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Il razzismo viene definito come la tendenza a difendere quella che si ritiene la purezza della propria razza da ogni possibile contatto o contaminazione, perseguitando o sterminando altre razze ritenute inferiori. Già fin dall'antichità si incominciava a parlare di razzismo, infatti gli antichi greci chiamavano barbari i popoli che si erano stabiliti alle loro frontiere. Anche nelle nostre società contemporanee occorre molta cultura e larghezza di vedute per superare un sentimento di diffidenza verso gruppi minoritari che si distinguono dagli altri per la lingua o il dialetto, credenze o usanze particolari.
In altre parole il razzismo può essere definito come la convinzione che a certe differenze anatomiche osservabili tra i gruppi umani (colore della pelle, forma del cranio, etc.) corrisponda una superiorità o un'inferiorità intellettuale e morale. Da qui deriva il fatto che certe famiglie umane, che si autoproclamano superiori, hanno diritto di sfruttare, opprimere, se non addirittura di distruggere altre famiglie giudicate inferiori. Non possiamo dimenticare il più grande e atroce esempio di razzismo che il mondo ha conosciuto, cioè il periodo del nazismo. Tutti noi infatti abbiamo seguito diverse volte in televisione le atrocità e i misfatti subiti dagli ebrei da parte dei nazisti.
Purtroppo anora oggi, contemporaneamente ad una crescita economica e sociale, nel nostro Paese si continua a parlare di razzismo. Ma perché questo odio? Perché abbiamo paura di quelli diversi da noi, per questo che formiamo i nostri piccoli gruppi, abbiamo la nostra razza, il nostro Paese, il nostro partito politico, la nostra squadra di calcio; e mentre tutti gli altri sono potenziali nemici, noi siamo automaticamente i migliori. La guerra nelle terre dell'est e in nord Africa hanno portato ad un enorme afflusso di gente disperata in cerca di benessere negli Stati dove questo sembra raggiungibile. Questo però ha portato ad una situazione di insofferenza che cresce nelle periferie delle grandi città e spesso sfocia in rivolte. Molti sono i fatti di cronaca che hanno visto i giovani violenti contro gli immigrati. Si parla di un movimento di "skinhead", nato in Gran Bretagna e diffusosi rapidamente anche in Italia soprattutto sugli spalti degli stadi. La divisa di questi skin è inconfondibile: indossano pantaloni neri o verdi, stile militare, anfibi, bomber e giubbotti di tela su cui applicano distintivi di vario genere che ricordano vagamente il nazismo. Un altro movimento razzista è quello dei "naziskin" che si distinguono per la testa rasata, ma hanno lo stesso scopo: fare del male a quelli che non sono come loro. Un dato preoccupante viene dalla Germania dove una volta i naziskin se la prendevano con i cittadini di colore, con coloro che chiedevano asilo politico o con i turchi, mentre adesso la loro violenza si rivolge anche contro i tedeschi stessi. Questi sono giovani con un livello culturale basso, ma presenti in ogni classe sociale, che sfociano in violenza i loro stati di incertezza, di rancore, di angoscia verso la società dei consumi.
Si può stabilire un contatto con i giovani seguaci di questo movimento, conoscendo le culture giovanili e quindi trovando il modo di relazionare con loro. Soprattutto la famiglia può e deve informarsi di più per conoscere i gusti e le preferenze dei propri figli. Solo così si può comunicare per cercare di sradicare quelle convinzioni che spesso nascono proprio dalla mancanza di dialogo in famiglia.
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