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GIOVANNI VERGA E IL VERISMO
Positivismo, Naturalismo e Verismo
Il Positivismo è l'inizio culturale di Naturalismo e Verismo, che sono due correnti letterarie rispettivamente francese e italiana.
Il Positivismo è un movimento di pensiero che si diffonde dalla metà dell' Ottocento ed è espressione della nuova organizzazione industriale e della società borghese.
E' caratterizzato da una concezione materialista e meccanicista della realtà, che esclude la dimensione astratta, religiosa e idealista e presta fede soltanto ai fatti "postivi"; cioè ai fatti concreti, dimostrabili,che si possono studiare scientificamente, quantificare e misurare.
Il Positivismo influenza anche la letteratura: gli scrittori avvertono l'esigenza di "scientificizzare" la narrazione, trasformando il romanzo in uno strumento scientifico, cioè applicando anche alla letteratura il metodo sperimentale impiegato dalle scienze.
(richiamo a Galileo Galilei con il metodo induttivo e deduttivo).
L'applicazione del Positivismo in letteratura, in Francia prende il nome di Naturalismo e il caposcuola è Emile Zola, che diede una sistemazione compiuta delle teorie naturaliste nell'opera il romanzo sperimentale.
In questa opera Zola sostiene che il metodo sperimentale debba essere applicato da tutte le scienze sul proprio oggetto di studio.
L'oggetto di studio della letteratura è l'animo umano, anch'esso regolato da leggi, in particolare due: l'ereditarietà biologica e l'ambiente sociale, che plasma il comportamento.
Lo scrittore- scienziato deve dunque documentare la realtà umana, per fornire indicazioni utili a regolarla, modificarla e migliorarla.
Il termine "Naturalismo" non ha dunque a che fare con la "natura" propriamente intesa, cioè fiori, alberi,ecc, né con un compiacimento lirico nel delineare paesaggi e scenari, ma indica una tecnica narrativa descrittiva della realtà, cioè una rappresentazione oggettiva di fatti sociali, priva di lirismo e suggestioni, per comprendere il funzionamento della società e dirigerla.
L'obiettivo della letteratura del Naturalismo non è quindi l'intrattenimento, l'evasione o l'edificazione morale, ma la documentazione della rèaltà sociale, l'individuazione di storture da raddrizzare, l'esplorazione delle situazioni che determinano specifiche risposte comportamentali.
Il focus dell'attenzione è rivolto particolarmente alle classi operaie, poiché il sorgere delle fabbriche aveva creato una masso proletaria che spesso viveva ai margini della città, in condizioni igieniche precarie, nella miseria e nel degrado e poiché lo scrittore rispondeva ad un impegno scientifico e politico, doveva esplorare soprattutto queste fasce deboli, in modo da fornire indicazioni per migliorare le loro condizioni.
Il Verismo italiano, non condivide con il Naturalismo la subordinazione della letteratura a scopi esteriori, ma soltanto la tecnica descrittiva dell'impersonalità (quando lo scrittore Verga non partecipa emotivamente alla descrizione dei sentimenti dei suoi personaggi ma li rappresenta in modo esterno solo attraverso una visione descrittiva) , benché sussistano differenze tra Zola e l'impianto narrativo dell'esponente del Verismo Italiano, Giovanni Verga.
La diffusione del Verismo in Italia è limitata , in Italia, oltre a Verga, a discutere e sperimentare tali innovazioni ci fu soltanto l'amico Capuana.
Vita di Giovanni Verga
Giovanni Verga nacque a Catania nel 1840, da una famiglia di agiati proprietari terrieri.
Si iscrisse alla facoltà di Legge, ma non terminò gli studi.
Si dedicò al lavoro letterario, pubblicando romanzi giovanili; si recò a Firenze, per entrare in contatto con circoli letterari; poi si trasferì a Milano.
Qui affinò i suoi sentimenti narrativi, "convertendosi"al Verismo pubblicando le novelle veriste e progettando il ciclo dei vinti che non porterà compimento.
Giovanni Verga mori nel 1922.
L'ideologia
L'ideologia verghiana è basata sulla convinzione di origine darwiniana che la società, umana e animale, in ogni tempo e luogo, sia dominata da un meccanismo crudele, la "lotta per la vita", dove il più forte schiaccia il più debole.
Questa condizione di perenne competizione per la sopravvivenza, di prevaricazione, di resistenza, che costringe a divora cinicamente i nemici, ad affannarsi per guadagnare da vivere, è immodificabile, sia sul piano storico che su quello trascendente: la vita si esaurisce nella dimensione materiale, nella crudezza e nello sforzo per resistere, che esclude ogni consolazione religiosa, ogni speranza di riscatto, ogni fiducia nel miglioramento.
Le azioni dell'uomo sono motivate esclusivamente dall'egoismo, dal profitto mentre parole come pietà, giustizia e solidarietà sono vuote e illusorie.
Il pessimismo che ne scaturisce e nega ogni possibilità di modificare l'assetto naturale e sociale, ha una connotazione conservatrice: Verga respinge il mito del progresso, di stampo illuminista, il mito del popolo, di stampo romantico, il mito rurale, di derivazione classicista.
Il progresso è giudicato come un inganno.
L'esaltazione del popolo, con il pietismo verso gli "umili", la denuncia del degrado e dell'oppressione e la fiducia paternalistica verso i sovrani illuminati che si pongono al servizio dei poveri, sono respinti insieme alla rappresentazione patetica e stucchevole della realtà popolare caratteristica del libro " Cuore deamicisiano".
È assente anche la mitizzazione del mondo rurale, dalla rappresentazione campestre della letteratura classica, umanistica e arcadica, con una natura incontaminata, pastori e valori semplici e modesti: anche la campagna è retta dalle stessi leggi della società urbana, dunque non è esente da sopraffazione, conflittualità e degrado.
La tecnica narrativa
Il naturalista Zola, descrivendo le condizioni dei proletari parigini, include osservazioni,annotazioni,commenti,perché ripone fiducia nella letteratura come strumento di progresso,di documentazione di una realtà e di studio dei problemi sociali, per rivelarne gli aspetti da migliorare. (per Zola il popolo è quello cittadino parigino con problematiche diverse dal popolo di Verga che rappresenta il bracciantato contadino.
Di fronte a una realtà degradata occorre intervenire, per svolgere una funzione correttiva, contribuire ad inquadrare il fenomeno in modo da affrontarlo e migliorarlo.
Zola mantiene quindi un punto di vista dall'alto e dall'esterno rispetto alla realtà che descrive, preserva lo sprezzo borghese verso abitudini, condizioni igieniche e alimentari dei proletari dei suburbi di Parigi, ricorrendo alle parole popolari soltanto quando i personaggi si esprimevano con il discorso diretto.
Vi è distinzione tra il piano del narratore e quello dei personaggi.
Invece, nell'ottica verghiana, di fronte ad una realtà degradante, oppressiva e immodificabile, non è lecito esprimere un giudizio: infatti, la critica servirebbe a migliorare, ad evidenziare alcuni problemi da affrontare, a suggerire soluzioni, ma tutto ciò sarebbe inutile, poiché questa situazione di negatività è assoluta, immodificabile, dunque l'atteggiamento più appropriato è l'astensione da ogni commento, che si traduce nella" tecnica dell'impersonalità" (Zola propone uno studio analitico dei suoi personaggi per cercare una soluzione ai problemi, mentre Verga descrive solo la realtà visibile senza cercare ulteriori soluzioni x migliorarla).
Verga,poiché sarebbe inutile giudicare, in quanto non ci sono alternative, occorre a limitarsi a descrivere, anzi a lasciare che le descrizioni emergano dai dialoghi e dalle azioni dei protagonisti, senza interferire con spiegazioni, senza specificargli antefatti o porsi in un'ottica onnisciente (sempre presente).
L'autore si toglie, si immerge nel mondo che descrive, lasciandolo esprimere liberamente, facendo trasparire valori e caratteristiche.
L'autore regredisce dunque nel mondo contadino e operaio che descrive, utilizzando lo stesso gergo, ricorrendo a una sintassi semplice, spesso scorretta e approssimata, al dialetto, ai proverbi che regolano l'ambito sociale e alle imprecazioni tipiche dello strato sociale protagonista.
L'autore parla attraverso i protagonisti, calandosi nel loro universo.
L'atteggiamento ottimista e distaccato di Zola e quello pessimista e rassegnato di Verga hanno diverse matrici storiche.
Zola ha di fronte una realtà dinamica, industriale, con una borghesia attiva e un proletario militante, che fa valere i suoi diritti.
Verga ha di fronte una realtà agraria, statica e immobile, dove l'Unità d'Italia, nonostante le promesse, non aveva migliorato la situazione, anzi il ceto dirigente liberale aveva peggiorato lo sfruttamento.
Nulla dunque aveva mai modificato la situazione meridionale, neanche i cambiamenti storici si cui erano stare risposte più speranze: la miseria, la sofferenza, il degrado procedevano ormai immutati da secoli.
L'atteggiamento di Verga, "galantuomo del sud", proprietario terriero, era dunque fatalista e rassegnato.
Principi fondamentali di Verga
Concetto di provvidenza (dio) assente in quanto Verga crede nel destino crudele e negativo per la sua gente (provvidenza e la barca dei Malavoglia che affonda)
Concetto di vinti: protagonisti delle sue opere vinti, e non riscattabili, da un destino crudele.
Concetto di ostrica: attaccamento che ogni uomo deve avere al proprio ceto sociale. (Mastro Don Gesualdo).
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