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Il Mondo Culturale e Poetico
Petrarca visse in un periodo di passaggio contraddistinto dallo spirito ascetico medievale dallo spirito moderno: egli sentiva il richiamo della vita contemplativa che lo spingeva ad isolarsi rinunciando agli onori e alla ricchezza, ma nello stesso tempo era affascinato dalla vita attiva e dei piaceri terreni.
La maggior parte delle sue opera fu scritta in latino e di conseguenza prende dai classici solo modelli di lingua e di stile, ma anche di vita.
L'interesse così si spostava da Dio all'uomo.
Col Petrarca nacque una letteratura come fine a se stessa, senza quello di ascesi interna verso Dio.
Il classicismo di Petrarca
Ebbe un grande amore per il mondo classico e il suo classicismo consistette nella consapevolezza del distacco tra la cultura contemporanea e quella antica; lui non vuole recuperare la cultura antica per mescolarla a quella dell'epoca, ma per riallacciare i legami spezzati con il mondo dell'antica civiltà romana.
Fu un bibliografo e in quanto tale amante dei libri. Collezionava rari testi e si faceva aiutare anche da amici per trovare altri libri importanti. Fu molto devoto a Virgilio per il suo alto stile, a Seneca e Cicerone per la prosa morale e lo stile epistolare, a Orazio, Ovidio, Plauto, Terenzio, Livio, Vitruvio. .
Amava arricchire i suoi manoscritti di commenti: appunti filosofici, notizie di prosodìa, citazioni di altri autori. .
Petrarca come pre-umanista
Egli in quanto amante del mondo classico venne considerato anticipatore dell'umanesimo.
Egli pose al centro di ogni discussione se stesso: l'uomo. Infatti studiò le opere classiche e l'uomo nella sua globalità poiché voleva inserire l'uomo nella società del tempo. Voleva migliorare se stesso e ascendere a Dio attraverso le opere della cultura antica.
Egli inoltre è considerato l'iniziatore dell'Umanesimo poiché era amante delle opere classiche e aveva l'esigenza di leggere i testi antichi direttamente negli originali. Per questo viaggiò molto e fu anche fortunato poiché scoprì due orazioni di Cicerone e l'epistola 'Ad Atticum'.
Unità Petrarchesca
Si parla di unità dell'opera Petrarchesca perché sebbene ha scritto varie opere in latino o in volgare, esse non devono essere considerate da sole, ma formano un'unità che convogliandosi verso uno stesso punto ci fanno comprendere l'anima di Petrarca.
Egli scrisse più di un'opera insieme, non finendola mai di rivederla e migliorarla; così in un certo senso la sua produzione è atemporale, cioè sappiamo quando incomincia a scrivere una determinata opera, ma non sappiamo quando l'abbia finita di migliorarla.
Per questa unità il Petrarca fu il primo che riuscì a manifestare i suoi sentimenti.
Il 'Secretum'
Una tra opere latine più importanti del Petrarca è il 'Secretum'. Fu scritto in tre libri e immaginò di avere un dialogo con Sant'Agostino in presenza di un uomo muto che allegoricamente simboleggiò la Verità. Egli immaginò di confessarsi davanti al Santo e si accorse che di fronte a quest'ultimo ogni preoccupazione per i beni materiali svaniva.
Nel primo libro individua come malattia del suo spirito l'accidia, cioè la mancanza di volontà; poi nel secondo libro si accorse che aveva la predisposizione a tutti i sette peccati capitali, di meno per l'invidia; infine nel terzo libro il poeta confessò che si stava allontanando da Dio a causa dell'amore per la gloria e per Laura.
Le 'Epistole'
Le epistole appartengono alle opere di Petrarca scritte in lingua latina. E' una raccolta di 552 lettere divise in:
Rerum Familiarum (24 libri), verso la famiglia;
Siniles (17 libri), scritti nella vecchiaia;
Sine nomine (19 lettere), senza destinatario per parlare contro la politica o la corruzione della Chiesa;
Variae (57 lettere), raccolte da amici e ammiratori.
Queste lettere furono scritte appositamente per creare un'opera. Non come l'epistolario di Cicerone che aveva scritto delle lettere per bisogno di comunicare con la famiglia o amici, le quali lettere furono poi raccolte in seguito alla sua morte. Petrarca le aveva raccolte lui stesso; furono lettere mai spedite e immaginava anche di 'parlare' con personaggi dell'antichità già morti: Seneca, Livio. , dai quali non poteva certo aspettare una risposta.
Infine questo epistolario doveva concludersi con l'epistola Posteritati, una sorta di bibliografia, che era rivolta ai posteri e alle generazioni successive come testimonianza del suo tempo.
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