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Mill è considerato un filosofo della libertà: egli è convinto che con la Rivoluzione francese si sia chiusa l'epoca del sentimento e dell'eroismo e si sia aperta la nuova era della democrazia e dello sviluppo scientifico e sociale, un'epoca di progresso e di libertà per gli uomini, un'epoca segnata dall'avvento delle masse sulla scena politica. Mill teme che questa novità possa produrre nuove forme di intolleranza, rischiando soprattutto di soffocare la diversità umana, perciò afferma la libertà di realizzazione e di espressione per ogni individuo contro qualsiasi tirannia, ma anche la tirannia dell'opinione pubblica, che era stata denunciata per la prima volta da Tocqueville e che rischia di affermarsi nei Paesi a regime parlamentare.
Egli ritiene che, ai fini della liberazione umana, si debbano combattere anche la filosofia idealistica tedesca e la superstizione religiosa.
Per Mill il fondamento della conoscenza è l'esperienza. La logica è induttiva, poiché in essa il ragionamento opera per inferenza e si caratterizza come passaggio dal particolare al particolare. Per superare il pericolo dello scetticismo, Mill afferma la validità del principio dell'uniformità della natura (esso permette all'uomo di intuire che eventi accaduti in determinate circostanze si ripetono al ripresentarsi delle medesime circostanze), che è però anch'esso a posteriori e non a priori: l'esperienza è dunque criterio di se stessa.
Anche nelle scienze umane (psicologia, ethologia, sociologia) i fenomeni vanno studiati ricercando le loro correlazioni causali. In economia Mill riconosce che le leggi della produzione hanno carattere naturale, ma sostiene che quelle della distribuzione della ricchezza dipendono dalla volontà umana e hanno quindi un carattere storico-sociale e non un valore assoluto.
Quanto alla religione, infine, egli afferma essenzialmente che: 1) essa ha la funzione di rafforzare le energie morali degli uomini; 2) Dio non può essere allo stesso tempo infinitamente buono e infinitamente potente; di fronte a tale alternativa, Mill sceglie la prima opzione: Dio è infinitamente buono, ma non può essere onnipotente.
HERBERT SPENCER
Con Herbert Spencer, la teoria dell'Evoluzionismo di Darwin diviene teoria filosofica e si afferma come modello interpretativo dell'universo. La legge che regola ogni aspetto della realtà è la legge generale dell'evoluzione, la quale costituisce il fondamento cosmico della teoria del progresso. Il modello spenceriano ha un evidente carattere metafisico, in quanto individua nel processo evolutivo l'essenza del reale.
Il campo di applicazione dell'evoluzione viene esteso da Spencer in diversi ambiti disciplinari: in biologia, egli descrive gli esseri viventi in termini di adattamento all'ambiente (secondo le tesi di Lamarck); in psicologia, afferma che la vita della coscienza è direttamente connessa all'ambiente circostante e che la psiche è collegata alle funzioni materiali dell'organismo; in sociologia, applica il modello biologico solo parzialmente, in quanto non accetta una visione organicistica della società (nella quale l'individuo sia subordinato al tutto).
Con lo sviluppo, si passa dalla società militare alla società industriale (basata sulla cooperazione volontaria); Spencer critica il riformismo, perché pretende di abbreviare il corso dell'evoluzione naturale della società, favorendo il passaggio delle classi inferiori a classi più elevate.
Nella teoria della conoscenza, egli afferma che le forme dell'intelletto sono a priori per l'individuo e a posteriori per la specie: sono, cioè, un prodotto dell'evoluzione, un patrimonio accumulato dalla specie umana, formatosi con il succedersi delle generazioni e trasmesso ereditariamente dall'una all'altra. Anche i valori morali evolvono insieme alla specie umana: le esigenze di adattamento all'ambiente sono il fondamento morale della condotta umana.
Tra scienza e religione, infine, c'è un rapporto di complementarità in quanto la prima cerca di estendere sempre più gli orizzonti della conoscenza umana, arrivando però a riconoscere che la realtà in sé resta inconoscibile, mentre la seconda afferma l'esistenza del mondo come mistero.
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