire che è la sola scusabile."L'artista fu profondamente angosciato da questi problemi e non riusciva a trovare soluzioni , né trovava risposte ai grandi quesiti sul destino umano.
Miguel de Unamuno
Un otro de los intelectuales que se ha puesto preguntas existenciales ha sido MIGUEL DE UNAMUNO.
El naiò en Bilbao en 1865 y
muriò en Salamanca 1931. Vive la istoria politica social y cultural de Espana
en este periodo con grande intensidad. Estudio filosofia y letras en la
universidad de Madrid donde se doctora. Fue nombrado 3 veces rector de
Durante su vida Miguel de Unamuno tuvo dos crisis existenciales.. La primiera fue una crisi juvenil y le lleva a perder la fe y manifestar ideas socialistas, el quercia regenerar Espana, tuvo otra crisi en 1897 que lo hunde en el problema de la muerte, de la nada y le produce tormentosas preguntas sobre el sentido de la vida y el deseo de inmortalidad.
Unamuno se preguntaba los grandes interrogantes de la vida, tales como squién soy yo? sde dónde vengo?, shacia dónde voy?, scuál es mi destino?, squé habrá después de la muerte?, spor qué me resisto a desaparecer para siempre?, stiene meta y sentido el ansia de inmortalidad que llevamos dentro?, Y desde estas preguntas vitales trata de encontrar a Dios desde la más absoluta duda en un clima de agonía, en pleno combate. Su búsqueda es mezcla de lucha e incertidumbre, que le lleva a rebelarse ante todo lo establecido y ante la misma realidad.
El pensamento existencial de Unamuno se puede definir vitalismo porque el considera la vida umana el valor mas importante. Por el existen dos hechos irreducibles osea la consiencia de la propia existencia y el miedo de la no exisitencia. El ombre tiene orror del nada y por eso considera la religion y la fe como el medio para existir eternamente. Pero Unamuno dice que el ombre sabe que despues de la muerte no hay nada , pero el terror del nada le lleva a creer en aquello que la razon niega. La obra prinicpal donde trata este sujeto es "El sentimento tragico de la vida" el 1913. La base del 'sentimiento trágico de la vida'--título -es la paradoja entre el vivir y el conocer, ya que 'todo lo vital es antirracional, no ya sólo irracional, y todo lo racional, antivital.' La vida en sí es una paradoja, y la persona se contradice a sí mismo. Unamuno se consideró 'un hombre de contradicción y de pelea [. . .] uno que dice una cosa con el corazón y la contraria con la cabeza, y que hace de esta lucha su vida.' En más de una ocasión el angustiado escritor declaró que 'la paz es mentira.' Identificó la vida con la agonía, entendida ésta en el sentido etimológico de 'lucha.' Unamuno explica que tanto el sentimiento como la razón definen al individuo: 'El más trágico problema de la filosofía es el de conciliar las necesidades intelectuales con las necesidades afectivas y con las volitivas.'
Por eso Unamuno piensa que nunca alcanzarà a descubrir la verdad. Pro el non de buscarla. En un su ensayo "Mi religion" dijo:
Y bien, se me dirá, 'sCuál es tu religión?'Y yo responderé: mi religión es buscar la verdad en la vida y la vida en la verdad, aun a sabiendas de que no he de encontrarlas mientras viva; mi religión es luchar incesante e incansablemente con el misterio.
LUCREZIO
Il problema del timore della morte, che induce nell'uomo inquietanti domande sul senso della vita fu affrontato anche da un autore latino- Lucrezio, vissuto nel I secolo a.C. Infatti uno degli obiettivi principali della sua opera "De rerum natura" fu proprio di liberare l'uomo da questo timore e da false dottrine. Essendo un fedele discepolo di Epicureo, nella sua opera vediamo una visione del mondo del tutto in armonia con il pensiero del filosofo greco. Infatti, l'universo è rappresentato come infinito ed eterno costituito solamente da atomi e dal vuoto in cui esistono un infinito numero di mondi che si formano e si dissolvono nello spazio. L'universo è dominato da leggi meccaniche e i fenomeni naturali hanno una spiegazione razionale e scientifica, dovuta soprattutto al disgregarsi e al ricomporsi degli atomi. In questo universo anche l'uomo rappresenta un casuale agglomerato di atomi posto accidentalmente su uno dei tanti mondi possibili. La sua nascita è ciò che si chiama la formazione di un nuovo aggregato corporeo, mentre la morte è la disgregazione di un tale aggregato. Quindi la paura della morte può essere eliminata solo attraverso la conoscenza di questi meccanismi che governano la natura , realizzando che la morte non è altro che una tappa dell'esistenza di ognuno di noi, un ritorno all'assoluta insensibilità conosciuta prima della nascita. Poiché il soffrire è possibile solo nell'ambito del vivere , la morte è una completa liberazione dal dolore e quindi non deve causare angoscia, paura e smarrimento.
Lucrezio condanna inoltre la religione dell'epoca proprio perché incoraggia il terrore dalla morte, superstizioni e false dottrine. Inoltre si è resa colpevole di crimini efferati come i sacrifici umani, infatti egli cita l'esempio di Ifigenia, la giovane figlia di Agamennone immolata sull'altare della dea Artemide per placare la sua ira e garantire un viaggio sereno alla flotta greca verso Troia. Lui asserisce che il mondo non è prodotto degli dèi, che sono entità astratte, lontane e completamente estranei al mondo umano di cui non ci si deve aver paura, né aspettare aiuto.
Dunque l'uomo deve liberarsi dall'ignoranza e dalla superstizione, che lo spingono all'insegna di piaceri illusori come la gloria, la fama, l'ambizione, l'impegno politico e civile. Tali piaceri una volta soddisfatti lasciano il vuoto, la noia e con esso la paura della morte. Invece il senso della vita del'uomo secondo lui, ciò che gli garantisce la felicità sono l'aponia e l'atarassia. L'uno è la soddisfazione ai bisogni naturali, quindi collaborare con le leggi di natura, e l'atarassia è la completa rinuncia all'impegno e all'ambizione, limitarsi alla meditazione filosofica e razionale del mondo.
Tuttavia dalla visione di Lucrezio secondo sui l'uomo è solo un aggregato casuale della natura in un mondo in cui egli non conserva nemmeno la minima posizione di centralità, scaturisce anche un certo grado di pessimismo, particolarmente evidente nel V libro. In esso Lucrezio ci mostra la condizione umana come infelice ed aspra, ci propone una descrizione della fatiche ed i dolori a cui è sottoposto l'uomo a causa dell'avversità e l'indifferenza della natura.nei suoi confronti Montagne, foreste, rocce, paludi invadono la terra, due terzi d'essa sono sottratti ai mortali per gli eccessi di caldo e di freddo. Il resto produce a fatica, e spesso le intemperie distruggono i prodotti dal duro lavoro. Il bambino nasce a fatica e subito si lamenta con il pianto, e a ragione, dati i mali che lo aspettano, ed ha bisogno di consolazione.
C'è una precisa corrispondenza tra i vesri 222 e 227 di "De rerum natura" ed i versi 39-56 del "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia" di Giacomo Leopardi dove si riprende il tema della nascita dolorosa e faticosa del bambino e la necessità di consolarlo per il fatto stesso di essere nato.
Sicuramente "De rerum natura" fha fatto parte delle
letture di Leopardi e il suo pensiero fu senz'altro influenzato dalla corrente
di pensiero che generò l'opera di Lucrezio ed Epicureo nel '700 come i
movimenti del sensismo e del materialismo ateo. Tra Lucrezio e Leopardi si
possono tracciare delle somiglianze -
entrambi irridono il tradizionale antropocentrismo e il progresso dell'umanità,
rivelano la sostanziale infelicità del genere umano ed esaltano la ragione come
unico strumento dell'uomo ad elevarsi.
Tuttavia ci sono notevoli differenze soprattutto nel messaggio finale dei due
autori. Lucrezio considera la ragione come unico riscatto dell'umanità, che
permette di comprendere i meccanismi della natura e collaborare con essi,
invece, nella Ginestra, per alleviare le sofferenze dell'uomo Leopardi incoraggia la solidarietà tra gli uomini, che
devono unire gli loro sforzi per combattere la loro comune nemica,
Che fa l'aria infinita, e quel profondo
Infinito seren? Che vuol dir questa
solitudine immensa? Ed io che sono?
Questo Canto è composto a Recanati fra 1829 e 1830, e fu pubblicato nell'edizione del 1831. Probabilmente il Poeta trovò ispirazione da una frase tratta dal 'Journal des Savants', che riguardava le abitudini di questi pastori. Cronologicamente ultimo de grandi canti pisano-recanatesi (ottobre 1829-aprile 1830) il Canto Notturno è uno dei momenti chiave dello sviluppo del pensiero e della poesia leopardiana. Con il Canto Notturno Leopardi nuovamente si volge a considerare più in generale, tramite la figura esemplare del pastore errante, l'infelicità dell'intero genere umano e anzi di tutti gli esseri viventi. Nel paesaggio desolato dell'immensa steppa asiatica, sovrastato dalla misteriosa vastità del cielo stellato, un pastore interroga la luna sul perché delle cose e sul senso del destino umano. Ma le sue domande non trovano risposta, e il silenzio del cielo sconfinato gli conferma ciò che già sapeva, cioè che l'universo è un enigma indecifrabile nel quale l'unica cosa certa è il dolore degli uomini e di tutti gli esseri viventi. Scegliendo una figura umile come protagonista della lirica, Leopardi vuole dimostrare come tutti, ricchi o poveri, intellettuali o analfabeti, si pongono le stesse domande senza risposta sul significato della vita e sull'esistenza del male ; anzi, sulle labbra di un semplice pastore questi interrogativi acquistano una forza particolare, primordiale e assoluta, che esprime la 'radice' comune della condizione umana. In Canto notturno le strofe si presentano come una successione di domande rivolte alla luna. Il colloquio del pastore con la luna oscilla tra due spinte contrastanti: da un lato, egli sembra sperare che le sofferenze della vita abbiano un spiegazione che la luna conosce; dall'altro ne dubita e pensa che la negatività del destino umano sia un dato tragico quanto indiscutibile. Il pastore non rinuncia all'idea che la luna possa svelare i misteri della vita e della morte, dell'infinito andar nel tempo e mutare delle stagioni e dell'inquietante vastità dell'universo : a che tante facelle? / che fa l'aria infinita (versi 86 - 98). La bellezza del cielo stellato devono giovare a qualcuno, non possono essere semplici apparenze di un universo indifferente. Ma lo sconforto emerge nell'ammissione finale, in cui i dubbi fiduciosi lasciano spazio a una certezza terribile : 'a me la vita è male" , si, Leopardi giunge alla conclusione che la vita dell'uomo è un eterno dolore, che scaturisce dal desiderio del piacere infinito irraggiungibile che provoca nell'uomo insoddisfazione permanente.
Alla conclusione che
la vita è dolore provocato da un desiderio giunge anche un principe indiano nel
VI secolo a.C. Ma vediamo come arrivo a dire ciò. Il principe Siddharha Gautama, dopo aver visto per prima volta un malato,
un vecchio e un morto, questa esperienza lo indusse a riflettere
tormentosamente sul significato della vita dell'uomo. Perchè gli uomini nascono
solo per soffrire, invecchiare e morire? Questo lo spinse ad abbandonare il
lusso della vita del corte e a cercare le risposte presso maestri e guru indù,
praticando la meditazione, il digiuno, lo yoga e sottoponendosi a straordinarie
privazioni, eppure non raggiunse nessuna illuminazione. Infine si avvide che
questa vita di estreme rinunce re inutile quanto la vita dissipata che aveva
condotto in precedenza. Adottò a questo punto ciò che chiamò
La vita è dolore
Il dolore nasce dal desiderio
L'estinzione del desiderio significa fine del dolore
L'estinzione del desiderio si raggiunge esercitando il controllo sul proprio modo di agire, pensare e credere
Oggi il buddismo è una religione e immagini e reliquie di Budda sono oggetto di preghiera, offerte e devozione. Fatto interessante, il Budda non pretese mai di essere Dio, anzi, secondo lui l'illuminazione viene non da Dio, ma attraverso il proprio impegno per sviluppare pensiero retto ed azioni rette.
Budda ricerco il significato dell'esistenza attraverso l'illuminazione. Nel corso degli secoli molti l'hanno cercato attraverso la religione. Fino a non molti anni fa Dio aveva un ruolo importante nella vita degli abitanti del mondo occidentale. Per essere accettati dalla società si doveva dar prova di fede in Dio, anche se non tutti praticavano sinceramente ciò in cui asserivano di credere. Qualunque dubbio e incertezza la persona avesse, li teneva discretamente per sé. Esprimerli in pubblico sarebbe stato scandaloso e avrebbe forse significato anche esporsi a critiche sfavorevoli.
E che dire di oggi? Sembra che la situazione si è capovolta. Molti si affidano alla scienza, e accantonano la religione e "Dio" considerandoli irrilevanti. "Più la scienza avanza", commenta un libro su religione e ateismo, "meno posto sembra esserci per Dio. Dio è diventato un Profugo". - William A. Luijpen e Henry J. Koren, Religion and Atheism.
Ma come si è giunti a questa situazione?
Col progredire delle conoscenze scientifiche vennero messe in discussione molte dottrine della chiesa basate su un'errata interpretazione di brani biblici. Ad esempio, le scoperte astronomiche di uomini quali Copernico e Galileo rappresentarono per la chiesa una sfida aperta alla sua dottrina geocentrica che considerava la terra come centro dell'universo. Inoltre, la comprensione delle leggi naturali che governano il mondo fisico rendeva non necessario attribuire alla mano di Dio o alla Provvidenza fenomeni fino ad allora misteriosi, quali il tuono e il lampo o perfino la comparsa di certe stelle e comete. Quindi si riprese la critica della religione come baluardo di oscurantismo e ignoranza, come quella che faceva Lucrezio al suo tempo. Durante l'epoca dell'illuminismo molti filosofi e scienziati sfidarono la religione e sostennero il materialismo deterministico. Tuttavia il colpo più grave inferto alla religione fu la teoria dell'evoluzione nella seconda metà del 800. Nel 1859 il naturalista inglese Charles Darwin (1809-82) pubblicò L'origine delle specie, e sfidò apertamente l'insegnamento biblico della creazione da parte di Dio. Mentre il XIX secolo volgeva al termine, i critici della religione si facevano più audaci nel loro attacco.
Non accontentandosi di puntare il dito sui difetti delle chiese, cominciarono a mettere in discussione il fondamento stesso della religione. Sollevarono domande quali: Che cos'è Dio? Perché c'è bisogno di Dio? Come ha influito sulla società umana la fede in Dio? Uomini come Ludwig Feuerbach, Karl Marx, Sigmund Freud e Friedrich Nietzsche presentarono i loro argomenti in termini filosofici, psicologici e sociologici. Teorie come 'Dio altro non è che la proiezione dell'immaginazione umana', 'la religione è l'oppio del popolo' e 'Dio è morto' avevano un entusiasmante suono di novità in paragone con gli assurdi e incomprensibili dogmi e tradizioni delle chiese. Sembrava che molti avessero infine trovato una maniera eloquente per esprimere i propri dubbi e sospetti latenti. Accettarono presto e volentieri queste idee come nuova verità evangelica.
. D'un tratto Dio e la religione apparivano superati a molti, e alcuni di coloro che si ritenevano aggiornati voltarono prontamente le spalle a Dio e si strinsero intorno all'idolo della scienza. Essi dicono che la scienza, studiando il mondo che ci circonda, ha dimostrato che la vita venne all'esistenza non mediante creazione intelligente, ma per opera del cieco caso e di un accidentale processo evolutivo. Perciò, sostengono, non c'è stato nessun Creatore e di conseguenza è superfluo porsi il problema di Dio. Così quasi 2000 anni dopo Lucrezio ed Epicureo di nuovo l'ascesa del materialismo.
Un'altra ragione per cui moli rifiutano la religione come via per trovare risposte soddisfacenti sul senso della vita consiste negli innumerevoli delitti di cui si sono macchiate molte professioni religiose.. Quindi attaccano la religione sul piano morale.
Per fare alcuni esempi: STORIA
1)le crociate Nel 1095 papa Urbano II esortò i "cristiani" a liberare
Probabilmente i crociati non si rendevano conto che i loro avversari avevano convinzioni analoghe. I soldati islamici, andavano anch'essi in battaglia convinti di combattere per Dio e "che morire in battaglia, combattendo gli infedeli, avrebbe garantito loro il paradiso" in cielo.
Ad entrambe le parti veniva insegnato che stavano combattendo una guerra giusta, con l'approvazione e la benedizione di Dio. I capi religiosi alimentavano queste idee e rinfocolavano le emozioni dei loro sudditi. Ed entrambe le parti si macchiarono di atrocità indescrivibili..
2)l'inquisizione- La chiesa istituì l'Inquisizione per togliere di mezzo gli individui che osavano pensarla diversamente. Costoro, considerati eretici, venivano portati davanti agli inquisitori, che li torturavano con indicibile crudeltà per strappar loro confessioni. Gli inquisitori autorizzati dalla Chiesa Cattolica Romana usavano questi e altri strumenti simili con i dissidenti, in prevalenza gente comune che era stata denunciata e a cui veniva strappata una "confessione" con la tortura. Durante l'Inquisizione papale contro i valdesi, gli strumenti di tortura furono persino aspersi d'acqua santa.
3)Martin Lutero: Nel 1524 i contadini tedeschi - in parte come conseguenza degli insegnamenti di Martin Lutero - si rivoltarono. Benché inizialmente favorevole al loro movimento, nel 1525 Lutero raccomandò ai principi tedeschi di annientare le "rapaci, selvagge orde di contadini". I principi seguirono il suo consiglio con grande crudeltà.
3) Guerra dei Trent'anni: nel 1631, la
città protestante di Magdeburgo viene saccheggiata e rasa al suolo da truppe
cattoliche, che massacrano 30.000 protestanti, metà della popolazione. Scrive
il poeta e storico tedesco Friedrich Schiller: 'In una sola chiesa si
trovarono 50 donne decapitate e bambini che ancora succhiavano il latte dal
petto delle loro madri senza vita.' (SH 191)
1618-1648: la guerra dei Trent'anni, spaccando l'Europa tra cristiani
protestanti e cattolici, decima il 40% delle popolazioni, soprattutto in
Germani
5) Campi di sterminio
Inoltre, in Europa, negli anni della seconda Guerra Mondiale, non c'erano solamente i campi di concentramento nazisti. In Croazia, negli 1942-43, v'erano numerosi campi di sterminio, organizzati dai cattolici ustascia agli ordini del dittatore Ante Pavelic, un cattolico praticante ricevuto regolarmente dall'allora papa Pio XII. Vi erano persino campi di concentramento speciali per bambini! Nei campi croati venivano soppressi soprattutto serbi cristiano-ortodossi, ma anche un cospicuo numero di ebrei. Il più famigerato era il lager di Jasenovac; il suo comandante fu per un certo tempo un certo Miroslav Filipovic, un frate francescano temuto con l'appellativo di 'Bruder Tod' (fratello morte). Qui, al pari dei nazisti, gli ustascia cattolici bruciavano le loro vittime nei forni, ma vivi, diversamente dai nazisti che prima avevano almeno ucciso le prede col gas. In Croazia, però, la maggior parte delle vittime veniva semplicemente soppressa, impiccata o fucilata. I loro numero complessivo è stimato fra i trecentomila e i 600.000; e questo in un paese relativamente piccolo. - Molti uccisori erano monaci francescani, armati allora con mitragliatrici.
6) Massacri a Ruanda
Anno
1994: nel giro di pochi mesi, nel piccolo Stato africano del Ruanda, vengono
massacrate diverse centinaia di migliaia di civili. In apparenza, si trattava
d'un conflitto tra i gruppi etnici degli Hutu e dei Tutsi (Watussi). Per
parecchio tempo, si udirono soltanto delle voci su un coinvolgimento del clero
cattolico. Negli organi di stampa cattolici furono pubblicate strane smentite;
e questo prima che qualcuno avesse accusato ufficialmente di complicità dei
componenti della chiesa cattolica.
Senonché, il 10 ottobre
'Sacerdoti e suore anglicani, ma soprattutto cattolici, sono gravemente
accusati di aver preso parte attiva all'assassinio di indigeni. In particolare,
il comportamento d'un religioso cattolico ha tenuto desto per mesi l'interesse
della pubblica opinione , non solo nella capitale ruandese Kigali. Era parroco
nella chiesa della Sacra Famiglia, ed è accusato di aver ucciso dei tutsi nei
modi più atroci. Sono rimaste incontestate deposizione di testimoni secondo cui
il religioso, col revolver alla cintola, fiancheggiava bande saccheggiatrici di
Hutu. Nella sua parrocchia, in effetti, era avvenuto una sanguinosa strage di
Tutsi che avevano cercato scampo in quel tempio.
Dunque, molti si rifiutano di credere che ci possa essere un Dio a causa delle nefandezze di quelli che dicono di rappresentarlo. Comunque, al di là del perché alcuni rifiutano l'idea di un Creatore, le domande sulla vita e sul suo significato rimangono.
In un certo senso si può dire anche che l'esistenza o meno di un Creatore contribuisce a trovare le risposte. Perché?
Se l'universo e la nostra presenza sono frutto del caso,come asseriva Lucrezio ed Epicureo ed anche i materialisti moderni, la nostra vita non può avere un significato duraturo. Ma se la nostra vita nell'universo è frutto di un progetto, deve avere un significato più profondo.
Esaminiamo ora un argomento che è stato oggetto della ricerca dell'uomo da sempre, è che è strettamente legato alla ricerca dell'uomo di senso. E la questione sull'origine del nostro universo
Secondo il popolo Boshongo dell'Africa Centrale, all'inizio c'era solo oscurità, acqua e il grande dio Bumba. Un giorno Bumba, afflitto da un mal di pancia, ha vomitato il sole. Il sole ha prosciugato l'acqua producendo la terra. Ancora dolente, Bumba ha vomitato la luna, le stelle e poi alcuni animali. Il leopardo, il coccodrillo, la tartaruga, e finalmente l'uomo. Questo mito della creazione, come molti altri, tenta di rispondere alla domanda che ci poniamo tutti:
- Perché siamo qui?
- Da dove veniamo?
Le persone hanno idee diverse riguardo l'origine del mondo fisico.
Per esempio, secondo
l'interpretazione del vescovo irlandese James
Usher , il libro della Genesi piazza la creazione del mondo alle nove del
mattino il 27 ottobre del
Non tutti però erano contenti dell'idea che l'universo avesse avuto un inizio.
Per esempio Aristotele, il famoso filosofo greco, credeva che l'universo esistesse da sempre.
Qualcosa di eterno è più perfetto che qualcosa di creato. Egli suggeriva la ragione per cui vediamo il progresso: le alluvioni o altri disastri naturali avrebbero ripetutamente portato indietro le civiltà alle loro origini. Il motivo di credere in un universo eterno era il desiderio di evitare di invocare l'intervento divino per la creazione e il funzionamento dell'universo. Il modello di un universo senza inizio e senza fine era molto diffuso anche nel XIX secolo, è fu una delle basi per il Materialismo dialettico di Marx.. (Engels, Lenin, Trotsky.
Il problema se - o no - l'universo avesse avuto un inizio preoccupava molto il filosofo tedesco Immanuel Kant . (era anche un attento osservatore delle stelle, a lui si deve l'intuizione dell'esistenza di altre galassie oltre la via lattea ) Egli sentiva che c'erano contraddizioni logiche, o antimonie, in entrambi i casi. Se l'universo ha avuto un inizio, perché ha aspettato un tempo infinito prima di iniziare?
Egli chiamava questa la tesi.
D'altro canto, se l'universo è esistito da sempre, perché ha preso un tempo infinito per raggiungere lo stato attuale?
Egli chiamava questa l'antitesi.
Sia la tesi che l'antitesi dipendevano dall'assunzione di Kant che il tempo fosse assoluto. Cioè, proviene da un passato infinito verso l'infinito futuro, indipendentemente da qualsiasi universo che possa o non possa esistere in questo scenario.
Tuttavia nel 1915 Einstein introdusse la sua rivoluzionaria Teoria Generale della Relatività. In essa, spazio e tempo non sono più assoluti né uno sfondo fisso per gli eventi. Invece essi sono quantità dinamiche modellate dalla materia e dall'energia nell'universo e quindi non assolute.
Quando nel 1915 venne pubblicata la teoria della relatività generale, si pensava che l'universo fosse limitato alla Via Lattea e che il cielo stellato fosse statico. Quando Einstein cominciò ad esplorare ciò che le sue equazioni erano in grado di dire sull'universo, con grande disappunto scoprì, che queste esigevano che gli universi del tipo da lui ipotizzato non erano del tutto statici.Einstein non se la sentì di affermare che l'universo non era statico, un'idea rivoluzionaria per il tempo, preferì modificare la struttura delle equazioni introducendovi un termine (la "costante cosmologica") mantenendo statico l'universo.
Nel 1922 Alexander Friedmann, prese in esame le equazioni originarie di Einsiein senza tener conto della costante gravitazionale e scoprì un modello di universo in espansione. Molti anni dopo, Einstein ebbe modo di definire la costante cosmologica "la più grande cantonata della mia vita". La sensazionale previsione che il nostro universo era in espansione spettò quindi ad Alexander Friedmann.
La teoria dell'espansione dell'universo e la ricostruzione del cosmo si sono sviluppate molto lentamente. Negli anni Trenta il sacerdote e fisico belga Georges Lemaitre fu un pioniere del campo; che ipotizzò per primo il modello del Big Bang.
La più grande spinta a prendere sul serio la teoria fu data dal scienziato americano Edwin Hubble. Egli fece passare la luce di galassie remote attraverso un prisma e noto che le onde luminose apparivano allungate, si osservava uno spostamento verso il rosso, il che indicava che la sorgente si stava allontanando ad enorme velocità. Ci si aspettava che altrettante galassie si muovessero verso di noi quante se ne allontanassero. Questo avverrebbe in un universo che non cambia col tempo. Ma con sua sorpresa egli trovò che quasi tutte le galassie lontane che osservava si allontanano da noi, e non solo da noi, ma anche tra di loro. Questa fu una scoperta rivoluzionaria, perché confermò che l'universo non è invariato nel tempo, come tutti pensavano precedentemente, ma è in espansione.
Questa scoperta ha trasformato il dibattito sull'inizio dell'universo: se le galassie oggi si allontanano, devono essere state più vicine in passato. Gli scienziati calcolarono dalla loro velocità di espansione che esse dovevano essere l'una sull'altra circa 15 miliardi di anni fa, in un punto unico Era questa l'origine dell'universo?
Parecchi scienziati erano
ancora scontenti che l'universo avesse un inizio simile, poiché sembrava che la
fisica dovesse crollare. Si doveva invocare una forza esterna, che per
convenienza si può chiamare Dio, per determinare come è iniziato l'universo.
Essi perciò avanzavano teorie in cui l'universo si espande all'epoca attuale ma
non ha avuto un inizio. Tra queste,
Nello stato stazionario, mentre le galassie si allontanano, se ne formano di nuove, da materia che si suppone essere creata continuamente nello spazio.
La più grande scossa a
questa teoria fu data nel
L'evidenza osservativa per confermare l'idea arrivò nell'ottobre 1965. Allora 2 scienziati americani Arno Penzias e Robert Wilson stavano cercando di mettere a punto una speciale antenna per le microonde solo che non potevano eliminare un fastidioso rumore di fondo che giungeva praticamente da tutte le direzioni del cielo. Così fu la scoperta del debole fondo di microonde che attraversa lo spazio il residuo debole del Big Bang. Pinzeas e Wilson ricevettero il premio Nobel per la scoperta che fu definita la più grande scoperta di tutti i tempi. Infatti essa confermò definitivamente la teoria del Big Bang. Dopo queste evidenze gli scienziati sostenitori della teoria stazionaria - Herman Bondi, Fred Hoyle e Thomas Gold abbandonarono le loro posizioni.
Un'altra grande evidenza della teoria del Big Bang fu la misura della quantità di idrogeno ed elio nello spazio, che era conforme alle aspettative teoretiche dei ricercatori riguardo alle quantità rimaste dal Big Bang.Se l'universo era immutabile ed senza inizio, tutto l'idrogeno si sarebbe consumato e convertito in elio. In La natura dell'universo, Fred Hoyle spiega: "[Per evitare] il problema della creazione dell'Universo . . . sarebbe necessario ammettere che tutto il materiale in esso contenuto è infinitamente vecchio, mentre non può esserlo . . . L'idrogeno viene costantemente convertito in elio . . . Come accade allora che l'Universo consti quasi esclusivamente di idrogeno? Se la materia fosse infinitamente vecchia questo non sarebbe affatto possibile. L'Universo essendo quindi quel che è, la questione della creazione non può essere evitata".
Oggigiorno gli scienziati sono d'accordo che l'universo ha avuto inizio, e che sta in espansione continua. Benché la maggior parte di loro faccia risalire l'universo a un inizio estremamente piccolo e denso, una cosìdetta singolarità, no si può eludere il problema fondamentale:
"Se a un certo punto nel passato l'Universo si trovava vicino a uno stato di singolarità di dimensioni infinitesime e densità infinita, dobbiamo chiederci cosa c'era prima e cosa c'era al di fuori dell'Universo. . . . Dobbiamo affrontare il problema di un Inizio". - Sir Bernard Lovell.
Questo per prima richiede un qualcosa che ha avviato il processo, una forza abbastanza potente da vincere l'immensa attrazione gravitazionale dell'intero universo. Da dove può essere venuta tale energia dinamica?
Sono necessarie anche lungimiranza e
intelligenza, perché la velocità d'espansione dell'universo sembra calibrata
con grande precisione. . "Se l'espansione dell'Universo fosse proceduta a una
velocità superiore di una parte su mille miliardi", ha detto Lovell, "tutta la
materia dell'Universo si sarebbe già dispersa. . . . E se fosse
proceduta a una velocità inferiore di una parte su mille miliardi, le forze
gravitazionali avrebbero fatto collassare l'Universo entro il primo miliardo di
anni circa. Anche in questo caso, non ci sarebbero state stelle stabili e non
ci sarebbe stata la vita". Già, la forza di espansione sembra accordata con
grande precisione con la forza gravitazionale. Perchè se ci pensiamo, che cosa
si sta espandendo? Certamente non si espande
Oltre alla precisione che riguarda la velocità di espansione, vi è anche il mirabile accordo delle 4 forze fondamentali della natura, che entrano in gioco tanto nella vastità del cosmo, quanto nel mondo infinitamente piccolo dell'atomo Abbiamo già menzionato una di queste forze, la forza gravitazionale. Un'altra è la forza elettromagnetica. Se questa fosse significativamente più debole, gli elettroni non verrebbero trattenuti intorno ai nuclei degli atomi, gli atomi non potrebbero combinarsi tra loro a formare molecole. Viceversa, se questa forza fosse molto più intensa, gli elettroni rimarrebbero intrappolati nei nuclei degli atomi. Non potrebbero verificarsi reazioni chimiche tra atomi, e quindi non potrebbe esistere la vita.
Lo stesso vale su scala cosmica: Una minima differenza nell'intensità della forza elettromagnetica sconvolgerebbe il funzionamento del sole e quindi altererebbe la luce che raggiunge la terra, rendendo difficile o impossibile la fotosintesi nelle piante.
Ma la struttura dell'universo richiede molto di più della calibrazione delle sole forze gravitazionale ed elettromagnetica. Ci sono altre due forze che influiscono sulla nostra vita.
Queste due forze agiscono all'interno del nucleo dell'atomo, e sono una chiara dimostrazione di lungimiranza. Prendete il caso della forza nucleare forte, che tiene uniti protoni e neutroni nel nucleo dell'atomo. Grazie a questo legame si possono formare vari elementi, sia leggeri (come elio e ossigeno) che pesanti (come oro e piombo). A quanto pare, basterebbe che questa forza fosse del 2 per cento più debole e potrebbe esistere solo l'idrogeno. Viceversa, se fosse appena un po' più intensa esisterebbero solo gli elementi più pesanti, ma non l'idrogeno. Questo influirebbe sulla nostra vita? Ebbene, se nell'universo non ci fosse idrogeno il sole non avrebbe il combustibile di cui ha bisogno per irraggiare energia vivificante. La quarta forza, detta forza nucleare debole regola il decadimento radioattivo. Inoltre, influisce sulle reazioni termonucleari all'interno del sole. Il matematico e fisico Freeman Dyson spiega: "L'interazione [o forza] debole è milioni di volte meno intensa della forza nucleare. La sua intensità è esattamente sufficiente a permettere che l'idrogeno solare bruci in modo lento e uniforme. Se questa interazione fosse molto più forte o molto più debole, le forme di vita che dipendono da stelle come il sole sarebbero ancora una volta in difficoltà". In più, gli scienziati ritengono che la forza debole entri in gioco nelle esplosioni delle supernovae, esplosioni che sono considerate il meccanismo responsabile della produzione e della distribuzione della maggior parte degli elementi. "Se queste forze nucleari fossero in qualsiasi modo leggermente diverse da come sono, le stelle non sarebbero in grado di formare gli elementi di cui voi e io siamo fatti", spiega il fisico John Polkinghorne.
Si potrebbe continuare, ma probabilmente avete compreso il punto. Queste
quattro forze fondamentali sono calibrate con una precisione straordinaria. Sì,
la precisione con cui sono calibrate le forze fondamentali ha reso possibili
l'esistenza e il funzionamento del sole, di un pianeta come
. Molti scienziati, che non accettano
volentieri l'idea che l'universo sia stato creato da un'intelligenza superiore,
ipotizzano che in virtù di qualche processo esso si sia creato da solo a
partire dal nulla. Queste ipotesi in genere tirano in ballo l modello dell'universo inflazionario, concepito nel
1979 dal fisico Alan Guth. La teoria inflazionaria implica dunque un inflazione sostenendo che l'universo si è espanso di un fattore di
milioni di trilioni di trilioni in una piccola frazione di secondo. Questa
teoria cerca di unire
Dunque si dovrebbe considerare il primo secondo dopo il Big Bang come uno spartiacque cosmico. Dopo quel primo secondo si ritiene che la temperatura dell'universo fosse abbastanza bassa da consentire l'applicazione della fisica terrestre. Ma l'incapacità di riprodurre esattamente ciò che accadde nel primo secondo rende molto incerta la ricostruzione della sua storia.
La teoria inflazionaria rimane ancora oggi una teoria controversa. Più da recente il suo stesso sostenitore Alan Guth ha ammesso che la sua teoria "non spiega come l'universo sia sorto dal nulla". Il fisico teorico Andrei Linde: "La spiegazione della singolarità iniziale resta il problema più intrattabile dalla cosmologia moderna."
Infatti le teorie moderne non contengono alcuna informazione certa su ciò da cui l'universo può aver avuto origine o sul perché. Tutte queste teorie, devono comunque supporre l'esistenza di qualcosa di più del "nulla".Dunque, Gli scienziati in genere concordano nel sostenere che l'universo ha avuto un inizio e ammettono che prima di tale inizio dev'essere esistito qualcosa di reale. Alcuni scienziati parlano di un'energia eterna. Altri postulano che la condizione preesistente fosse il caos primordiale. . Un libro di Cosmologia afferma:
"Devono essere esistite inizialmente delle leggi naturali, un'energia, una geometria, e, ovviamente, al di sotto di tutto il mondo onnipresente della matematica e della logica. "
Quali che siano i termini usati, quasi tutti presuppongono l'esistenza di un qualcosa, un qualcosa che non ha avuto un principio e che esisteva da sempre.
Perciò la questione si riduce a scegliere se presupporre un qualcosa di eterno oppure qualcuno che è eterno. Dunque sorge di nuovo il problema dell'esistenza o meno di un Creatore.
I più decisi credenti in un Dio creatore sembrano essere i fisici nucleari, che studiano l'atomo e le sue componenti: 'Le persone che si occupano di fisica subatomica o di fisica degli astri hanno parecchie buone ragioni per credere che al fondo dell'universo c'è un mistero', dice Peacocke
"Il fatto è, come ha spiegato il fisico francese Jean Emile Charon, che gli studiosi dell'atomo e dell'universo conoscono, meglio degli altri scienziati, il fenomeno universale dell'entropia, "essi sanno che, lentamente ma in modo irreversibile, il cosmo intero si 'degrada', passando da forme più complesse a forme più semplici, che perde la sua organizzazione, che si raffredda".
Per esperienza personale, saprete sicuramente che tutte le cose tendono al disordine. Come sa bene qualsiasi padrone di casa, le cose abbandonate a se stesse tendono a rompersi o a disgregarsi. Gli scienziati definiscono questa tendenza "seconda legge della termodinamica", o entropia, (dal greco- disordine) Possiamo vedere questa legge all'opera ogni giorno. Se un'automobile o una bicicletta nuova viene abbandonata a se stessa, diventerà un rottame. Se si abbandona a se stesso un edificio andrà in rovina. E l'universo? Ubbidisce anch'esso alla stessa legge. Perciò alcuni scienziati pensano che in tutto l'universo l'ordine debba cedere il passo al caos completo diventando un mare informe di radiazioni, identico in ogni sua parte, che sarebbe diventato sempre più freddo fino al raggiungimento dell'equilibrio finale. Tuttavia, calcolando l'attuale entropia dell'universo scoprono che essa è incredibilmente bassa; il cosmo, che pur si espande da quindici miliardi di anni con un continuo aumento della sua entropia, si trova in uno stato molto ordinato. Ciò rappresenta un vero enigma, implica infatti che, nel suo stato iniziale, l'universo doveva essere stato estremamente ordinato e quindi in condizioni del tutto speciali e governato da qualche principio di simmetria ed economia. L'astrofisico Alan Lightman ha osservato che gli scienziati "trovano sorprendente che l'universo sia stato creato in uno stato così ordinato". E ha aggiunto che "qualsiasi teoria cosmologica valida dovrebbe offrire una spiegazione definitiva a questo problema dell'entropia", dovrebbe cioè spiegare come mai l'universo non è diventato caotico. In effetti, la nostra stessa esistenza va contro questa legge accettata. Perché?
I fisici si domandano come, in un universo che 'muore' a poco a poco esiste un fenomeno - la vita - che percorre la strada inversa: che passa dalle forme più semplici alle più complesse, che 'si mantiene' e si 'organizza' sempre più.
Come dicono gli scienziati, 'l'entropia dell'universo deriva da una perdita di informazione; la vita invece è causata da un accumulo di informazione' Il fenomeno può essere spiegato così: immaginiamo l'universo come un barattolo di vetro, che contenga uno strato di palline bianche e, sopra di esso, uno strato di palline nere. Se scuotiamo il barattolo, le palline bianche e nere si mescolano in modo uniforme; e per quanto continuiamo a scuotere il barattolo, le palline non ricostituiranno mai più i due strati sovrapposti di diverso colore. Il 'sistema' perde la sua organizzazione e la sua 'informazione'. Per ricostruire l'organizzazione iniziale, occorre che una mano intelligente raggruppi le palline bianche tra loro e faccia lo stesso con le palline nere, operando una scelta, ossia, secondo il linguaggio cibernetico 'aggiungendo informazione'.
La vita è precisamente il fenomeno che più chiaramente mostra come, nel grande barattolo dell'universo, operi una Intelligenza.
La presenza stessa della vita
nell'universo è un fatto davvero enigmatico. Ma vediamo che spiegazioni ci da
Probabilmente accettate l'idea che un tempo non c'era vita sulla terra. Questo è quanto sostengono anche gli scienziati, come pure molti testi religiosi. D'altra parte, vi renderete conto che queste due fonti - la scienza e la religione - spiegano in modo diverso come ha avuto origine la vita sulla terra.
Milioni di persone di ogni grado di istruzione credono che sia stato un Creatore intelligente, l'originale Progettista, a creare la vita sulla terra. Molti scienziati, invece, affermano che la vita sia sorta gradualmente dalla materia inanimata grazie a una serie di reazioni chimiche, in maniera del tutto casuale. Chi ha ragione?
Nel tentativo di spiegare da dove è venuta la vita di solito si sostiene che ne corso di milioni di anni, grazie all'energia proveniente dal sole, da fulmini o da vulcani, della materia inanimata si sarebbe mossa, si sarebbe organizzata e alla fine avrebbe cominciato a vivere: e tutto questo senza nessun aiuto esterno.
Nel Medioevo una spiegazione del genere non avrebbe destato perplessità perché la gente credeva nella generazione spontanea, ovvero che la vita potesse sorgere spontaneamente dalla materia inanimata. Poi, nel XVII secolo, il medico italiano Francesco Redi dimostrò che nella carne in putrefazione comparivano i vermi solo dopo che le mosche vi avevano deposto le uova. Se la carne era fuori della portata delle mosche, i vermi non si sviluppavano. Ma che dire dei microbi che si sviluppavano in continuazione nel cibo, che questo fosse coperto o no? La questione rimaneva aperta. Poi ci fu l'opera di Louis Pasteur che dimostrò che se l'acqua era sterilizzata e protetta da contaminazioni non vi si formavano nemmeno minuscoli batteri. Nel 1864 annunciò: "La dottrina della generazione spontanea non si riprenderà mai dal colpo mortale infertole da questo semplice esperimento". Questa affermazione continua ad essere valida. Nessun esperimento ha mai prodotto la vita dalla materia inanimata.
Come poté quindi nascere la vita sulla terra? I tentativi moderni di dare una risposta a questa domanda si possono far risalire agli anni '20, all'opera del biochimico russo Aleksandr I. Oparin. Egli ipotizzò che anticamente l'atmosfera terrestre fosse molto diversa da com'è oggi. L'ossigeno libero era praticamente assente, mentre azoto, idrogeno e carbonio formavano ammoniaca e metano. Da questi gas e di vapore acqueo, sotto l'effetto di fulmini e della luce ultravioletta si sarebbero formati zuccheri e amminoacidi. Queste molecole più complesse furono trasportate dalla pioggia negli oceani. Col tempo zuccheri, acidi e altri composti si concentrarono dando luogo a un "brodo prebiotico" in cui gli amminoacidi, per esempio, si unirono a formare proteine. Altri composti chiamati nucleotidi formarono delle catene e diventarono acidi nucleici, come il DNA. Poi le molecole proteiche e quelle di DNA si incontrano per caso, si riconoscono e si abbracciano e nasce la prima cellula vivente.
Nei primi anni '50 gli scienziati si diedero da fare per verificare sperimentalmente la teoria di Aleksandr Oparin. Lo scienziato Stanley L. Miller, lavorando nel laboratorio di Harold Urey, prese idrogeno, ammoniaca, metano e vapore acqueo li chiuse ermeticamente in un'ampolla sul cui fondo ribolliva dell'acqua , e fece passare attraverso quei vapori delle scariche elettriche. Nel giro di una settimana c'erano tracce di una sostanza appiccicosa e rossastra: Miller l'analizzò e scoprì che era ricca di amminoacidi.
Questi sperimenti produssero grande fermento nelle comunità scientifiche. I scienziati divennero ottimisti che le domande sull'origine della vita si sarebbero risolti da li a pochi decenni.
Tuttavia le cose non andarono così. In effetti, oggi il valore dell'esperimento di Miller viene messo seriamente in discussione. La spiegazione di Miller presupponeva che l'atmosfera primordiale fosse "riducente" , ovvero contenesse solo una minima quantità di ossigeno libero, perché in presenza di ossigeno. Gli aminoacidi non si sarebbero formati o nel caso che si fossero formati, o si avrebbero decomposti rapidamente perché l'ossigeno è molto reattivo e si avrebbe combinato con le molecole organiche demolendole. C'è una crescente onda di scetticismo riguardo all'esperimento di Miller, perché ora ritiene che l'atmosfera primordiale non conteneva maggiormente molecole riducenti.
Un altro problema è che l'esperimento richiede un enorme quantità d'energia. Mentre si ritiene che allora c'erano temporali con fulmini, di certo nen erano così continui come le scariche di Miller.
Poi, secondo Miller, gli aminoacidi formatisi nell'atmosfera sarebbero andati negli oceani, per sfuggire così ai raggi ultravioletti che li avrebbero distrutti. Ma che cosa sarebbe successo lì? Anche se comunemente si dica che la vita sia nata spontaneamente negli oceani, l'acqua non è affatto un ambiente favorevole alle necessarie reazioni chimiche. Il chimico Richard Dickerson spiega: "È dunque difficile immaginare come possa essersi realizzata la polimerizzazione nell'ambiente acquoso dell'oceano primitivo, dato che la presenza di acqua favorisce la depolimerizzazione piuttosto che la reazione inversa" Il biochimico
George Wald dice che nell'acqua: "La dissoluzione spontanea è molto più probabile, e quindi procede molto più rapidamente della sintesi spontanea". Secondo Wald, questo è "il problema più duro per noi evoluzionisti." Dunque, una volta nell'acqua, gli amminoacidi sarebbero dovuti uscirne per formare molecole più grandi ed evolversi in proteine utili alla formazione della vita. Ma una volta fuori dell'acqua, si sarebbero ritrovati esposti ai distruttivi raggi ultravioletti!
Un altro problema deriva dal carattere degli aminoacidi prodotti dall'esperimento. Come esistono guanti destri e guanti sinistri, così le molecole degli amminoacidi possono essere destrogire o levogire. Su un centinaio circa di amminoacidi noti, solo 20 entrano nella costituzione delle proteine, e sono tutti levogiri. Quando gli scienziati sintetizzano amminoacidi in laboratorio, trovano un uguale numero di molecole destrogire e levogire. Tipo di distribuzione non caratteristico della vita, la quale dipende solamente da amminoacidi levogiri. Che probabilità ci sono che gli amminoacidi giusti si unissero a formare una molecola proteica?
Le proteine indispensabili alla vita hanno molecole molto complesse. Gli evoluzionisti ammettono che le probabilità sarebbero soltanto una su 10113 (1 seguito da 113 zeri). Ma qualsiasi evento le cui probabilità di verificarsi siano anche solo una su 1050 viene scartato dai matematici nella convinzione che non si verificherà mai. Alcune proteine servono come materiali strutturali e altre come enzimi. Queste ultime accelerano le reazioni chimiche necessarie alla vita cellulare. Senza questo aiuto la cellula morrebbe. Le proteine enzimatiche necessarie al suo funzionamento non sono poche: ne servono 2.000. Che probabilità ci sono che venissero a trovarsi tutte insieme per caso? Una su 1040.000! "Una probabilità così smisuratamente piccola", dice Hoyle, "che non vi si potrebbe far fronte neppure se l'intero universo fosse formato da un brodo organico". E aggiunge: "Se una persona non è condizionata, o da convinzioni sociali o dalla propria formazione scientifica, a pensare che la vita abbia avuto origine [in modo spontaneo] sulla Terra, questo semplice calcolo dovrebbe essere sufficiente a cancellare completamente quest'idea". Infatti, dopo migliaia di sperimenti gli scienziati non riescono a produrre né proteine né DNA. Ma, se vogliamo essere realisti, il mistero non è solo come si siano formate le prime molecole proteiche e i primi acidi nucleici (DNA o RNA). È anche come le due cose collaborino.
Passiamo in rassegna alcuni aspetti della collaborazione degli acidi nucleici e le proteine. Le proteine di cui e fatto maggiormente il nostro corpi sono catene nastriformi di amminoacidi piegate in varie forme a seconda della funzione che devono assumere. Alcune aiutano a formare le membrane cellulari, altre a trasportare l'ossigeno, altre agiscono da enzimi nella digestione. Le funzioni e le varietà delle proteine sono migliaia e la vita dipende da ognuna. A loro volta, le proteine dipendono dal loro legame con il DNA Le istruzioni necessarie per produrre le proteine si trovano proprio nelle molecole di. Le molecole di DNA si trovano nel nucleo della cellula. La forma delle molecole di DNA ricorda una scala a pioli ritorta a spirale (la cosiddetta "doppia elica"). Ciascuno dei due filamenti consiste di un numero enorme di unità più piccole dette nucleotidi, che possono essere di quattro tipi: adenina (A), guanina (G), citosina (C) e timina (T). Le lettere di questo "alfabeto" del DNA si possono accoppiare e ogni coppia forma un piolo della "scala" a doppia elica. Questa "scala" contiene migliaia di geni, le unità fondamentali dell'ereditarietà.Un gene contiene tutta l'informazione necessaria per fabbricare una proteina. La sequenza di lettere presenti nel gene forma un messaggio in codice, un progetto per la proteina da fabbricare.
Tuttavia, dal momento che il progetto per fabbricare una proteina è conservato nel nucleo della cellula e il "cantiere" (i ribosomi) in cui le proteine vengono fabbricate sta fuori del nucleo, c'è bisogno che qualcuno porti il progetto in codice dal nucleo al "cantiere". Questo compito è assolto dalle molecole di RNA (acido ribonucleico). Le molecole di RNA sono simili, dal punto di vista chimico, a quelle di DNA, e ne sono necessari diversi tipi. Tutto comincia nel nucleo della cellula, dove un tratto della "scala" del DNA si apre, a mo' di cerniera lampo. Questo permette alle lettere dell'RNA di legarsi a quelle del DNA rimaste esposte su uno dei due filamenti del DNA. Un enzima poi si muove lungo le lettere dell'RNA e le unisce in un filamento. In questo modo le lettere del DNA vengono trascritte in lettere dell'RNA, che costituiscono una specie di "dialetto" del DNA. A questo punto la catena di RNA appena formata si stacca e la "scala" del DNA si richiude.
Dopo ulteriori modificazioni, questo particolare tipo di RNA "messaggero" è pronto. Esce dal nucleo e si dirige verso il luogo in cui vengono fabbricate le proteine, dove le lettere dell'RNA vengono decodificate. Ogni gruppo di tre lettere dell'RNA forma una "parola" che indica uno specifico amminoacido. Un altro tipo di RNA cerca quel particolare amminoacido, lo afferra con l'aiuto di un enzima, e lo trasporta nel "cantiere". Man mano che la sequenza di parole dell'RNA viene letta e tradotta, si produce una catena di amminoacidi sempre più lunga. Questa si avvolge e si ripiega su se stessa assumendo una forma caratteristica, e diventa così un determinato tipo di proteina. Nel nostro organismo ci possono essere ben più di 50.000 tipi diversi di proteine!
Cosa significa tutto questo? Anche se sono implicati altri fattori troppo numerosi per essere menzionati, il lavoro di squadra necessario per produrre e sostenere la vita è prodigioso. Anche l'espressione "lavoro di squadra" non rende giustizia ai sofisticati meccanismi necessari per produrre una molecola proteica,
Anche uno sguardo così rapido a ciò che accade all'interno delle cellule suscita ammirazione per il lavoro compiuto dagli scienziati in questo campo. Essi hanno fatto luce su processi straordinariamente complessi a cui ben pochi di noi pensano, ma che sono all'opera in ogni momento della nostra vita. D'altra parte, questo alto grado di complessità e di precisione ci porta nuovamente a chiederci: Come ha avuto origine tutto questo?
Per studiare ciò che accade a livello molecolare nelle nostre cellule, e anche solo per cominciare a spiegarlo, ci sono volute intelligenza e istruzione. È ragionevole credere che dei processi complicati si siano verificati per la prima volta in un "brodo prebiotico" senza nessuna guida, in maniera del tutto spontanea e casuale? O ci volle dell'altro?
L'astronomo inglese Fred Hoyle che ha passato decenni a studiare l'universo e la vita in esso disse:
"Anziché accettare la probabilità inconcepibilmente piccola che la vita sia sorta grazie alle cieche forze della natura, sembrava meglio supporre che all'origine della vita ci fosse stato un deliberato atto intellettuale".
Intervistato nel corso di un documentario, il prof. Maciej Ghiertych, famoso genetista dell'Accademia Polacca delle Scienze, ha dichiarato:
"Ci siamo resi conto dell'enorme quantità di informazione contenuta nei geni. La scienza non sa spiegare in nessun modo come tale informazione possa svilupparsi spontaneamente. Ci vuole un'intelligenza; non può nascere da eventi casuali. Non basta mischiare lettere per produrre parole". E ha aggiunto: "Ad esempio, il complicatissimo sistema di replicazione di DNA, RNA e proteine all'interno della cellula dev'essere stato perfetto sin dall'inizio. Altrimenti non sarebbero potuti esistere esseri viventi. L'unica spiegazione logica è attribuire questa enorme mole di informazioni a un'intelligenza".
Che siate già giunti a una chiara conclusione al riguardo o no, consideriamo alcune meraviglie che vi chiamano in causa personalmente.
Tutti noi siamo dotati di cinque sensi: vista, udito, odorato, gusto e tatto. Gli occhi vi permettono di vedervi a colori, anche se la visione a colori non è essenziale per la vita. La posizione delle orecchie vi permette di udire in stereofonia; in questo modo potete localizzare da dove provengono i suoni. Il naso vi permette di respirare per mantenervi in vita. In più, è dotato di milioni di recettori olfattivi grazie ai quali potete distinguere circa 10.000 odori. Quando mangiate entrano in gioco migliaia di papille gustative vi fanno percepire i sapori. Ebbene, riflettiamo sul perché possiamo beneficiare di queste facoltà. Esse dipendono tutte dall'organo di circa un chilo e mezzo che abbiamo dentro la testa: il cervello. Anche gli animali hanno un cervello che funziona. Il cervello umano, però, è nettamente superiore, il che ci rende innegabilmente unici.
Per anni il cervello umano è stato paragonato a un computer, ma recenti scoperte indicano che il paragone è estremamente riduttivo. Non è un'esagerazione dire che anche i computer più sofisticati sono estremamente rozzi in paragone con il cervello. Gli scienziati l'hanno definito "la struttura più complicata che si conosca" e "l'oggetto più complesso dell'universo".
A differenza di molti sistemi meccanici ed elettrici che sono fissi il minimo che si possa dire del nostro cervello è che è flessibile. Quindi continua a modificarsi a secondo l'uso (o all'abuso) che se ne fa Anche se nello sviluppo mentale entrano in gioco fattori ereditari, la ricerca moderna indica che il cervello umano no è predeterminato da geni nel momento del concepimento. Invece viene continuamente modificato dalla nostra esperienza, ma anche dai pensieri su cui ci soffermiamo. Gli scienziati riscontrano che il cervello di chi si mantiene mentalmente attivo ha un numero di connessioni (sinapsi) tra cellule nervose (neuroni) fino al 40 per cento superiore rispetto al cervello di chi è mentalmente pigro. "Nessuno sospettava che il cervello fosse così modificabile come ora la scienza sa che è", scrive Ronald Kotulak, vincitore di un premio Pulitzer.
La maggior parte dei neuroni dello strato superficiale del cervello, la corteccia cerebrale, non sono collegati direttamente a muscoli e organi di senso. Prendete, ad esempio, i miliardi di neuroni che formano il lobo frontale. Le tomografie cerebrali dimostrano che il lobo frontale si attiva quando si pensa a una parola o si richiamano alla mente dei ricordi. La parte frontale del cervello ha un ruolo determinante nel farvi essere quelli che siete.
La corteccia prefrontale . . . ha a che fare soprattutto con l'elaborazione del pensiero, l'intelligenza, la motivazione e la personalità. Associa le esperienze necessarie per produrre idee astratte, giudizi, determinazione, pianificazione, interesse per gli altri e coscienza. . . . È l'elaborazione che avviene in questa regione a rendere gli esseri umani diversi dagli altri animali. Che questa diversità esista è reso evidente dai risultati che l'uomo ha conseguito in campi come matematica, filosofia e diritto, i quali chiamano in causa principalmente la corteccia prefrontale.
Perché gli esseri umani sono dotati di una corteccia prefrontale ben sviluppata e duttile, che consente funzioni mentali superiori, mentre negli animali quest'area è rudimentale o non esiste? Il contrasto è talmente grande che i biologi che affermano che ci siamo evoluti parlano del 'misterioso aumento esplosivo della dimensione cerebrale'.
Anche altre parti del cervello contribuiscono a renderci straordinari. Dietro alla corteccia prefrontale c'è una fascia che si estende da un lato all'altro della testa: la corteccia motoria. Questa contiene miliardi di neuroni collegati ai muscoli. Anch'essa presenta caratteristiche che ci rendono di gran lunga diversi dalle scimmie e dagli altri animali. La corteccia motoria primaria ci garantisce "(1) un'abilità eccezionale nell'usare la mano, le dita e il pollice per svolgere attività che richiedono grande destrezza, e (2) l'uso di bocca, labbra, lingua e muscoli facciali per parlare.
Considerate brevemente in che modo la corteccia motoria ci permette di parlare. Più di metà d'essa è deputata al controllo degli organi che usiamo per comunicare. È vero che per comunicare ci valiamo anche delle mani (attraverso la scrittura, i normali gesti o la lingua dei segni), ma in genere impieghiamo soprattutto la bocca.. Un centinaio di muscoli situati nella lingua, nelle labbra, nella mandibola, nella gola e nel torace cooperano per produrre un'infinità di suoni diversi. Notate questo contrasto: mentre una sola cellula cerebrale può comandare 2.000 fibre muscolari nel polpaccio di un atleta, le cellule cerebrali che controllano la laringe comandano solo 2 o 3 fibre muscolari ciascuna. Quindi vediamo come il nostro cervello è particolarmente dotato per comunicare.
Naturalmente, non ci si può valere del linguaggio se non si conosce almeno una lingua e non si capisce il significato delle sue parole. Questo chiama in causa una regione specializzata del cervello, nota come area di Wernicke. Qui miliardi di neuroni decifrano il significato delle parole pronunciate o scritte. L'area di Wernicke ci permette di afferrare il senso delle frasi e capire ciò che udiamo o leggiamo; in questo modo possiamo apprendere informazioni e agire di conseguenza.
L'area di Wernicke in comunicazione con l'area di Broca che è il centro del linguaggio grazie a cui possiamo esprimerci sia oralmente che per iscritto con un linguaggio complesso e ci permette di unire le parole applicando le regole grammaticali.
Un'altra area del cervello provvede informazioni relative alla componente emotiva del linguaggio. Facciamo un esempio: un semplice "Ciao" può esprimere moltissime cose. Dal tono della voce si può capire se siamo allegri, eccitati, annoiati, frettolosi, seccati, tristi o spaventati, e forse anche in che misura. Quando comunichiamo, perciò, entrano in gioco diverse parti del cervello.
Ad alcuni scimpanzé è stata insegnata una lingua dei segni semplificata, ma l'uso che ne fanno è essenzialmente limitato a semplici richieste di cibo o di altre cose necessarie. Il dott. David Premack, che ha lavorato per insegnare agli scimpanzé forme semplici di comunicazione non verbale, è giunto a questa conclusione: "Il linguaggio umano è fonte di imbarazzo per la teoria evoluzionistica perché è enormemente più potente di quanto si possa giustificare".
! John Eccles ha menzionato una caratteristica che quasi tutti abbiamo osservato: la capacità interrogativa "presente già nei bambini di 3 anni con il loro fiume di domande nel desiderio di comprendere il loro mondo". E ha aggiunto: "Le scimmie invece non fanno domande". Sì, solo gli esseri umani formulano domande, tra cui anche domande sul significato della vita.
A differenza degli animali, che vivono e agiscono principalmente in base ai bisogni del momento, gli esseri umani possono riflettere sul passato e fare piani per il futuro. Una cosa essenziale per poter fare questo è la capacità di memoria quasi illimitata del cervello. Ma il cervello non è solo un enorme deposito di informazioni. La nostra mente è cosciente. Può sembrare un'osservazione banale, ma riassume un elemento che ci rende indiscutibilmente unici. La mente è stata definita l'entità sfuggente sede dell'intelligenza, dei processi decisionali, della percezione, della consapevolezza e della coscienza di sé". Come i ruscelli, i torrenti e i fiumi si riversano nel mare, così ricordi, pensieri, immagini, suoni e sentimenti affluiscono di continuo nella nostra mente oppure l'attraversano. La coscienza o consapevolezza, secondo una definizione, è "la percezione di ciò che passa per la propria mente".
Ad essere sinceri, come e perché i processi fisici che avvengono nel cervello generino la coscienza è un mistero.. E il prof. James Trefil ha osservato: "Cosa significhi esattamente per un essere umano essere cosciente . . . è l'unica domanda scientifica fondamentale che non sappiamo nemmeno come porre".
Eppure ciascuno di noi è cosciente. Ad esempio, i vividi ricordi che serbiamo di avvenimenti passati non sono solo dati immagazzinati da qualche parte, come i bit nella memoria di un computer. Possiamo riflettere sulle nostre esperienze, trarne lezioni e usarle per decidere il nostro futuro. Siamo in grado di ipotizzare diversi sviluppi futuri e di valutare le possibili conseguenze di ciascuno d'essi. Abbiamo la capacità di analizzare, di creare, di apprezzare e di amare. Possiamo fare piacevoli conversazioni sul passato, sul presente e sul futuro. Abbiamo valori morali che regolano la condotta e possiamo ispirarci ad essi per prendere decisioni che possono essere o non essere per il nostro vantaggio immediato.
L'autocoscienza dell'uomo sorprende alcuni. Il libro Life Ascending (L'ascesa della vita), pur propendendo per una spiegazione puramente biologica, ammette: "Quando ci chiediamo com'è possibile che un processo [l'evoluzione] che assomiglia a un gioco d'azzardo, estremamente crudele con i perdenti, abbia generato qualità come amore per la bellezza e per la verità, compassione, libertà e, soprattutto, la ricchezza dello spirito umano, rimaniamo perplessi. Più riflettiamo sulle nostre facoltà spirituali, più la nostra meraviglia si fa grande".
"Perché la gente ha tanta passione per l'arte?", chiede il prof. Michael Leyton nel libro Symmetry, Causality, Mind (Simmetria, causalità, mente). Come spiega Leyton, qualcuno potrebbe dire che costruzioni mentali come la matematica comportano chiari vantaggi per gli esseri umani, ma di che vantaggio può essere l'arte? A questo proposito Leyton fa l'esempio dei lunghi viaggi che la gente affronta per vedere una mostra o assistere a un concerto. Quale meccanismo interno entra in gioco? Analogamente, in tutto il mondo la gente appende belle foto o quadri alle pareti di casa o in ufficio. Oppure, prendete la musica. Quasi a tutti piace ascoltare qualche tipo di musica in casa o in macchina. Perché? Non certo perché un tempo la musica abbia contribuito alla sopravvivenza del più adatto. Leyton dice: "L'arte è forse il fenomeno più inspiegabile della specie umana".
Eppure, sappiamo tutti che apprezzare l'arte e la bellezza fa parte di ciò che ci fa sentire "umani". Un animale può anche sedere su una collina e guardare un bel tramonto, ma lo attira la bellezza in sé? Noi ce ne stiamo a guardare il luccichio di un torrente di montagna, osserviamo stupiti la splendida varietà di una foresta tropicale, ci soffermiamo ad ammirare una spiaggia orlata da palme e contempliamo il cielo vellutato trapunto di stelle. Spesso proviamo un senso di riverenza, non è vero? Tale bellezza ci riscalda il cuore, ci eleva lo spirito. E lo stesso vale anche per la bellezza morale molti riconoscono che la forma più elevata di bellezza sono le azioni buone. Ad esempio, rimanere fedeli ai propri princìpi anche quando si è perseguitati, agire con altruismo per alleviare le sofferenze altrui e perdonare chi ci ha fatto del male sono azioni che le persone riflessive di ogni parte del mondo considerano moralmente eccellenti. Perché?Perché abbiamo un desiderio innato di cose che, in realtà, servono ben poco alla nostra sopravvivenza materiale? Da dove proviene il nostro senso estetico e il nostro senso morale?
Un altro aspetto della consapevolezza umana è che possiamo pensare al futuro. Quando gli fu chiesto se gli esseri umani hanno tratti che li distinguono dagli animali, il prof. Richard Dawkins ha riconosciuto che l'uomo ha davvero qualità singolari. Dopo aver menzionato "la capacità di fare piani per il futuro usando consapevolmente l'immaginazione per fare previsioni", Dawkins ha aggiunto: "Il vantaggio immediato è sempre stato l'unica cosa che conta nell'evoluzione; il vantaggio a lungo termine non ha mai contato. Niente si è mai potuto evolvere se era dannoso per il bene immediato dell'individuo. Per la prima volta nella storia è possibile che almeno alcuni individui dicano: 'È vero che abbattendo questa foresta si può ricavare un guadagno immediato; che dire, però, dei vantaggi a lungo termine?' Ora, io penso che questa sia una cosa assolutamente nuova e straordinaria".
Anche altri ricercatori confermano che la capacità umana di fare progetti a lungo termine in maniera consapevole non ha paragoni. Gli esseri umani, pensano al futuro, anche al futuro molto lontano. Alcuni scienziati si chiedono cosa potrebbe succedere all'universo tra miliardi di anni.
A molti, però, godere della bellezza, fare del bene al prossimo e pensare al futuro non basta. "Per quanto possa sembrare strano", osserva il prof. Stephen Evans, "anche nei momenti più felici, quando ci sentiamo più amati, spesso avvertiamo che manca qualcosa. Ci scopriamo a desiderare qualcosa di più, ma non sappiamo cos'è questo di più". Sì, noi esseri umani coscienti - a differenza degli animali con cui dividiamo il pianeta - sentiamo un altro bisogno.
"La religiosità è profondamente radicata nella natura umana e si riscontra fra persone di ogni livello economico e culturale". Questa è la conclusione a cui giunge la ricerca che il prof. Alister Hardy ha presentato nel libro The Spiritual Nature of Man (La natura spirituale dell'uomo), e conferma ciò che molti altri studi hanno dimostrato: l'uomo pensa a Dio. Possono esserci individui atei, ma non esistono nazioni atee. Un libro osserva: "La ricerca religiosa di un significato . . . è il denominatore comune di ogni civiltà e ogni epoca, sin dagli albori dell'umanità". - Is God the Only Reality?
Da dove proviene questa consapevolezza di Dio apparentemente innata? Se l'uomo fosse solo un aggregato casuale di acidi nucleici e proteine, perché queste molecole dovrebbero cominciare ad amare l'arte e la bellezza, diventare religiose e contemplare l'eternità e il senso della vita?
John Polkinghorne, dell'Università di Cambridge, in Inghilterra, ha fatto questa osservazione:
"Il fisico teorico Paul Dirac formulò una cosa chiamata teoria quantistica dei campi che è fondamentale per la nostra comprensione del mondo fisico. Non posso credere che la capacità di Dirac di formulare questa teoria, o la capacità di Einstein di formulare la teoria della relatività generale, sia una specie di sottoprodotto del fatto che i nostri antenati dovevano sfuggire alle tigri dai denti a sciabola. C'è sotto qualcosa di molto più profondo, molto più misterioso. . . .
"Quando osserviamo l'ordine razionale e la trasparente bellezza del mondo fisico, come ce li rivelano le scienze fisiche, vediamo un mondo che reca l'impronta di una mente. Per il credente, quella che così si intravede è la mente del Creatore."
Dunque le scoperte scientifiche possono indurre certi scienziati a provare un senso di riverenza e religiosità. Albert Einstein disse:
"Difficilmente troverete uno spirito profondo nell'indagine scientifica senza una sua caratteristica religiosità ..La sua religiosità consiste nell'ammirazione estasiata delle leggi della natura; gli si rivela una mente così superiore, che tutta l'intelligenza messa dagli uomini nei loro pensieri non è al cospetto di essa che un riflesso assolutamente nullo."
L'illustre astronomo Fred Hoyle che abbiamo menzionato prima cominciò a credere nell'esistenza di una potenza creatrice quando calcolò che è matematicamente impossibile che la vita sia comparsa nell'universo per caso. Tuttavia né Einstein né Hoyle sono stati in grado discernere più del fatto che ci deve essere un Dio organizzatore.
A proposito di ciò il biochimico Erwin Chargott disse che "Le scienze naturali non sono uno strumento per sondare l'insondabile.
E giusto avere il dovuto rispetto per la conoscenza scientifica e per i risultati conseguiti dalle scienze. Molti pero ammettono che, se da una parte vero che la scienza è una forma di conoscenza, è vero che non sia la unica fonte. Lo scopo della scienza è descrivere i fenomeni del mondo naturale e spiegare come questi fenomeni si verificano. La scienza ci aiuta a capire l'universo fisico, ovvero tutto ciò che è osservabile. Ma per quanto l'investigazione scientifica progredisca, non potrà mai rispondere alla domanda sullo scopo: perché esiste l'universo?
"Ci sono domande a cui gli scienziati non riusciranno mai a dare una risposta", osserva lo scrittore Tom Utley. "Può darsi benissimo che il big bang si sia verificato 12 miliardi di anni fa. Ma perché si è verificato? . . . Come sono venute all'esistenza le particelle? Che cosa c'era prima?" Utley conclude dicendo: "Sembra più chiaro che mai che la scienza non soddisferà mai del tutto la sete di conoscenza dell'uomo"
"Viviamo in un mondo che ci disorienta con la sua complessità.Vogliamo comprendere ciò che vediamo attorno a noi e chiederci: Qual è la natura dell'universo? Qual è il nostro posto in esso? Da che cosa ha avuto origine l'universo e da dove veniamo noi?L'approccio consueto della scienza, consistente nel costruire un modello matematico, non può rispondere alle domande del perché dovrebbe esserci un universo reale descrivibile da quel modello. Pechè l'universo si da la pena di esistere?" - S. Hawkings
Per questa ragione molti, anche scienziati si sforzano di comprendere la realtà sia attraverso la scienza che attraverso la religione. Ritengono che, per quanto riguarda la nostra esistenza e l'universo che ci circonda il compito della scienza sia spiegare il come mentre quello della religione sia rispondere soprattutto al perché.
Spiegando questo duplice approccio il fisico Freeman Dyson ha detto:
"Scienza e religione sono due finestre a cui ci affacciamo nel tentativo di capire il grande universo che c'è fuori"
Lo scrittore William Rees-Mogg ha detto:
"La scienza ha a che fare con ciò che è misurabile, la religione con ciò che è incommensurabile", E ha aggiunto: ". Non esiste un motivo scientifico per amare il prossimo o per rispettare la vita umana . . . Sostenere che non esista nulla al di fuori di ciò che si può dimostrare scientificamente significa commettere il più grossolano degli errori, eliminando in un colpo solo quasi tutto ciò a cui attribuiamo valore nella nostra vita, non solo Dio o lo spirito umano, ma anche l'amore, la poesia e la musica
Il biologo molecolare Francis Collins spiega in che modo fede e spiritualità possono aiutare a colmare il vuoto lasciato dalla scienza: "Non mi aspetto che la religione sia lo strumento giusto per sequenziare il genoma umano e analogamente non mi aspetto nemmeno che la scienza sia il sistema per avvicinarsi al soprannaturale. Ma sulle domande davvero fondamentali, come 'Perché esistiamo?' o 'Perché l'uomo aspira alla spiritualità?', trovo la scienza inadeguata. Molte superstizioni sono nate e poi svanite nel nulla. Alla fede questo non è successo, il che fa pensare che possieda concretezza".
La vera religione, nel rispondere ai vari perché e nello spiegare lo scopo della vita, offre anche norme di riferimento in campo morale ed etico nonché una guida nella vita. Lo scienziato Allan Sandage si è espresso in questi termini: "Non mi rivolgo a un libro di biologia per imparare a vivere".
Una ricerca che non avrà fine
Tuttavia bisogna riconoscere che la nostra ricerca di risposte sull'universo, sullo spazio, sul tempo e sulla vita a quanto pare non avrà mai fine. Il biologo Lewis Thomas ha detto: "Tutto questo non finirà mai, visto che siamo una specie insaziabilmente curiosa, che esplora, che si guarda attorno e cerca di capire. Non riesco a immaginare un punto finale in cui tutti tireranno un sospiro di sollievo e diranno: 'Ora comprendiamo tutto'. Continuerà ad essere oltre le nostre possibilità".
In maniera analoga, anche nel campo della verità religiosa la ricerca non avrà mai fine. Uno degli scrittori biblici, Paolo, affermò: "Ora vediamo solo oscuri riflessi in uno specchio . . . La mia conoscenza ora è parziale". - 1 Corinti 13:12, The New English Bible.
Il fatto che la conoscenza sia in campo scientifico che in campo religioso sia parziale, però, non ci impedisce di trarre valide conclusioni sulla base dei fatti a nostra disposizione. Non abbiamo bisogno di conoscere nei particolari l'origine del sole per essere assolutamente certi che domani sorgerà.
Dunque nel cercare risposte dobbiamo lasciar parlare i fatti che abbiamo a nostra disposizione e farci guidare da princìpi validi. A meno che non ci atteniamo alle prove più attendibili, nella nostra ricerca della verità scientifica e religiosa rischiamo facilmente di essere sviati. Realisticamente, nessuno di noi potrà mai valutare tutta la conoscenza e le varie idee in campo scientifico, che riempiono enormi biblioteche. Ad ogni modo, parlando della conoscenza in generale, bisogna fare un sincero sforzo per distinguere tra fatti e teorie, tra verità e inganno, tanto in campo scientifico quanto in campo religioso. Come disse lo scrittore biblico Paolo, dobbiamo respingere "le contraddizioni della falsamente chiamata 'conoscenza'".
Come facciamo a stabilire un criterio valido per distinguere la verità? Per quanto riguarda la verità scientifica, che va scoperta, lì la ricerca procede per tentativi. Gli scienziati hanno stabilito un procedimento che consiste in 4 passi e che fa la ricerca fruttuosa e giunge a verità accettabili.
IL METODO SCIENTIFICO PER GIUNGERE ALLA VERITÀ
Osserva ciò che accade.
Sulla base di queste osservazioni formula una teoria su ciò che potrebbe essere vero.
Verifica la teoria con ulteriori osservazioni ed esperimenti.
Vedi se le previsioni basate su di essa si realizzano.
Ma che dire della ricerca di verità religiosa? Chi cerca la verità religiosa si rivolgerà probabilmente alla Sacre Bibbia, al Corano, al Talmud, ai Veda o ai Tripitaka a seconda che sia cristiano, mussulmano, ebreo, indù o buddista. Lì troverà ciò che la sua religione considera una rivelazione della verità religiosa, magari proveniente da una fonte divina e quindi ritenuta un'autorità assoluta. Oggigiorno esistono 2000 confessioni religiosi, e spesso le risposte che essi danno non sono concordi. Dunque come facciamo a stabilire un criterio che ci fa riconoscere la verità?
Molti hanno riscontrato valido un criterio proposto da un personaggio che milioni di persone considerano il più grande uomo che sia mai esistito. Egli fu Cristo Gesù. Nel cappitolo 7 del Vangelo di Matteo troviamo come espose questo criterio. Paragonando le religioni a degli alberi disse.
"Li riconoscerete dai loro frutti. Non si coglie uva dalle spine né fichi dai cardi, vi pare? Similmente ogni albero buono produce frutti eccellenti, ma ogni albero marcio produce frutti spregevoli; l'albero buono non può dare frutti spregevoli, né l'albero marcio può produrre frutti eccellenti."
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