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Il verismo
La corrente del Verismo si sviluppò negli anni successivi all'Unità e proseguì fino al primo decennio del Novecento, raggiungendo la piena maturità nell'ultimo trentennio dell'Ottocento. Attraversò quindi un periodo di instabilità generale: l'Italia era appena stata unificata, e numerosi problemi derivarono da questa unione di quelli che in precedenza erano stati tanti staterelli diversi per condizioni politiche, economiche e culturali. Inoltre i rapporti tra la classe dirigente e la massa dei lavoratori erano complicati da diversi fattori, come ad esempio le differenze tra il Nord e il Sud e la scarsa partecipazione del popolo al Risorgimento, che veniva sentito come un fatto borghese, estraneo ai suoi interessi.
Il Verismo è un movimento letterario e artistico italiano che, ispirandosi al Naturalismo francese e al Positivismo, punta ad una rigorosa fedeltà alla riproduzione della realtà delle situazioni, degli ambienti, dei personaggi e ad una corrispondenza con il sentire ed il parlare dei soggetti che vengono rappresentati. Questo movimento, richiamandosi sia al Naturalismo francese delle opere di Emile Zola che alla Scapigliatura e ad Alessandro Manzoni, tende a descrivere la vita umile dei reietti della società che lottano per la propria sopravvivenza. Fu elaborato nel vivace ambiente milanese, dove erano assai forti gli influssi della cultura europea, ma si allargò in seguito in tutta Italia diffondendosi in alcune regioni più che in altre: in Sicilia ci furono de Roberto, Capuana e Verga; in Campania Serao e di Giacomo; in Sardegna Deledda; in Calabria si distinse Misasi; in Toscana ci furono Fulcini, Pratesi e Lorenzini; in Piemonte Cagna, Giocosa, de Marchi e de Amicis; in Friuli e in Veneto si ricordano Dall'Ongaro e Caterina Percoto. La diversa diffusione del Verismo dipende principalmente dalla posizione delle regioni in Italia, in quanto la scoperta della realtà da parte dei veristi riguarda i due estremi sociali e geografici presenti nella Nazione: da una parte Firenze, capitale fino al 1871 e centro politico, dall'altra la Sicilia, regione arretrata, semifeudale ed estremamente povera. Successivamente a Firenze si affiancò Milano, la città al tempo più importante sotto il punto di vista dell'economia imprenditoriale nazionale. E' molto frequente che i maggiori veristi siano stati di origine Siciliana (come Verga e Capuana) e che, però, la loro formazione professionale sia avvenuta al Nord, soprattutto a Milano: in questo ambiente infatti essi vennero a contatto con le proposte del Naturalismo francese e presero coscienza della loro vocazione di scrittori.
Tra le caratteristiche principali del Verismo vi è l'accettazione delle leggi scientifiche che regolano la vita associata e i comportamenti, e allo stesso tempo la ricerca delle leggi che regolano la società umana. Un'altra peculiarità di questo movimento è l'attenzione alla realtà ed alla dimensione della vita di tutti i giorni; il Verismo inoltre tende a non raccontare emozioni, ma situazioni appartenenti alla quotidianità, presentate in modo formale e distaccato, ricercando le cause del loro evolversi, come all'interno di un'indagine scientifica (l'oggetto sono i "documenti umani", cioè i fatti veri, storici; e l'analisi di tali documenti dev'essere condotta con "scrupolo scientifico" [G.Verga]). L'artista deve dunque ispirarsi solamente al vero, cioè trarre il materiale per la propria opera da avvenimenti realmente accaduti e preferibilmente contemporanei, limitandosi a ricostruirli obbiettivamente. Questa necessità di riprodurre i fatti in modo oggettivo e nella loro complessità è una caratteristica derivata dal Positivismo. Infine, a causa delle diversità regionali rappresentate dagli scrittori anche il modo di scrivere cambia mettendo da parte la raffinatezza del linguaggio e lasciando spazia ai vari dialetti.
Il narratore verista è colui che raccoglie l'emozione delle sofferenze e lo rivela in modo impassibile, mettendosi da parte e lasciando parlare solo l'evidenza dei fatti (teoria verghiana dell'impersonalità). L'autore deve entrare nella pelle dei propri personaggi per poter vedere le cose attraverso i loro occhi ed esprimerle mediante le loro parole: in questo modo non lascerà traccia del suo passaggio, ed il lettore non avrà l'impressione di sentire un racconto, ma di assistere ai fatti che si svolgono sotto i suoi occhi. Per identificarsi nei propri personaggi il narratore deve usare il loro linguaggio, semplice e caratterizzato da numerose espressioni proverbiali e popolari; il linguaggio è dunque libero da ogni raffinatezza linguistica (mimesi linguistica dell'autore).
Lo scrittore verista si occupa di situazioni quotidiane reali, vissute nella realtà nazionale delle plebi meridionali, il lavoro minorile, l'emigrazione; cerca il vero attraverso l'analisi delle classi subordinate, ed è però fermamente convinto che la verità non porta al progresso ma svela solamente una condanna a morte.
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