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Il Superuomo




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Il Superuomo


Introduzione: tra i personaggi storici che hanno dato vita al concetto di superuomo sia nella storia che nella letteratura il primo nome che ci viene in mente è certo Gabriele D'annunzio.


Note biografiche e opere:

Gabriele D'Annunzio nasce a Pescara il 12 marzo 1863 da famiglia borghese, che vive grazie alla ricca eredità dello zio Antonio D'Annunzio. Compie gli studi liceali nel collegio Cicognini di Prato, distinguendosi sia per la sua condotta indisciplinata che per il suo accanimento nello studio unito ad una forte smania di primeggiare. Già negli anni di collegio, con la sua prima raccolta poetica Primo vere, pubblicata a spese del padre, ottiene un precoce successo, in seguito al quale inizia a collaborare ai giornali letterari dell'epoca. Nel 1881, iscrittosi alla facoltà di Lettere, si trasferisce a Roma, dove, senza portare a termine gli studi universitari, conduce una vita sontuosa, ricca di amori e avventure.Dopo il successo di Canto novo e di Terra vergine (1882) dopo il suo burrascoso matrimonio dal quale ebbe 3 figli compone i versi l'Intermezzo di rime ('83)mentre nel 1886 esce la raccolta Isaotta Guttadàuro ed altre poesie, poi divisa in due parti L'Isottèo e La Chimera (1890).

Ricco di risvolti autobiografici è il suo primo romanzo Il piacere (1889), che si colloca al vertice di questa mondana ed estetizzante giovinezza romana. Nel si allontana da Roma e si trasferisce insieme all'amico pittore Francesco Paolo Michetti a Napoli, dove, collaborando ai giornali locali trascorre due anni .La principessa Maria Gravina Cruyllas abbandona il marito e va a vivere con il poeta, dal quale ha una figlia. Alla fine del 1893 D'Annunzio è costretto a lasciare, a causa delle difficoltà economiche, anche Napoli.

Ritornain Abruzzo, Nel 1894 pubblica, dopo le raccolte poetiche Le elegie romane ('92) e Il poema paradisiaco ('93) e dopo i romanzi Giovanni Episcopo ('91) e L'innocente ('92), il suo nuovo romanzo Il trionfo della morte. I suoi testi inoltre cominciano a circolare anche fuori dall'Italia.

Nel 1895 esce La vergine delle rocce, il romanzo in cui si affaccia la teoria del superuomo e che dominerà tutta la sua produzione successiva in seguito uscirono anche "i romanzi del giglio e "i romanzi del melograno"


I ROMANZI DEL GIGLIO

fiore simbolo del superuomo, della passione che si purifica. La seconda trilogia doveva ispirarsi al superuomo di Nietzsche. Il superuomo non è più schiavo delle passioni ma si serve di esse per realizzare pienamente la propria volontà di potenza. In verità Nietzsche non auspicava l'avvento di un uomo superiore agli altri, al quale, in grazia delle qualità eccezionali, fosse tutto permesso, ma l'avvento di un'umanità rinnovata la quale, per poter sviluppare tutte le sue potenzialità, doveva liberarsi da ogni soggezione alla trascendenza e alla morale tradizionale, fatta di ipocrisie e finzioni. D'Annunzio ignorò o finse di ignorare il significato profondo del niccianesino e lo adottò al suo temperamento sensuale, facendo del superuomo l'individuo d'eccezione, destinato a dominare sugli altri. Nel superuomo nicciano, così come lo immaginò D'Annunzio, s'intravede piuttosto il profilo dei grandi dittatori sanguinari e deliranti del nostro secolo, col loro macabro seguito di tragedie e di guerre.

Della seconda trilogia, D'Annunzio scrisse solo il primo.

LE VERGINI DELLE ROCCE

Claudio Cantelmo, aristocratico e imperialista, seguace delle dottrine del superuomo, concepisce il disegno di unirsi in matrimonio con una delle principesse (Massimilla, Anatolia, Violante) di un'antica famiglia borbonica del regno delle due Sicilie, i Capece-Montaga, ridottasi a vivere nell'ultimo dei suoi feudi, Trigento, 'paese di rocce'. Scopo del matrimonio è procreare il futuro sovrano, al quale un giorno il popolo, disgustato della demagogia e dalla corruzione della vita politica, offrirà la corona regale.

I ROMANZI DEL MELOGRANO

pomo dai molti granelli, simbolo dei frutti che possono derivare dal dominio delle passioni. Dei tre romanzi previsti, D'Annunzio scrisse solo il primo, Il fuoco (1900).

Il fuoco (così intitolato perché inteso come simbolo della creatività dell'artefice), narra, sullo sfondo di Venezia, la storia dell'amore di Stelio Éffrena per la Foscarina. E' un romanzo scopertamente autobiografico, perché vi è adombrata la storia dell'amore del poeta per l'attrice Eleonora Duse.

Stelio è un poeta che sogna una nuova forma di arte drammatica, che risulti dall'intima fusione della parola, del colore, del suono, dell'azione. E' la stessa poetica di Wagner, che del romanzo è un personaggio. La Foscarina dovrebbe essere l'interprete di questo nuovo dramma; ma Stelio s'innamora della giovinetta Donatella Arvale. La Foscarina se ne accorge e ne è gelosa, ma dopo, rassegnata, cede il posto alla rivale e si accomiata da Stelio.


D'ANNUNZIO E NIETZSCHE


Nietzsche: è forse il miglior interprete della fine di un mondo e del bisogno di rinnovamento di tutta un' epoca: Io vengo a contraddire come mai si è contraddetto.solo a partire da me ci sono nuove speranze .Poeta insieme della decadenza e della rinascita,volta in volta è materialista o antipositivista,esistenzialista o profeta del nazismo. Diverrà oggetto,in Italia,dell'interpretazione estetizzante di Gabriele D'Annunzio ed esercitando anche un indiscutibile fascino sui futuristi.

Nietzsche divenne così il filosofo della crisi,il fondatore di un nuovo modo di pensare.

Quanto alla sua idea del superuomo o per meglio dire dell'oltreuomo, inteso come il giusto trionfatore di una massa di deboli o schiavi, va senza dubbio corretta. Nietzsche non fu l'estensore di un vangelo della violenza, ma intese porre le condizioni di sviluppo di una civiltà e di un'idea dell'uomo radicalmente rinnovate.

Essendo uno scrittore asistematico ed estremamente originale,le sue opere della maturità,sono scritte con uno stile aforistico e poetico:lirismo, tono profetico e filosofia si mescolano in maniera inestricabile,rendendo spesso difficile e riduttiva l'interpretazione.

Il filosofo non specifica mai espressamente chi debba essere il soggetto della volontà di potenza:il superuomo.

Molti critici hanno identificato il superuomo in un'umanità vivente in modo libero e creativo, ma molti lo hanno limitato ad un'élite che esercita la sua volontà di potenza non solo nei riguardi della caoticità del mondo, ma anche verso il prossimo.

La ricostruzione sistematica, è senza dubbio ideologicamente discutibile e largamente responsabile delle interpretazioni naziste del pensiero del filosofo.Un altro ad aver confuso il pensiero del filosofo,fu Gabriele D'annunzio.

Il poeta Italiano,nella sua fase superomistica, è profondamente influenzato dal pensiero di Nietzsche, tutta via, molto spesso, banalizza e forza entro un proprio sistema di concezioni le idee del filosofo.Dà molto rilievo al rifiuto del conformismo borghese e dei principi egualitari.

Rispetto al pensiero originale di Nietzsche queste idee assumono una più accentuata coloritura aristocratica, reazionaria e persino imperialistica.Le opere superomistiche di D'Annunzio sono tutte una denuncia dei limiti della realtà borghese del nuovo stato unitario.Per D'Annunzio devono esistere alcune èlite che hanno il diritto di affermare se stesse, in disprezzo delle comuni leggi del bene e del male.Queste èlite al disopra della massa devono spingere per una nuova politica dello stato Italiano, una politica di dominio sul mondo, verso nuovi destini imperiali, come quelli dell'antica Roma.

La figura dannunziana del superuomo è, comunque, uno sviluppo di quella dell'esteta.

Il culto della bellezza è essenziale per l'elevazione della stirpe, ma l'estetismo non è più solo rifiuto sdegnoso della società, si trasforma nello strumento di volontà di dominio sulla realtà.

D'Annunzio si impegna per imporre, attraverso il culto della bellezza, il dominio di un'èlite violenta e raffinata sulla realtà borghese meschina e vile.Quindi il poeta Italiano applica, in modo tutto personale, le idee di Nietzsche anche alla situazione politica italiana.

Ciò che D'Annunzio scopre in Nietzsche è una mitologia dell'istinto e scrive di conseguenza:"il mondo è la rappresentazione della sensibilità e del pensiero di pochi uomini superiori, i quali lo hanno creato e quindi ampliato e ornato nel corso del tempo e andranno sempre più ampliandolo e ornandolo nel futuro.Il mondo, quale oggi appare, è un dono magnifico largito dai pochi ai molti,dai liberi agli schiavi.da coloro ce pensano e sentono a coloro che debbono lavorare."


In Italia nel frattempo, stava montando l'onda dell'interventismo e il poeta divenne,grazie alle sue orazioni, l'uomo dell'ora, l'araldo dello sdegno nazionale.

La guerra fece di D'Annunzio un eroe di nuovo giovane,anche se non si può negare che egli rimase sempre un "avventuriero privilegiato", estraneo agli orrori putridi e comuni della trincea, ma pronto a sfidare la morte con la logica singolare del giocatore d'azzardo.

Alla fine della guerra il tenente colonnello D'Annunzio lasciava il fronte in un "misto di gioia e scontento".Lo assaliva soprattutto la questione della Dalmazia e dell'Adriatico.Nessuno meglio di lui che era l'eroe guerra poteva parlare alla massa dei reduci insoddisfatti, dei giovani che avevano combattuto e ora dovevano rassegnarsi al grigiore della vita comune declassati in un contesto sociale incerto e precario. C'era già chi in lui salutava "li solo Duce del popolo italiano e intrepido".



L'IDEALE DEL SUPERUOMO NEL FASCISMO


L'ideale del superuomo fu preso come modello anche dal movimento fascista.Nato a Milano il 23 marzo del 1919 per iniziativa di Benito Mussolini (Dovia 29/7/1883 - Giulino di Mezzegra 28/4/1945).

Le origini storiche del fascismo risalgono alla profonda crisi provocata in tutta l'Europa dalla 1° Guerra mondiale (191-1918).In Italia la crisi assunse proporzioni assai gravi :insoddisfazione per i risultati della conferenza della pace che deludevano le speranze di ingrandimenti territoriali e coloniali, il peggioramento delle condizioni economiche, il carovita e la disoccupazione, che pesavano soprattutto sulle classi popolari e l'inquietudine della grande borghesia industriale e agraria di fronte alle agitazioni sociali,agli scioperi, all'occupazione di fabbriche e terre.Nel momento in cui nascevano i "fasci italiani di combattimento" il loro fondatore non si proponeva di creare un partito,ma semplicemente un movimento.



Esso si inserì agevolmente nella mutevole e difficile situazione dell'Italia del dopoguerra, avvalendosi dei motivi del malcontento e disorientamento vivi nel paese.Ma fu solo dopo la marcia su Fiume voluta da D'Annunzio che il fascismo andò rafforzandosi , in quanto quella marcia segnò l'inizio della parabola discendente del socialismo.Pertanto nelle elezioni del maggio 1921 i fascisti, oltre a due deputati eletti, ebbero circa trenta deputati nelle liste del blocco governativo,tra cui Mussolini. Così nel congresso di Roma, il movimento operò la sua trasformazione in partito, dandosi una più precisa fisionomia ideologica.Il nuovo partito pose l'obbiettivo della conquista dello stato.I fascisti accentuarono le azioni di rappresaglia e il 29 settembre presero la decisione di marciare sulla capitale.La "Marcia su Roma" ebbe luogo il 28 ottobre e dopo il rifiuto di firmare lo stato d'assedio presentatogli da Facta,Vittorio Emanuele III decise di affidare il compito di formarte il nuovo governo a Mussolini.

Già dal 1922 il fascismo prese ad agire avendo di mira l'instaurazione di un regime totalitario e trasformò le sue camice nere in Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (MVSV)

Per ottenere il potere assoluto,il Duce fece approvare una legge secondo la quale chi avesse ottenuto il 25% di voti avrebbe avuto i 2/3 dei seggi in parlamento,e quando nelle elezioni del 24 svoltesi in un clima di pressione e violenza, diedero alla lista fascista il 64% dei voti, Giacomo Matteotti chiese l'annullamento delle elezioni, denunciando i fascisti per le loro violenze, e di conseguenza essi lo uccisero ( giugno 1924).L'organizzazione dello Stato fascista avvenne nel 1925-1926 e fu completata nei due anni seguenti.Furono pertanto sciolti tutti i partiti e le organizzazioni sindacali,furono soppresse la libertà di stampa e di riunione. I poteri legislativi ed esecutivi passarono di fatto a Mussolini,capo del governo e capo del Fascismo.Il potere passò così in mano al gran consiglio del Fascismo che se ne servì ne 39 per sciogliere la camera dei deputati e abolire il sistema plebiscitario, in virtù della creazione della camera dei fasci e delle corporazioni.Il fascismo si identifica ormai con lo Stato.

Il Duce da allora ricoprì tutte le più alte cariche e si presentò come capo assoluto,anche se la politica fascista non dipese solo dalle sue scelte.

Fu così reintrodotta la pena di morte e si creò anche una polizia segreta: O.V.R.A. (Opera Vigilanza Repressione Antifascista).La repressione oltre ad agire nel suolo italiano, agiva anche all'estero.Fu in Francia infatti, che i fratelli Carlo e Nello Rosselli furono assassinati.

La dottrina fascista, fu insegnata anche nelle scuole e per educare la gioventù agli ideali fascisti del superuomo, fu creata anche l'Opera Nazionale Balilla.

Naturalmente la politica estera di Mussolini non poteva che essere di tipo nazionalistico, tesa ad affermare la "superiorità dell'Italia".Per avere maggiori appoggi strinse il Patto d'Acciaio con la Germania Nazista, comandata da Hitler nel 39.

I problemi del fascismo nacquero allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale:anche se all'inizio l'Italia aveva deciso la non belligeranza,di fronte all'improvvisa disfatta francese da parte della Germania, Mussolini non seppe resistere alla tentazione di poter sedere vincitore al tavolo della pace e di affermare quindi la superiorità dell'Italia:credeva infatti che la fine della guerra fosse ormai imminente.Pertanto il 10 giugno 1940, l'Italia dichiarò guerra alla Francia e all'Inghilterra.Ma le cose non andarono per il verso desiderato:dopo vari ripiegamenti che vedevano, l'Italia, la Germania e la nuova potenza a loro affiancata,il Giappone, una volta vincitori e l'altra perdenti, l'ingresso in guerra degli Stati Uniti,avvenuto dopo l'attacco del Giappone alla base statunitense di Pearl Harbor, decise la fine della guerra e la disfatta delle potenze dell'asse.La fine della guerra e la dura sconfitta dell'Italia portarono al definitivo crollo del regime fascista che da allora poteva considerarsi concluso.


LE ORIGINI DEL FASCISMO

Le origini del fascismo risalgono alla fine della prima guerra mondiale, la quale nonostante la vittoria italiana, mette in crisi la classe dirigente liberale, che non era in grado ne di favorire una ripresa economica, ma soprattutto di soddisfare e dominare la nuova società di massa.

Tutto ciò, permette l'emergere di nuove forze, quali Cattoliche e socialiste, che si consideravano estranee alle tradizioni dello stato liberale, e non compromesse nelle responsabilità della guerra e dunque inquadrando larghe masse, potevano meglio interpretare le nuove dimensioni assunte dalla lotta politica.

Furono i cattolici a portare il primo e più importante fattore di novità, abbandonando la tradizionale linea astensionistica, e dando vita al PPI.

Seguì la nascita di partito socialista a cui si iscrissero numerose persone; in questo partito c'era una grossa maggioranza della corrente di sinistra, chiamata massimalista, che si impose su l'altra parte, quella riformista.

All'interno del PSI furono molti i gruppi che si schierarono, infatti ai massimalisti si oppose l'estrema sinistra, composta per lo più da giovani che combattevano per un coerente impegno rivoluzionario, e prendevano come riferimento i comunisti russi.

Quest'ideale rivoluzionario del partito socialista, finì con l'isolare il movimento operaio e ridurne i margini di azione politica, perché prospettando una soluzione alla russa, si preclusero ogni possibilità di collaborazione con le forze democratico- borghesi, spaventate dalla minaccia della dittatura proletaria. Insistendo nella condanna indiscriminata di tutto ciò che avesse a che fare col passato conflitto, e in genere nel rifiuto di ogni logica nazionale, ferirono il patriottismo della piccola borghesia, e fornirono argomenti all'oltranzismo nazionalista dei numerosi gruppi che si formarono nell' immediato dopoguerra con lo scopo di difendere "i valori della vittoria". Tra i tanti quello che riscosse maggior successo, fu quello fondato da Benito Mussolini con il nome di Fasci di combattimento. Politicamente il nuovo movimento si schierava a sinistra, chiedeva audaci riforme sociali, e si dichiarava favorevole alla repubblica, ostentando allo stesso tempo, un acceso nazionalismo e una feroce avversione nei confronti dei socialisti. Ai suoi esordi, il Fascismo raccolse solo scarse adesioni, tra cui ex repubblicani, ex sindacalisti rivoluzionari ed ex arditi di guerra, ma si fece subito notare per il suo stile politico aggressivo, insofferente di vincoli ideologici, e tutto teso verso l'azione diretta.


LO SVILUPPO DEL MOVIMENTO FASCISTA

Il movimento inizia ad avere sempre maggiore tra il popolo, ma non in maniera eccessiva. Il suo leader Mussolini stava programmando tutto per l'ascesa al potere, era solo questione di tempo, e di sfruttare gli eventi favorevoli. Infatti in un primo momento l'interesse era marginale. Nel frattempo l'Italia era in balia di una grande crisi che si manifestò con l'inflazione, dovuta soprattutto alla questione del caro- viveri. A questo punto le classi operaie erano in una situazione disperata, organizzando perciò delle forme di protesta, come gli scioperi, che sconvolse del tutto la situazione nel paese, e provocando la reazione dell'Opinione Pubblica, che diede il nome di "Scioperomania" a questo fenomeno. Allo stesso modo degli operai, si ribellarono anche i contadini, sottoposte al bracciantato delle leghe rosse e bianche, che diedero vita a movimenti, sviluppatisi spontaneamente che occuparono le terre incolte.

Queste rivoluzioni però, non avendo un nesso logico tra di loro, rivelandosi spesso una contro l'altra, deteriorarono la questione politica, esasperando le tradizionali linee di divisione della società italiana, portando di conseguenza ad un cambiamento della classe dirigente. Nelle elezioni del '19, le prime del dopoguerra, e con il metodo della Rappresentanza proporzionale con scrutinio di lista. La frammentazione della classe liberale non poté che portarla ad un'insuccesso, proclamando così la nuova dirigenza nelle mani dei socialisti. Al governo salì Giolitti che cercò di ripetere la stessa politica che aveva adottato ad inizio secolo, ma che nonostante ciò introdusse alcune riforme importanti, cercando di ristabilire la situazione economica, ma senza alcun esito rilevante.

Visto che la questione rimase invariata e perciò la classe borghese rimaneva sempre salda nella sua posizione rispetto a quella operaia, si iniziarono a muovere i sindacati, di cui primo tra tutti la CGL, ma anche un'altra categoria compatta e combattiva: i consigli di fabbrica, eletti direttamente dai lavoratori . Questi diedero inizio a delle vere e proprie proteste che si finalizzarono con l'occupazione delle fabbriche proprio per opporsi ai ricchi industriali, che rifiutarono ogni proposta di collaborazione con il movimento operaio. Dopo mesi di occupazione, il tutto si risolse con l'accordo sindacale che però non ebbe nessun risvolto nella questione. Alla delusione della classe operaia, si oppose il proposito di rivincita borghese, pronti a sfruttare ogni situazione.

Inizia così un'altra fase di accentuata crisi, in seguito al biennio rosso in Italia, ma da cui emerse un nuovo fenomeno, che ebbe origine nelle campagne, identificato come Fascismo agrario. Fino ad allora il Fascismo aveva svolto un ruolo marginale nella vita politica, ma che tra la fine del '20 e l'inizio del '21, subì un rapido processo di mutazione che lo portò ad accantonare l'originario programma radical-democratico, e a fondarsi su strutture para- militari(le squadre d'azione) e a puntare le carte su una lotta spietata contro il movimento socialista ed in particolare contro organizzazioni contadine della Valle Padana.

Da una giusta e decisiva scelta di Mussolini, ossia quella di cavalcare l'ondata di riflusso antisocialista, si sviluppò il Fascismo che attraverso lo squadrismo dilagò, prima in tutte le province padane, poi in alcune parti dlla Toscana e dell'Umbria, e qualche comparsa anche nel cento- nord, del tutto assente invece al Sud dove prevaleva il socialismo.

Erano appunto delle squadre tutte con le stesse caratteristiche che furono generosamente sovvenzionate dai proprietari terrieri, i quali scoprirono nei fasci, lo strumento capace di abbattere il potere delle leghe. L'obbiettivo delle spedizioni erano i municipi, le camere del lavoro, le sedi delle leghe, le case del popolo, che vennero sistematicamente tutti incendiati e devastati, costringendo le leghe a sciogliersi e molti dei loro rappresentanti, con atti di violenza anche, furono costretti ad aderire alle nuove organizzazioni che venivano instaurate dagli stessi fascisti.

Il successo travolgente dell' offensiva fascista non può spiegarsi solo con fattori di ordine militare, ne può essere interamente imputato agli errori dei socialisti, ma attraverso un analisi della situazione del periodo, che vedeva alla classe operaia, opposta una forza che godeva dell'appoggio di buona parte della classe dirigente e degli apparati statali, e di una voglia di rivincita della borghesia nei confronti degli operai. La forza pubblica sembrava essere estranea agli avvenimenti, che spesso si risolvevano in scontri violenti con le forze socialiste.




IL FASCISMO E IL POTERE


Al potere c'era ancora Giolitti che non si dimostrò indifferente allo sviluppò del Fascismo, ma anzi lo vide con compiacenza, pensando di servirsene per ridurre a più miti pretese i socialisti e di poterlo in seguito costituzionalizzare, assorbendolo nella maggioranza liberale.

Strategicamente furono convocate delle nuove elezioni nel '21, al fine di favorire l'ingresso di candidati fascisti nei cosiddetti blocchi nazionali, cioè nelle liste di coalizione in cui i gruppi costituzionali(conservatori, liberali, democratici) si unirono per impedire una nuova affermazione dei partiti di massa. I fascisti ottenevano così una legittimazione della classe dirigente, senza dover perciò rinunciare ai metodi illegali. Anzi la campagna elettorale, fornì loro lo spunto per intensificare intimidazioni e violenze contro gli avversari.  Ciò nonostante, l'elezioni non ebbero i risultati desiderati da chi le aveva volute, ma tuttavia, la maggiore novità fu costituita dall'ingresso alla camera di 35 deputati fascisti, capeggiati da Mussolini. Al governo salì Bonomi, che tentò di far uscire il paese dalla guerra civile, concludendo nel '21 un "patto di pacificazione" tra i socialisti ed i fascisti. Questo provocò la reazione dei RAS (fascisti intransigenti: Grandi, Farinacci, Balbo, che sabotarono in ogni modo il patto giungendo a mettere in discussione la leadership di Mussolini, che si rese conto di non poter fare a meno della massa d'urto dello squadrismo agrario, sconfessando il patto. A questo punto, i ras lo riconobbero come leader ed accettarono la trasformazione in un partito, pur sapendo di dover limitare la loro azione.

Nasce così il PNF, (Partito Nazionale Fascista)che contò su molti iscritti. L'affermazione della forza fascista mette del tutto in crisi il governo Bonomi che viene poi sostituito da Facta, un giolittiano dalla personalità al quanto sbiadita, che apre le porte all'affermazione del Fascismo, che allo stesso tempo, vede l'immobilismo socialista, sia sul fronte politico, che su quello armato.

Viste queste indecisioni, i sindacati cercarono di muoversi organizzando uno sciopero legalitario, ma che videro la pronta e fulminante reazione delle camicie nere (forze Fasciste, squadristi) che si scatenarono per reprimere lo sciopero e manifestando il loro atteggiamento come custodi dell'ordine, lanciando una nuova e violenta offensiva contro il movimento operaio.

Assicuratosi il controllo della piazza e sbaragliato il movimento operaio, Mussolini si pose il problema della conquista del potere. Iniziò a lavorare su due fronti: da un lato intrecciò le trattative con tutti i più autorevoli esponenti liberali; dall'altro lasciò che l'apparato militare si preparasse al colpo di stato. Organizzò così la marcia su Roma, fissata per il 27 ottobre, che però militarmente non era ben preparata, in quanto gli squadristi non erano organizzati in truppe, ma che però fu favorita dalla decisione del Re, che in un certo senso appoggiò l idea, senza ostacolare l'ingresso a Roma dei fascisti. Mussolini si proclama così capo del governo con l'approvazione del Re. Ad una indifferenza generale da parte del popolo e delle forze di opposizione, si instaurò la politica autoritaria la quale iniziò una repressione legale per tutti i movimenti antifascisti.

Iniziarono così le riforme ed i progetti, basando il tutto su una politica liberista. Per mantenersi fedele alle promesse della vigilia, fu restituita la libertà d'azione e i margini di profitto all'iniziativa privata. Furono alleggerite le tasse gravanti sulle imprese, e abolito il monopolio statale delle assicurazioni sulla vita. Si cercò infine di contenere la spesa pubblica con un energico sfoltimento nei ruoli del pubblico impiego, con 20 mila licenziamenti. Sul piano economico, la politica liberista, parve ottenere discreti successi, con un aumento della produzione sia industriale, sia agricola. In buona parte questa ripresa era dovuta all'opera degli ultimi ministri liberali, ma valse ugualmente a rafforzare il governo e rinsaldare i legami fra potere economico e fascismo.

Iniziò così, una scalata verso la supremazia fascista, dovuta prima dal sostegno della chiesa,  conseguentemente dalla dissociazione delle altre forze degli alleati, ma soprattutto dall'annullamento delle forze antifasciste, nelle elezioni del '23, grazie alla nuova legge elettorale maggioritaria. La vittoria schiacciante del Fascismo dimostrò la sua supremazia che fu però poi criticata nei suoi metodi da Giacomo Matteotti, che fu poi ucciso da un gruppo di squadristi, membri illegali del PNF. Questo provocò un isolamento del Fascismo ed un maggiore interesse per le forze antifasciste, che però nella loro debolezza politica non furono in grado di ripristinare la legalità democratica.

Di qui in poi si iniziò a parlare di fascismo o antifascismo, tra dittatura e libertà e a cui presero parte anche gli intellettuali fino ad allora neutrali. Nacquero così manifesti come "Manifesto degli intellettuali fascisti" per iniziativa di Giovanni Gentile, e dall'altra parte fu Benedetto Croce a organizzare manifesti che rivendicavano i diritti di libertà ereditati dalla tradizione risorgimentale.

Seguirono delle persecuzioni degli antifascisti, fu fascistizzata anche la stampa, tutti i grandi quotidiani d'informazione, ma soprattutto la Confindustria, riconobbe la rappresentanza dei lavoratori, ai soli sindacati fascisti. Furono pian piano sciolti tutti i partiti d opposizione, segnando così la fine del potere liberale. Per eliminare del tutto il vecchio potere introdusse delle leggi fascistissime, prima tra le quali, fu quella che rafforzava i poteri del capo del governo sia rispetto al parlamento, che agli altri ministri.

In conseguenza di tutto ciò furono molti gli attentati a scapito di Mussolini, che non ebbero però alcun effetto, e che lo portarono al ripristino della pena di morte per i colpevoli di reati contro "la sicurezza dello stato". Infine la costruzione del regime, sarebbe stata completata successivamente, con la legge elettorale, che introduceva il sistema della lista unica.

E' segnata così la fine dello stato liberale e la definitiva affermazione del regime fascista, dando vita ad una diarchia Re- Duce al vertice dello stato.


PROPAGANDA DEL REGIME ATTRAVERSO LE IMMAGINI

L'intera ideologia fascista non presenta particolare originalità nei contenuti, ma fa derivare le proprie basi teoriche da interpretazioni più o meno faziose delle dottrine filosofiche del recente passate,al solo scopo di rendere accattivante e convincente la rivoluzione fascista attraverso immagini e mezzi pubblici di comunicazione. Centrale diventa la figura del capo carismatico, il duce del fascismo Benito Mussolini, che fonda il suo potere sulle sue presunte doti eccezionali che ne fanno una figura infallibile.

Gli ideali principali che permisero al fascismo di presentarsi come interprete dell'interesse generale, furono la pretesa eticità dello stato, cioè un'immagine dello stato quale interprete del diritto e della moralità, e l'espansione fra il popolo del mito dell'autarchia. L'ideologia fascista si identificava infatti nella fede cieca nella nazione, sintetizzata dal motto "Credere, Obbedire, Combattere".

Mussolini sottolineava l'importanza, sul piano della suggestione collettiva, di sfruttare l'idea che il nuovo ordine nascesse dalla rivoluzione fascista: "A noi occorre questa parola, perché fa un'impressione mistica sulle masse, dà all'uomo comune l'impressione di prendere parte ad un movimento eccezionale".

Le tecniche di condizionamento con le quali si raggiungeva il consenso furono: la pubblicità, i giornalini a fumetti, la radio e il cinema, le celebrazioni, le manifestazioni di massa e i dialoghi dal balcone del duce con il popolo italiano radunato in piazza.

Fin dal 1931 il regime impartì alla stampa direttive molto precise, ordinando di improntare ogni giornale a ottimismo, fiducia e sicurezza nell'avvenire, eliminando le notizie allarmistiche, pessimistiche, catastrofiche e deprimenti.

Nel 1933 l'Istituto Luce (L'Unione Cinematografica Educatrice) venne posto alle dipendenze del Ministero della Cultura Popolare, con il compito di documentare le opere del regime e diffondere le immagini ufficiali attraverso servizi fotografici, film, documentari propagandistici e cinegiornali distribuiti nelle sale cinematografiche di ogni parte d'Italia. Tutti gli argomenti trattati svolgevano una funzione politica, tutte le immagini e le parole che Mussolini e i suoi gerarchi decidevano di trasmettere avevano lo scopo di plagiare le masse all'ideale radioso della dittatura.

L'immagine diffusa di Mussolini era quella dell'uomo di governo, brillante, sportivo, elegante, super - attivo; il suo volto isolato era ingigantito o moltiplicato ossessivamente all'infinito dai fotomontaggi.

La sua immagine, quella del DUCE era ormai onnipresente e onnipotente allo scopo di comprovare il rapporto di forte legame e di identificazione con il popolo. La sua gestualità teatrale, lo sguardo duro e truce, l'impennarsi del mento, le pose atteggiate e le mani sui fianchi venivano magnificate per far conoscere i molteplici aspetti del suo carattere impulsivo, esuberante, passionale.

La propaganda, insomma, aveva permesso ad un uomo partito dal nulla di conquistare la fiducia di quasi tutto il popolo italiano e di modificare totalmente l'assetto governativo del paese, che si era trasformato in una dittatura. Per poter procedere alla trasformazione in senso autoritario dello stato e per raggiungere la massima potenza, il duce aveva operato gradualmente l'eliminazione sistematica di tutte le forze liberali.

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