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Il Verismo è un movimento culturale-letterario nato nella seconda metà dell'Ottocento.Il Verismo nacque anche in Francia con il nome di Naturalismo ed entrambi consistevano nel rappresentare gli aspetti veri, reali delle cose; per fare ciò, lo scrittore deve tirarsi indietro e lasciare che i fatti parlino da soli, come se l'opera si fosse fatta da sé, aver maturato ed essere sorta spontanea come un fatto naturale.Questo non vuol dire rinunciare alle proprie idee e ai propri valori, ma scrivere le cose così come sono, sia nel descrivere una situazione di ricchezza sia in una di povertà e ingiustizie.
Gli autori di questo periodo, i veristi in Italia e i naturalisti in Francia, colsero la necessità di un'arte che nascesse dalle cose stesse e da una esattezza accurata di osservazione e di rappresentazione.Molto importanti in un racconto verista sono:
-la descrizione particolareggiata del luogo, dei personaggi e dei paesaggi, cercando di non tralasciare nessuna spiegazione importante;
-l'introduzione frequente del discorso diretto;
-l'uso di un linguaggio semplice, popolare,nel quale sono spesso introdotti delle espressioni tipiche di qualche dialetto del luogo in cui si svolge la vicenda.
Con il Verismo, nasce una nuova prospettiva, attenta agli elementi concreti della condizione sociale.Infatti materia di narrazione divengono la difficile vita dei diseredati delle città, le condizioni disumane delle masse dei lavoratori, lo sfruttamento minorile, la miseria messa a confronto con la ricchezza le lotte per ottenere condizioni di vita e salari migliori, i rapporti all'interno della famiglia.
Molto importante è il fatto che i veristi accentuano gli elementi di caratterizzazione regionale unendoli al particolarismo delle tradizioni e dei dialetti che erano stati congelati dopo l'Unità.
Oltre che al nome e al luogo dove sono nati, il Naturalismo e il Verismo sono differenti in alcuni punti:
-nei romanzi francesi è forte la denuncia delle ingiustizie sociali accompagnati da una forte speranza di miglioramento,poiché gli scrittori naturalisti si esprimono in una società avanzata che condivide le loro proteste e le loro ansie; inoltre i problemi presenti hanno un carattere nazionale perché sono comuni un po' a tutto il popolo francese;
-nei romanzi italiani è presente la pietà per le persone costrette a vivere nella miseria e questo pensiero è molto forte ma non ci sono vere e proprie denuncie per un futuro migliore e non si intravede una possibilità di riscatto per gli umili; i veristi vivono in una società ancora molto arretrata, dove i ricchi vivono in un mondo e i poveri in un altro e tra loro non c'è un minimo di collegamento.inoltre i problemi trattati hanno in carattere locale, meridionale e molti romanzi sono ambientati lì, proprio dove in quel periodo le persone erano povere e vivevano nella miseria.Non a caso gli autori più importanti del Verismo avevano come città Natale la Sicilia, tra i quali Verga, Capuana, Colajanni, Villari e Fortunato.
Giovanni Verga è nato a Catania nel 1840, da una famigli benestante aristocratica.Visse una bella infanzia tra i bei paesaggi siciliani e tra le bellezze della natura.Già ad undici anni fu sotto l'insegnamento di Antonio Abate, un suo lontano parente, giovane narratore e poeta.Grazie al suo insegnamento, scrisse il suo primo romanzo,Amore e patria, esperienza che gli permise di avere i primi contatti con il mondo della letteratura. Si iscrisse poi all'Università di Catania che abbandonò senza condurre a termine gli studi perché decise di concentrarsi maggiormente a scrivere romanzi patriottici sull'onda dell'entusiasmo suscitato in Sicilia dall'impresa garibaldina. Nel 1869 andò a Firenze, dove conobbe Giselda Foianesi con la quale strinse una relazione d'amore profonda e duratura.Inoltre fece conoscenza con due grandi autori, Dall'Ongaro e Capuana, con i quali strinse una profonda amicizia che risultò essenziale ai futuri sviluppi della sua arte. Decise poi di andare a Milano, città in cui Verga scrisse molte opere, tra le quali Vita dei campi e Novelle rusticane (Rosso Malpelo, Cavalleria rusticana, La lupa, Ieli il pastore) nelle quali sono presenti i paesaggi, i personaggi e i dialetti tipici siciliani. Poi scrisse il romanzo più importante di tutte le novelle che Verga abbia mai scritto:I Malavoglia, un racconto ambientato ad Aci Trezza, molto ironico e simpatico che parla di una famiglia siciliana sfortunata in qualsiasi campo. Durante la composizione di questa novella,Verga alterna i suoi giorni tra Milano e Sicilia, quasi per confrontare l'ottica distante e quella riavvicinata del
paesaggio e delle situazioni siciliane;inoltre I Malavoglia segnano l'inizio del ciclo I vinti.
Con queste opere, Verga ebbe un grandissimo successo che arrivò al culmine con la pubblicazione della novella Mastro-don Gesualdo dove Verga quasi si immedesima nei personaggi e nella storia.
Negli anni compresi tra il 1881 e il 1889,Giovanni acquista una tecnica più potente, un fare più complesso, più sensibile, che si manifesta nella preparazione discreta e pietosa di alcuni episodi. Di particolare vivezza anche il paesaggio, ove il protagonista porta tutta la sua sofferta inquietudine. Il linguaggio è diventato a volte più sfumato, a volte più efficace ed energico che nei Malavoglia,ma a questa maggiore ricchezza di attitudine è venuta meno l'armonia che teneva insieme I Malavoglia, libro meno ricco ma più coerente. A completare l'esperienza letteraria, Verga tenta il successo anche nel mondo del teatro, con un attivo interesse per le scene di linguaggio scarno ed essenziale.
Tornato a Catania, Verga visse uno scontroso riserbo, dedicandosi all'amministrazione dei suoi beni; solo nel 1919 fu riconosciuto dalla più autorevole critica il grande valore delle sue opere.
Morì di vecchiaia a Catania nel 1922, quando aveva ottantadue anni.
Nelle novelle di Giovanni Verga, troviamo quasi sempre la presenza di paesaggi, personaggi e tradizioni tipiche della Sicilia, luogo a cui Verga è molto legato per il fatto che la Sicilia è la regione in cui è nato. Questo spiega come Verga avesse avuto questo grande debole per la sua Sicilia.
Verga è un poeta che scrive in prosa e lui, per scrivere i suoi racconti, usa la novella, un metodo molto utilizzato nel periodo verista, con la quale si può descrivere tutto un mondo in poche pagine. Verga rappresenta nei suoi capolavori la vita dei pastori, dei contadini e dei pescatori siciliani, gente povera e ignorata, rimasta per secoli ai margini della Storia. I personaggi del Verga sono uomini semplici, dominati da passioni forti e autentiche, nel bene come nel male, e oppressi quasi sempre da un oscuro destino di dolore. Sono inoltre presenti i problemi di questa gente, il più presente quello dell'economia. Infatti i soldi erano sempre insufficiente, specialmente nelle famiglie composte da sette otto e più persone perché le bocche da sfamare erano tante. Le opere di Verga non sono però una fredda riproduzione del reale, ma in esse si riflette la concezione dolorosa e pessimista che lo scrittore ha della vita.
Verga usa un linguaggio molto libero, ricchissimo di espressioni e costruzioni che ricalcano l'uso siciliano. Per questo motivo la prosa di Verga sembra aderire perfettamente alla realtà che rappresenta.
Verga ha girato tanto l'Italia,ma molte volte ha alternato i suoi viaggi con dei ritorni a Catania,e non a caso è morto a Catania. Questo spiega che Verga non poteva stare per molto tempo senza il suo paese e che quei luoghi bellissimi lo aiutavano ad esprimersi nei suoi romanzi.
Questo romanzo fa parte della raccolta Novelle rustiche e in esso Giovanni Verga rappresenta una figura tipica dell'ambiente siciliano: Rosso Malpelo un ragazzo condannato a una misera vita in una cava sotterranea, emarginato dalla società per un motivo ridicolo: aveva i capelli rossi e ciò significava che era un birbone, una persona che non avrebbe mai promesso niente di buono. E così Malpelo lavorava in una miniera dove i pericoli erano tanti e l'igiene poca. Purtroppo nella miniera aveva un solo amico, Ranocchio, perché suo padre era morto in un incidente di lavoro all'interno della miniera. Dopo la morte del padre, Malpelo non riusciva a darsi pace: si chiude in se stesso,nell'odio per tutto ciò che lo circonda. Ma poi riuscì abbastanza a superare quel momento grazie all'aiuto di Ranocchio.Un giorno, però, l'amico si ammalò e dopo aver lottato contro la febbre e la tosse, se ne andò anche lui come aveva fatto il padre. Così, rimasto solo, la sua vita non aveva più senso. Il padrone, visto che aveva bisogno di una persona che andasse ed esplorare una zona della miniera per valutare se c'era una via d'uscita e nessuno voleva andarci perché c'erano più possibilità di perdersi e non fare più ritorno che tornare salvi, decise di chiedere a Rosso Malpelo se sarebbe stato disposto a farlo lui. Sapeva che di sicuro si sarebbe perso e non sarebbe più tornato, ma non stette a pensarci: prese piccone e zappa ed imboccò quel sentiero misterioso. Da quel giorno nessuno ebbe più notizie di lui e quando i ragazzi della miniera parlano di lui, parlano piano per paura di trovarselo di fronte.
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