Giuseppe Ungaretti
Giuseppe Ungaretti è considerato
il fondatore dell'ermetismo - la fortunata definizione è del critico Francesco
Flora - corrente letteraria che si diffonde in Italia più o meno a partire
dagli anni Venti e che tanto peso avrà sulla poesia italiana successiva. In
sintesi si può dire che, pur con mille aspetti e soluzioni diverse, gli
ermetici cercano di restituire al linguaggio della poesia una sua dimensione
essenziale, scabra, talvolta volutamente oscura (di qui il termine) al fine di
restituire alla parola abusata verginità e novità. Così riscattate le parole
tornano a essere specchio della realtà e consentono all'uomo di percepire
l'inesprimibile sostanza di quel mondo apparentemente privo di senso che lo
circonda. Strumento tecnico fondamentale per gli ermetici è l'analogia, intesa
però in un senso tutto particolare ben spiegato dallo stesso Ungaretti: 'il poeta d'oggi cercherà di mettere a
contatto immagini lontane, senza fili'. Vale a dire che, abolendo il come
che introduce il rapporto tra le cose paragonate, l'analogia diventa più
sintetica e oscura, ma per questo più efficace. L'essenzialità della poesia
ermetica è poi da mettere in diretta relazione con il contenuto; le scelte di
stile, infatti, non sono mai dettate dal caso. I poeti ermetici sono accumunati da un male di vivere che, pur essendo diverso
nella concreta esperienza di ciascuno, li accumuna
tutti nel pessimismo sulle possibilità dell'uomo e persino della stessa poesia.
In assenza di certezze da cantare a gola spiegata, gli ermetici rifiutano
dunque i moduli espressivi tradizionali sulla base di una precisa scelta etica,
dalla quale discendono poi le novità di stile.
Ungaretti nasce nel 1888 ad Alessandria d'Egitto da genitori
italiani. Nel 1912 si trasferisce a Parigi, dove si laurea alla Sorbona e frequenta gli ambienti dell'avanguardia
artistica. Allo scoppio della guerra il poeta, fervido interventista, si
arruola e va a combattere sul Carso e poi sul fronte
francese. Rientrato in Italia nel 1921, si impiega al Ministero degli Esteri e
aderisce al fascismo (Mussolini firma la
presentazione di una sua raccolta). Nel 1936 va a San Paolo del Brasile, dove
insegna all'università. Durante il soggiorno brasiliano, nel '39, muore il
figlio Antonietto di nove anni. Nel '42 è di nuovo in Italia, a Roma, e si
dedica sempre all'insegnamento universitario. La sua fama di poeta, che si era
consolidata già a partire dagli anni Venti, cresce col passare del tempo, e
sempre nuovi poeti si rifanno alla sua lezione. Muore a Milano nel 1970; l'anno
prima era uscita l'edizione completa della sue poesie col titolo 'Vita di
un uomo'.
Per illustrare brevemente la poetica di Ungaretti
possiamo partire proprio da quest'ultimo titolo: 'Vita di un uomo'.
Poesia e biografia sono infatti per Ungaretti
strettamente legate, tanto che sono proprio le esperienze di vita a determinare
alcune precise scelte di stile e contenuto assolutamente innovative per la
poesia italiana. La prima, e fondamentale, è l'esperienza di soldato. Sepolto
in trincea tra fango, pioggia, topi e compagni moribondi, il giovane poeta
scopre una nuova dimensione della vita e della sofferenza che gli sembra
imporre, per poter essere descritta, la ricerca di nuovi mezzi espressivi.
Nasce così la raccolta Allegria di naufragi, nella quale il lavoro di scavo
comincia, come si è visto, dalla parola. Dall'analisi delle proprie emozioni Ungaretti trae enunciazioni essenziali e fulminee che
comportano la distruzione della metrica tradizionale: i versi vengono spezzati
e ridotti talvolta a singole parole; queste ultime si stagliano isolate, o
accostate tra loro con lo strumento dell'analogia, senza punteggiatura,
intervallate da spazi bianchi che assumono a loro volta un preciso significato.
Una poesia, dunque, che per dare il meglio di sè deve
essere recitata, come magistralmente faceva l'autore stesso, o almeno pensata
ad alta voce.
La successiva raccolta 'Sentimento del tempo',
del 1933, presenta un'evoluzione nella poetica di Ungaretti.
Gli spunti autobiografici, così numerosi nell'Allegria di naufragi,
diminuiscono lasciando posto a una riflessione più esistenziale. L'uomo Ungaretti tenta ora di farsi Uomo, cercando nelle proprie
emozioni e paure il riflesso di quelle che sono comuni a tutti. Inizia qui il
tormentato recupero della fede, la quale può forse rappresentare per l'uomo
smarrito un'ancora di certezze. Il cammino, tuttavia, non è lineare e non
mancano situazioni di conflitto tra il sentimento religioso e le esperienze
dolorose nella storia del singolo o della comunità. Parallelamente a questi
cambiamenti tematici ne avvengono altri a livello stilistico: in particolare il
recupero di una metrica più tradizionale, rinnovata però dal precedente lavoro
di scoperta della parola.
Ne Il dolore, raccolta del 1947, la biografia irrompe nuovamente
nella poesia in seguito alla tragica morte del figlio Antonietto, cui sono
dedicate le liriche della prima parte; nella seconda parte, invece, Ungaretti si sofferma sulle vicende drammatiche della
guerra. C'è dunque un rapporto tra le due sezioni: il dolore individuale e
quello collettivo danno la misura di un cammino umano segnato dalla sofferenza
e dalla difficile riconquista della fede negli imperscrutabili disegni divini.
E tra questi due piani, quello personale celebrato nel Dolore e quello corale,
collettivo, che ha trovato le sue più alte espressioni nel Sentimento del
tempo, si muove tutta la successiva produzione di Ungaretti.
'E una polarizzazione molto significava - scrive Mengaldo
- nella quale si celebra ancora una volta lo sdoppiamento ungarettiano
fra uomo di pena e clown delle forme, o se si vuole tra 'persona' e
'maschere''.