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[ Paradiso,
29 giugno 2003
Buongiorno, illustrissimo Dante. E' un piacere avere l'opportunità di poterla intervistare in assoluta esclusiva. Direi che la somiglianza ai suoi ritratti a noi pervenuti è davvero impressionante.
Data la sua eccelsa notorietà, passerei subito alle domande.
Caro Dante, ci faccia un piccolo riepilogo della sua vita, insomma ci dica chi è Dante.
Dante son io, nato a Firenze nel 1265, fiero appartenente alla fazione dei guelfi bianchi, misero innamorato della Beatrice che il Buon Signor vocò all' Empireo nel fior della giovinezza sua, illustre autore del tempo mio e passato a miglior vita nel 1321.
Nel ritratto della sua vita ha inserito Firenze, Beatrice e le sue opere. Che cosa prova ora, o cosa sentiva allora nei confronti di Firenze e dei suoi cittadini?
Firenze era la mia città, o meglio il mio comune e per essa io mirai al raggiungimento di una società ideale in cui non ci fossero lotte per l'acquisizione del potere, in sostanza ciò è l' argomento di cui ho trattato nel De Monarchia. Ritengo pertanto che i miei contemporanei Fiorentini non sono stati in grado di intendere il mio impegno per la crescita della società. Tuttavia a distanza di qualche secolo, sono riuscito a comprendere che molto probabilmente senza l' esilio, che per me è stato fonte di grandi sofferenze e di doloroso rimpianto verso Firenze, non sarei riuscito a comporre le opere ad esso posteriori.
L' esilio ha quindi rappresentato per lei un momento cruciale della sua esistenza. Ce lo descriva.
Fui condannato all' interdi-
zione perpetua dai pubblici uffici, a una multa e all'esilio per due anni, per furto del denaro pubblico, azioni ostili verso il papa e la città e poichè non mi presentai a discolparmi, fui condannato ad essere bruciato vivo se fossi caduto in mano al comune.
La cosa più dolorosa fu il distacco dalla famiglia, ovvero da mia moglie Gemma, dai miei tre figli e dagli amici intimi, dagli affetti e dal conforto dei Fiorentini che mi apprezzavano.
Ma con il passare degli anni, iniziai a vedere il mio esilio come simbolo del distacco dalla corruzione, dagli odi, dagli egoismi di parte e soprattutto dalla cupidigia.
Da quel che mi è dato di capire, lei ritiene che la causa principale dei conflitti sia la cupidigia, la brama di ricchezza?
Esatto, infatti nella Divina Commedia, la fiera che temo di più è la lupa che incarna la cupidigia, presente a suo tempo a Firenze più che altrove. Io ero membro di una delle vecchie famiglie messe in difficoltà dall' evoluzione delle città comunali e per questo ostile alle attività finanziarie (infatti condannai i banchieri all'inferno), all' espansione dei commerci esteri e all'inurbamento di nuova gente come i "villani", ho rimpianto la mia Firenze del passato e denunciato la sua stessa realtà storica dominata dall' interesse economico.
E per quanto riguarda la chiesa?
Santo argomento questo! Ho accusato la chiesa di questo stesso male! Ho ribadito il ruolo di Roma come capitale del mondo: qui vi devono risiedere due poteri, quello spirituale del papa che non deve possedere alcun bene perchè il suo regno è nei cieli, quello temporale dell'impe-
ratore che è giusto perchè istituito da Dio. Ma erano parole sprecate queste, allora!
Purtroppo mi sono dovuto arrendere davanti alla triste verità: dopo il peccato originale, il mondo si è allontanato da Dio a causa delle ricchezze di cui anche il clero ama adornarsi!
Caro Dante, non si infervori così. Cambiamo argomento. Parliamo dell'opera che le ha dato più soddisfazioni.
Neanche a dirlo!
Parleremo dopo della Beatrice che le ha rubato il cuore Ma ora mi dica: perchè ha scelto Virgilio come guida spirituale?
Virgilio è stato una guida effettiva nella mia vita reale, l'autore che mi ha fatto da exemplum, il maestro del mio "bello stilo". Inoltre nell'Eneide, Virgilio glorifica Roma e Augusto, artefice della pace sotto il suo dominio e, come è palese nel De Monarchia, io ha affermato l'importanza della presenza di una figura solida di imperatore, non presente nell'epoca comunale. Per non parlare del fatto che il Pius Enea è l'iniziatore di Roma e rappresenta l'uomo che obbedisce al volere divino.
Vorrei a questo punto porre fine ad un dibattito moderno sulla natura di Virgilio. E' esatta la tesi di Auerbach: la mia guida non rappresenta affatto l'allegoria della ragione; in questo modo si mortificherebbe la sua umanità. Virgilio mantiene intatta la sua figura di uomo, è un personaggio concreto la cui immagine nell'inferno aumenta di valore in quanto adempie a ciò che era prima: guida in vita tale in morte.
Cosa ci dice sull'episodio di Paolo e Francesca?
Questa storia d'amore mi ha sempre toccato. Diciamo che ho voluto inserire questa vicenda con lo scopo di porre una critica alla letteratura cortese che, pur ammirandola per il suo profondo valore poetico, la condanno come tessitrice di inganni: la poesia cortese idealizza la passione amorosa promuovendola come possibilità di elevazione dell'animo, spinge a cedervi nascondendo il suo carattere carnale e sensuale, la sua indole peccaminosa e adultera.
Ciò è successo a Paolo e Francesca, caduti nel peccato a causa della lettura dell'episodio del romanzo cortese di Lancillotto.
Nell' opera ho lasciato trapelare il mio sconcerto di fronte a ciò, ovvero l'interrogativo postomi su come sia possibile che un sentimento così nobile quale l' amore, possa concludersi con una fine così dolorosa.
E' press' a poco ciò che è successo a lei con Beatrice. Ci riassuma questa love-story, ops, scusi, storia d'amore.
Mah, non si può parlare di love-story (non si preoccupi conosco bene l' inglese, è il mio nuovo terreno di prova). Non ho mai saputo se da parte sua ci fossero dei sentimenti. Quello che so è solo quello che ho vissuto io.
(Pausa di silenzioDante, in preda a dolorosi ricordi, si asciuga le lacrime con un fazzoletto)
Come pensa che mi posso sentire? Innamorato dall'età di nove anni, per rivederla ho dovuto aspettare i diciotto. Che cosa ho ottenuto in nove anni? Il suo saluto. Mi sono compiaciuto di ciò, ho ricevuto beatitudine e felicità ma poi, per deviare i sospetti delle comari del paese, ho finto di essere invaghito di un' altra donna e purtroppo Beatrice mi ha tolto il saluto.
Per non parlare poi del fatto che sono stato promesso sposo sin da fanciullo a Gemma Donati. Fortunatamente ho saputo, con il tempo, apprezzar questa donna gentile ed abbandonare il desiderio di prendere in sposa Beatrice, sia per il fatto che anch' ella era stata promessa, sia perchè successivamente il Signore se l' è portata in cielo.
Ma ha rincontrato Beatrice?
Sì, il nostro primo incontro è stato davvero commovente. Lei non finiva mai di dichiararsi lusingata da tutte le attenzioni da me ricevute. E si è addirittura scusata di quando mi ha tolto il saluto, giustificandosi con il fatto che allora era solito per le donne fare le preziose! Ma non ho voluto indagare se mi avesse mai amato oppure no poichè ritengo che questa questione sia terrestre e non celeste. Basta con le sofferenze e i dolori d'amore! Ogni tanto San Pietro mi concede il lasciapassare per il cielo di Beatrice e così trascorro breve tempo in sua compagnia. Qui ho raggiunto la tranquillità dei sensi.
Perchè non ci dice come si trova in Paradiso? Come passa le sue giornate?
Dopo aver trascorso un po' di tempo in Purgatorio, sono salito al Paradiso. Dopo l'incontro con Beatrice, qui ho ritrovato la gentile Gemma e i miei figli. Passo gran parte della mia giornata a discorrere con Lapo e Guido. A volte mi è concesso di incontrare oltre a Beatrice anche Virgilio.
Il tempo a nostra disposizione è scaduto. La ringraziamo per questa intervista che ci ha davvero onorati e lusingati. Caso mai non ci fosse più alcuna opportunità di effettuare ulteriori interviste, ci rivedremo tra otto o nove decenni. Che gliene pare?
Mah! Non è detto: i regni sono tre.
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