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Il paesaggio del Purgatorio
Uscito dall'Inferno, Dante approda sulla spiaggia ai piedi della montagna del Purgatorio.
Il paesaggio che Dante ci mostra sin dai primi versi è in netto contrasto con quello descritto durante il viaggio all'Inferno.
Già dal primo verso ci viene incontro l'immagine di miglior acque in contrasto col mar sì crudele dell'Inferno.
A differenza della prima cantica, il poeta fiorentino può descrivere ora la visione del cielo di un dolce color d'oriental zaffiro.
L'Inferno finisce sì con la visione delle stelle, ma in una situazione di turbamento scaturito dal viaggio sotterraneo; qui, invece, l'aspetto serene dell'aria risveglia il poeta da quell'atmosfera tenebrosa e grave, riportandolo alla gioia di questo mondo.
Dopo il viaggio attraverso l'inferno, Dante torna a vedere l'alba- lo schiarirsi del cielo prima dell'apparir del sole caccia l'ultima ora della notte, così che alla luce dell'alba il poeta riesce a vedere il lontano tremolar della marina.
Questo episodio fornisce un'ulteriore sensazione di rinascita e serenità e di distacco dalle immagini oscure dell'Inferno, rappresentato dalle lontane increspature del mare.
La montagna del Purgatorio è un luogo reale: la spiaggia, l'isoletta, l'erbetta, la rugiada sono tutti elementi appartenenti al mondo terrestre.
La scalata di questa roccia sì erta non avviene con facilità e tranquillità, Dante p costretto a compiere un cammino faticoso, così come deve essere l'opera di purificazione che devono affrontare le anime per giungere in Paradiso.
Virgilio è costretti a chiede alle anime del III canto la via più facile per affrontare la salita.
Grande valore simbolico hanno le quattro stelle rappresentanti le quattro virtù cardinali (prudenza, giustizia, fortezza, temperanza), visibili soltanto dall'emisfero meridionale, dove si trova la montagna del Purgatorio. Ora il cielo che noi vivi vediamo nell'emisfero settentrionale è privo della luce delle virtù cardinale: la nostra vita non è più, com'era destinata ad Adamo ed Eva prima del peccato, serena e tranquilla, ma è battaglia contro le passioni sempre risorgenti.
Nel III canto del Purgatorio emerge un problema finora mai incontrato nella "Divina Commedia", quello delle ombre.
Nell'Inferno Dante non si era mai posto il problema perché non c'era il sola, ora apprende il fatto che le anime non proiettano la loro ombra a terra.
Nonostante il paesaggio terrestre e familiare questo mondo è comunque sconosciuto; lo smarrimento scaturito dal vano abbraccio con Casella viene ripreso nell'episodio delle ombre, ad insistere sull'immensa differenza con il mondo dei vivi.
Il paesaggio sereno e la sensazione di tranquillità evocati nel I canto vengono poi messi da parte per presentare una salita difficile da affrontare.
Complessivamente il quadro in cui si svolge la narrazione è molto più confortante del paesaggio dell'Inferno, che rimane comunque superiore a livello di sensazioni trasmesse e di descrizioni.
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