'La Mandragola' di Niccolò Machiavelli
La Mandragola è un'opera
teatrale di Machiavelli, scritta intorno al 1518; il titolo dell'opera deriva
da una pianta, la mandragola appunto. L'opera inizia con una canzone, cui segue
un prologo; la funzione del prologo in quest'opera è diversa da quella che ha
in Plauto o Terenzio, fonti che l'autore ha utilizzato per la stesura
dell'opera. Infatti, Plauto utilizzava il prologo con l'intento di spiegare al
pubblico la trama delle sue commedie, che di norma erano molto complesse;
Terenzio invece, data la maggiore semplicità delle trame delle sue opere, usava
il prologo per difendersi dalle accuse che gli venivano mosse riguardo alla
composizione delle sue opere; Machiavelli nella Mandragola usa invece il
prologo con lo scopo di presentare al pubblico l'opera e i personaggi. Nicia,
un dottore di legge, allo scopo di avere dei figli decide di ricorrere alla
mandragola, una pianta che pareva potesse guarire le donne dalla sterilità. In
realtà tutto questo non è che un inganno tesogli da Callimaco, innamorato della
bellissima moglie di Nicia, Lucrezia, e da Ligurio, un amico di Nicia che non
esita a tradirlo per il compenso promessogli da Callimaco. Facendo finta che
Callimaco sia un famoso e competente dottore, convincono Nicia a far bere alla
moglie una 'pozione' a base di mandragola, che guarirà la sua
sterilità. Ma questo metodo ha un effetto collaterale, in quanto causerà la
morte del primo uomo con il quale Lucrezia giacerà. Per questo motivo si decide
di far giacere Lucrezia con uno sconosciuto, in modo che sia quest'ultimo ad
assorbire il veleno e morire al posto di Nicia. In realtà la notte in cui si
decide di rapire lo sconosciuto, al posto di Callimaco troviamo, travestito,
Timoteo, frate confessore di Lucrezia, corrotto in precedenza da Ligurio e che
aiuta Callimaco solamente con la prospettiva di un compenso. Dopo il rapimento,
avvenuto in realtà ai danni di Callimaco travestito, si compie l'unione tra
questi e Lucrezia, che era stata precedentemente convinta da sua madre,
Sostrata, e da Timoteo a stare al gioco. Avvenuta l'unione, nell'ultima scena
si può vedere, dal resoconto di Callimaco, che la beffa è riuscita nel suo
intento: infatti, Lucrezia, dopo la notte passata con Callimaco è decisa a
continuare la relazione con lui. Come già detto tra le fonti a cui si ispira
Machiavelli per la scrittura della commedia ci sono Plauto e Terenzio, ma tra
gli elementi a cui si ispira Machiavelli uno dei più interessanti è quello dei
personaggi: è infatti possibile considerare in parallelo i personaggi della
commedia latina e quelli presentatici da Machiavelli, anche per trovare delle
differenze dovute alle differenti società in cui sono ambientate le commedie.
Callimaco è il giovane innamorato che era presente anche nelle opere latine, ma
a differenza degli innamorati tipici di queste commedie, incapaci di cavarsela
senza i servi astuti, egli si dimostra ben determinato a soddisfare i propri
desideri. Difatti all'inizio della commedia lo vediamo come un personaggio
completamente attivo, anche se questa condizione non gli rimane per l'intera
commedia, in quanto ben presto, infatti, l'azione viene delegata a Ligurio. Di
lui si sa che è nato a Firenze, ma essendo morti i genitori, viene mandato a
Parigi da tutori quando aveva dieci anni.
A Parigi vi resta per
vent'anni, non solo perché vi vive con una 'felicità grandissima', ma
anche per motivi di sicurezza, in quanto è in quel periodo che incominciarono
le guerre d'Italia. La sua è una passione che non riesce a governare, e che lo
travolge moralmente e fisicamente; è continuamente in preda a sentimenti
contrapposti come la speranza e il timore, la felicità e la disperazione, ma è
anche intelligente e dunque riesce a comprendere il suo stato ('Meglio
morire che vivere così. Se io potessi dormire la notte, se io potessi
conversare'). Ha timore che Ligurio lo inganni, o che non riesca ad
aiutarlo, anche perché è convinto di avere ben poche possibilità e soltanto
'la voglia e il desiderio che l'uomo ha di condurre la cosa' lo fa
ancora sperare. Anche durante l'attuazione dell'inganno ha sempre paura che
qualcosa possa andare storto, e quando alla fine è quasi certo che tutto vada a
buon fine quasi non ci crede, si ritiene indegno di così tanta fortuna ('per
quali meriti io debba avere così tanti beni?'). L'oggetto del suo
desiderio è Lucrezia, di sui si è innamorato non dopo averla vista, ma per
sentito dire (innamorarsi da lontano, 'per udita', è un vecchio
motivo della commedia romanzesca e novellistica). Nel prologo Machiavelli lo presenta
come un 'amante meschino'; tutt'altra idea ha di lui Lucrezia, che
invece lo ritiene astuto, anche se questo giudizio non è moto obbiettvo, in
quanto Lucrezia ignora che dietro tutto l'imbroglio c'è Ligurio. Nel caso di
questo personaggio sono presenti anche altri giudizi 'errati', in
quanto rivolti a quel dottore di cui il personaggio prende le vesti ('per
presenzia, per dottrina, per lingua, uno uomo da metterli il capo in grembo',
'costui è el più degno uomo che si possa trovare', 'questo
tuo padrone è un gran valente uomo'). Il suo linguaggio è
prevalentemente colto, gentile e misurato, anche se talvolta eccede nelle
leziosità; fa uso del latino, ma al solo scopo di ingannare Nicia. Nicia è un
dottore in legge e marito di Lucrezia, e anche lui era già presente nelle
commedie latine, nella parte del vecchio ricco che si opponeva all'amore dei
giovani amanti; la figura di Nicia può comunque essere intesa come la fusione
del vecchio, e di un altro personaggio consacrato dalla tradizione comica, ovvero
lo sciocco, il semplicione vittima dei raggiri dei furbi; difatti Nicia
presenta le caratteristiche di entrambi i personaggi, non essendo a conoscenza
dell'amore di Callimaco per sua moglie, e tantomeno dello stratagemma da lui
messo in atto. Machiavelli lo presenta nel prologo come 'un dottore poco
astuto'. Nella prima scena ci viene descritto da Callimaco, ma è solo
nella seconda che compare di persona. È 'ricchissimo', 'non
è giovane [] ma non al tutto vecchio' e si lascia governare
dalla moglie, molto bella e saggia, anche se nonostante tutto a un certo punto
ripensando al fatto di non avere avuto figli, quasi rimpiange d'averla sposata
('s'io credevo non avere figliuoli, io arei preso più tosto per moglie
una contadina'). Vuole far sembrare ciò che non è, anche perché è
convinto di esserlo; è inoltre molto sicuro di sé e alla sola insinuazione che
sia lui impotente subito si definisce: 'el più ferrigno e il più
rubizzo uomo in Firenze'. Utilizza un linguaggio che vuole apparire
sofisticato, ma in realtà è volgare e basso; in questo caso, come nel caso di
altri personaggi dal linguaggio si può capire la psicologia del personaggio:
per Nicia è da notare la ripresa di proverbi e modi di dire del fiorentino
('non sanno quello che si pescono'), indice di una saggezza
semplice e che in questo caso è anche controproducente. Machiavelli ci presenta
Licurgo nel prologo come 'un parassita di malizia el cucco';
nelle commedie latine era colui che organizzava la beffa e che risolveva la
situazione caotica venutasi a creare (servo currens) anche se allora si
trattava di un servo: nell'opera di Machiavelli è cambiato il suo ruolo
sociale. Nella commedia non troviamo molti riferimenti all'aspetto fisico, alle
caratteristiche psicologiche e a quelle sociologiche del personaggio di
Ligurio; se escludiamo il prologo solo nella prima scena ci viene descritto da
Callimaco ('fu già sensale di matrimoni, dipoi s'è dato a mendicare
cene e desinari', 'piacevole uomo'). È un parassita,
molto astuto, che utilizza questa qualità per guadagnarsi da vivere. È inoltre
senza scrupoli, infatti non si fa problemi a tradire Nicia, con il quale
'aveva una certa dimestichezza', per aiutare Callimaco sotto
pagamento.
Dai suoi comportamenti e
atteggiamenti possiamo vedere che le caratteristiche principali sono la
freddezza e la sicurezza nell'agire (si pensi semplicemente a come ha
organizzato in poco tempo uno stratagemma per soddisfare Callimaco e alla sua
sicurezza di riuscire nello scopo); la spregiudicatezza (non si è fermato
neanche davanti ai principi morali di una donna come Lucrezia, donna di ferrei
principi etici e religiosi); la prontezza nel far fronte all'imprevisto (ha
provveduto subito a risolvere il piccolo particolare del travestimento
tralasciato da Callimaco); lo stratega dell'azione (è lui che ha inventato
l'intero intrigo ed è grazie a questo che la storia ha potuto avere inizio,
ponendolo come motore della vicenda). Anche in questo caso il linguaggio è
affine alla psicologia del personaggio: questo è infatti ponderato, accuratamente
calcolato, ricco di allusioni anche sarcastiche ('Io voglio essere el
capitano, e ordinare l'esercito per la giornata. Al destro corno sia preposto
Callimaco, al sinistro io, intra le due corna starà qui el dottore'),
il più delle volte mirate a forgiare il pensiero e le opinioni degli
interlocutori. Anche Lucrezia è presentata da Machiavelli nel prologo, che la
descrive come 'una giovane molto accorta'. Callimaco la
definisce subito come una donna bellissima, ma anche 'onestissima e al
tutto aliena dalle cose d'amore' e con una grande influenza sul
marito. Per Ligurio infine è 'bella donna, savia, costumata e atta a
governare un regno'. Nicia inoltre afferma che è di rango sociale
piuttosto elevato. Lucrezia è in grado, nel corso della commedia, di adattarsi
alle circostanze e di mutare con esse. Prima restia, per onestà e rettitudine
morale, a compiere l'adulterio impostole dalla madre, dal marito e dal Frate,
('Padre, no. Questa mi pare la cosa più strana che udissi'),
una volta che vi è stata costretta prende per mano la situazione e relega per
sempre il marito in quella condizione che lui si era scelto per una notte
('quello che 'l mio marito ha voluto per una sera, voglio ch'egli abbia
per sempre'). Il suo linguaggio è gentile e moderato. Anche in questo
caso, come in quello di Ligurio il personaggio machiavellico non corrisponde a
quello latino: difatti nelle commedie latine l'oggetto del desiderio del
giovane erano principalmente prostitute (Pseudolus, Menaechmi),
mentre nella Mandragola si tratta di una donna di buona famiglia. Frate Timoteo
è un prete corrotto, e, come Ligurio, è dotato di una lucida intelligenza; come
Ligurio, però, non considera le regole morali pur di raggiungere il suo fine. È
quindi un personaggio negativo e viene usato da Machiavelli per rappresentare
la corruzione contemporanea, quell'ipocrisia ecclesiastica rappresentata dal
denaro che fra Timoteo finge di destinare ai poveri. L'unico motivo per cui si
presta al raggiro è esclusivamente l'utile economico, il denaro che riceverà, e
per questo denaro è pronto a mentire e a ingannare, anche se poi cerca di
convincere l'ascoltatore, ma in fondo anche se stesso, che agisce così per fare
del bene ('ditemi el munistero, la pozione e, se vi pare, codesti
danari, da potere cominciare a fare qualche bene'). Pur di convincere
Lucrezia mente, spiegando che l'adulterio non è tale se non se ne ha
l'intenzione cattiva, e che ciò è ribadito pure dalla Bibbia ('quanto
all'atto che sia peccato, questa è una favola'). È inoltre avido, ma
possiede comunque un po' di coscienza, che però non gli impedisce di agire
spinto dal desiderio di ricevere il tanto desiderato compenso. Non è totalmente
libero dall'idea che in quanto uomo di Chiesa non dovrebbe peccare, ed è come
se volesse convincere di questo gli altri affermando che ha acconsentito poiché
tentato da una prima novella, ma che se gli fosse stata presentata subito la
vera ragione della richiesta d'aiuto non avrebbe mai acconsentito. Il
linguaggio di Timoteo è persuasivo, ricco di citazioni bibliche; le sue
argomentazioni sono esposte secondo la logica avvocatesca.
La vicenda si svolge a
Firenze. Per quanto riguarda lo spazio possiamo riscontrare una presenza
simultanea sia di spazi esterni sia di spazi interni: la casa di Callimaco,
quella di messer Nicia, la Chiesa dove operava fra Timoteo, la piazza dove
s'incontrano per la prima volta il finto Callimaco e messer Nicia, il mercato
dove Ligurio fa finta di prendere un ragazzo destinato a giacere con Lucrezia.
Viene privilegiata quella parte di città non vicina al popolo, in quanto messer
Nicia aveva paura che la sua reputazione fosse rovinato se si fosse venuto a
sapere sia che non poteva procreare, sia all'espediente cui aveva dovuto
ricorrere per riuscire nel suo intento. Altri luoghi vengono citati da Nicia,
quando afferma che non si allontana volentieri da Firenze ('non ci vo'
di buone gambe'), dicendo però di aver viaggiato molto da giovane,
anche se in realtà i luoghi da lui citati sono tutti all'interno della Toscana.
Per quanto riguarda l'inquadramento storico della commedia sappiamo che questa
è ambientata nel periodo in cui venne scritta in quanto Callimaco afferma che
egli stesso è rimasto a Parigi per vent'anni anche a causa dell'inizio delle
guerre d'Italia, che vanno dal 1494 al 1515. La vicenda dura
approssimativamente due o tre giorni; ciò non si ricava da espressioni dirette
dei personaggi che non ci danno precise indicazioni temporali, ma si limitano
ad indicare il giorno, la sera e la notte. Nella commedia prevalgono le azioni
svolte di giorno, anche se non mancano quelle svolte di sera e di notte, quali
la finta cattura del ragazzo e la notte passata da Callimaco con Lucrezia.
L'intera vicenda, svolta per la maggior parte durante il giorno, acquista un
particolare significato, ovvero quello di accentuare la beffa ai danni di
messer Nicia, che viene attuato alla luce del giorno, davanti cioè agli occhi
della vittima. Pur trattandosi di una commedia quest'opera sembra pervasa da
una profonda amarezza, per la constatazione del male che domina il mondo e che
riesce vittorioso, in quanto il conseguimento dell'utile e il soddisfacimento
delle passioni sono gli interessi che prevalgono su ogni altro elemento. Questa
posizione presa da Machiavelli è in linea con la sua concezione di uomo, che
lui considera egoista per natura e di carattere immutabile. Appare inoltre in
quest'opera la concezione di fortuna, intesa come la mutevolezza del caso
superiore a tutti, anche all'uomo; dalla sua parte l'uomo ha però la virtù, che
consiste nella capacità di adattarsi alle circostanze imposte dalla fortuna, e
questa virtù viene dimostrata da Lucrezia, almeno secondo il critico Ferroni,
che afferma che Lucrezia, possedendo questa virtù manifesta una certa saggezza,
elemento che costituisce la sua superiorità morale.