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La figura della donna in Pirandello e Svevo
L'immagine conflittuale della donna nell'opera di Pirandello
All'inizio del Novecento, gli intellettuali, da Pirandello allo stesso Croce, sono costretti mostrare attenzione al problema e alla scrittura delle donne con atteggiamenti in cui si scontrano misoginia e curiosità. Sono tuttavia gli scrittori del sismografo più sensibile alla crisi dei ruoli e delle tradizionali identità sessuali. Non a caso l'interrogazione angosciosa sulla propria identità, che è il tema dominante della narrativa di Pirandello, di Svevo e di Tozzi, pur avendo ragioni complesse, si focalizza sul tema del rapporto uomo/donna. Nell'opera di Pirandello la donna assume una valenza duplice, positiva e negativa,, e rinvia al doppio modello della madre che nutre dispensatrice di vita e della madre terrificante che uccide.
Pirandello tuttavia sfugge allo stereotipo diffuso nella letteratura tra Otto e Novecento, che fissa la figura femminile in un immagine di sacrificio o di perdizione. La donna assume infatti una funzione narrativa molteplice nello sviluppo della tematica pirandelliana del contrasto tra vita e la forma, in cui rappresenta la vita, la natura, l'arte opposta alle convinzioni, alla ragione e alla legge dell'ordine sociale maschile.
L'identificazione della creatività con le potenzialità emotive e fantastiche del femminile induce l'autore a proiettare le ragioni della sua stessa arte nella donna artista.
Questa rivalutazione della donna tuttavia non ha nulla a che fare con il femminismo contemporaneo ma rimanda alla sottolineatura del femminile, delle istanze dell'anima e dell'affettività e dell'importanza ella loro interazione psichica con la funzione maschile. Il confronto uomo-donna si fa quindi complesso perché si allarga a un confronto dell'uomo con se stesso, in cui la donna funge da immagine della sua parte oscura e rimossa, dell'ombra che lo affascina e spaventa.
Il rapporto con la donna ha dunque l'ambivalenza dell'attrazione e della repulsione e si configura in termini di conflitto.
Non è un caso che Pirandello, in uno dei suoi primi romanzi, l'Esclusa, deleghi alla protagonista femminile la funzione di rappresentare una problematica centrale della sua ricerca artistica.
La denuncia dell'emarginazione e dell'esclusione femminile non resta fine a se stessa, ma si accompagna a motivo del riscatto della protagonista: ella compie un processo di maturazione umana e intellettuale che la rende autonoma da ogni passiva subordinazione al ruolo di moglie e di amante.
Il suo ritorno esprime la scelta libera e disincantata di chi, messo in crisi un sistema, non trova tuttavia un modello di vita alternativo.
La donna rappresenta gli impulsi affettivi, i desideri e le pulsioni nascoste, che la società teme e reprime. Perciò il confronto con essa turba profondamente.
Nel Fu Mattia Pascal l'amore per Adriana comporta una metamorfosi anche fisica del protagonista, approfondendone le contraddizioni fino a fargli sperimentare l'invivibilità di ogni forma d'identità.
In Uno, nessuno e centomila è la rivelazione da parte della moglie del naso storto a precipitare Vitangelo Mostarda in una crisi sconvolgente, in cui egli non riconosce più quello che era stato per trent'anni. Anche nella novella Tu Ridi rivela al marito la zona sconosciuta dei sogni notturni, sollecitandone la perplessità e l'inchiesta sul proprio io.
Il punto di vista femminile mette in discussione l'ordine e la coscienza maschile, costringendo l'uomo a guardare la propria ambiguità e debolezza. Questo potere, che fa cadere ogni impalcatura e mette a nudo la maschera, è espresso spesso dall'intensità del sentimento femminile.
Le macchine e la donna assumono alla fine lo stesso aspetto di mostri divoratori entrambi strumenti di regressione e di perdita d'identità.
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