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Il "De Amore" d'Andrea Cappellano
Andrea Luyères, cappellano della contessa Marie de Champagne, tenterà, da parte sua, di definire il concetto di amore nell'opera " De amore", composta nel primo decennio del secolo XIII, in essa il Cappellano afferma che l'amore nobilita e "umilia" (nel senso cristiano), ed è degno di elogio.
"V'è inoltre nell'amore qualcosa che merita la più grande lode, poiché esso, in certo modo, rende l'uomo adorno della virtù della castità; ché chiunque è illuminato dalla luce dell'amore per una donna, non saprebbe pensare all'amplesso di un'altra, anche se bella. Fintanto che il suo animo è rivolto a lei, l'aspetto d'ogni altra gli sembra deforme e volgare".
Il Cappellano non solo definisce cosa è l'amore, ma teorizza l'arte dell'amare, rafforzando gli aspetti esteriori.
"L'amore è una passione innata che procede dalla vista e dall'eccessiva immaginazione della bellezza del sesso opposto, per cui sopra ogni altra cosa si vuole abbracciare l'altro e, per reciproco volere, nell'abbraccio adempiere i comandamenti dell'amore.".
Anche Dante, che aveva seguito una via più dubbiosa, respingendo ogni casistica dell'amore, pur volendo rifiutare le tesi del Cappellano, sperimenterà di persona le verità di questi principi.
Egli, infatti, ne è suggestionato in quanto, il trattato, dopo la sua apparizione, costituirà, in tutta l'Europa e per molto tempo, un'autorità nella concezione dell'amor profano.
Dante dimostrerà,, con le sue opere, l'enunciato di non potere amare un'altra donna, anche se più bella, in quanto esiste quella sola per l'amante, senza distinzione di bella o brutta, di "bono e rio"; affermerà la tesi della cogitatio immoderata che avrà come frutto il "libello della mia memoria": senza l'immaginazione, scaturita dal "piacimento", non ci può essere l'amore, ne tanto meno la poesia amorosa.
Bisogna per prima cosa considerare che cosa sia l'amore, da dove derivi questo termine, quale sia l'effetto dell'amore, tra quali persone possa esistere amore e come si acquista l'amore, lo si mantiene, lo si aumenta, diminuisca, finisce, ed inoltre dare conto dell'amore ricambiato e di che cosa debba fare un amante quando l'altro ne tradisce la fede.
Amore deriva dal verbo «amo», che significa prendere o essere preso. Infatti chi ama è preso dai vincoli del desiderio e desidera prendere col suo amo l'altro. Come il pescatore astuto tenta di attrarre i pesci con le esche e di catturarli con l'amo ricurvo, così chi è preso d'amore si sforza di attirare l'altro con le lusinghe e prova con tutti gli sforzi di rendere due diversi cuori uniti da un vincolo immateriale e, unitili, di mantenerli congiunti
L'amore è una passione innata che procede dalla contemplazione e dal fissare senza limiti il pensiero su di una persona dell'altro sesso, per cui uno desidera sopra ogni altra cosa ottenere gli amplessi dell'altro e che si compia tutto ciò che l'amore richiede nell'amplesso secondo la volontà concorde d'entrambi.
Che l'amore sia una passione, è facile capirlo. Infatti prima che l'amore sia in equilibrio tra entrambe le parti in causa, non vi è patimento più grande, perché l'innamorato teme sempre che il suo amore non possa raggiungere l'effetto voluto e che le sue sofferenze siano vane. Teme anche le chiacchiere della gente e ogni altra cosa che possa in qualche modo nuocere all'amore: perché un turbamento anche modesto può rovinare ciò che è ancora imperfetto. Ed inoltre se è povero teme che la donna disprezzi la sua povertà; se è brutto teme che essa disprezzi la sua bruttezza e conceda il proprio amore ad uno più bello; se è ricco teme che gli possa nuocere un'eventuale avarizia dimostrata nel passato.
Risponde la donna: « () Inoltre vi è qualche altro motivo non secondario che mi impedisce di amare. Infatti ho un marito che possiede ogni nobiltà, gentilezza e onestà, e sarebbe illecito violare il suo letto nuziale o il congiungermi nell'amplesso di qualche altro. So infatti che egli mi ama con tutto il cuore ed io sono legata completamente a lui dalla devozione del mio cuore. E le norme giuridiche stesse comandano a me, ornata del privilegio di un amore tanto grande, di astenermi dall'amore di un altro».
Ribatte l'uomo: «Confesso che è vero che il marito vostro gode di ogni onestà e che, tra tutti quelli che vivono al mondo, è ornato dal godimento della felicità, lui che meritò di possedere col suo amplesso le gioie della vostra altezza. Tuttavia mi stupisco molto che voi vogliate usurpare il nome d'amore per indicare l'affetto coniugale, che tutti quelli sposati tra loro, dopo l'unione matrimoniale, sono obbligati a nutrire scambievolmente, quando è invece chiaro che l'amore non può rivendicare per sé un posto tra marito e moglie. Siano pure essi congiunti da un affetto grandissimo e fuori misura, tuttavia l'affetto non può occupare il posto dell'amore, perché non può essere compreso nell'ambito della vera definizione dell'amore. Che altro è infatti l'amore se non il desiderio senza limiti di raggiungere l'amplesso dell'amato furtivamente e di nascosto? Ma quale amplesso furtivo vi potrebbe essere, di grazia, tra due sposati, quando essi stessi dichiarano di possedersi vicendevolmente e sono in grado di dare compimento scambievolmente a tutti i desideri della loro volontà senza timore d'impedimento? Infatti la stessa dottrina giuridica imperiale dimostra che nessuno può avere un possesso furtivo di una cosa che è sua. () Ma c'è poi un'altra ragione che non permette vi sia reciproco amore tra sposati, il fatto che la stessa sostanza d'amore, senza la quale non vi può essere vero amore, cioè la gelosia, è riprovevole sotto ogni riguardo tra due coniugi e deve essere sempre fuggita da loro come la peste; invece gli amanti la debbono sempre riverire come una madre e la vera nutrice dell'amore. Da ciò potete chiaramente capire che in nessun modo può esistere amore tra voi e vostro marito. Perciò, dal momento che è giusto che ogni onesta donna prudentemente ami, potete benissimo, senza sentirvi offesa, accettare le preghiere di chi chiede e premiare il richiedente col vostro amore».
[L'uomo]: «Io voglio chiarirvi qualche cosa d'altro che ho nella mente, e credo che rimanga ignoto al cuore di molti, tuttavia non credo che voi non lo sappiate: c'è un amore puro e uno che si può definire misto. E quello puro congiunge interamente i cuori dei due amanti col sentimento amoroso e consiste nella contemplazione della mente e nel desiderio del cuore; e procede quindi fino al baciare sulla bocca, allo stringere tra le braccia e al toccare castamente l'amante nuda, ma senza giungere all'estremo piacere; infatti chi vuole amare in modo puro quello non lo deve praticare. E certo questo è quell'amore che chiunque faccia propositi d'amare deve coltivare con ogni virtù. Infatti questa specie d'amore cresce sempre senza fine, e non sappiamo di nessuno che si sia pentito di questo comportamento; quanto più uno ne prende, tanto più desidera di averne. Ed a questo amore è riconosciuta una così alta virtù che da esso discende ogni onestà, e non ne deriva nessun oltraggio, e lo stesso Dio riconosce in lui una piccola offesa. Certamente da tale amore non può ricevere alcun danno o subire una menomazione della propria reputazione né una vergine, né una vedova o donna sposata. Pertanto coltivo questo amore, lo seguo e sempre l'adoro, e non cesso di chiederlo a voi con insistenza. Invece si definisce amore misto quello che porta a compimento ogni piacere della carne e si esaurisce nell'estremo atto di Venere. E di quale natura sia questo amore lo potete chiaramente desumere da quanto ho detto prima. Questo infatti presto vien meno e dura per poco tempo, e spesso ci si pente di averlo fatto; a causa sua si danneggia il prossimo e si offende il Re del cielo, e da ciò discendono pericoli ancora più gravi».
L'effetto dell'amore è quindi che colui che è veramente innamorato non può essere abbruttito da nessuna forma di avarizia, e l'amore fa rifulgere di ogni bellezza anche chi è di aspetto sgradevole e rozzo, insegna anche a quelli di umile condizione ad essere ricchi di nobiltà di costumi, ai superbi a gioire di ogni umiltà, e l'innamorato prende l'abitudine di rendere molti servigi a tutti di buon animo. Quale meravigliosa cosa è l'amore che fa risplendere nell'uomo tante virtù ed insegna a chiunque ad avere in abbondanza costumi lodevoli!
Vi è poi un altro aspetto dell'amore che richiede molte parole di lode, in quanto l'amore per così dire abbellisce l'uomo della virtù della castità, perché chi risplende di un raggio dell'amore per una sola donna a stento potrebbe pensare a congiungersi in un amplesso con un'altra, anche se bella. Infatti l'aspetto di qualsiasi donna si presenta alla sua mente squallido e rozzo, finché pensa al suo amore in maniera esclusiva.
Sappi poi che i comandamenti principali dell'amore sono i seguenti dodici:
I. Fuggi l'avarizia come una peste e persegui il suo contrario.
II. Devi conservare la tua castità per l'amante.
III. Non tentare di sottrarre coscientemente una donna che sia convenientemente legata all'amore di un altro.
IV. Procura di non scegliere l'amore di quella donna con la quale il senso del pudore ti impedisce di contrarre matrimonio.
V. Ricordati di evitare assolutamente la menzogna.
VI. Non avere più confidenti del tuo amore.
VII. Obbedendo in ogni cosa ai comandamenti delle donne, cerca di unirti sempre alla milizia d'amore.
VIII. Nel dare e nel ricevere i piaceri d'amore deve sempre esser presente il verecondo pudore.
IX. Non devi essere maldicente.
X. Non rivelare il segreto degli amanti.
XI. In ogni cosa cerca di essere di modi gentili e dignitosi.
XII. Nella pratica dei piaceri amorosi non forzare la volontà dell'amante.
La dedica del trattato
Gualtieri, nobile amico, l'assiduo zelo del tuo affetto mi costringe a chiarirti col mio discorso e ad insegnarti con lo scritto della mia mano in quale modo lo stato d'innamoramento si possa conservare salvo tra gli amanti, ed insieme con quali mezzi coloro che non si amano possano allontanare le frecce di Venere piantate nel loro cuore. Affermi infatti di essere un nuovo soldato d'amore e di avere il cuore ferito da sue frecce recenti, e per questo non sai adeguatamente governare le briglie di quel cavallo e non riesci a trovare nessun rimedio che ti giovi.
Veniva definito "Amor cortese" il codice di comportamento che regolava la relazione tra gli amanti di estrazione aristocratica nell'Europa occidentale durante il Medioevo. Improntato agli ideali della cavalleria e del feudalesimo, l'amor cortese ebbe la sua celebrazione letteraria tra l'XI e il XIII secolo nelle canzoni dei trovatori e dei giullari, che ne codificarono poeticamente le norme principali.
Attingendo al patrimonio immaginario e retorico della poesia erotica latina, e in particolare alle opere di Ovidio (l'Ars amandi e i Remedia amoris), la poesia cortese di argomento amoroso sembra riflettere in senso idealizzante condizioni socioculturali ben determinate.
La struttura piramidale tipica della società feudale prevedeva che, attorno a un nucleo di potere forte che, secondo i diversi livelli lungo la scala delle autorità, poteva essere rappresentato dal sovrano, dal barone, dal piccolo feudatario, si raccogliesse un'aristocrazia di cavalieri e dame.
Infatti in questo periodo accade che valori come il servizio e la fedeltà, che legano la corte al signore e si concretizzano in obblighi e prestazioni materiali, subiscono una sorta di trasposizione ideale nel codice letterario cortese.
La fin'amor, il concetto di amor cortese così come viene espresso dall'elaborazione poetica dei trovatori provenzali, vuole che un cavaliere venga preso da passione per una dama di nobile stirpe, generalmente di grado nobiliare più alto, spesso identificata con la donna del signore.
Il codice, dal formalismo rigorosissimo, obbliga il cavaliere a esercitare virtù come la pazienza, l'assoluta discrezione, la lealtà, la fedeltà esclusiva, la generosità, il coraggio eroico per potersi meritare l'attenzione dell'amata e una speranza di vedere ricambiati i propri sentimenti.
L'attrazione sensuale, pur esplicitamente presente nell'immaginario poetico e talvolta fonte in se stessa di sofferenze fisiche, viene tuttavia sublimata in una sfera di superiorità spirituale per questo l'esercizio dell'amor cortese diviene, di fatto, un itinerario di perfezionamento dell'anima.
Il mecenatismo delle grandi corti medievali tra XII e XIII secolo, in Provenza, in Francia, in Germania e in Italia, ha fatto sì che gli ideali dell'amor cortese trovassero espressioni di grande valore letterario.
Tra le opere in volgare ispirate ai temi dell'amor cortese, oltre ai canzonieri dei trovatori occitanici (Arnaut Daniel, Jaufré Rudel, Bertrand de Ventadorn), si ricordano i romanzi cavallereschi di Chrétien de Troyes, la leggenda di Tristano e Isotta, raccontata in numerose versioni, Le Roman de la Rose (1230-1270 ca.), di Guillaume de Lorris e Jean de Meung, e i romanzi ispirati alla leggenda di Re Artù; inn Germania la poetica dell'amor cortese viene diffusa dai Minnesänger mentre in Italia fu rielaborata e arricchita dapprima dai poeti della Scuola siciliana, quindi, poi, profondamente rinnovata dal Dolce stil novo e, nel Trecento, da Francesco Petrarca.
Il codice cortese dell'amore è una vera e propria rivoluzione mentale all'interno delle regole di comportamento sociale Medioevale, grazie all'eccezionale valore artistico della poesia che lo ha trasmesso nel tempo, ha lasciato tracce tuttora evidenti nell'immaginario sentimentale ed erotico della civiltà occidentale.
Appunti su: https:wwwappuntimaniacomumanisticheletteratura-italianoil-de-amore-dandrea-cappellano43php, la tua donna abbia pudore autore cappellano, |
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