'Giulio Cesare'
Giulio Cesare è un'opera molto importante di Shakespeare;
egli, per scrivere questa tragedia, si è documentato molto e ha utilizzato,
come fonte principale, le 'vite parallele' di Plutarco. Questa
tragedia è divisa in cinque atti; i primi due sono principalmente descrittivi
della vita di Cesare, Antonio e Bruto, il terzo riguarda la congiura, e gli ultimi
due riguardano la guerra a Filippi e la vita di Bruto. Cesare conduce una vita
tranquilla quando mancano pochi giorni alle idi di marzo; infatti egli non sa
che Bruto e Cassio, proprio per quella data hanno organizzato una congiura. In
realtà Bruto e Cassio sono i principali organizzatori, ma a loro si sono uniti
anche Casca, Trebonio, Ligario, Decio Bruto, Metello Cimbro e Cinna. Essi
dicono di voler uccidere Cesare poiché lo temono e hanno paura che egli aumenti
il proprio potere fino a diventare un dittatore. Il giorno delle idi di marzo,
Cesare sta per recarsi al senato, quando la moglie cerca di convincerlo a
rimanere a casa, poiché aveva fatto un sogno in cui vi erano importanti
segnali, che le fanno capire che quel giorno Cesare deve stare in casa. Egli
sta per cedere, quando entra Decio, uno dei congiurati, che ha il compito di
accompagnarlo in senato; egli lo convince ad uscire rendendo stupido e
insensato il sogno della moglie. Cesare, in seguito, raggiunge il senato dove
si teneva una seduta; qui viene affiancato dai congiurati e ucciso. Subito i
senatori e il popolo fuggono in tutte le direzioni e rimangono vicini i
congiurati. In seguito si svolgono i funerali di Cesare, in cui il popolo
romano chiede delle spiegazioni; inizialmente parla Bruto che dice di aver
ucciso Cesare per il bene di Roma, poi parla Marco Antonio il quale convince il
popolo romano che Cesare non era ambizioso, come dice Bruto, e subito il popolo
vuole insorgere contro i congiurati. Il romanzo si conclude con una battaglia
nella pianura di Filippi di Antonio e Ottavio contro i congiurati; Antonio e i
suoi vincono e sul finire della battaglia, Bruto si uccide con la propria
spada. Per quanto riguarda i personaggi occorre soffermarsi sulla figura di
Cesare; egli durante il racconto ci appare molto sicuro di se e molto
coraggioso. Egli non teme la morte, neanche quando gli viene prevista dagli
auguri e dalla moglie; infatti ci dice 'I paurosi muoiono mille volte
prima della loro morte: ma l'uomo di coraggio non assapora la morte che una
volta. La morte è conclusione necessaria: verrà quando vorrà'. Marco
Antonio invece ci appare con un carattere più debole e moderato, anche se poi
al momento giusto si dimostra determinato ed esperto. Bruto è un altro
personaggio interessante poichè si presenta subito molto determinato anche in
situazioni importanti. Egli non esita mai, sia quando deve organizzare la
congiura, sia all'uccisione di Cesare e infine anche in punto di morte quando
dice 'Stratone, tieni questa mia spada; volta la faccia mentre io mi ci
butto sopra'. Un altro aspetto che bisogna sottolineare è che questo è
un testo teatrale, e quindi è composto interamente da dialoghi. Questo da un
lato rende la lettura molto più veloce e scorrevole, dall'altro rende, in
alcuni punti, più difficile la comprensione della trama. Questa tragedia mi è
sembrata interessante soprattutto per alcuni aspetti: innanzitutto per i
continui cambiamenti di scena e di contesto, resi comunque chiari e facilmente
comprensibili dall'abilità narrativa di Shakespeare. Inoltre mi è piaciuto come
Shakespeare adatti i dialoghi ai singoli personaggi; infatti appena prende la
parola Cesare ci si accorge del tono autoritario del suo discorso, mentre
quando parlano i servi o altre persone meno importanti, il tono diventa più
semplice e sottomesso.