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Giovan Battista Marino Donna che si pettina
Parafrasi
I capelli sono come onde dorate, che una navicella d'avorio sta solcando; una mano bianca come l'avorio la conduce attraverso quelle preziose e disordinate ciocche di capelli.
Mentre la navicella crea dei solchi attraverso i capelli, l'Amore raccoglie l'oro di quelli spezzati, per formare catene per coloro i quali non sono abbagliati dalla sua bellezza.
Il cuore del poeta muore alla vista di questo mare dorato, che mostra il suo biondo tesoro.
Il naufragio in cui l'autore sta morendo è prezioso, perché durante la sua tempesta lo scoglio è di diamante e il golfo d'oro.
Commento
La poesia 'Donna che si petina' è stata scritta da Giovan Battista Marino (1569-1625) ed è contenuta nella raccolta 'Lira'.
Marino è un esponente della lirica barocca, in cui l'elemento centrale è la tecnica.
Questo aspetto emerge nella poesia, dove l'intero componimento si basa sull'accostamento di due situazioni diverse: l'azione di pettinarsi e quella della navigazione.
Un'azione che può sembrare ovvia e priva di particolarità, è descritta con figure retoriche e immagini spesso pesanti e insistite.
In questa poesia si ritrovano moltissime figure retoriche, anche appartenenti alla tradizione classica ('fendea' è un latinismo).
Un'altra figura retorica è l'insistita presenza del suono 'oro' in molti vocaboli ("amor","error","moro","tesor").
L'autore cita molto spesso materiali preziosi, affiancando lo splendore di questi a quello della donna, la cui bellezza viene sottolineata quasi come quella di un gioiello.
Nella poesia si ha anche la presenza di endiadi (biondo tesor) e di ossimori (ricco naufragio), grazie al quale il poeta risalta ancora la preziosità e la bellezza della donna a cui dedica la poesia.
In effetti, il contenuto è subordinato alla tecnica, come tipico nella lirica barocca; anche in questo caso la situazione che da origine alla poesia sembra un pretesto per dare sfogo alla propria abilità letteraria.
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