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Giovanni pascoli




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GIOVANNI PASCOLI

La vita


Per capire la poesia pascoliana occorre ripercorrere tutta la vita del poeta e collegarsi ad alcuni dati fondamentali della sua biografia.

Giovanni Pascoli nasce a San Mauro di Romagna nel 1855, in una famigli della piccola borghesia agraria. La sua formazione culturale inizia presso il collegio degli Scolopi ad Urbino ma, in seguito, le sue scelte poetiche vengono influenzate da una serie di lutti familiari (la morte del padre e di alcuni fratelli) che segnano indelebilmente anche la sua psiche. Col passare del tempo il poeta si scrive alla Facoltà di Lettere presso l'Università di Bologna e in poco tempo si laurea a pieni voti. Subito dopo la laurea comincia ad insegnare greco e latino; si dedica esclusivamente a quest'attività trascurando, di conseguenza, la vita privata, soprattutto la sfera amorosa. Si può notare, infatti, come il poeta conduce una vita restia nei confronti del mondo esterno che lo porterà a vivere da solo con le sue due sorelle cercando invano di costruire quel "nido" che in poco tempo si trasforma in poesia. Questa scelta di vita solitaria e rinunciataria nei confronti del mondo esterno conduce il poeta a dedicarsi profondamente alla stesura delle sue opere. Infatti, più passa il tempo e più la sua fama comincia ad aumentare. Nel giro di pochi anni pubblica tutte le raccolte poetiche più famose e riceve incarichi sempre più importanti nel campo dell'insegnamento. Inoltre partecipa più volte ai concorsi di poesia latina tenuti ad Amsterdam dai quali, altrettante volte, ne esce vincitore. A causa della brevità della sua vita il poeta non può godere profondamente di tutti questi riconoscimenti. Infatti, già all'inizio del 1912 cominciano a manifestarsi i primi sintomi del tumore al fegato che, nel giro di pochi mesi, gli è fatale. Muore a Bologna il 6 Aprile 1912.



Il percorso letterario

Tutta la poesia pascoliana è incentrata su un'analisi introspettiva del poeta. Egli va alla ricerca dell'affetto che gli è mancato durante la sua fanciullezza. La produzione poetica di Giovanni Pascoli non si può definire come un vero e proprio itinerario, con un punto di partenza e d'arrivo, ma una continua rielaborazione degli stessi temi. Proprio per questo motivo il suo percorso letterario si concentra nell'arco di pochi anni e si può dividere in tre grandi parti:

  1. Quella delle Myricae e dei Canti di Castelvecchio;
  2. Quella dei Poemetti;
  3. Quella dei Poemi conviviali.

Per quanto riguarda la prima fase ed in modo particolare l'opera intitolata Myricae bisogna richiamare alla mente il titolo che spiega già in parte il contenuto: Myricae in latino significa tamerici, piante umili che crescono al livello del terreno e che nessuno considera. Sono il simbolo della poesia umile che Pascoli intende comporre, una poesia fatta di piccole cose osservate con la meraviglia del fanciullo. Il piano intenzionale del poeta è quello di affrontare una tematica semplice riguardante la naturalezza e la semplicità della vita dei campi.

Nei Canti di Castelvecchio, appartenente sempre a questa prima fase, Pascoli mantiene la continuità con Myricae partendo da un tema, spesso legato alla natura, alla campagna, alla vita semplice e familiare che poi sviluppa poeticamente.

La seconda fase, quella dei Poemetti, racchiude composizioni più ampie e complesse anche dal punto di vista contenutistico. Infatti, nell'opera lo stesso Pascoli si trasforma in un piccolo proprietario terriero, geloso custode della propria terra, che trova nel lavoro dei campi e nella semplicità della vita di campagna l'unico rifugio contro il male sociale. In quest'opera fra i tanti simbolismi compare quello della "siepe" che, al di là della funzione reale di delimitare la proprietà del contadino, diventa la grande siepe metaforica che isola il mondo della campagna da ogni rapporto con l'esterno.

La terza ed ultima fase è, invece, quella dei Poemi conviviali. Quest'opera si collega ad un'aspirazione di maggiore impegno. Infatti, è la più vasta raccolta poetica pascoliana: comprende venti componimenti tratti da miti e leggende dell'antichità classica.

Posto fondamentale a parte è quello occupato dal saggio "Il fanciullino" che chiarisce la concezione poetica ed esistenziale del poeta legata al recupero del mondo dell'infanzia. Da quest'opera emergono le caratteristiche di fondo di Pascoli. La tesi principale è che l'uomo è scisso: c'è una parte che si trasforma ed una fanciullesca che, invece, rimane identica a se stessa nel tempo. Proprio questa parte fanciullesca è la zona dell'anima in cui si origina la poesia intesa come intuizione irrazionale che può attingere il mistero e che,dunque, può cogliere la realtà che si nasconde dietro le cose. Nella poesia pascoliana, oltre al tema del "nido", è ricorrente quello della morte. La presenza ossessiva dei defunti contamina anche il ricordo dell'infanzia rivissuta come privazione di un bene di diritto, il bene degli affetti familiari che mancarono al poeta a causa dei frequenti lutti che colpirono la sua famiglia. Sarà proprio il tema della morte che darà origine al tema del "nido", vissuto da poeta come il mezzo attraverso cui trattenere in vita i suoi cari.

Per quanto riguarda, invece, la produzione poetica latina di Giovanni Pascoli è necessario rifarsi ai Carmina. Quest'opera è ispirata all'antica storia di Roma ed alla sua letteratura: comprende trenta poemetti e settantuno liriche.

La poesia pascoliana avvia lo sviluppo del linguaggio poetico del novecento. Il poeta, infatti, con il suo "sperimentalismo" tende a proiettare il lettore all'interno di un mondo poetico semplice come quello dei bambini. Ciò si concretizza attraverso l'impiego di un lessico metaforico caratterizzato soprattutto dall'uso smisurato del "simbolo". Infatti, la parola non è usata più come semplice riproduzione di un effetto fonico ma come evocazione del mondo che esso rappresenta dentro al lettore. Frequenti sono le onomatopee e le sinestesie attraverso cui il poeta riesce a riprodurre suoni oppure immagini che evocano determinati sentimenti.




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