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La conoscenza in Dante
La Divina Commedia è un'opera enciclopedica in cui Dante, oltre a descrivere la via che l'Umanità deve percorrere per raggiungere la salvezza, tratta e analizza svariati argomenti scientifici,morali e dottrinali.
Il poeta fiorentino doveva dunque avere ai tempi suoi una conoscenza universale, che "bagnasse tutte le spiagge del sapere".
Dante assimilò il pensiero di filosofi diversi, soprattutto classici riletti in chiave cristiana. In particolare fu influenzato da due grandi correnti: l'Averroismo e il Tomismo, che sostenevano l'importanza della ragione e degli studi scientifici anche per affrontare le dispute della teologia, anche in contrasto con la Chiesa. Questi movimenti filosofici si svilupparono nei maggiori centri culturali del Trecento come Parigi, Bologna e Padova.
Quindi Dante a contatto con queste università, direttamente o per mezzo di amici letterati (Guinizzelli era bolognese, Cavalcanti e Brunetto Latini si rifacevano alle filosofie naturali) subì l'influsso di Tolomeo e di Averroè ma soprattutto di Alberto Magno - vissuto nel secolo precedente- che ebbe un ruolo da protagonista nelle dispute con Tommaso d'Aquino poiché sosteneva l'importanza della ragione e la sua autonomia dalla fede.
Così ad esempio nel canto XXV del Purgatorio, Dante spiega la generazione dell'anima umana basandosi sulle teorie di Alberto Magno.
" e sappi che, sì tosto come al feto
l'articular del cerebro è perfetto
lo motor primo a lui si volge lieto
sovra tant'arte di natura e spira
spirito novo di virtù repleto"
Accanto alla filosofia Dante esplorò tutte le vie della conoscenza, così nella Commedia c'è posto per le visioni, per i dialoghi dottrinali, per i sogni e per le profezie.
Anche l'arte è al servizio della conoscenza: attraverso "l'allegoria dei poeti" rivivono aspetti ineffabili dell'esperienza sovrumana di un autore dalla coscienza profetica.
"Nel suo aspetto tal dentro mi fei
qual si fé Glauco nel gustar de l'erba
che 'l fé consorto in mar de gli altri dei" (Par. I)
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