IL BAMBINO CON IL PIGIAMA A RIGHE: recensione
Il bambino col pigiama a righe, è questo il
titolo del romanzo scritto da Boyne John, ambientato nel 1940, periodo nazista,
ad "auscit". È questo il nome che dà Bruno, un bambino di appena nove anni, al
luogo dove è costretto a trasferirsi con la famiglia a causa del lavoro del
padre. Qui Bruno vive delle esperienze e vede delle cose che non capisce, ma
che comunque nessun bambino e nessun adulto dovrebbe mai vedere. La casa ad
"auscit" è completamente diversa dalla casa in cui Bruno abitava inizialmente,
infatti questa era molto più piccola, e dalla sua finestra non vede più strade
e bancarelle, ma soltanto una grande rete che contiene delle persone: queste
portano tutte lo stesso pigiama a righe e un berretto di tela in testa. Bruno adorava la casa di Berlino, soprattutto
perché era grande ed ogni giorno aveva sempre qualcosa di nuovo da esplorare,
ma lì ad auscit non c'è nulla da esplorare. Questo spinge il bambino a cercare divertimento al di fuori delle mura
domestiche e ad esplorare la grande rete che ogni giorno vede dalla sua
finestra. E li oltre la rete trova un nuovo amico : Shmuel. I due bambini,
anche se diversi per alcuni versi, sono molto simili. Durante l'anno diventano
grandi amici, anche se si limitano a parlare, perché a causa della rete che li
divide non possono giocare assieme. Bruno decide di tenere la famiglia
all'oscuro della sua nuova amicizia e di far si che sia tutta per se. Ed ogni
giorno di quell' anno esce di nascosto per andare a trovare il suo amico. Dopo
un anno trascorso ad "aucsit" la madre decide di riportarlo a Berlino, e così
Bruno decide di compire con Shmuel la sua ultima grande esplorazione.
Il titolo del libro è naturalmente riferito al
modo di vestire di Shmuel e di tutte quelle altre persone al di là della rete,
che Bruno chiama appunto in pigiama.
Il
protagonista di questo libro è Bruno un bambino di nove anni che è costretto al
trasferimento da Berlino ad "auscit" a causa del lavoro del padre. La passione
di bruno è esplorare e scoprire cose nuove. Con questo personaggio l'autore ci
fa vivere una vicenda, che è stata sicuramente una delle peggiori avvenute nel
corso della storia, attraverso gi occhi di un bambino, che sicuramente non
capisce la gravità della situazione. Un bambino che subisce forti
condizionamenti dai parenti ( in modo particolare dal padre), ma il cui modo di
pensare ed agire resta innocente ed ingenuo. Il padre di Bruno lavora
nell'esercito, ed'è a causa del suo lavoro che la famiglia è costretta al
trasferimento, infatti "il Furio" dice che ha grandi progetti per lui. È un
uomo molto rigido e attento al rispetto delle regole. Viene sempre ammirato dal
piccolo Bruno, che lo vede come un idolo.
Shmuel è l'amico di Bruno che vive dall'altra
parte della rete con tutte l altre persone che indossano il pigiama a righe, è
nato lo stesso giorno di Bruno, ed 'è il suo unico amico in quel brutto posto
chiamato "auscit". Shmuel è l'unico motivo che spinge bruno ad andare avanti e
a resistere alle noiose giornate che gli si prospettavano di fronte. In breve
tempo diventa il suo miglior amico. Gli altri due componenti della famiglia
sono Gretel e la madre, queste sono entrambe coscienti di quello che si
verifica dietro la rete e degli orrori che si svolgono al suo interno, ma
nonostante questo partecipano passivamente alle vicende. Con questo libro
l'autore ci vuole dare l'idea della diversità con cui i due bambini vivono la
vicenda. Infatti vivendo da parti diverse della rete vivono in due mondi
completamente diversi, nonostante questo ne Shmuel ne Bruno sono completamente
coscienti di quello che accade loro intorno. Le terribili cose che avvengono
all'interno della rete vengono amplificate viste dal punto di vista di un
bambino. E nonostante vivono in due mondi completamente diversi l'amicizia che
unisce i due bambini è simbolo dell'uguaglianza tra gli uomini, uguaglianza che
magari non viene compresa dal padre, ma che si vede in maniera evidente
attraverso la figura dei bambini. Questo libro mi è piaciuto molto, ha
sicuramente un finale non scontato, e la sua lettura si adatta non solo ai
ragazzi, ma anche agli adulti. Aiuta a non dimenticare il segno che l'olocausto
ha lasciato all'umanità. Ci fa capire che tutti hanno dei sogni da piccoli e
che inizialmente siamo tutti uguali, ma a causa dei pregiudizi verso le
religioni, il colore della pelle e le altre nazionalità, spingono l'uomo a
disprezzare gli altri, e come in questo caso, persino ad uccidere. E mette in
chiara luce che il male che noi infliggiamo agli altri in qualche modo si
ripercuote anche sulle persone a noi care. Bambini. Che hanno voglia di giocare, che non
capiscono i grandi, che non sanno cosa sta accadendo attorno a loro. Perché
vivono di favole che proprio i grandi desiderano annientare e basta, con il
loro egoismo e con il loro egocentrismo.