Il romanzo: Camere Separate
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Il romanzo non presenta una vera e propria trama, ma tre movimenti che corrispondono ad
altrettanti momenti nella vita di uno scrittore poco più che trentenne, Leo, omosessuale
dichiarato, alle prese con l'enorme dolore della perdita del compagno, Thomas,
un giovane musicista tedesco di belle speranze.
Attraverso lunghe riflessioni e continui flashback
il lettore impara a conoscere i vari tasselli della vita di Leo e Thomas,
conosciutisi quasi per caso una sera durante un party a Parigi. Leo è uno
scrittore di successo, spesso in giro per conferenze e presentazioni; è
originario di un non meglio specificato paese della bassa padana e vive tra Milano, Parigi, Londra e Firenze.
Thomas, invece, è di Monaco di Baviera, ma si trasferisce ben presto
a Berlino
Ovest.
I due amanti si incontrano spesso in giro per l'Europa, trascorrono
le vacanze insieme, intraprendono lunghi giri, ma Leo è ben attento a lasciarsi
sempre una via d'uscita. Il loro rapporto è descritto proprio dal titolo del
romanzo: vivono in due camere contigue, ma separate. Hanno così la possibilità
di vedersi quando desiderano, ma anche di ritirarsi nella propria solitudine
quando ne hanno la necessità.
Thomas, però, non è in grado di stare solo e quindi inizia una relazione con
una ragazza, che, per sua ammissione, lo ama come Leo lo ama, ma oltre a ciò
vuole anche restargli accanto. Questo strano rapporto a tre, che all'inizio scatena
vere e proprie crisi di gelosia in Leo, viene chiuso ben presto dalla malattia
incurabile di Thomas, che, poco più che venticinquenne, muore in un ospedale di
Monaco dopo aver preso congedo, mestamente e quasi sottovoce, da Leo.
Nel tentativo di venire a capo del proprio immenso dolore Leo ritorna al suo
paese d'origine, dove trascorre le festività pasquali e assiste alle
celebrazioni del Venerdì Santo, poi si mette alla ricerca del suo primo
ragazzo, Hermann, che lui stesso aveva deciso di lasciare anni prima perché lo
stava conducendo in rapporto di morte, fatto di droga, litigi e tradimenti.
Leo ormai si sente come un vedovo, a cui l'amore sarà per sempre negato e,
durante un viaggio negli Stati Uniti, per la prima volta si scopre nel
ruolo di quello che è disposto a pagare per poter godere delle gioie del sesso.
Questo fatto lo spaventa e lo rende consapevole del mutamento che è avvenuto in
lui.>>
Questo romanzo può essere considerato il 'testamento
spirituale' di Tondelli, morto di aids nel 1991, che qui tratta appunto
del senso di
perdita che colma il protagonista (che è l'autore stesso) di
fronte alla prematura morte del suo partner (di aids, per quanto la parola non
sia mai nominata).
L'autore riflette
sulla sua relazione (ripercorrendone la storia un po' nomade
attraverso l'Europa) e su se stesso, giungendo in alcuni punti a squarci
introspettivi di grande bellezza e potenza. Questo, nonostante la visione
ideologica del preteso 'limite' della coppia gay, che non regge il confronto
con quella, etero, della famiglia dell'amato, certo per colpa del rigurgito di
cattolicesimo che caratterizzò l'ultima parte della vita di Tondelli.
Camere separate
è il romanzo che permise a Tondelli di ritrovare il filo che aveva perso dopo Altri libertini,
e dopo i non
memorabili Pao Pao
e Rimini.
Fu anche un romanzo di addio, un faccia-a-faccia con la morte incombente,
infinitamente reticente ma costellato di insistiti indizi che permettono al
lettore di capire
che chi parla è Tondelli stesso.
Era Tondelli stesso a volerci fare sapere che il protagonista e l'autore si identificano,
in questo romanzo, invitandoci a riferire a lui i pensieri e le vicissitudini
del protagonista.
Camere separate
è un
messaggio in codice che solo dopo la morte dello scrittore si è
potuto decifrare. Come lo è stato anche Un week-end
postmoderno, summa di scritti che al momento della
pubblicazione parve un gesto auto-celebrativo ed arrogante per uno scrittore di
soli trentacinque anni: oggi invece sappiamo che è nato come una sorta di opera postuma,
un riordinamento delle carte sparse fatto poco prima di andarsene.
Leggendo Camere
separate si rimpiange lo scrittore che Tondelli avrebbe potuto
essere e non è stato. Ci si domanda cosa sarebbe stato Tondelli se non fosse
stato afflitto dal problema di essere un omosessuale, e per di più uno di
quelli che vivono con estremo pudore la loro diversità.
Ancora un
paradosso: l'omosessualità ha dato (attraverso lo
'scandalo') le ali a Tondelli, ma poi gli ha tagliato le
gambe.
La storia non si fa con i 'se', e Tondelli è stato lo scrittore che è
stato. Non è lecito darsi a illazioni, ma certo è lecito esprimere il rimpianto
per tanti scrittori che inseguono per anni una scrittura sempre più capace di
scavare nel proprio animo, e poi non possono applicarla perché ciò
significherebbe mettere a nudo i particolari di un 'privato'
omosessuale.
Le modalità della morte stessa di Tondelli, l'insistenza della famiglia nel
negare che sia morto di aids, confermano una volta di più, nel caso ce ne fosse
bisogno, la difficoltà che questo scrittore aveva nel rendere pubblico un
'privato' percepito come 'scandaloso'.
Preso in mezzo tra la scelta di scrivere romanzi di successo ma senza anima
come Rimini
e scrivere ciò che davvero sentiva ma ahimé solo per
dieci persone fidatissime, Tondelli ha esitato, e le tracce di
questi ondeggiamenti si vedono in Camere separate, un toccante diario della
sua convivenza con l'aids e l'idea della morte, che però fa i
salti mortali per non nominare ciò di cui parla.
C'è da sperare che Tondelli sia stato l'ultimo grande scrittore italiano per il
quale un'omosessualità imperfettamente accettata ha costituito un handicap
espressivo gravissimo.