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Il personaggio nella narrativa di stream of consciousness: Miriam
Come scrive Bremond: "se gli eventi non sono prodotti da agenti né subiti da pazienti antropomorfi, non può darsi racconto, poiché è solo in rapporto ad un progetto umano che gli eventi prendono senso e si organizzano in una serie temporale strutturata" .
La figura del personaggio è, quindi, fondamentale per la costruzione dell'opera narrativa.
Nei racconti d'azione o d'avventura è l'intrecciarsi degli eventi ad assumere un interesse prioritario e il personaggio si riduce a semplice "agente", subordinato alla funzionalità della trama.
Non così accade nei romanzi di stream of consciousness in cui, come osserva Humprey: "Writer is not usually concerned with plot of action in the ordinary sense; he is concerned with psychic processes and not physical actions" .
In questi romanzi, dunque, è il personaggio che funge da punto
focale della storia, composta non dalle sue azioni o dalle circostanze in cui si trova coinvolto, ma dalle sue percezioni, dai suoi pensieri e ricordi, ripercussioni interiori del suo esterno operare.
Per usare le parole di Bourneuf e Ouellet: il nuovo romanzo "non è più la scrittura di un'avventura" ed in esso "il personaggio si riduce il più delle volte ad una pura coscienza"[3]
Nel romanzo di tipo tradizionale è il narratore extradiegetico a presentare il personaggio, la cui entrata in scena viene di norma accompagnata da una dettagliata descrizione circa la fisionomia, l'età, lo status familiare e sociale, nonché gli attributi morali, psicologici, caratteriali e ideologici.
Si tratta di una presentazione dall'esterno, attraverso la quale il personaggio viene identificato preliminarmente ed etichettato in base al ruolo da lui svolto nella vicenda narrativa.
romanzi di stream of consciousness, in cui ad essere privilegiata è la dimensione interiore del personaggio, per la rappresentazione della quale davvero poco utile risulta essere il quadro dei particolari biografici e fisici o il resoconto degli eventi più importanti della sua vita, che potrebbero essere forniti da un testimone esterno. Ciò che conta non è la verità dei fatti ma la verità morale racchiusa all'interno del personaggio e pertanto conoscibile solo da lui.
Nella narrativa del flusso di coscienza non troviamo, dunque, nessuna descrizione o presentazione del personaggio, il quale è invece colto nel pieno svolgersi della sua vita mentale, dall'interno della sua coscienza.
Se si esclude la mediazione di un narratore extradiegetico, d'altra parte non è nemmeno il personaggio che volontariamente e consapevolmente si autoanalizza e rende per noi visibile la sua interiorità: si tratta di una pura registrazione di ciò che accade nella mente del protagonista, tramite la quale il lettore va raccogliendo i dati necessari per ricostruirne la personalità.
Così in Pointed Roofs, adottando un tipo di racconto a focalizzazione interna, Richardson lascia che sia lo stesso personaggio a
rivelare se stesso, disseminando lungo la narrazione gl'informanti fisici,
psicologici e d'altro genere che lo riguardano.
Di Miriam, al suo ingresso in scena all'inizio del romanzo, non conosciamo altro che il nome (il cognome si saprà solo a pagina 48 del III capitolo). Di lei non si avrà mai una descrizione fisica precisa, solo seguendone la storia il lettore riuscirà alfine ad intravederne vagamente la fisionomia. Soltanto nel IV capitolo scopriamo, infatti, che ella non ha ancora compiuto diciott'anni e che non avendo una buona vista porta il pince-nez: "She Knew her pince-nez disguised her and none of these girls knew she was only seventeen and a half" . Dovremo poi attendere addirittura fino a pagina 151 per sapere il colore dei suoi capelli e della sua carnagione: "Mother would like me this morning. I am German-looking today, pinky red, and yellow hair" .
Poco per volta acquisiamo, invece, una sempre maggiore conoscenza dei processi interiori della protagonista e prendiamo familiarità con i meccanismi della sua psiche.
Dalle più banali e quotidiane circostanze della sua vita, la
mente della giovane trae occasione per percorrere e ripercorrere se stessa, gettando luce ogni volta su un aspetto diverso. In tal modo Miriam si scopre e si conosce sempre più profondamente, s'impegna a migliorarsi e fortificarsi nel cammino difficile della sua crescita; e il lettore, che la segue in questo suo percorso, raccoglie gli indizi che si trovano sparsi e che si radunano a formare il quadro completo della sua personalità.
Così in procinto di partire per la Germania i pensieri della giovane rivelano la scarsa fiducia in se stessa, l'ansia e l'insicurezza che la tormentano con passeggeri attacchi di paranoia: "She had dreamed that she had been standing in a room in the German school and the staff was crowded round her, looking at her. They had dreadful eyes (.) they came and stood and looked at her, and saw her as she was, without courage, without funds or good clothes or beauty, without charm or interest, without even the skill to play a part. They looked at her with loathing" . Miriam si sente, dunque, inerme, brutta e avverte il peso della sua condizione d'inferiorità dal punto di vista economico.
In una conversazione con la sorella Harriett ella si definisce insignificante e sul treno per Hannover pensa a quanto è stata avventata ad accettare l'impegno d'insegnare inglese nella scuola tedesca, nonostante la
sua incompetenza: "It was a fool's errand..To undertake to go to the
German school and teach.to be going there.with nothing to give"[8].
In molte occasioni Miriam avverte, poi, la sua diversità dagli
altri e la sua tendenza ad isolarsi e ad estraniarsi, per l'incapacità di
adattarsi, o per timidezza e timore di non essere accettata.
Si legga ad esemplificazione il passo seguente: "I'm unsociable, I suppose - she mused. She could not think of anyone who did not offend her. I don't like men and I loathe women. I am a misanthrope. So's pater. He despises women and can't get on with men. We are different" .
La sua difficoltà nel rapportarsi con gli altri è pure evidente durante le passeggiate con le ragazze del collegio, con le quali Miriam non riesce ad intavolare alcuna discussione: "Miriam was beginning to know that she did not want to talk to her girls. (.) Elsa Spier had been the worst. (.) She remembered trying hard to talk, and making no impression upon the girl. (.) All her efforts and their efforts left them just as
pitiful"[10].
Questa goffaggine è dovuta alla sua timidezza, come la stessa Miriam poco dopo ammette a se stessa: ".if only she were not shy, if she had a different manner, she would find out" .
Senza uscire dall'ottica della protagonista, apprendiamo con lei il modo in cui viene giudicata dagli altri tramite i dialoghi.
Conversando con Miriam, il giorno prima della sua partenza, Eve la definisce risoluta e forte e Harriett le svela quello che lei e gli altri membri della sua famiglia pensano circa il suo aspetto fisico: "Granny said you'll be a bonny woman, and Sarah thinks you've got the best shape face and best complexion of any of us, and cook was simply crying her eyes out last night and said you were the light of the house with your happy pretty face, and mother said you're much too attractive to go about alone, and that's partly why pater's going with you to Hanover, silly..You're not plain" .
Al collegio tutti notano il suo comportamento serio e composto. "Miss Henderson is always a little earnest"[14], osserva Fräulein Pfaff al termine di una seduta di lettura e, nel proporle un lavoro nella sua casa come sua istitutrice, Minna la definisce diversa dagli altri e più ragionevole .
Al termine della permanenza al collegio, ancora Fräulein Pfaff la loda per la sua rettitudine e serietà, ma le rimprovera un distacco e una freddezza eccessiva, che non giovano al lavoro dell'insegnante: "To truly fulfil the most serious role of the teacher you must enter into the personality of each pupil and must symphatize with the struggles of each one upon the path on which our feet are set. (.) The teacher shall be sunshine, human sunshine, encouraging all effort and all lovely things in the personality of the pupil" . La timidezza di Miriam è stata scambiata per distacco ed aggressività.
La personalità di Miriam, dunque, oltre a svelarsi attraverso i suoi pensieri, viene fuori anche dal fascio di relazioni che ella istituisce con gli altri personaggi del racconto.
Come afferma Marchese: il personaggio del romanzo è una fitta rete di rapporti, ".non è mai un pianeta isolato ma vive in un sistema astronomico complesso da cui (.) riceve luce, radiazioni, magnetismi" .
La figura di Miriam domina in tutto il romanzo riempiendolo di sé, ma il cammino intrapreso dalla giovane non può svolgersi se non attraverso il confronto con le altre persone: esso prevede il passaggio dentro e attraverso l'altro per divenire se stessa.
Il sistema dei personaggi in Pointed Roofs.
Nel suo studio su Pilgrimage, Thomson dedica un intero capitolo a chiarire l'identità dei diversi personaggi che compaiono all'interno dell'opera e ne individua addirittura 608 (se si escludono, dice, quelli che vengono solamente nominati) .
Si tratta di figure spesso indistinte e poco definite, che scompaiono e riappaiono inspiegabilmente dopo tanto tempo, proprio come
le persone che noi stessi incontriamo nella vita reale. L'effetto è quello di una caratterizzazione poco approfondita. Per usare le parole di Rosenberg:
"People are, in Miriam's life and in the world of this novel, ultimately not too satisfactory. It is a novel much taken up with seeming failure in relationships; beginning with Miriam's guilt over her parents; her own youthful awkwardness as a person; and her sense of the clutter of most relationships, since people, like thinking, tend to block one's vision and one's sense of reality" .
I personaggi vengono colti attraverso la prospettiva e la voce della protagonista. L'adozione dell'ottica di Miriam pone in un rapporto inversamente proporzionale le strategie di rappresentazione del personaggio centrale e di quelli minori: calati nella coscienza della giovane, abbiamo poche notizie circa il suo aspetto fisico ed un quadro invece più preciso della sua vita interiore; degli altri personaggi abbiamo una profusione di dettagli esteriori, ma la loro intima realtà rimane, per noi come per Miriam, un mistero.
Dei personaggi che popolano l'universo narrativo richardsoniano non ci viene, quindi, data una presentazione oggettiva, ma l'immagine che Miriam ne percepisce, dipendente in larga misura dalla sua visione del mondo.
Proiettando all'esterno la divisione che è all'interno della sua personalità, fra il ruolo di donna e le esigenze intellettuali e d'indipendenza che più l'avvicinano alla realtà degli uomini, Miriam distingue in maschili e femminili quelle che dall'interno della sua coscienza vengono avvertite come le voci del mondo esterno. Entro questi due ambiti ella cerca una sua difficile collocazione.
In base a tale visione tenteremo, nel romanzo in esame, una classificazione dei personaggi attraverso lo schema seguente:
DONNE |
famiglia |
mondo esterno |
||
Madre di Miriam |
Sorelle di Miriam |
Fräulein Pfaff |
Allieve del collegio |
|
UOMINI |
Padre di Miriam |
Pastor Lahmann |
||
All'interno del nucleo familiare, la madre è per Miriam il primo e toccante esempio di come la sensibilità femminile soffochi, costretta a soggiacere al pragmatismo maschile. In Pointed Roofs ella non compare mai direttamente, sebbene la sua immagine sia più volte rievocata da Miriam nei suoi pensieri.
Sappiamo di lei, all'inizio del romanzo, che è angosciata dalle difficoltà economiche della famiglia e che fa parte assieme alle sorelle di Miriam della schiera di donne sottomesse che dimostrano, con irritanti sorrisi, la loro remissività: "She loathed women. They always smiled. All the teacher had at school, all the girls but Lilla. Eve did.maddeningly
sometimes.mother.it was the only funny horrid thing about her. Harriett didn't.Harriett laughed"[20].
Sul treno per Hannover Miriam immagina la madre allegra e sorridente nei primi, felici giorni del suo matrimonio , mentre nelle ultime pagine del romanzo si rifiuta di rispondere alla Fräulein che le aveva chiesto
di parlarle di lei: "I can't talk about her. (.)She's such a little thing, said
Miriam, smaller than any of us"[22].
Il ritratto che emerge di Mrs Henderson è quello di una donna fragile e sensibile, inizialmente appassionata e allegra, che andrà pian piano
spegnendosi oppressa dall'incomprensione del marito e dalla scarsa considerazione in cui questi la tiene. Infelice e privata della fiducia in se stessa, ella finirà per impazzire e togliersi la vita.
Delle sorelle Harriett, la minore, quella a cui Miriam è più legata, è la più spontanea, vivace ed indocile. Ella compare subito, nel primo paragrafo di Pointed Roofs, in cui la sua spensieratezza contrasta con le preoccupazioni di Miriam per i problemi economici del padre e per l'imminente partenza. Ella sembra magicamente al di fuori dei problemi di cui l'età adulta costringe, invece, Miriam a rendersi conto. Ma, ancora più importante, Harriett è diversa e dagli uomini e dalle donne che si sforzano di compiacerli: ride anziché sorridere. Miriam è in gran sintonia con lei, come si vede nel brano che descrive il Gran Cerimoniale, saluto mattutino che le due sorelle si scambiavano sin da bambine sporgendosi a testa in giù ognuna dalla propria parte del letto in cui dormivano entrambe. Con Miriam,
vediamo comparire capovolto, da sotto il letto, il viso della sorella: "It was flushed in the midst of the wiry hair which stuck out all round it but did not reach the floor"[23]. In quel momento, assieme ad Harriett, sembra a Miriam che il mondo adulto con i suoi problemi sia del tutto svanito.
Anche la giovane Harriett finirà, comunque, per conformarsi alle regole e accetterà un ruolo prefissato, sposando un uomo ricco e conducendo una vita agiata assieme a lui.
Eve è, invece, la più razionale delle sorelle ed è una presenza confortante per Miriam che spesso cerca il suo sostegno. Coi suoi consigli ella cerca di stemperare l'animosità della sorella contro le convenzioni di un mondo al quale quest'ultima non sa adattarsi e la spinge ad essere più accomodante. Si legga il passo seguente in cui Miriam intrattiene con lei una conversazione immaginaria: " 'I didn't tell you about the little one and her sister - they asked me to go to them for the holidays. The youngest said - it was so absurd - "you shall marry my bruzzer - he is mairchant - very welty" - absurd'. 'Not absurd - you probably would have, away from that school'. 'D'you think so?' 'Yes you would have been a regular
German, fat and jolly and laughing'. 'I know. My dear, I thought about it. You may imagine. I wonder if I ought'. 'Why didn't you try?' Why not? Why was she not going to try? Eve would, she was sure, in her place.." .
Assai meno presente è Sarah, la sorella maggiore, di cui sappiamo solo che è rigida, intransigente e religiosissima. Così conforme
alle convenzioni della società, ella è la più distante dalla sensibilità di Miriam, che, in viaggio per Hannover, vede in lei l'immagine del vecchio mondo dal quale sta distaccandosi: "How still Sarah had seemed to sit, fixed in the old life"[25].
A queste voci femminili fa da controparte, all'interno del ristretto ambito familiare, la figura paterna.
Miriam, pur essendo legata al padre, che ammira per la sua cultura e per il disprezzo della mediocrità, detesta i suoi tratti "maschili": la superbia con cui ostenta la sua superiorità intellettuale e l'atteggiamento distaccato e condiscendente nei confronti della moglie e delle donne in genere, a suo giudizio meno dotate e capaci degli uomini.
Il medesimo comportamento Miriam lo riscontra, nel mondo esterno, in Pastor Lahmann, un insegnante del collegio. Durante una sua lezione, la giovane rimane indignata dallo scarso impegno - che nasconde disprezzo - con cui egli si accinge ad impartire i suoi insegnamenti alle giovani allieve: "Why did he read with that half - smile? She felt sure that he felt they were 'young ladies', 'demoiselles', 'jeunes filles'. She wanted to tell him she was nothing of the kind and show him how to read" .
Qualche tempo dopo Miriam, che si trova ad essere oggetto delle attenzioni dell'uomo, è dapprima lusingata ma poi infuriata per le affermazioni di Lahmann, che la definisce ambiziosa solo per aver espresso una sua opinione politica e le prospetta un avvenire fatto di modestia ed aspirazioni limitate: 'A little land, well - tilled, A little wife, well - willed,
are great riches'[27].
La direttrice del collegio, Lily Pfaff, è una donna di mezza età
dal temperamento estremamente volubile: ora affettuosa, ora irascibile e collerica. Preoccupata soprattutto di formare delle perfette padrone di casa, dalle maniere raffinate ed eleganti, capaci di cantare, suonare, conversare in più lingue, ella si cura poco dell'istruzione delle allieve: le lezioni si succedono irregolarmente, senza un orario prestabilito, le ragazze non hanno testi su cui studiare e tutto ciò che apprendono si limita, dunque, a quello che rimane loro impresso durante le spiegazioni.
Con i suoi pregiudizi e il suo attaccamento alle formalità, ella è all'opposto di Miriam, la quale rabbrividisce quando nel salutarla, sulla piattaforma della stazione di Hannover, l'ascolta affermare: "You and I have, I think, much in common" .
Le allieve del collegio, fra le quali spiccano Ulrica Hesse, Emma Bergmann e Minna Blum sono piccole donne il cui destino Miriam vede come già determinato da un'educazione volta a formare solo mogli felici e soddisfatte. La giovane protagonista non riesce a condividere le loro aspirazioni e le loro prospettive di vita che a lei sarebbero insopportabili.
Attraverso il confronto fra le due realtà che la circondano -
quella maschile e quella femminile - Miriam comprende di non potere appartenere a nessuna di loro. Se prima del suo viaggio a Hannover sognava di sposare un insegnante tedesco, una volta tornata a casa ella comincia a capire che il suo destino non potrà mai essere quello. Posta davanti al suo futuro, la giovane ha scoperto in sé la determinazione a non accettare legami che costituirebbero una minaccia per la sua autenticità interiore. Inizia a prospettarsi davanti a lei un cammino di solitudine.
C. Bremond, cit. in A. Marchese, op. cit., p. 186.
R. Humphrey, op. cit., p. 86. ("Lo scrittore di solito non ha a che fare con una trama d'azione nel senso comune; egli ha a che fare con processi psichici e non con azioni fisiche")
D. Richardson, Pointed Roofs, cit., p. 55. ("Sapeva che il pince-nez la camuffava e nessuna di queste ragazze sapeva che aveva soltanto diciassette anni e mezzo").
Ivi, p. 151. ("Piacerei a mamma oggi. Ho l'aspetto di una tedesca, rosso-rosa, e i capelli biondi").
Ivi, p. 21. ("Aveva sognato di trovarsi in una stanza della scuola tedesca e tutto il corpo docente era affollato intorno a lei, intento a guardarla. Avevano occhi spaventosi (.) venivano e stavano lì e la guardavano, e la vedevano così com'era, senza coraggio, senza ricchezze o bei vestiti o bellezza, senza fascino o interesse, senza nemmeno l'abilità di recitare una parte. La guardavano con disgusto").
Ivi, p. 23.
Ivi, p. 29. ("Era stata una follia..Impegnarsi ad andare alla scuola tedesca ed insegnare.andare lì. con niente da dare").
Ivi, p. 31. ("Sono asociale, suppongo - rifletté. Non riusciva a pensare a nessuno che non la disturbasse. Non mi piacciono gli uomini e detesto le donne. Sono una misantropa. Così è pure papà. Disprezza le donne e non riesce ad andare d'accordo con gli uomini. Siamo diversi)".
Ivi, p. 92-93. (Miriam cominciava a capire che lei non voleva parlare con le sue ragazze. (.) Elsa Spier era stata la peggiore (.) Ricordò di aver faticosamente tentato di parlare senza suscitare nella ragazza la minima impressione. (.) Tutti i suoi sforzi e i loro sforzi erano pietosi").
Ivi, p. 95. (".se solo non fosse stata timida, se avesse avuto maniere differenti, avrebbe trovato il modo").
Ivi, p. 19-20.
Ivi, p. 23-24. ("La nonna diceva che saresti diventata una donna graziosa, e Sarah pensa che
pianto tutte le sue lacrime e ha detto che tu eri la luce della casa con il tuo grazioso viso allegro, e la mamma ha detto che sei troppo attraente per andartene in giro da sola, ed in parte questo è il motivo per cui papà verrà con te a Hannover, sciocca..Non sei insignificante"):
Ivi, p. 160. ("Per compiere veramente il serissimo ruolo dell'insegnante bisogna entrare nella personalità di ogni allievo e mostrare comprensione per le difficoltà di tutti coloro che incontriamo nel nostro cammino. (.) L'insegnante dev'essere la luce del sole, l'umana luce del sole, che incoraggia tutti gli sforzi e le positive inclinazioni nella personalità dell'allievo").
J. Rosenberg, op. cit., p. 163. ("Le persone sono, nella vita di Miriam e nel mondo di questo romanzo, in definitiva non troppo soddisfacenti. E' un romanzo per lo più costruito sull'apparente fallimento delle relazioni; a cominciare dal senso di colpa di Miriam nei confronti dei suoi genitori; la sua giovanile goffaggine come persona; l'avvertire come un ingombro la maggior parte dei legami, dato che le persone, come i pensieri, sono d'ostacolo alla visione e al senso individuali della realtà").
Ivi, pp. 21-22. ("Disprezzava le donne. Sorridevano sempre. Tutte le insegnanti a scuola l'avevano fatto, tutte le ragazze tranne Lilla. Eve lo faceva.in maniera esasperante a volte.sua madre.era l'unica cosa strana e spiacevole in lei. Harriett non lo faceva.Harriett rideva").
Ivi, p. 32.
Ivi, p. 184. ("Non posso parlare di lei. (.)E' così piccola, disse Miriam, più piccola di una qualsiasi di noi").
Ivi, p. 22. ("Era rosso in mezzo ai capelli ispidi che sporgevano tutt'intorno senza però raggiungere il pavimento").
Ivi, p. 166. (" 'Non ti ho detto della piccola e di sua sorella - mi hanno chiesto di andare da loro per le vacanze. La più giovane ha detto - era così assurdo - "Tu sposerai mio fratello - è commerciante - molto ricco" - assurdo'. 'Non è assurdo - l'avresti probabilmente fatto, lontano da quella scuola'. 'Pensi?' 'Sì saresti diventata una normale tedesca, grassa, allegra e ridente.' 'Lo so. Oh Dio, ci ho pensato. T'immagini. Mi domando se avrei dovuto'. ' Perché non hai provato?' Perché no? Perché non avrebbe provato? Eve l'avrebbe fatto, ne era sicura, al suo posto..".
Ivi, p. 106. ("Perché leggeva con quel mezzo sorriso? Era sicura che egli vedeva in loro delle 'signorine', 'demoiselles', 'jeune filles'. Voleva dirgli che lei non era niente del genere e mostrargli come leggere").
Ivi, p. 128. ("Un piccolo podere, ben dissodato, Una piccola moglie, ben voluta, Sono grandi ricchezze").
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