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ITALO SVEVO - La vita e le opere, I romanzi, Le novità e gli elementi caratteristici de "La coscienza di Zeno", Il tema dell'inettitudine




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ITALO SVEVO


La vita e le opere


Italo Svevo è lo pseudonimo di Aron Hector Schmitz. Svevo nasce a Trieste nel 1861, quando la città è ancora sotto il governo austro-ungarico, da una famiglia di agiati commercianti di origini ebraiche; l'ambiente e la borghesia di Trieste saranno al centro di tutta la sua opera. Dopo aver compiuto gli studi in un collegio tedesco e all'Istituto Superiore di Commercio di Trieste, Svevo comincia a scrivere novelle e opere teatrali, dimostrando così il suo fondamentale interesse letterario. Nel 1880 l'attività commerciale del padre fallisce, e Svevo è costretto a cercare lavoro presso una banca, dove lavorerà per 19 anni. Nel 1896 sposa una cugina, Livia Veneziani. La famiglia della moglie è molto ricca, e ciò gli consente di lasciare il suo lavoro in banca per entrare nell'azienda dei suoceri, una fabbrica di vernici per navi. In questo periodo egli pubblica due romanzi, Una vita (1892) e Senilità (1898), che però vengono ignorati dalla critica. Per lavoro deve compiere numerosi viaggi in Francia e in Inghilterra. Divenuto uomo d'affari e dirigente industriale, lascia l'attività letteraria, guardandola con sospetto come qualcosa che può compromettere la sua nuova professione. Gli interessi letterari non sono però in lui spenti, ma pronti a riaffiorare. Egli si riavvicina alla letteratura grazie a tre eventi fondamentali:

- incontro con James Joyce (Joyce è esule a Trieste e Svevo prende lezioni d'inglese da lui);

- incontro con la psicanalisi (tramite il cognato, che è in cura dal dottor Freud). Svevo non crede nelle possibilità terapeutiche della psicanalisi, ma apprezza la psicanalisi come valido strumento conoscitivo, capace di indagare a fondo la psiche umana;

- scoppio della prima guerra mondiale (la ditta dei suoceri viene requisita dagli Austriaci, e ciò gli dà modo di dedicarsi completamente all'attività letteraria).

Nel 1923 Svevo pubblica il romanzo La coscienza di Zeno, ma anch'esso inizialmente è un insuccesso: questo libro è troppo avanzato e complesso per la cultura italiana dell'epoca, e per questo non viene capito (lo stretto rapporto del libro con la psicanalisi non è ben visto); inoltre, i critici rimproverano Svevo di scrivere male, non avendo avuto una formazione classica.

Esasperato da questo ennesimo insuccesso, Svevo manda una copia del romanzo a Joyce per avere un suo giudizio; Joyce apprezza moltissimo l'opera, e la fa pubblicare a Parigi. All'estero, La coscienza di Zeno riscuote grande successo, e solo allora in Italia si comincia ad apprezzarla (famosa è una critica entusiastica scritta da un giovane Eugenio Montale). Svevo conosce finalmente il successo in campo letterario, ma può apprezzarlo per poco tempo: infatti, muore in un incidente stradale nel 1928.


I romanzi


Una vita - Viene pubblicato nel 1892, e il titolo originale è "Un inetto". Narra la vicenda di Alfonso Nitti, impiegato presso la ditta Maller, con una certa cultura umanistica e ambizioni di scrittore. Egli vive in una camera in affitto e soffre per la monotonia e lo squallore della propria esistenza. L'occasione di cambiare gli si offre quando Annetta, figlia del suo principale, consigliata dal cugino Macario, prima invita Alfonso a partecipare alle serate letterarie che tiene in casa propria, poi lo sceglie per scrivere un romanzo insieme. Alfonso riesce a sedurre Annetta, ma si accorge ben presto di non provare nella relazione quella gioia che lui immaginava. Così fugge al paese natale col pretesto di assistere la madre malata (che poi scoprirà davvero malata e che morirà).L'assenza gli è fatale: Annetta, stufa di aspettarlo, si è fidanzata con Macario. Al suo ritorno, Alfonso è invaso dalla gelosia. In ditta viene osteggiato e punito col trasferimento ad un incarico meno redditizio. A questo punto, perde il controllo della situazione: affronta il Maller con vaghe minacce, cerca di rivedere Annetta con l'unico risultato di vedersi respinto e sfidato a duello dal fratello di lei. Prima del duello si suicida.


Senilità E' il racconto dell'avventura amorosa del trentenne Emilio Brentani con Angiolina. Egli è un impiegato che gode, in ambito cittadino, di una certa fama letteraria e che si duole di aver sprecato (e non aver goduto) tanta parte della vita. Vorrebbe vivere come fa lo scultore Balli, suo amico, il quale compensa l'insuccesso artistico con un grande successo personale, specie con le donne. L'avventura con Angiolina diventa sempre più importante per Emilio, anzi ogni bassezza e tradimento di lei non fanno altro che farlo affezionare di più. La sorella di Emilio, Amalia (non più giovane, e non bella), è preoccupata per il fratello. Intanto, sia Angiolina che Amalia si innamorano del Balli. Emilio tenta di allontanare Angiolina e la sorella da lui, ma ci riesce solo nel secondo caso. Amalia però cerca l'oblio nell'etere. Emilio si allontana dalla sorella morente in seguito all'ennesimo tradimento di Angiolina, ma poi ritorna da lei e la assiste fino alla morte.


La coscienza di Zeno Il terzo e più importante romanzo di Svevo è costituito dalla confessione autobiografica che il protagonista, Zeno Cosini, ricco commerciante triestino, scrive su invito del suo psicanalista. L'opera è composta da otto capitoli, e procede per temi e non per successione cronologica. Il primo capitolo è una prefazione dello psicanalista S., che dichiara i motivi per i quali pubblica le memorie di Zeno: per vendicarsi del paziente, che si è sottratto alla cura togliendo al medico il frutto dell'analisi; il secondo è un breve preambolo di Zeno alle proprie memorie. I capitoli dal terzo al settimo sono le sue memorie vere e proprie, che si fingono scritte prima della terapia. Il capitolo tre parla del vizio del fumo: Zeno narra di come abbia contratto il vizio e di come abbia cercato di liberarsene, ma soprattutto di come questo vizio sia divenuto per lui un alibi per crogiolarsi nella propria condizione di malattia. Il capitolo quattro narra la morte del padre; Zeno ha sempre avuto con lui un rapporto difficile, fino all'ultimo, quando il padre malato, prima di morire, in un sussulto forse inconsapevole, schiaffeggia Zeno, che ne prova vergogna e rimorso.

Il capitolo cinque narra la storia del suo matrimonio. Zeno frequenta la casa di Giovanni Malfenti, che inconsciamente vede come un secondo padre, e conosce le sue quattro figlie, tra cui ammira la bella Ada. Quando scopre che sposandone una diverrebbe quasi un figlio del Malfenti (e ne deriverebbe la sicurezza che cerca) decide di innamorarsi di Ada e le fa la corte; conosce anche Guido Speier, fidanzato di Ada, che gli appare un uomo dotato di perfetta salute e sicuro di sé (al contrario di lui). Dopo varie vicende, una sera chiede la mano di Ada, ma viene respinto; quindi in rapida successione chiede la mano di Alberta, con uguale risultato, e quella di Augusta, cui confessa le precedenti richieste: questa accetta. Il capitolo sei narra le vicende di vari anni di matrimonio ed in particolare il rapporto con Augusta, che rappresenta per lui la salute personificata e che perciò scopre di amare, e quello con Carla, sua amante; a lei si lega con un rapporto contraddittorio, oscillando tra il gusto e il peccato, il senso di colpa e i propositi di redenzione. Quando però Carla lo lascia, egli fa di tutto per impedirlo, finché è costretto a rassegnarsi. Il capitolo sette racconta la storia di un'associazione commerciale in collaborazione con Guido, divenuto nel frattempo marito di Ada: l'impresa è fallimentare, perché il "perfetto" Guido negli affari è un inetto, tanto da arrivare alla perdita del capitale. Guido è costretto ad inscenare un primo finto suicidio per ottenere soldi dalla famiglia della moglie, e poi un secondo, che però finisce casualmente in tragedia. Zeno cerca in tutti i modi di aiutare e consigliare Guido (mostrandosi più accorto di lui) e dopo la morte di questi, giocando in borsa, riguadagna quasi tutto il capitale perso dal cognato. Ada interpreta la vincita di Zeno come un atto di ostilità verso la memoria del marito. Il capitolo ottavo è un diario, tenuto da Zeno dopo la terapia, in cui sono esposte fra l'altro anche le ragioni della sua interruzione: il protagonista dichiara di voler abbandonare la terapia psicoanalitica, incapace di restituire all'uomo la salute.


Le novità e gli elementi caratteristici de "La coscienza di Zeno"


NOVITA':

il narratore interno: Svevo adotta la tecnica del narratore interno, cioè di un narratore che racconta in prima persona la propria storia;

una nuova struttura del romanzo: ogni capitolo ha un titolo, manca una successione cronologica degli eventi;

nella prefazione non è il narratore a parlare, bensì il suo psicanalista, il dottor S., il quale ha dato a Zeno (nell'ambito di una terapia) il compito di scrivere un diario; siccome Zeno ha interrotto la terapia, per vendetta egli pubblica tale diario;

viene meno la figura del narratore oggettivo: Zeno non è infatti un narratore attendibile, perché il suo io tende a giustificare i suoi comportamenti sbagliati; anche il dottor S. non è molto attendibile a causa del suo carattere vendicativo.


CARATTERISTICHE:

i temi de "La coscienza di Zeno" sono la salute e la malattia (non a livello fisico, ma della psiche);

presenza di molti personaggi femminili;

importanza della città (Trieste);

ironia con la quale Zeno descrive se stesso.


Il tema dell'inettitudine


I protagonisti dei romanzi di Svevo sono degli "inetti". L'inettitudine è sostanzialmente una debolezza, un'insicurezza psicologica, che li rende "incapaci di vivere". La figura dell'inetto è tipica del Decadentismo e ricorre frequentemente nella letteratura di questi anni (basti pensare ai protagonisti dei romanzi di D'Annunzio e a "Il fu Mattia Pascal" di Pirandello). Svevo non si limita soltanto a ritrarre una condizione psicologica, ma sa anche individuare acutamente le radici sociali della debolezza e dell'impotenza dinanzi alla vita tipica dei suoi personaggi. L'inettitudine ne "La coscienza di Zeno" non è associata alla tragicità (come nei precedenti romanzi di Svevo): la vita di Zeno è solo relativamente fallimentare, anzi, alla fine Zeno è addirittura un uomo di successo, un vincente. A Zeno, nonostante tutto, le cose vanno bene: teme il fumo, ma non ne ha conseguenze; sposa Augusta per ripiego, ma poi scopre di amarla; tradisce la moglie con Carla, ma il suo tradimento non viene mai scoperto; trae profitto dal commercio, e crede di trovare negli affari la soluzione ai suoi problemi psicologici. La morale (e la conclusione cui giunge il narratore stesso nella pagina conclusiva del romanzo) è che la malattia di Zeno in fondo non è una condizione eccezionale e anormale, ma è forse una condizione comune e inalienabile dell'uomo. Zeno, con le sue riflessioni, finisce per scoprire che la "salute" degli altri è anch'essa "malattia", e a sovvertire le nozioni di salute e malattia, di forza e debolezza.


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