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Il poema didascalico Il Giorno, diviso nelle parti Il Mattino, Il Mezzogiorno, Il Vespro e La Notte, è rimasto incompiuto, soprattutto nelle due parti finali, spesso lasciate allo stato di frammento.
L'opera del Parini mostra comunque l'impostazione di fondo, e il disegno generale è chiaro: il poema si occupa di ambiente e vicende nobiliari, e si rivolge soprattutto a un pubblico aristocratico.
Il protagonista è un giovin signore che domina letteralmente la prima parte (Il Mattino), rappresentato nell'atto di svegliarsi e farsi preparare per le frivole e futili azioni che compirà durante la giornata, delle quali viene messo in risalto il lato ridicolo mediante un linguaggio di livello epico e mediante il contrasto con il lavoro di chi deve faticare per vivere.
Il Mezzogiorno invece porta una situazione più ampia: i personaggi si trovano ad un banchetto.
Il giovin signore è il cicisbeo della padrona di casa che offre il pranzo ai suoi ricchi invitati; durante il banchetto vengono discussi molti argomenti e prendono il via numerose digressioni, vengono anche raccontate la favola del piacere e la vicenda della vergine cuccia, utilizzate dal poeta come strumenti di denuncia sociale.La sezione finisce con una veloce passeggiata in carrozza, che doveva poi fare da tramite per la terza parte, Il Vespro.
Il Vespro però non venne mai completato: ne rimane un lungo frammento, in cui il poeta parla delle false amicizie, fatte di interessi e convenzione sociale.
La Notte fu composta più tardi delle altre e denota un cambiamento stilistico; all'ironia si sostituisce l'osservazione dell'auto-disfacimento della classe nobiliare, i cui rappresentanti diventano vere e proprie maschere.
Il Giorno descrive gli avvenimenti di una sola giornata, avvenimenti e riti che si svolgono sempre nella stessa maniera, immobili e immutabili, come la gente che li pratica, ormai esclusa dagli avvenimenti storici, condannata all'estinzione da se stessa.
Non è il concetto di nobiltà ad essere messo in discussione, ma la dignità dei suoi rappresentanti, ben diversi da ciò che furono i loro antenati, dei quali conservano solo la prepotenza nei confronti dei più deboli.
Il poeta, presente nel poema come il precettore "d'amabil rito", entra nella società del gran mondo e lì si mimetizza, mettendone in rilievo la vacuità in tutti i sensi.
Il poema si svolge in una sola giornata, giornata però priva di avvenimenti straordinari, e anche priva di riferimenti temporali precisi, soprattutto in virtù della narrazione, di tipo descrittivo, la quale permette di dilatare le situazione a dismisura, diversamente da un impianto che segua una vera trama narrativa.
Il linguaggio, classicheggiante, aulico, ha la funzione di mettere in evidenza la meschinità e il qualunquismo dell'ambiente sociale che è chiamato a descrivere, quello di una nobiltà priva di riferimenti ideologici e morali, economicamente parassitaria.
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