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GIOVANNI GENTILE
Formazione e ruolo all'interno del fascismo
Giovanni Gentile è nato a Trapani nel 1875 ed è stato, insieme a Croce uno dei più importanti filosofi del neo - idealismo italiano.
Un ruolo importantissimo è stato da lui svolto nell'insegnamento prima all'Università di Palermo, poi nella Scuola Normale di Pisa, dove diede prova delle sue eccellenti doti organizzative.
Ha collaborato con Benedetto Croce a saggi apparsi su <<La Critica>> e a varie altre pubblicazioni, perseguendo una comune battaglia contro il positivismo.
Già dal 1912 aveva mostrato di distaccarsi da dall'affinità ideologica con Croce, fino ad arrivare a fondare la rivista <<Giornale critico della filosofia italiana>>, in opposizione a quella di Croce.
Nel 1923 aderì al fascismo, troncando la lunga amicizia e collaborazione, con Croce.
In questa sua presa di posizione egli vide il compimento ideale del Risorgimento e una rigenerazione spirituale e morale dell'Italia.
Tentò di dare un fondamento filosofico a questo movimento, considerandolo manifestazione del suo ideale dello <<Stato etico>>. Questo sarebbe stato la sintesi e l'espressione totale (o totalitaria) delle volontà degli individui che lo compongono. Per Gentile sarebbe stato una realizzazione di un Io universale, con una <<sua morale, diversa e superiore alla morale dei singoli individui>>, un tutto organico di cui gli individui sono le parti imperfette e perfezionabili solo nella partecipazione alla vita del tutto.
Questo stato dà anche legittimazione della violenza, che vede, attraverso l'abnegazione di sé, nel sacrificio di interessi particolari e nella stessa morte, la formazione di un'autorità che, non solo dà legge e valore di vita spirituale alle volontà individuali, ma che è anche potenza che fa valere la sua autorità all'esterno.
Tra il 1922 e il '24 fu ministro della Pubblica istruzione e diede vita alla famosa Riforma Gentile di cui si è già parlato e di cui sopravvivono ancora alcuni aspetti.
L'Enciclopedia italiana
Importante per Gentile era il legame con la tradizione culturale italiana, tanto che programmò e diresse la redazione dell'Enciclopedia Italiana, edita dal 1929 al 1937, ma preparata già dal 1924: è stata la più significativa realizzazione del regime; in essa Gentile riuscì a coinvolgere anche intellettuali antifascisti o estranei al regime, attirandosi le ire dei "fascistissimi".
Il Vaticano aveva già un progetto di realizzazione di un'Enciclopedia cattolica: Gentile assorbì questo progetto nel suo, collaborando con gli inviati dell'autorità ecclesiastica. Le "interferenze" e l'influenza di questi ultimi furono pesanti e Gentile si trovò isolato e abbandonato sia dai fascistissimi, che dai suoi amici di sempre, tanto che molte personalità, come De Ruggero e Codignola abbandonarono il progetto.
Come si è detto, dai primi anni '30 mostrò le sue doti dedicandosi alla Scuola Normale di Pisa, fino alla morte.
Il crollo del regime
Nel 1943, con il crollo del regime, Gentile mostrò un atteggiamento di forte fedeltà a Mussolini, conseguenza anche del pensiero e dei modi di fare siciliani, cioè di forte fedeltà verso i legami umani.
Aderì, infatti, alla Repubblica di Salò, e questo gli costò la vita: venne ucciso a Firenze nell'aprile 1944 dai partigiani.
Le opere
Tra le sue opere più importanti ricordiamo:
"Il sommario di pedagogia come scienza filosofica" del 1912;
la "Teoria dello spirito come atto puro" e i "Fondamenti della teoria del diritto" del 1916;
il "Sistema di logica come teoria del conoscere" del 1917 - 21;
il "Manifesto degli intellettuali del Fascismo" del 1925, di cui ci occuperemo specificamente;
"La filosofia dell'arte" del 1931.
Il "Manifesto degli intellettuali del Fascismo"
La stesura di questo manifesto è stata decisa durante il Convegno per la cultura fascista di Bologna, organizzato dal Partito Nazionale Fascista e svoltosi tra il 29 e il 30 marzo 1925: vi parteciparono circa 250 intellettuali.
Fu pubblicato sulla stampa nazionale il 21 aprile 1925, cioè il "Natale di Roma", solennità civile istituita dal fascismo.
Molti intellettuali e uomini di rilievo della cultura italiana aderirono a questo manifesto; gli intellettuali antifascisti, il primo maggio presentarono un manifesto, redatto da Croce: il "Manifesto degli intellettuali antifascisti".
In quest'opera Gentile:
a. tenta di stabilire un legame tra Risorgimento e movimento fascista;
b. insiste sul carattere religioso del fascismo offrendogli un alibi nazionalistico e idealistico e una legittimazione ad intransigenza e violenza;
c. presenta una componente retorica e "oscura", evidente soprattutto nell'ultima parte.
Gentile inizia con il definire il fascismo come movimento recente ed antico dello spirito italiano, strettamente legato alla storia della Nazione italiana, interessante e coinvolgente anche per tutte le altre.
Definisce l'origine prossima di questo movimento: risale al 1919, quando un gruppo di persone si raccolse intorno a Benito Mussolini, per combattere la politica democratica e socialista di quel tempo.
I combattenti della Grande Guerra avrebbero dovuto essere giustamente ricompensati.
Per Gentile all'origine il Fascismo fu un movimento politico e morale, fondato sull'idea della Patria, ideale in cui ogni individuo avrebbe dovuto trovare una ragione di vita.
Quindi afferma il carattere religioso del Fascismo, e, quindi, la sua conseguente intransigenza, spiegando la violenza squadrista.
Il Fascismo, secondo l'autore, si è trovato contro ad uno stato costituzionale antifascista, dove, solo nel 1921, cominciò a penetrare. Grazie alla forza della sua idea il Fascismo attrasse intorno a sé molti giovani, diventando <<il partito dei giovani>>.
Quindi diventò, piano piano, la fede di tutti gli uomini sdegnosi del passato e desiderosi di un rinnovamento: questa fede si era formata nelle trincee e dal pensiero del sacrificio consumatosi.
Quindi è sorto lo squadrismo, formato da molti giovani che si costituirono come forza armata <<contro lo stato per formare il nuovo stato>>
Lo squadrismo ebbe il suo culmine con la marcia su Roma, il 28 ottobre 1922: secondo Gentile ha avuto un alto contenuto morale, e suscitò prima meraviglia, ammirazione e poi <<plauso universale>>.
A questo punto, con il governo fascista, non c'era più bisogno dello squadrismo e dell'illegalismo: coloro che avevano partecipato alla marcia su Roma, se ne ritornavano <<nel massimo ordine>> alle provincie da cui erano partiti.
Anche gli stranieri presenti in Italia, dopo l'istaurazione del regime guidato dal Duce, erano colpiti dall'ordine pubblico regnante nel paese e dall'accorgersi dall'unità patriottica che unisce la popolazione.
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