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Il sistema scientifico dell'economia: Il capitale
a) Merce e valore delle merci.
L'elaborazione marxiana inizia con l'analisi del processo di produzione del capitale partendo dall'elemento fondamentale della società capitalistica: la merce.
In primo luogo merce è l'oggetto capace di soddisfare i diversi bisogni umani; da questo punto di vista essa è mero bene di consumo che vale per l'uso che di essa si può fare; il suo valore è il valore d'uso. Ma nella società capitalistica la merce ha soprattutto la forma del valore di scambio: ogni merce equivale sempre a una quantità determinata di merce diversa; questa equivalenza ne permette lo scambio e rende possibile il mercato capitalistico.
Nasce un primo problema: cosa rende equivalenti merci diverse? L'unico elemento comune a merci diverse è il lavoro necessario a produrle. Se il lavoro è l'elemento che permette lo scambio delle merci, il denaro è lo strumento che, storicamente, si è dimostrato più efficace a quantificarne il valore.
Incentivando lo scambio il denaro determina anche una 'metamorfosi delle merci'; esse si trasformano in denaro attraverso la vendita e l'acquisto.
I processi di questa metamorfosi sono fondamentalmente due:
1) nelle società precapitalistiche, in cui la merce è essenzialmente un bene di consumo, essa si trasforma in denaro che diventerà nuovamente merce. M-D-M (Merce - Denaro - Merce) è la formula che sintetizza questo tipo di scambio.
2) nella società capitalistica invece la vendita e l'acquisto non hanno senso in sé, ma solo nella loro relazione reciproca: si vende e si acquista per guadagnare. D-M-D (Denaro - Merce - Denaro) è la formula che meglio rappresenta il ciclo dello scambio capitalistico.
b) Plusvalore, profitto, salario.
In questo ciclo il denaro è capitale, denaro che tende a valorizzarsi; alla fine del ciclo il denaro è quantitativamente maggiore rispetto all'inizio, ha prodotto plusvalore.
E' il plusvalore che differenzia il modo di produzione capitalistico da quelli che l'hanno preceduto; nel capitalismo la produzione di merci non ha come fine la soddisfazione dei bisogni umani, serve solo a far denaro, scopo del capitalista è 'il perenne succedersi del guadagnare'.
[Generalmente una somma di denaro può distinguersi da un'altra forma di denaro solo per mezzo della sua grandezza. Quindi il processo D-M-D ha le sue premesse non in una distinzione qualitativa dei suoi estremi, in quanto sono tutti e due denaro, ma solo in una diversità quantitativa. In ultima istanza si toglie dalla circolazione una quantità di denaro maggiore di quanto ne sia stato immesso nella prima fase. Il cotone, per es., che è stato acquistato per 100 L. St, viene poi venduto per 100 + 10 L. St., cioè per 110 L. St. La forma compiuta di questo processo è perciò D-M-D' , in cui D' = D + D, ossia è uguale alla somma di denaro originariamente anticipata più un incremento. Io chiamo plusvalore (surplus value) questo incremento, cioè questa eccedenza sul valore originario. Perciò il valore originariamente anticipato non solo si mantiene nella circolazione, ma in essa aumenta pure la sua grandezza di valore, aggiunge un plusvalore, cioè si valorizza. E questo movimento lo trasforma in capitale. (Il capitale, 1, 4).]
Si tratta di indagare cosa renda possibile il plusvalore e a spese di chi esso si realizzi. Emerge così una contraddizione fondamentale: il plusvalore, per realizzarsi, ha bisogno dello scambio, ma non può derivare da esso. Se così fosse le merci verrebbero vendute a un prezzo superiore al loro valore, ma allora i capitalisti si trufferebbero a vicenda e al guadagno dell'uno corrisponderebbe una perdita dell'altro; la ricchezza globale rimarrebbe comunque identica. Per creare capitale è necessaria una merce che sia in grado di produrre beni; questa merce è la forza-lavoro cioè l'insieme delle attitudini che l'uomo realizza nel produrre un bene. Nella società capitalistica la forza-lavoro va considerata come merce perché il lavoratore è libero e cede la sua capacità lavorativa per un certo
numero di ore stabilito consensualmente; egli non possiede i mezzi di produzione, non può perciò realizzare le proprie capacità e ha bisogno di chi può metterlo in tale condizione.
La forza-lavoro, in quanto merce, ha un valore diverso da quello dei beni prodotti attraverso il lavoro; essi hanno un valore superiore a quello della forza-lavoro, che è determinato dalla necessità di sopravvivere e assicurare la continuità e il ricambio della manodopera. Ne segue che il plusvalore, cioè la quantità di beni prodotti in più rispetto al valore del salario, può essere considerato 'tempo di lavoro superfluo', pluslavoro. Allora si può dedurre che l'operaio viene privato di una parte del valore prodotto; maggiore è il plusvalore, maggiore è lo 'sfruttamento della forza lavorativa da parte del capitale, vale a dire lo sfruttamento dell'operaio da parte del capitalista'.
c) 'Concentrazione' capitalistica e sviluppo tecnologico.
Conseguenze dell'espansione capitalistica sono la progressiva concentrazione del capitale con la conseguente proletarizzazione dei ceti intermedi e le crisi cicliche: l'espansione tende a far aumentare il numero dei lavoratori occupati e, di conseguenza, provoca un aumento dei salari che è a sua volta causa di diminuzione dei profitti. A tutto ciò il capitalista reagisce modificando la struttura del capitale: licenzia gli operai, che per lui rappresentano solo un capitale variabile, e aumenta lo sfruttamento, ad esempio portando la giornata lavorativa da 8 a 10 ore, introduce nuove macchine, il capitale fisso, capaci di produrre una maggiore quantità di merce con una minor quantità di lavoro; riesce così nuovamente a elevare i suoi profitti.
In questa tendenza dello sviluppo capitalistico, Marx trova una legge: la caduta tendenziale del saggio di profitto. Se il saggio di profitto è determinato dal rapporto fra il plusvalore e il capitale, per risolvere il problema delle crisi cicliche, il capitalista, anche se lascia inalterato il valore del capitale variabile, cioè della manodopera, è costretto ad aumentare la quota del capitale fisso, cioè delle macchine; in questo modo il suo profitto tende a diminuire: è la manodopera allora che determina il profitto; se questa diminuisce, diminuisce di necessità anche il profitto. L'aumento delle ore lavorative, la riduzione dei salari sono senza dubbio provvedimenti che il capitalista prende per mantenere elevati i suoi profitti, ma essi hanno un valore relativo perché vengono contrastati dalle associazioni che gli operai si sono dati a loro difesa, resta quindi fondamentale, per il capitalista, l'investimento in tecnologie.
La caduta tendenziale del saggio di profitto favorisce il processo di accumulazione e di concentrazione dei capitali. Da ciò deriva la contraddizione fondamentale del sistema: si riduce progressivamente il numero dei capitalisti e aumenta in proporzione il numero dei proletari; quando la contraddizione diventerà insanabile, esso sarà necessariamente superato da altri modi di produzione. Il problema politico delle associazioni del movimento operaio non può essere quindi la lotta contro le macchine, contro la scienza e la tecnica, ma dovrà essere quello di creare la consapevolezza dei processi economici senza la quale non è possibile alcuna prassi rivoluzionaria.
Una fondazione scientifica del socialismo
Il problema di una fondazione scientifica della teoria socialista non è solo teorico, è prima di tutto politico: non è possibile alcuna prassi rivoluzionaria, la 'critica delle armi', senza teoria rigorosa, senza 'le armi della critica'.
L'analisi scientifica del capitalismo, mettendone in evidenza la natura storica, sostiene e dà significato all'obiettivo politico del movimento socialista: l'affrancamento della classe operaia.
E' questo il senso delle polemiche di Marx contro tutti coloro che pensavano a scorciatoie nella lotta per la liberazione del proletariato e per questo proponevano obiettivi confusi e irrealizzabili come nel programma del Partito operaio socialdemocratico tedesco formatosi nel 1874 attraverso l'unificazione delle varie associazioni operaie e ratificato nel congresso di Gotha.
La critica di Marx al programma del nuovo partito parte dal riconoscimento del valore dell'unità politica degli operai, ma afferma anche che obiettivi confusi non possono portare alla realizzazione degli ideali socialisti. Affermare che 'il lavoro è la fonte di ogni ricchezza e civiltà e siccome un lavoro utile è possibile solo nella società e attraverso la società, il reddito del lavoro appartiene interamente, con uguale diritto a tutti i suoi membri' e che la proprietà comune dei mezzi di produzione è lo strumento 'per l'organizzazione sociale di tutto il lavoro con una giusta ripartizione del reddito' significa, per la contraddittorietà delle parole d'ordine, non avere capito il meccanismo dell'economia e condurre il movimento operaio alla sconfitta politica. Proclamare il diritto all uguaglianza in una società borghese significa non comprendere le leggi generali dell'organizzazione della produzione di cui nemmeno una società comunista, nata dall'abbattimento di quella capitalista, potrebbe fare a meno.
Solo in un secondo tempo la logica solidaristica del comunismo potrà dimostrare il proprio valore.
[In una fase più avanzata della società comunista, dopo la scomparsa della subordinazione asservitrice degli individui alla divisione del lavoro, e quindi anche del contrasto fra lavoro intellettuale e fisico; dopo che il lavoro è diventato non solo mezzo di vita, ma anche il primo bisogno di vita; dopo che con lo sviluppo completo degli individui sono aumentate anche le loro forze produttive e tutte le sorgenti delle ricchezze collettive scorrono in abbondanza, soltanto allora può il ristretto orizzonte giuridico borghese essere oltrepassato e la società può scrivere sulle sue bandiere: - ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni!.(Critica al programma di Gotha)]
Friedrich Engels
Engels normalmente viene indicato come il creatore, all'interno del marxismo, del cosiddetto materialismo dialettico (la formulazione è di Lenin), teoria che viene aggiunta al materialismo storico quasi a completarne il significato. Per un verso quindi viene letto come l'interprete che ha portato a una coerente conclusione il pensiero marxiano, dall'altro come colui che ha ridotto in termini meccanicisti una teoria che ha nella liberazione dell'uomo il suo centro motore.
La prima opera significativa in questo senso è L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato (1884). Come il darwinismo aveva dimostrato, l'evoluzione è una caratteristica fondamentale dell'uomo, dunque anche l'idea sua e di Marx, che tutte le formazioni sociali sono soggette a un'evoluzione storica, trova conferma dalla biologia. Per Engels comunque ciò non può significare che le modificazioni della società siano determinate da un complesso di leggi biologiche. Contro le tesi meccaniciste diffuse nel movimento operaio tedesco per le quali il partito socialdemocratico doveva occuparsi solo dell'economia, egli afferma che l'economia è si determinante per l'evoluzione sociale e quindi per la lotta politica, 'ma solo in ultima istanza', anche le condizioni culturali, religiose e politiche hanno un peso significativo nella evoluzione dei rapporti umani che il dirigente politico non può ignorare se non vuole andare incontro a una inevitabile sconfitta. E' questo il motivo dominante dell'Antiduhring.
Così anche ne La dialettica della natura (1873-85), opera alla quale lavora saltuariamente e che per questo è rimasta incompleta, sostiene che le leggi della dialettica hegeliana 'sono leggi reali dell'evoluzione della natura' a condizione di non considerare la dialettica legge assoluta del pensiero per la quale la natura è un complesso di elementi isolabili; anche la natura deve essere intesa come un insieme di processi e di relazioni; sono questi processi e queste relazioni che vanno analizzate e comprese.
ALIENAZIONE
Per Feuerbach è il processo col quale l'uomo crea Dio proiettando in lui i propri bisogni nell'illusione di liberarsi dei problemi che la condizione umana porta con sé; alienandosi l'uomo rinuncia ad essere se stesso e si sottopone al volere del Dio che lui stesso ha creato.
Per Marx è il processo che porta l'uomo a perdere il proprio valore di persona per ridurlo a quello delle merci che produce e di cui viene necessariamente espropriato nel processo di produzione capitalistico. L'alienazione è determinata dal fatto che il lavoratore resta estraneo al lavoro che svolge, non appartengono a lui gli oggetti che produce.
Nel processo di produzione egli viene continuamente privato di quanto ha prodotto, cioè di se stesso, del suo modo di realizzarsi. Nella società capitalistica l'alienazione non è, seguendo Hegel, la mera oggettivazione delle persone nei prodotti del loro lavoro, è l'espropriazione stessa dell'uomo, è 'la perdita di sé' e con essa un rovesciamento inaccettabile del valore della persona. Le leggi che regolano la produzione e il consumo delle merci non sono infatti in funzione dell'uomo e dei suoi bisogni ma hanno una loro logica indipendente dal volere dell'individuo.
CAPITALE
E' il denaro che nel ciclo produttivo aumenta il proprio valore. Ciò è possibile perché il sistema capitalistico riduce ogni cosa a merce. La progressiva valorizzazione comporta un processo di accumulazione e di concentrazione del capitale. In questo processo anche il capitale si trasforma modificando i rapporti fra capitale fisso, l'insieme degli edifici, delle macchine e della materie prime necessarie alla produzione, e il capitale variabile, i salari versati agli operai, che il rinnovamento del sistema produttivo comporta. Questa trasformazione determina anche l'evoluzione delle classi sociali: si allarga il proletariato e si restringe la classe dei capitalisti, fino al punto che la contraddizione insita nel modo di produzione capitalistico arriverà al suo punto di rottura.
COMUNISMO
La concezione marxiana e engelsiana rompe con la tradizione egualitaristica fondata sull'abolizione della proprietà, sulla comunanza dei beni e delle donne, che Marx considera 'concezione rozza e volgare'. Se ci si chiede qual è la natura delle ingiustizie presenti nella società capitalistica si può chiaramente vedere che esse nascono dalla particolare forma economica e giuridica dei rapporti di lavoro; il problema pertanto non è abbattere la proprietà quanto modificare quei rapporti, si tratta di impedire 'di assoggettare a sé, mediante l'appropriazione, il lavoro altrui'. La società comunista deve garantire 'il libero sviluppo di ognuno come condizione del libero sviluppo di tutti'. Le lotte operaie che si sviluppano fra il 1848 e il 1870, anno della proclamazione della Comune di Parigi, e il loro esito portano Marx e Engels a ipotizzare la necessità di una fase di transizione fra la presa del potere da parte del proletariato e la creazione di una vera società comunista; questa fase di transizione necessaria per usare gli strumenti repressivi dello stato contro i nemici del proletariato, è la 'dittatura del proletariato' che prepara la vera e propria società comunista dove lo stato, come strumento di repressione, viene superato progressivamente e dopo una prima fase in cui ciascuno riceve secondo il suo lavoro succede la fase in cui ciascuno riceve secondo i suoi bisogni.
MATERIALISMO
Feuerbach rovescia la concezione idealistica hegeliana ponendo al centro della sua concezione l'uomo 'naturale' che non è solo spirito, ma anche corpo, complesso di bisogni, di desideri nella cui soddisfazione consiste il vivere, 'la realtà dell'idea è il senso'. Il corpo e la natura sono origine, causa e senso della cultura umana: 'la teoria degli alimenti è di grande importanza etica e politica. I cibi si trasformano in sangue; il sangue in cuore e cervello, in materia di sentimenti e di pensieri: l'alimento umano è il fondamento della cultura e del sentimento. Se volete far migliorare il popolo, in luogo di declamazioni contro il peccato, dategli un'alimentazione migliore. L'uomo è ciò che mangia'.
In Marx materialismo è la condizione fondamentale per la costruzione di un sistema che fondi la concezione scientifica della natura e della storia. Nella tradizione marxista il termine materialismo è sempre accompagnato dagli aggettivi 'dialettico' e 'storico'. 'Materialismo dialettico' è la formula con cui Lenin ponendo la Dialettica della natura di Engels al centro della rielaborazione del marxismo propone una concezione rigorosamente materialistica della scienza. Nell'interpretazione leniniana il materialismo dialettico è la concezione generale su cui si fonda anche una visione scientifica della storia, il materialismo storico, la 'concezione materialistica della storia'. Secondo Marx e Engels la storia è sempre 'storia di lotte di classe', tutte le manifestazioni dell'uomo, anche quelle culturali sono determinate non dall'essenza umana, ma dalla società, l'uomo è 'l'insieme dei rapporti sociali che caratterizzano un determinato momento storico; le forme culturali, le ideologie, sono il frutto dell'interpretazione dei rapporti sociali . Marx e Engels traggono da questa concezione due conseguenze particolarmente rilevanti:
1 ) la struttura economica è in ultima istanza determinante per definire anche i modelli ideologici di una società;
2) compito dei rivoluzionari che non si rassegnano all'ingiustizia del capitalismo è quello di formare una coscienza consapevole delle contraddizioni del sistema, anteporre 'le armi della critica' alla 'critica delle armi'.
MERCE
E' la forma elementare della società capitalistica, perché rappresenta l'insieme degli oggetti capaci di soddisfare i bisogni degli uomini; sotto questo aspetto, come bene di consumo il suo valore è determinato dall'uso, è valore d'uso. La grande innovazione della società capitalistica è stata quella di rendere più facile l'accesso alla merce attraverso la creazione del mercato, ogni merce infatti equivale sempre a una determinata quantità di merci diverse, il suo valore viene così determinato dallo scambio ed è strutturalmente diverso dal valore d'uso, è valore di scambio. Tutto ciò che è riconducibile a un determinato valore è merce. Sotto questo profilo è da considerarsi merce anche il lavoratore che non possedendo nulla può vendere solo la sua capacità lavorativa nella quale viene identificato; in quanto forza-lavoro che ha un valore determinato è merce. La società capitalistica riducendo ogni cosa e ogni persona a merce tende a dare alla merce stessa un valore autonomo, a non considerarla come frutto del lavoro e dell'attività dell'uomo per soddisfare i propri bisogni; questa esaltazione massima della merce è quello che Marx chiama feticismo delle merci.
PRASSI
E' il momento che determina il distacco di Marx da tutti i tipi di filosofia idealistica: sia dall'idealismo hegeliano che da quello materialistico di Feuerbach; il fine della filosofia infatti non può essere una mera interpretazione della realtà, deve tendere al cambiamento di essa; la prassi è il vero strumento 'critico': 'i filosofi finora hanno interpretato il mondo, il problema è quello di cambiarlo'.
PROFITTO
Per Marx è la legge fondamentale della società capitalistica. Se il capitale è denaro che si valorizza non potrebbe esserci capitalismo senza profitto. Il meccanismo che lo produce è determinato dal fatto che anche l'operaio nella società capitalistica è una merce, è forza-lavoro che riceve un salario inferiore rispetto al valore dei beni prodotti. Questa legge vale in ogni momento del ciclo produttivo. Il pluslavoro, il lavoro non pagato, è quindi origine del profitto; il denaro in questo modo si trasforma continuamente in capitale. Il fatto che il capitalista acquisti per un prezzo convenuto la capacità lavorativa di un operaio comporta che il profitto non sia 'per niente un'ingiustizia nei confronti del venditore', l'ingiustizia è determinata non dal singolo, ma dalla struttura economica e dall'organizzazione sociale che ne consegue.
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