GIOVANNI VERGA
La vita
Verga nasce nel
1840 a Catania da una famiglia benestante di idee liberali. Compie i primi
studi presso Antonio Abate, patriota entusiasta che gli trasmette la sua
passione per i romanzi storico - patriottici e per la narrativa d'appendice: i
suoi romanzi giovanili riflettono gli ideali risorgimentali dello scrittore.
Col passare degli anni Verga decise di dedicarsi totalmente al mestiere di
scrittore. Così abbandona gli studi in legge (1869) e si trasferisce a Firenze,
allora capitale del regno. Tre anni dopo si stabilisce a Milano, vero centro
della cultura nazionale e dell'industria editoriale. Qui frequenta i salotti
intellettuali e gli ambienti della Scapigliatura, si dà alla vita mondana e
agli amori. Tra il 1866-1875 Verga raggiunse il successo con una serie di
romanzi che narrano vicende passionali ambientate nel mondo aristocratico. Nel
frattempo Verga amplia i suoi riferimenti culturali: legge i realisti francesi.
Mentre in Italia si apre il dibattito sulla questione meridionale: in questo
clima nasce il suo progetto di un ciclo di cinque romanzi ambientati in Sicilia
( I Malavoglia, Mastro don Gesualdo, La duchessa di Leyra,
L'onorevole Scipioni, L'uomo di lusso). Ma il suo
pubblico rimase deluso del rinnovamento delle tecniche narrative che adottò. Le
cupe storie di contadini e pescatori risultano sgradevoli. Così i Malavoglia
fanno fiasco; Mastro don Gesualdo và un po' meglio ma non raggiunge il successo
dei romanzi mondani. Di tanto in tanto Verga torna a narrare storie sentimentali
borghesi; è il caso del romanzo Il marito di Elena, definito dallo scrittore
"una ciambella riuscita senza buco". Dei suoi testi per il teatro quello che fa
maggior successo è Cavalleria rusticana (1884), storia a forti tinte di un
"delitto d'onore". Nel 1893 compie a ritroso il viaggio della sua giovinezza e
si trasferisce definitivamente a Catania. Tornato in Sicilia, continua a
scrivere ma il lavoro che più gli sta a cuore non riesce a prender forma, e col
passare degli anni finisce per rinunciare alla letteratura. Nel 1922 muore a
Catania.
I
MALAVOGLIA
TRAMA - I
Malavoglia sono pescatori di Aci Trezza
e possiedono una barca: la Provvidenza. La famiglia è composta da: Padron 'Ntoni (il nonno); Bastianazzo (il figlio); Maruzza ( la moglie di Bastianazzo); e dai nipoti 'Ntoni,
Luca, Mena, Alessi e Lia. Padron
'Ntoni parte con la barca a vendere altrove un carico
di lupini, ma naufraga. Bastianazzo muore e per pagare i debiti bisogna vendere la
casa. Qui inizia una lunga serie di sventure: Luca, partito militare, muore
nella battaglia di Lissa; Mariuzza muore di colera.
Mentre Padron 'Ntoni cerca
di recuperare la casa, compromessa dalle voci di una relazione col brigadiere
Don Michele, fugge di casa. Mena, a causa delle difficoltà economiche, deve
rinunciare all'amore di compare Alfio, il carrettiere. Dopo la morte di padron 'Ntoni, Alessi riesce a riscattare la casa, dove va a vivere con la
moglie, i figli e la sorella Mena. Una notte 'Ntoni
uscito di prigione, ritorna a casa ma la sua ribellione lo ha tagliato per
sempre dalla vita della famiglia e del paese.
MASTRO DON
GESUALDO
TRAMA - Nel paesino siciliano di Vizzini il manovale "maestro" Gesualdo Motta
è riuscita a diventare proprietario terriero e imprenditore, conquistando il
titolo riservato ai notabili ("don"). Amareggiato dai conflitti con la sua
famiglia, che lo sfrutta e gli rinfaccia la sua ricchezza, sposa Bianca Trao, un'aristocratica decaduta per cui abbandona Diodata,
da cui ha avuto due figli; ma Bianca lo sposa solo per nascondere la relazione
col ricco cugino Ninì Rubiera
che non ha potuto sposarla per l'opposizione della madre. Alcuni mesi dopo il
matrimonio nasce Isabella, che da grande si vergognerà delle origini e dei modi
rozzi del padre e sposerà un nobile squattrinato che dissiperà il patrimonio
accumulato con tanta fatica. Consumato dalle delusioni e da un cancro, mastro
don Gesualdo morirà solo, relegato in una stanza appartata del palazzo
cittadino della figlia, tra l'indifferenza dei servi.