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La coscienza di Zeno
Capitolo 1: Il fumo
Zeno inizia a fumare per rivaleggiare con il padre, con il quale non ha mai
avuto buoni rapporti. Si convince però che il fumo potrebbe seriamente
danneggiare la sua salute, e decide di smettere, ma 'passerà il resto
della sua vita a fumare l'ultima sigaretta'. Purtroppo nessuno riesce a
guarirlo dal suo vizio, così chiede aiuto ad una clinica specializzata, dalla
quale fugge però il giorno dopo. Zeno in questa situazione pone il fumo come
causa stessa del suo male congenito, cerca quindi di sbarazzarsene, ma finisce
per nascondercisi inconsciamente dietro, con la paura che se avesse smesso di
fumare il suo malessere non gli sarebbe passato, si sarebbe quindi dovuto
convincere che egli stesso era la causa dei suoi mali; preferì perciò fingere
di voler smettere.
Capitolo 2: La morte di mio padre
Il capitolo inizia col ricordo del genitore, seguito a ruota dalla narrazione
degli eventi dal suo ultimo colloquio col padre fino alla sua morte. Ultimo
colloquio, che, purtroppo per Zeno, non riesce a far esprimere a nessuna delle
due 'fazioni' i propri sentimenti verso l'altra, anche se di una
erano già noti. Zeno si sveglia la mattina dopo e già trova il padre diverso
dal solito, sensazione che verrà confermata dopo, quando scoprirà che il padre
è malato. Per via del delirio e dell'incoscienza di quest'ultimo, non riesce a
comunicargli i suoi veri sentimenti, in questo riesce invece il padre, che, al
momento della morte, alza la mano 'alta alta' e gli dà uno schiaffo.
Tutti parlano di riflesso meccanico, ma il ricordo di quello schiaffo Zeno se
lo porterà dietro per sempre. La scomparsa del padre rappresentò, infatti, la
scomparsa dell'antagonista concreto col quale misurarsi per mettere in luce le
proprie capacità. Il rimorso per la morte del padre vien vista da Zeno come un
ulteriore rincaro alla sua malattia.
Capitolo 3: La storia del mio matrimonio
Zeno, per affari, conosce il sig. Malfenti, col quale entra in buoni rapporti,
viene quindi invitato in casa sua, dove conosce le sue quattro figlie, delle
quali la più bella gli sembra Ada, con la quale, però, si comporta piuttosto
goffamente, e viene quindi respinto. Ne parla quindi con la sig.ra Malfenti, ma
questa situazione non fa altro che allontanarlo dalla casa del suo collega, ove
ritornerà dopo cinque giorni. Ritornando, poi, nella casa dell'amata, la
incontra con Guido Speier, che in quel momento sta suonando il violino, e Zeno
non perde l'occasione per fare una brutta figura. 'Per caso', si
sposa con Augusta, una delle sorelle di Ada, che non ama, ma dalla quale è
amato. Dovrà ripiegare infatti su Augusta, in quanto con la prima si era
comportato piuttosto goffamente. Prima del matrimonio, Zeno glielo dichiara
chiaramente, ma questa acconsente ugualmente. Zeno in questo capitolo si sente
un po' vittima del caso, che gli impedisce di sposare la donna amata, e che,
per una serie di circostanze, gli fa sposare quella che non ama. Per lui il
matrimonio assume tutta una nuova serie di significati. Benché il matrimonio
sia risultato sostanzialmente felice, Zeno riconosce che l'atteso
'rinnovamento interiore' non è che un'illusione: la moglie non
cambierà certo il suo consorte.
Capitolo 4: La moglie e l'amante
Dopo i primi tempi di matrimonio, Zeno si accorge, inaspettatamente, di amare
Augusta, e la considera un po' come la sua protettrice; questa piacevole
situazione dura fino a quando Zeno rivede un suo vecchio compagno di
università, Copler, il quale lo invita a dedicarsi con lui alla beneficenza, e
più precisamente ad apportare un aiuto economico a Carla, una giovanissima
cantante. Quando Copler invita Zeno a giudicare il canto di Carla, egli
comincia a desiderarla, fino a quando Carla diventa la sua amante, incitata da
Zeno a migliorarsi nel canto nei suoi momenti di sconforto. Per farle
migliorare la voce, assume per l'amante un maestro di canto, del quale però
Carla si innamora, fino a lasciare Zeno, che cade in una profonda desolazione.
Nel racconto della sua avventura Zeno oscilla tra l'atteggiamento di aperta
confessione e la ricerca di una giustificazione qualsiasi. Mentre si confessa,
egli vuol apparire agli altri ed a se stesso (riuscendoci) innocente e puro,
parole che costituiscono l'intera anima della sua storia d'amore. Per quanto
riguarda le giustificazioni, invece, quella da lui più accreditata era di non
amare Augusta, perché quindi avrebbe dovuto provare rimorso? Infine in lui non
mancò del tutto la resistenza al peccato, in quanto non giunse a Carla 'in
uno slancio solo, ma a tappe'. Zeno ricorda, inoltre, che quando si trova
tra le mani, per puro caso, il trattato di canto da donare a Carla, è
'costretto' dalla moglie a portarglielo. Intanto egli considera la
colpa come un avanzamento della malattia, mentre l'innocenza gli si configura
come salute.
Capitolo 5: Storia di un'associazione commerciale
Quando Guido (divenuto il marito di Ada) decide di mettersi in affari, aprendo
una casa commerciale, coinvolge Zeno, ed assume una segretaria, Carmen. Guido,
su consiglio di alcuni affaristi inglesi, compra del solfato di rame, poi lo
avrebbe rivenduto quando il prezzo sarebbe salito, ma invece di seguire i buoni
consigli fa di testa sua e vende subito il prodotto, contraendo una grave
perdita. Intanto si manifesta un menefreghismo da entrambe le parti verso
l'agenzia, e sono i primi passi verso la rovina. Nel frattempo Ada dà alla luce
due gemelli, e viene colta da una malattia che la fa progressivamente
imbruttire, Guido diventa l'amante di Carmen. Quindi l' 'affarista'
non accetta I consigli di dichiarare bancarotta, con la conseguenza
dell'annullamento dei debiti, e sia Ada che Augusta si preoccupano non poco per
la situazione. La prima per la quella economica, la seconda anche perché Zeno
aveva deciso di fare un consistente prestito a Guido. Non sapendo cosa fare,
Guido attua una subdola strategia che lo aveva portato precedentemente al
successo: ingerisce un potente sonnifero, il Veronal, che, se assunto in dosi
elevate, poteva apportare non indifferenti danni all'organismo, e c'era anche
l'eventualità della morte. Eventualità che si verifica per caso, in quanto
Guido voleva solo fingere di essere in punto di morte, per avere affetto. Zeno
comincia quindi a lavorare per due, al posto di Guido, e proprio per questa
ragione si dimentica completamente del funerale del collega- amico, e per
questo Ada lo disprezza, ma è vista da Zeno come un'ingrata. Però questi non ha
occasione per farglielo capire, in quanto Ada parte per l'Argentina. Zeno, di
fronte alla disgrazia capitata all'amico si accorge dell'originalità della
vita: fino ad allora egli aveva considerato il luogo comune che definisce la
vita come crudele giusto, ora invece lo rivaluta e si accorge che è impossibile
definire ciò che è bene e ciò che è male: ricorda, infatti, di quando, da
piccolo, amici e parenti davano giudizi contrastanti su di lui, che chiedeva
alla madre: 'ma sono stato buono o cattivo, io?' questo stesso
dilemma che lo attanagliava da bambino lo perseguita anche ora, a distanza di
trent'anni. Quindi secondo Zeno 'la vita non è ne' brutta ne' bella, ma è
originale!'. A questa riflessione Zeno è indotto dalla situazione che
doveva sopportare, che lo vedeva nel ruolo opposto a quello che aveva sempre
sostenuto, a cominciare dal padre per terminare con Ada, che lo definisce ora
'il miglior uomo della famiglia'.
Capitolo 6: Psico-analisi
Quest'ultimo capitolo delle sue memorie Zeno lo scrive sotto una luce diversa
da quella sotto la quale si trovava negli altri: riconosce che il Dottor S. non
lo aveva guarito affatto, e gli manda quest'ultima parte dei suoi ricordi per
fargli capire cosa ne pensasse della sua cura; e si fa curare da 'un
medico vero, di quelli che esaminano il corpo quando si ammala', che lo
trova in perfetta salute. Intanto siamo arrivati nel 1915, quando l'Italia
entra nel primo conflitto mondiale, e la villa di Zeno si trova proprio al
confine tra Austria e Italia, quindi gli viene impedito di entrarvi, e verrà
trasferito con la sua famiglia a Trieste, dove constaterà su se stesso gli
effetti della guerra: si ritiene fortunato in primo luogo perché si è disfatto
della sua malattia, e guarda il mondo con occhi diversi, perché si considera
fortunato in mezzo alle brutture della guerra. L'ultimo capitolo rende
esplicita la concezione pessimistica della vita di Svevo, prima velata
dall'autoironia sulla malattia di Zeno. Quella malattia quindi è considerata
come attributo inscindibile alla vita, che quindi diventa a sua volta
'malattia', sempre mortale. In un certo qual modo così non è per
Zeno, che dalla guerra (che, per quanto ne possa dire Zeno, può essere
considerata per una buona parte appartenente al 'male'), trae la sua
guarigione. Questo strumento di cura, crudele, sottolinea ancora una volta il
pessimismo dell'autore. Nell'ultima parte del libro Zeno trasferisce, inoltre,
la sua malattia dal suo privato a tutta la società, soprattutto a quella del
suo tempo, facendole assumere dimensioni cosmiche.
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