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Verga nacque a catania nel 1840, da una famiglia di ricchi proprietari terrieri. La sua adolescenza fu fortemente influenzata dagli ideali romantici e risorgimentali: era, infatti, un ragazzo nel periodo della seconda guerra d'indipendenza e della spedizione dei mille. Studio' legge, ma la sua vera passione era la letteratura. A 16 anni scrisse il suo primo romanzo, "amore e patria", e subito dopo "i carbonari della montagna" e "sulle lagune". In questi romanzi verga risente moltissimo dell'influenza del naturalismo francese, rifacendosi quindi a ideali risorgimentali. Ben presto pero' verga si rese conto di quanto fosse chiuso e ristretto l'ambiente culturale siciliano. Lascio' Catania nel 1865, e si trasferì' prima a Firenze e poi a Milano, per andare alla ricerca di nuove e + vive correnti letterarie. Conobbe e frequento' letterati e artisti (in particolare capuana), allargando così i suoi orizzonti culturali. I romanzi della stagione milanese sono "Eva" (è la storia di un amore infranto), "eros" e "tigre reale". Il tema dominante di queste opere è l'amore. Vi è il tentativo di riprendere l'idealismo romantico, ma anche una critica e una ribellione verso i valori della società' in cui vive. L'autore dichiara di voler ritrarre la vera realtà' della classe borghese, che ritiene frivola e crudele nella sua brama di potere. Vuole denunciare, quindi, i mali di una società corrotta e immorale. Lo stesso verga subiva il fascino cosmopolita della società', ma dentro di se nn sopportava l'ipocrisia, l'egoismo e il culto del dio denaro. Dentro di se conservava, infatti, i valori contadini e provinciali della sua terra.
Nel 1874 pubblica nedda, un bozzetto che riporta alcune importanti novità' contenutistiche e stilistiche rispetto alle opere precedenti. Verga colloca il suo personaggio (una povera raccoglitrice di olive) in un ambiente popolare (la Sicilia di contadini e di miseria), e affronta problemi d'ordine sociale, come la lotta per la sopravvivenza. Nel 1880 esce "vita dei campi", in cui riprende gli elementi già delineati in nedda. Si tratta di una raccolta di novelle con cui verga vuole rappresentare la vita, i drammi, le passioni della gente dei campi, di coloro che vivono lontani dal progresso e dalle città', poiché è proprio in questi le passioni sono più autentiche. Le novelle di "vita dei campi" sono scritte in varie edizioni, perché verga desiderava continuamente migliorare la struttura lessicale. Le tre novelle più conosciute di questa raccolta sono "jeli il pastore", "rosso malpelo" e "la lupa". I temi trattati in rosso malpelo sono lo sfruttamento minorile, la rassegnazione, l'accettazione del proprio lavoro. Malpelo è maltrattato da tutti a causa dei suoi capelli rossi, considerati simbolo di cattiveria. Il ragazzo pero' nn si ribella alle violenze, sia fisiche sia psicologiche, della società' che lo circonda, consapevole e rassegnato dell'immutabilità' del destino(qui traspare la visione meccanicista di verga).Verga descrive la triste condizione del protagonista e il suo disagio sociale, la cava in cui lavora e in cui perde la vita l'unica persona cui era malpelo era caro, suo padre. Ne "la lupa", il verga riprende la tematica dell'emarginazione, ma questa volta la lega ad un ruolo sociale: la lupa è una donna bella, forte, insaziabile, desiderata da ogni uomo, e odiata da ogni donna. La lupa appare fin dall'inizio come una figura demoniaca, una fonte di perdizione, cui pero' nessuno riesce ad opporre resistenza. la figura di questa donna viene descritta utilizzando immagini chiare ( gli occhi color carbone, le tecce superbe, le labbra fresche e rosse), che rappresentano la passione incontenibile. La lupa costrigera' la figlia a sposare un giovane, per frlo diventare il proprio amante. Il giovane tenta di spezzare il legame, ma invano ricade vittima della donna e della sua passione.
Verga ritorna alla sua sicilia, riprendendo il contatto con il mondo degli umili, circondati da una terra che ingigantisce ed esaspera le loro passioni. I loro sentimenti sono istintivi, l'amore e l'odio sorgono da una vita vera e ispirano a gesti fieri e convinti. . Il mondo arcaico della sicilia rappresenta una sorta di eden per l'autore, il luogo in cui esistono i valori autentici, e in cui l'uomo puo' ritrovare se stesso.
nelle novelle rusticane descrive nuovamente l'ambiente dei braccianti dell'italia meridionale, mettendo in evidenza la denuncia sociale e la situazione storica, nel tentativo di approfondire le tematiche de "la vita dei campi". Nelle sue opere verga utilizza la tecnica dell'impersonalita' narrativa, per offrire al lettore l'illusione di trovarsi direttamente a contatto con i personaggi della storia raccontata, come se fra il lettore e il racconta non si frapponga più la mediazione del lettore, che inevitabilmente lascia trapelare giudizi e interventi. L'arte non deve soddisfare le personali ambizioni dell'autore, ma deve rifarsi fedelmente alla realta'.
Ne "i malavoglia", l'autore mette in evidenza l'importanza di mantenere un atteggiamento statico, rassegnato, di fronte alla propria condizione sociale. Si tratta dell'ideale dell'ostrica: il destino è immutabile, e l'uomo deve accettarlo senza opporre resistenza. I personaggi che tentano di uscire dal loro ruolo, che si allontanano dalla loro terra, vengono puniti, e la vita diventa dolore. Questi sono i vinti, i personaggi che dalla lotta per l'esistenza escono sconfitti. La societa' che descrive in questo romanzo è retta da leggi disumane, dal desiderio di potere; guarda al progresso umano come se questo fosse negativo, inutile.
Dal punto di vista linguistico, utilizza il dialetto, parole semplici, paragoni, proverbi, per rendere semplici i periodi e far si che l'uso della lingua non si distacchi dalla lingua parlata dai personaggi stessi. Nel 1889 viene pubblicato "mastro don gesualdo", in cui verga cambia il piano dell'analisi e mette in primo piano un personaggio, descrivendo la sua vita per un periodo di circa 30 anni. Con quest'opera inserisce il concetto di "roba": con questo termine vuole indicare il denaro, il desiderio frenetico di arricchimento e di benessere, che porta inesorabilmente a d un destino di isolamento ed emarginazione.
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